Un viaggio chiamato Produzione - Seconda Parte

Continua il viaggio nel mondo delle produzioni di tour ed eventi spettacolari, attraverso una serie di articoli che, puntata dopo puntata, tratteggiano le difficoltà, le soddisfazioni e gli entusiasmi di una professione.

Un viaggio chiamato Produzione - Seconda Parte

di Mirco Veronesi

Creatività e Praticità

Oggi vorrei sottolineare l’importanza e la magia di due ingredienti talmente distanti tra loro da risultare quasi opposti; eppure, creando il giusto equilibrio, sono proprio questi due gli elementi che rendono unico ogni show: la creatività, da dispensare con coraggio e senza lesinare; e la praticità, da perseguire con fermezza, decisione e tantissima esperienza.

Avrete capito quindi che, quando devo preparare uno show, voglio avere in squadra persone estremamente creative (tipo i mancini nel calcio); e mentre da un lato investo in questa direzione, altrettanto devo fare a livello pratico e pragmatico, mettendo in piedi una squadra, un progetto e dei meccanismi pensati in ogni piccolo particolare, senza tralasciare nulla, coprendo ogni fronte con il famoso “piano B” o, se preferite, con il back-up di ogni aspetto.

Personalmente preferisco iniziare dando libero sfogo alla creatività, addirittura stimolando le idee più estreme misurandone (in silenzio ma costantemente) la fattibilità sia in termini pratici sia economici.

Pensate a una scenografia multiforme e colorata, a un palco originale, a tutte quelle luci accese che seguono con estrema precisione il ritmo che esce potente dai giganteschi cluster audio, ai chilometri di cavi stesi in maniera ordinata; ora, per poter intervenire velocemente in caso di bisogno, vi assicuro che ben prima di vedere tutto montato, noi dobbiamo decidere quanti bilici occorrono per trasportare il materiale in maniera sicura, senza rovinare apparecchiature delicate, dobbiamo organizzare una sequenza di montaggio perfetta, dobbiamo garantire di essere pronti in tempo per essere esaminati dalla Commissione Provinciale di Vigilanza, che controlla ogni grande show, dobbiamo permettere all’artista di avere abbastanza tempo per il soundcheck e rispettare l’orario di apertura delle porte al pubblico, che a sua volta deve poter entrare con il giusto anticipo e in assoluta sicurezza.

In questo marasma, l’elemento positivo che può fare la differenza è la piena fiducia tra chi crea e chi apporta le modifiche necessarie perché lo show rispetti prima di tutto le esigenze e le aspettative del pubblico, poi quelle dell’artista e di tutte le persone al lavoro; sia i creativi sia coloro che si occupano dell’organizzazione devono essere disposti a fare e disfare la produzione, come Penelope con la tela. Ecco dunque un’altra pietra miliare di questo nostro mestiere: la fiducia reciproca.

Teniamo conto del fatto che non può esistere fiducia se non c’è stima: occorre scegliere persone libere di pensiero, sicure di sé a tal punto da non temere gli altri, con la voglia di lavorare insieme lasciando ad ognuno il giusto spazio, senza calcoli, gelosie, timori; sarà proprio il rispetto degli spazi a migliorare la qualità del risultato.

In un tour, in uno show, gli spazi sono determinanti: siamo “costretti” a vivere molto tempo insieme a strettissimo contatto, con tanta pressione addosso, dormendo poco, lavorando tanto, avendo bisogno l’uno dell’altro. Tutti sono importanti, e bisogna riconoscere a ognuno il proprio spazio, la propria autonomia; questo all’interno di un regime di regole che garantiscono ordine e limitano le iniziative estemporanee.

Nelle giornate di show, almeno quaranta persone di produzione arrivano, si incontrano, collaborano e devono diventare un unico gruppo di lavoro, insieme ad altre centocinquanta persone fornite localmente (quindi ogni giorno diverse).

Ogni giorno tutto ricomincia e non è mai uguale a se stesso: cambiano il luogo dello show, le misure del parterre, il tetto a cui appendere i motori, la risposta acustica, la modalità di carico e scarico, il personale locale; tutto questo si può gestire solo preparandosi bene prima, adeguando la nostra produzione, le nostre esigenze, a quelle del luogo in cui andremo, e viceversa.

Naturalmente dopo tanti anni riusciamo ad essere affiatati con i professionisti locali, ogni volta ci ritroviamo con piacere e questo ci permette di superare eventuali difficoltà che sono sempre in agguato.

Se vogliamo ottenere un prodotto originale, dove la creatività ha avuto molto spazio, non possiamo “disturbare” chi disegna con questioni pratiche o logistiche, visto che sicuramente bisogna rispettare dei limiti economici (succede sempre), sui quali parallelamente una squadra riflette, valuta, suggerisce ed eventualmente mette mano, cercando di non urtare e limitare il processo creativo. 

Questo lavoro è molto complesso e delicato, perché bisogna tenere conto di innumerevoli fattori – i pesi da appendere devono essere giusti, il numero dei motori adeguato, le sequenze di montaggio e smontaggio corrette e fluide – permettendo a tutti di lavorare contemporaneamente, evitando interferenze pericolose.

Se osservate con attenzione i palchi di molti show, noterete che non sono “fissi”, ma su ruote. Questo perché appena entriamo nel palazzo, mentre i rigger tracciano a terra il rigging plot per poi appendere motori, truss luci, video e cluster audio, dalla parte opposta del parterre viene montato il palco su ruote su cui verranno poi montati il backline e le luci floor. Una volta terminato il montaggio a terra di luci, video e audio (quindi più comodamente e velocemente), allora ecco la manovra affascinante che tutti aspettano: si alzano tutte le truss e i cluster e il palco viene spinto (“rollato”) nel punto esatto segnato in precedenza.

Naturalmente allo smontaggio tutta la sequenza si ripeterà al contrario.

Un’altra curiosità che voglio raccontarvi è legata alla trasformazione del disegno creativo in volumi pratici: mi riferisco ai carichi dei bilici. Ho già accennato all’importanza di immaginare mesi prima quanti bilici occorrano per ospitare tutto il materiale necessario per rendere reale lo show disegnato; bisogna programmare la divisione di questo materiale in base ai momenti diversi della giornata in cui verrà scaricato; inoltre, se vogliamo essere precisi e veloci, dobbiamo dedicare appositi spazi in cui movimentare tutto il materiale e tenerlo separato, tenendo conto che mentre montiamo dobbiamo stivare i vuoti – bauli, dolly, casse, eccetera – in maniera ordinata e intelligente per agevolare le successive operazioni di smontaggio. Uno smontaggio veloce e ordinato, infatti, ci permette di partire in tempo per la data successiva e di riposare di più, dando agli autisti la possibilità di viaggiare sereni.

Per ottenere tutto questo ci sono diverse modalità. Io prediligo procedere individuando in anticipo le aree di immagazzinamento del materiale sia per lo smontaggio sia per i vuoti, tenendo conto che tali aree non possono coincidere perché questo renderebbe difficoltoso lo smontaggio. Durante l’allestimento dello show segniamo i bauli con adesivi di diversi colori, ad esempio verde per le luci, rosso per l’audio e blu per il video; anche i bilici saranno contrassegnati con gli stessi colori, mentre i facchini avranno maglie o pettorine verdi se saranno aggregati alle luci oppure rosse per l’audio o blu per il video. In questo modo ogni responsabile di settore controllerà facilmente che persone e materiali di sua competenza non finiscano in altri settori; i ragazzi locali, non conoscendo il materiale, dovranno solo guardare i colori (in questo modo si evitano anche malintesi legati a lingue diverse); gli autisti si accorgeranno immediatamente se un baule di un altro bilico sale per sbaglio sul loro, grazie al colore diverso.

A fine smontaggio – bellissimo momento – si procede con un giro di controllo per verificare che nulla sia rimasto a terra: siamo pronti per una doccia calda e per salire sullo sleeper e partire per la prossima data, oppure per andare in albergo, se il giorno dopo è travel day oppure off


La prossima puntata:

Terza parte

Le puntate precedenti:

Prima parte