The Voice of Italy 2016
Uno sguardo al nuovo talent show marchiato RAI.
di Alfio Morelli
Qualsiasi cosa si pensi dei talent show, sono ormai da un pezzo uno dei format più in voga in tutte le televisioni del mondo.
C'è chi li aborre, chi non ne perde una puntata, chi li guarda dal punto di vista dell’industria dello show business con un po’ di sufficienza, come fabbriche di meteore, altri come fabbriche di possibili reali talenti. Comunque sia, le principali reti nazionali investono in questi programmi, lanciati con produzioni importanti.
The Voice of Italy, che poi riprende un format olandese, non fa eccezione. È trasmesso, come mezzo di diffusione principale, da RAI2 e realizzato presso lo Studio 2000 nel Centro di Produzione RAI di Via Mecenate 76, a Milano.
Questa del 2016 è la quarta edizione, e vede la partecipazione di Raffaella Carrà, Max Pezzali, Dolcenera ed Emis Killa in veste di coach, con la conduzione di Federico Russo accompagnato da Alessandra “Angelina” Angeli.
Curiosi di dare uno sguardo alle tecnologie impiegate nella produzione, abbiamo fatto un salto proprio agli studi milanesi.
Qui cominciamo il nostro giro di interviste dal regista, il disponibile quanto bravo, cioè molto, Cristian Biondani, già più volte incontrato all’opera in eventi live di grande spessore, come il Campovolo di Luciano Ligabue.
Cristian Biondani – Regista della trasmissione
Ti abbiamo lasciato in un aeroporto con Ligabue e ti troviamo in uno studio televisivo con dei nuovi talenti, cos’è successo?
Come saprai la televisione musicale è stato il mio inizio, esperienza poi prestata al live, e come vedi tutto torna. Fa parte del mio carattere e della mia curiosità professionale, mi piace mettermi in gioco, intraprendere nuovi percorsi e nuove sfide. Quest’impegno è completamente diverso da Campovolo: con Luciano arrivi un giorno e non c’è niente, ripassi il giorno seguente ed hanno montato un mostro di struttura e fatto lo show, ma il giorno dopo non c’è più nulla. In un lavoro come quello entri per diversi giorni in un frullatore incredibile e sei escluso da tutto il resto; mentre questo è un lavoro che impegna per sei mesi, in cui tutto è studiato meticolosamente e deve svolgersi secondo una precisa scaletta, niente è lasciato all’improvvisazione.
Però si parla sempre di emozioni musicali: cosa porti in studio dall’esperienza live?
Ho portato con me soprattutto alcuni personaggi incontrati nel mondo del live; uno tra tutti: Claudio Santucci di Giò Forma, che mi aiuta nello sviluppo delle idee. Essendo questo un format olandese, dobbiamo comunque rispettare la struttura originale, ed ogni piccola variazione va concordata con la casa detentrice del format. Nella prima fase del programma non abbiamo fatto molti cambiamenti se non alcune scenografie luminose, mentre abbiamo presentato un progetto molto ambizioso ed innovativo per l’ultima fase del programma, la parte live. Si tratta di agganciare audio, video e luci in time code, aggiungendo scenografie realizzate con la tecnologia della realtà aumentata, cosa che in Italia ancora non è stata mai provata in TV e che noi, con molta incoscienza, abbiamo proposto prima alla direzione RAI e poi a Talpa, l’agenzia italiana di riferimento degli olandesi. Devo dire che tutti hanno accolto questa idea con grande entusiasmo: vedremo se saremo all’altezza della situazione, incrociamo le dita.
Senti più tuo il live o la TV?
Non farei questa distinzione, diciamo che sono attratto dalla musica, mi piace riprendere qualcuno che canta, che sia su un palco live o in uno studio televisivo o nel creare dei documentari che parlano comunque di musica.
Dove ti incontreremo questa estate?
So di certo che a luglio sarò a Malta, al Junior Eurovision Song Contest, poi sicuramente ci incontreremo in un grosso evento classico, a cui sto lavorando, che per il momento è top secret.
Alessandro Resasco – Direttore di produzione
Ci può spiegare come funziona il format di The Voice of Italy?
Chi detiene i diritti del format è una società olandese, rappresentata in Italia dalla società Talpa, che con noi ha prodotto il programma in Italia. Loro si sono occupati della fase iniziale, delle audizioni e della selezione dei partecipanti; ci hanno poi consegnato 160 possibili partecipanti che noi abbiamo ridotto ulteriormente a 84 e con cui abbiamo iniziato il programma, che è diviso in quattro parti:
Le Blind Audition, dove i concorrenti vengono scelti dai Coach girati di spalle, quindi vengono scelti al buio, solo in base alla voce;
The Battle, duetto su una singola canzone in cui si sfidano tre concorrenti: due verranno eliminati;
Knockout, duello tra due concorrenti su due canzoni differenti;
Live Show, confronto finale diretto dal vivo.
Le prime tre parti sono registrate, e vengono identificate anche con diverse scenografie, mentre la quarta parte, anch’essa con una nuova scenografia molto più importante, viene eseguita tutta dal vivo in diretta.
Il programma, oltre ad essere trasmesso in prima serata da RAI2, va in replica su RAI Premium e RAI4, mentre via radio viene trasmesso su Radio RAI e su RTL 102.5. Una regia a parte produce invece un programma per il web, in cui si vedono tutto il backstage, la preparazione e le interviste con i concorrenti.
Quanto tempo e quante persone sono impiegate nel programma?
Sicuramente è un programma molto importante per la rete: se la produzione ci impegna per quattro mesi, la preproduzione ci impegna per altri otto mesi, e già cominciamo a parlare e confrontarci per l’edizione del 2017. Le persone impegnate nel programma, tra una sessantina di dipendenti RAI e il personale di aziende esterne, possiamo dire tranquillamente che superiamo le duecento unità. Il programma viene prodotto negli studi RAI di via Mecenate a Milano, prevalentemente con materiale RAI, al quale viene aggiunto in parte del materiale di aziende esterne, con Backstage per la parte audio e AMG International per la parte luci come principali fornitori.
Matteo Colombo – Fonico alla regia della diffusione in studio
“Il tutto gira intorno al cervello dello studio – ci dice Matteo – formato dagli stage box Studer D21m, a cui sono collegati tutti i microfoni, mentre i segnali di linea vengono collegati ad un SD‑Rack DiGiCo; tutti i segnali sono convogliati ad una matrice DoTec M.1k2 a cui tutte le regie sono collegate tramite MADI e da cui queste attingono i segnali che poi ogni regia gestisce autonomamente.
“Attualmente sto lavorando con due banchi – continua Matteo – uno Yamaha PM5D per il parlato e un Soundcraft Vi1 per il musicale, ma questo secondo mixer verrà sostituito nella fase live da uno Yamaha PM1D.
“In studio abbiamo usato diversi cluster EV, sia per la diffusione sul pubblico sia per l’ascolto per i coach. Per quanto riguarda l’elaborazione dei segnali, uso esternamente un dbx 160 per le voci, un TC Electronic Finalizer per la band ed un Empirical Labs Distressor sul basso, mentre per il resto uso gli effetti interni dei banchi.
“In questa edizione – dice Matteo – abbiamo portato una novità montata sul mixer Yamaha, in uno slot posteriore. Si tratta di un automixer a 16 canali della Dugan, con cui gestiamo i microfoni dei coach: una volta regolati e fatti i livelli su ognuno, lui automaticamente individua la voce più potente, che deve prevalere sugli altri, mentre chiude il microfono di chi non sta parlando. Usiamo questo sistema con estrema soddisfazione perché ci ha risolto molti problemi nella gestione dei microfoni, anche perché quando parlano io li ho di spalle, quindi non vedo quello che succede ed ero obbligato a tenere sempre tutti i microfoni aperti, innescando ogni tanto qualche problema, mentre con l’introduzione di questo sistema abbiamo praticamente risolto qualsiasi inconveniente”.
Francesco Mascheroni – Monitoraggio in studio
“Faccio parte della squadra di Backstage PA – spiega Francesco – l’azienda che fornisce parte dell’audio per la trasmissione; io mi occupo di tutto ciò che riguarda il monitoraggio, sia per l’orchestra sia per i coach ed i concorrenti. Abbiamo diviso in due grandi settori il segnale da distribuire: il primo riguarda l’orchestra, a cui mandiamo un mixato generale più gli strumenti separati che ogni orchestrale, tramite un sistema Roland M48, gestisce ottimizzando il proprio ascolto in cuffia; per il monitoraggio degli artisti, invece, ho un doppio sistema: sotto le griglie, nel perimetro anteriore del palco, ho sistemato sette monitor d&b audiotechnik M4, mentre, sospesi in americana come side-fill, ho montato due cluster da quattro diffusori l’uno di XLE Electro-Voice. Nella fase finale useremo anche otto nuovissimi IEM Wisycom. In regia usiamo un PM1D Yamaha, ed anche noi, come tutti, siamo collegati alla matrice centrale da cui preleviamo i segnali.
“La scheda tecnica della produzione – conclude Francesco – non prevedeva outboard, ma di mia iniziativa ho portato due XL42 Midas che uso sulla cassa e sul rullante, oltre ad un Empirical Labs Distressor sul basso e un Tube‑Tech per la cassa; vedo che i musicisti apprezzano queste scelte, quindi ne sono contento anch’io. Per quanto riguarda tutte le comunicazioni interne tra musicisti, maestro e coach, sto usando un SD11 DiGiCo, anche questo abbastanza pieno”.
Michele Melloncelli – Responsabile e fonico della regia musicale
“Anche io – spiega Michele – come le altre regie sono collegato via MADI alla matrice centrale. In regia lavoro su una superficie Stage Tec Aurus con la quale gestisco esclusivamente tutti i segnali dell’orchestra, per la cui ripresa ho usato il metodo classico, ormai diventato uno standard in queste occasioni. Nel mio lavoro sono coadiuvato da tre persone: Paolo Petrini è il consulente musicale per Talpa, e lavora con me al mix, mentre la signora Sandra Vanni è la consulente musicale RAI alla quale affidiamo un doppio lavoro non retribuito: tramite software registra in multitraccia tutto il programma dell’orchestra e la voce dei cantanti, che poi usiamo come ascolto di verifica. Infine Kralj Samuel si occupa anche lui di una registrazione multitraccia, effettuata tramite Pro Tools con HD Sync, usata per intervenire, se ce ne fosse la necessità in post produzione, sulla performance dei cantanti, qualora dovessero sbagliare o stonare. Infatti, in fase di montaggio, visto che le prime tre parti sono registrate, riusciamo ad effettuare delle piccole correzioni. Questo non avverrà nella quarta parte, perché il programma sarà in diretta, quindi si spera che chi è arrivato in finale abbia la professionalità e la freddezza di non sbagliare.
“La console Aurus, con cui lavoro, è impostata con 104 canali lunghi e 24 corti: i primi, oltre ai filtri, hanno anche delle dinamiche interne, e vengono usati per i cantanti e per l’orchestra, mentre i 24 corti, cioè senza dinamiche interne ma solo con i filtri, sono impiegati per il ritorno effetti o per i canali di contribuzione, ad esempio se arrivano degli ospiti che mi devono mandare delle sequenze o delle basi. Oltre alle dinamiche interne del mixer, ho un computer esterno sul quale ho caricato un multirack Waves, dal quale prelevo dei plug-in. Solo per l’orchestra, faccio passare tutto il mix da un Finalizer per fornire un prodotto migliore e più stabile alla regia della messa in onda”.
Massimiliano Carraro e Alessandro Cremonesi – Regia di messa in onda
“Dalla nostra postazione – ci dice Massimiliano – tramite una superficie Aurus Stage Tec con 40 canali, gestiamo direttamente tutti i microfoni dei coach e dei presentatori, mentre il segnale della band e dei cantanti ci arriva già mixato; mettiamo insieme questi due program, li lavoriamo e li prepariamo per la messa in onda, sia per il digitale terreste che per il satellite e per le radio, mentre un seconda regia gestisce le trasmissioni web. Oltre alla trasmissione, dobbiamo gestire anche tutte le comunicazioni dello studio tramite intercom, sia a filo sia via radio.
“La RAI ha ormai una grande esperienza in eventi dal vivo di questo tipo, e la configurazione tecnica è diventata uno standard; in questa occasione abbiamo usato solo un Soppressore Cedar, per eliminare quel piccolo alone dello studio ripreso dai microfoni dei coach”.
Finito il giro audio non ci resta che ritornare in studio, in regia luci, forse la più affollata.
Raffaele Vailati – Capo elettricista ed operatore luci
“Anche per le luci – spiega Raffaele – il programma è stato diviso in quattro fasi; il disegno del soffitto rimane invariato, mentre tutto quello montato alle pareti e nella parte bassa dello studio viene variato in ognuna delle quattro fasi. Nella prima fase, vista l’assenza dell’orchestra, abbiamo posizionato in buca una batteria di Raptor DTS, con l’aggiunta di laser. In questa seconda fase, vista la presenza dell’orchestra, abbiamo posizionato una batteria più importante di A.leda Clay Paky nel perimetro superiore della buca, mentre nello sfondo centrale del palco ho un’altra bella batteria di Air6Pix ProLights, con i quali riusciamo ad ottenere molti effetti diversi, visto che è un proiettore molto versatile e creativo.
“Per la fase finale, denominata live, lo studio verrà smontato e rimontato con un disegno completamente diverso. Monteremo degli Sharpy, torneranno i laser, insomma un’installazione molto più vicina ad un palco live. Oltre alle luci usiamo molti schermi LED, posti sul fondale, sul palco, dietro il pubblico, gestiti da una regia Catalyst, dalla quale vengono mandate tutte le grafiche.
“Avrei voluto fare i collegamenti tramite WiFi – aggiunge Raffaele – ma ancora non ho trovato una tecnologia adatta alle nostre esigenze, quindi abbiamo optato per la rete cablata, che ormai è una tecnologia molto matura e affidabile. Utilizziamo quattro nodi, dai quali riusciamo a servire tutti i fari.
“Compresa la regia Catalyst, siamo una decina di operatori, contando anche il direttore della fotografia Riccardo De Pori. I controlli in regia luci, ormai uno standard per la RAI, sono tutti banchi Compulite, mentre nascosti da qualche parte ci sono anche 180 canali dimmer, per le luci alogene bianche. Usiamo anche lampade alogene per due motivi fondamentali: prima di tutto la lampada alogena dà una luce di qualità, specialmente per le riprese ad alta risoluzione, che il LED ancora non riesce a dare; inoltre il costo di affitto di un’alogena è ben inferiore a quello di un proiettore a LED, costo non compensato dal risparmio di energia”.
Insomma, una produzione davvero ben curata e di dimensioni ragguardevoli. Sicuramente RAI tiene molto a questo programma, almeno considerando le tecnologie e le professionalità impiegate. E sembra che abbia ragione: i risultati dicono che è uno dei talent più seguiti nel nostro paese. Abbiamo visto delle belle scenografie luci e aspettiamo di vedere nella parte finale, che andrà in onda in maggio, mentre leggete questo articolo, la novità della realtà aumentata: Biondani vincerà anche questa scommessa?
L’ascolto in studio ci è parso soddisfacente, anche se, come ormai sappiamo, non è paragonabile a quello di un concerto live per ovvi motivi, visto che in un programma televisivo tutto è mirato alla qualità assoluta del prodotto visivo e dell’audio che entra nelle case di milioni di italiani tramite la TV.
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