Giordano Sangiorgi
L'intervista al promoter e ideatore del MEI – Meeting Etichette Indipendenti.
La Redazione
Abbiamo incontrato Giordano a Faenza, in occasione di "NY Canta". L’evento organizzato dall’Associazione Culturale Italiana di New York è andato in scena al Teatro Sarti, con diversi ospiti dal vivo e una raccolta fondi per l’alluvione in Emilia-Romagna. Il MEI in questa occasione ha presentato una grande opportunità per i giovani, con 35 cantanti che si sono sfidati per arrivare alla finale internazionale a New York.
Giordano Sangiorgi è ovviamente una delle menti dietro all’evento: lui, promoter musicale e culturale, è ideatore e organizzatore del Meeting Etichette Indipendenti, la più nota organizzazione di produttori Indie in Italia; è inoltre creatore di Supersound, vetrina nella musica live della musica emergente giovanile, è presidente di AudioCoop, un coordinamento delle piccole etichette discografiche indipendenti di area pop-rock, e ancora coordinatore del Tavolo della Musica e portavoce della Rete dei Festival per emergenti.
Insomma, Giuliano è una figura quasi mitica della musica indipendente, quello che combatte senza sconti dalla parte dei deboli contro i poteri forti. E non potevamo evitare di fargli qualche domanda e farci raccontare qualche retroscena.
Giordano, ti va di presentarti e raccontare in breve il tuo percorso?
Come per molti altri che lavorano in questo settore e che hanno i miei anni, tutto è iniziato dal periodo scolastico, durante le superiori, quando si programmavano molti eventi. A me capitò di essere coinvolto nell’organizzazione di un concerto, che alla fine riuscì anche abbastanza bene. Visto che ero un musicista, capii che forse poteva essere una buona strada da percorrere, e così iniziò l’avventura.
Mi è venuto naturale mettermi dalla parte dei più “deboli”: forse questa voglia deriva dal fatto che facevo molta fatica a emergere e avevo ben chiaro cosa significava stare in quella posizione. Cominciai a lavorare in questa ottica, aiutando gli altri nel realizzare il loro sogno, facendo scouting e portando a conoscenza del grande pubblico le nuove sonorità e le nuove tendenze del panorama italiano. Fu il seme che fece sbocciare il MEI: con una po’ di orgoglio posso dire che l’iniziativa fece bene a molti artisti, come gli Afterhours, i Bluvertigo, fino all’esordio dei Måneskin, del duo Colapesce Dimartino o Ghali. Molti hanno mosso i primi passi proprio insieme a noi: per esempio Elisa e Dolcenera, che quest’anno verranno a trovarci all’edizione di ottobre del MEI.
Un’altra creatura a cui abbiamo dato vita è AudioCoop, nata per dare voce alle piccole realtà e farla arrivare alle istituzioni. Oggi contiamo 270 piccoli produttori discografici indipendenti, con i quali ci siamo associati nell’AFI, Associazione Fonografici Italiani. Inoltre, sempre con AudioCoop, abbiamo costituito una rete di festival sparsi per la penisola, dove appunto facciamo un po’ di selezione per portare poi al MEI gli artisti più promettenti. Nel tempo abbiamo costruito delle associazioni di artisti e di autori, per poterli portare ai tavoli della SIAE e del nuovo IMAIE, anche se in minoranza, per rappresentare le loro esigenze in contrapposizione alla potenza delle major.
Ricordiamo che intorno agli anni 2000 eravate un’associazione molto seguita. E anche noi, come rivista, abbiamo partecipato a una fiera piena di giovani artisti a quei tempi.
In effetti a fine anni Novanta abbiamo vissuto un vero boom, e in fiera siamo arrivati ad avere oltre cinquecento espositori, che a loro volta facevano business. Per molti artisti era un punto importante d’incontro e di scambio.
Poi l’uso di internet è cambiato: all’inizio era una risorsa per gli indipendenti che si volevano far conoscere dal grande pubblico, e con un uso accurato potevi arrivare a decine di migliaia se non milioni di ascoltatori, e diventava un trampolino di lancio per fare dischi o concerti. Poi anche lì sono arrivate le piattaforme digitali: Spotify, Apple Music, YouTube, Amazon Music e così via. Io vivo con preoccupazione l’avvicinamento di scenari che si potrebbero definire apocalittici, anche se spero di sbagliarmi clamorosamente: dopo il Covid tutto il reparto autoriale e creativo del nostro settore è andato in crisi. Bisognerà frenare l’aggressività dei giganti del web che trattano musica, perché intanto stanno emergendo produzioni musicali o video prodotti dall’intelligenza artificiale. Se questa realtà diventasse la norma, sarebbe l’inizio della fine di molti settori, come accaduto per il disco rispetto alle piattaforme digitali. In una recente audizione alla Commissione Cultura della Camera dei deputati, abbiamo chiesto che vengano bannate o sanzionate tutte quelle operazioni algoritmiche che andranno a danno dei creatori di contenuti. Stiamo inoltre cercando di fare pressione, insieme ad altri paesi, al Parlamento Europeo per mettere dei freni alle Major del web, che fanno quello che vogliono, non pagano le royalties di ciò che trasmettono, non dimostrano un’adeguata trasparenza e mantengono le sedi fiscali in paesi dove gli fa più comodo. È ora che queste aziende multinazionali investano parte dei loro guadagni per alimentare i giovani artisti e far crescere delle nuove realtà, o molto presto si troveranno con un campo arido senza più semi da coltivare. È stata positiva la reazione che ha avuto SIAE contro il gruppo Meta [il brand di Mark Zuckerberg, di cui fanno parte Facebook, WhatsApp, Messenger, Instagram e altri marchi minori, ndr], quando ha chiesto di pagare le giuste royalties sulla musica trasmessa, dato che l’azienda stava pagando solo una piccolissima parte del dovuto. Meta allora si è opposta e SIAE, appoggiata dal governo, ha minacciato di oscurare i relativi servizi. Questa opposizione ha portato a un giusto compromesso. Noi ovviamente non demonizziamo internet, anzi lo vediamo come un mezzo assolutamente positivo per la promozione dei nuovi artisti, ma pensiamo vada gestito con maggiore trasparenza. Noi contestiamo fortemente la FIMI [Federazione Industria Musicale Italiana], che ogni mese manda comunicati con l’incremento del mercato digitale: noi siamo molto felici, ma ci chiediamo a chi va tutto questo fatturato, quanto ricevono i nostri produttori, quanto ricevono i nostri artisti, quanto ricevono i creativi, e così a seguire.
Visto la vocazione a organizzare l’aspetto più artistico della musica, avete mai pensato di proporre a qualche fiera del settore una partnership?
In passato ci abbiamo provato, con Rimini e con Cremona, ma poi la cosa non ha portato a nessun accordo perché le finalità aziendali della parti erano diverse. Riuscire a mettere insieme tutto il mercato dell’intrattenimento, il mondo della musica con i produttori professionali e con gli organizzatori degli spettacoli sarebbe una cosa meravigliosa. Una tale comunione potrebbe smuovere anche le nostre istituzioni, dato che il mondo dell’intrattenimento è un bel business che coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori. Far incontrare tutti nello stesso luogo e nello stesso momento sarebbe molto bello.
Siamo a Faenza per una manifestazione molto interessante. Ce ne parli?
“NY Canta” è pensata e gestita dall’Associazione Culturale Italiana di New York, che in collaborazione con la Rai promuove la cultura e la canzone italiana in America. In Italia ha organizzato dei concorsi canori, dove sono stati selezionati alcuni artisti, in mezzo a qualcosa come duemila cantanti. Coloro che sono stati scelti per la finale si esibiranno qui a Faenza, e tra loro ne verranno selezionati cinque che voleranno a New York. L’8 ottobre calcheranno il palco dell’Oceana Theater di Brooklyn, dove una giuria decreterà l’unico vincitore.
Come siete venuti a contatto con questa associazione?
Siamo stati contattati dalla direzione, in primo luogo come gesto di solidarietà: Faenza è stata la zona più colpita dall’alluvione, e MEI oltre a essere di casa è l’organizzazione più accreditata per le manifestazioni canore. Potevano andare a cercar fondi in qualsiasi parte d’Italia, ma come segno di solidarietà hanno voluto regalare a noi questa possibilità, e ne siamo stati ben felici.
Avete avuto un supporto tecnico?
Abbiamo allestito tutto grazie al service Andrea Campanini, che è poi il nostro service di fiducia: le riprese video, le proiezioni video, le luci e l’impianto audio. Tutto è stato collegato via internet in diretta con la sede di New York e con alcune radio italiane.
Non abbiamo potuto parlare con i ragazzi del service, per farci raccontare più in dettaglio l’allestimento. All’interno del teatro l’impianto audio era costituito da un satellite Nexo PS8 e un sub Nexo IDS110 per parte. L’audio era gestito in regia da una console Yamaha DM3, e il sistema si è dimostrato sufficiente durante le performance dei concorrenti, con un volume adeguato e piacevole; avremmo apprezzato un po’ più di spinta nella performance di Clementino, ma si tratta di gusti.
Come impianto luci erano presenti dei fari teatrali, sfruttati per creare la giusta illuminazione per le riprese, senza la pretesa di creare giochi di luci. Il sistema di riprese video prevedeva diverse telecamere fisse e un piccolo switcher Blackmagic, sfruttato per la diretta internet.
In definitiva, dopo un evento non mastodontico ma assolutamente gradevole, non resta che apprezzare il lavoro che Sangiorgi ha fatto e sta facendo con il MEI, e di ammirare tutta la passione con cui sta “coltivando” il campo della musica italiana, con tutti i semi che noi amanti della musica dal vivo ancora speriamo di veder germogliare.