Laura&Paola

L’idea di questo programma nasce un paio di anni fa, da un incontro di Laura Pausini e Paola Cortellesi durante uno spettacolo a Taormina. In quella occasione hanno scoperto di essere diventate mamme nello stesso periodo e, casualmente, una aveva messo alla figlia il nome dell’altra! Forse è stata quella strana coincidenza a far scoccare la scintilla per una grande amicizia tra le due artiste. Comunicata l’intenzione di fare qualcosa insieme, l’agenzia Ballandi si è messa al lavoro ed ha pensato e prodotto questo spettacolo che la RAI ha fatto suo, trasmettendolo in prima serata.

a-SS7 7916di Alfio Morelli 

Un programma atipico, un varietà nel vero senso della parola, che ha ben amalgamato canzoni, svaghi, temi impegnati, grandi ospiti, sempre con un garbo d’altri tempi, certamente in netto contrasto con lo sguaiato Ciao Darwin, diretto concorrente Auditel. E il fatto che alla lunga il programma di Bonolis abbia avuto la meglio lascia un po’ come sempre attoniti sull’utente medio italiano. A ben pensare... niente che non si sapesse già.

Incuriositi dalla formula un po’ atipica del programma, prodotto da RAI 1, Ballandi Multimedia e F&P Group, con la direzione artistica di Giampiero Solari, siamo andati a Roma a dare un’occhiata in studio, chiedendo agli addetti ai lavori un approfondimento tecnico.

Igor Cino e Fabio Cattivelli direttori di produzione per Ballandi Multimedia

È stato facile gestire un’artista abituata ai ritmi del live e farla interagire con i tempi più dilatati della televisione?

Questa è una domanda che bisognerebbe rivolgere a Giampiero Solari, che ha diretto in studio le due artiste. Certo posso assicurare che Laura ha un’esperienza molto consolidata sui ritmi televisivi, perché negli anni passati all’estero ha partecipato a molti show e trasmissioni, non solo come ospite ma anche come protagonista, quindi conosce molto bene questo mondo ed i suoi tempi.

Quando avete iniziato a preparare questa trasmissione?

Abbiamo iniziato il lavoro di produzione già nello scorso giugno, quando Laura era ancora in giro per il mondo con il suo tour e Paola stava girando un film. Inizialmente lo spettacolo era stato previsto al Gran Teatro, spazio molto più ampio e con una platea di tremila posti, poi, vista la decisione di chiuderlo, abbiamo dovuto riprendere in mano tutta la parte tecnica e riprogettarla per uno spazio molto più piccolo come gli Studios di via Tiburtina, in quel momento l’unico spazio disponibile per queste esigenze.

Gli autori hanno deciso di posizionare la scenografia del palco sulla parte lunga del teatro, rendendo molto più difficoltose le riprese ed anche l’effetto profondità creato dalle luci, poiché c’è poco spazio, ma noi ci siamo ovviamente messi comunque al lavoro per rendere possibile e praticabile questa soluzione. Si è lavorato molto sulla disposizione del pubblico e dell’orchestra, posizionando quest’ultima su due gradinate mobili che, grazie a dei motori, si spostano lateralmente lasciando comparire un grosso video LED ad alta risoluzione che, a sua volta, si apre creando un passaggio per andare dal “kebabbaro” che si trova proprio all’esterno dello studio.

Com’è stata gestita la produzione del programma?

Semplificando molto, possiamo dire che la parte artistica è stata gestita da Ballandi Entertainment, la parte tecnica da F&P Group e la parte autorale da Giampiero Solari.

Immagino che Laura vi abbia suggerito anche la parte tecnica e i professionisti da impiegare...

È giusto come hai detto tu: “ci ha consigliato” sia il service, Agorà, sia i personaggi nei punti chiave, come Marco Monforte e Maurizio Maggi, tutti comunque professionisti di prima qualità, d’altra parte i risultati le danno ragione. Poi vanno citati giustamente i due personaggi di F&P con i quali abbiamo lavorato fianco a fianco: Orazio Caratozzolo e Josè Muscarello che hanno seguito tutta la produzione tecnica.

Come sono suddivisi i giorni di prove?

Praticamente non siamo mai fermi. Finita la diretta del venerdì, si ricomincia subito il sabato con le riunioni degli autori e si prosegue con gli autori anche la domenica, in presenza delle due protagoniste; da lunedì si ricominciano le prove in studio fino al mercoledì, il giovedì prova generale e venerdì la diretta.

Maurizio Maggi – Fonico per la diffusione in sala

Passando all’aspetto più propriamente tecnico, scambiamo due chiacchiere con un nostro amico di vecchia data e senior engineer di prima scelta: Mauri Maggi. Qui, dopo l’ormai consueta presenza come operatore video con la sua Telemauri, ricopre di nuovo la figura di fonico, occupandosi della diffusione in sala. Visto che è passato tanto tempo dall’ultima volta che lo abbiamo intervistato dietro una regia audio, lo stuzzichiamo un po’:

Ma ricordi ancora la funzione di tutti quei bottoni su un mixer audio?

Beh... in effetti, mi sono portato dietro il mio vecchio quaderno di appunti! Scherzi a parte, una grossa mano me l’ha data Stevan Martinovic: non per quanto riguarda le funzioni del mixer, ovviamente, ma per quanto riguarda il routing, la connettività con le altre regie e tutti i vari collegamenti tra MADI, Optocore e fibre ottiche. È infatti quello il vero nodo focale dell’installazione, basti pensare che le regie audio sono quattro – mixer per i collarini, mixer di messa in onda, mixer monitor e mixer sala – e che per il solo talkback usiamo un paio di layer!

Per il resto svolgo un lavoro abbastanza tranquillo, anche se nel nostro lavoro di tranquillo non c’è mai niente. Sto lavorando su una parte dell’impianto installato in studio, cioè quello rivolto verso il pubblico, con l’aggiunta di molti piccoli diffusori, dei cubetti L‑Acoustics 5XT sparsi nelle vicinanze delle sedute; il mio compito è quello di far sentire al meglio il pubblico in sala, senza dare fastidio ai microfoni degli artisti in scena, sia che usino collarini o microfoni a gelato. 

La regia per il monitoraggio è invece posizionata fuori dallo studio e gestisce l’altra metà sospesa dell’impianto in sala, quella cioè che serve per il monitoraggio degli artisti, ed eventualmente degli in‑ear monitor per gli ospiti che ne fanno richiesta, mentre non ci sono monitor tradizionali. 

Nella mia regia e nella regia monitor vengono adoperate due DiGiCo SD7, mentre i collarini sono mixati su una SD11. Alla mia regia è collegato un sistema SoundGrid, vista l’impossibilità di portarmi dei rack di outboard. Tutto sommato è un lavoro divertente.

Marco Monforte – Consulente per la messa in onda

Ci spieghi il tuo ruolo in questa produzione?

La mia presenza in questo programma è stata richiesta per fare da trait d’union tra Laura, Paolo (Carta, direttore d’orchestra – ndr) e i ragazzi della messa in onda, visto che io lavoro già da anni con Laura e conosco tutte le canzoni, le sequenze, le singole note dei musicisti e il balance della musica che viene eseguita; quindi il mio ruolo è quello di consulente in regia per la messa in onda. Infatti io non metto fisicamente le mani sul banco, almeno in trasmissione; può succedere in alcuni casi durante le prove, anche perché non conosco queste apparecchiature come i fonici della RAI. Paolo ovviamente supervisiona tutto, si relaziona con me ed il team della RAI, molto affiatato, composto da tre fonici ed un consulente musicale che segue proprio le partiture.

Ho chiesto di arricchire la regia con alcune macchine che noi utilizziamo di solito, così come abbiamo cercato di esaudire le esigenze di molti colleghi venuti in regia al seguito dei vari ospiti della trasmissione.

Che esperienza è stata per te passare dagli stadi ad una regia chiusa?

Tecnicamente cambia molto, perché qui l’obiettivo è emozionare la gente da un televisore, quindi i brani devono essere del tutto impacchettati sotto il profilo della dinamica, mentre in uno stadio, con enormi diffusori, buona parte dell’emozione è proprio nella grandissima dinamica; anche se poi le esigenze del mix e del balance sono le medesime, e gli equilibri finali devono essere uguali. Molto importante qui è, ad esempio, la gestione del volume dei parlati... insomma un’esperienza che mi sta arricchendo, tecnicamente ed umanamente, grazie al confronto con i bravissimi tecnici RAI che hanno un metodo ed un approccio diverso di lavoro, inizialmente difficile da capire ma davvero molto interessante. Ad esempio loro nella gestione delle snapshot richiamano sempre tutto ad ogni brano, isolando solo i canali che gli servono, mentre io nei grandi concerti live non richiamo quasi niente ma solo le cose che mi servono, quindi il contrario!

Stefano Brevetti e Emanuele  Moscardi – Fonici di messa in onda

Qual è la peculiarità di questo programma dal vostro punto di vista?

In questa trasmissione l’approccio tecnico della RAI, per lo meno per quanto riguarda la parte audio, è stato diverso dai nostri standard. Infatti, nelle produzioni RAI simili si usa una matrice centrale da cui tutte le regie attingono i segnali; in questo caso invece la distribuzione e la ripresa audio sono curate dal service Agorà, come se fosse uno spettacolo teatrale con la RAI “ospite” che lo riprende e lo trasmette. Così noi ci siamo collegati ad uno splitter centrale e, in analogico, abbiamo trasportato il segnale ai nostri preamplificatori, collegati poi alle nostre console in regia.

Ci sono dei microfoni particolari per la ripresa?

La ripresa è curata dal service; l’unica nostra richiesta, ormai diventata prassi, è la doppia microfonatura degli archi, con un microfono DPA 4099, bello ma molto delicato, ed un trasduttore Schertler applicato allo strumento. Il nostro segnale, anche questo è ormai prassi consolidata, passa al pullman della messa in onda il quale aggiunge i parlati ed i vari contributi. La cosa diversa dal solito, in questa produzione, è anche il controllo degli applausi dal vivo che curiamo direttamente dalla nostra regia. Lavoriamo con due console, una Studer Vista X e una Vista 5, la prima per la ripresa diretta dell’orchestra e la seconda per il pre mix della band.

Come vi siete trovati con Marco Monforte?

Con Marco è stata una bella esperienza: ci ha dato una mano, con molta discrezione ed intelligenza, a creare un mix che soddisfacesse l’artista. Certo è dovuto entrare nel mondo dell’audio broadcast, in cui bisogna sempre raggiungere ed accettare dei compromessi. Sono stati due mondi che si sono incontrati: quello live, con le sue esigenze e le sue frenesie, ed il mondo broadcast, con le sue meticolosità e i tempi di stallo per le mille prove. Alcune macchine che ha proposto le abbiamo utilizzate, altre no; molto interessante, e per noi nuovo, l’uso esterno dei plugin Waves, anche se noi tendiamo ad eliminare a priori ogni minimo possibile rischio: un plugin che si inchioda può avere effetti devastanti! Così, se non è strettamente necessario, preferiamo evitare!

Marco Lucarelli – Direttore della  fotografia per RAI

Una struttura come questa semplifica il tuo lavoro o lo complica?

Direi che lo complica, perché questo spettacolo ha due particolarità riguardo la fotografia: sviluppando il palco con l’orchestra nella parte lunga dello studio rimane poca profondità, inoltre le riprese a trecentosessanta gradi necessitano di illuminazione ed effettistica in tutto lo studio. Se aggiungiamo poi l’uso della Robycam, questa telecamera che gira per tutto lo studio, di cui bisogna tener conto quando si pensano le scene, ci si può rendere conto dalla difficoltà nel pensare e realizzare certe scelte. 

Che tipologia di fari hai scelto?

Ho montato anche dei PAR 64 ma fin adesso non li abbiamo mai usati; infatti sia io che Solari prediligiamo l’uso dei seguipersona per il bianco, proiettore che crea qualche problema con le ombre che però, se gestite bene, diventano un ulteriore effetto. Poi ci sono i soliti Sharpy Clay Paky, proiettori ormai molto usati, se non troppo, ma non ci sono grosse alternative. Mentre per i testamobile a LED, che uso per colorare lo studio ed il pubblico, avevo chiesto dei Clay Paky A.Leda, che danno anche delle possibilità di effettistica, mi hanno invece fornito dei Martin MAC Quantum Wash, proiettori comunque molto validi ma con meno possibilità. Sempre sul graticcio sono stati montati degli Alpha HPE Clay Paky, usati per creare macchie di colore anche in scena, essendo più potenti e definiti.

Con le riprese giocate molto con i video dietro il pubblico?

Sì, è un effetto voluto da Solari, che io condivido. In alcune scene vengono ripresi i protagonisti a figura intera, con il pubblico in secondo piano e sullo sfondo, proiettato sullo schermo LED: un effetto molto bello.

In regia in quanti siete e su cosa lavorate?

In regia lavoriamo in quattro, Quintino Caci che si occupa degli effetti, al suo fianco Ettore Amadoro, che controlla le luci colorate, e Manlio Ferranti che gestisce i bianchi, oltre me come direttore della fotografia. Come sempre in RAI il controllo luci viene eseguito con le console Compulite: le Spark per le luci bianche e le Vector Red e Violet per gli effetti ed i colori. 

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