Era un teatro piccolo, vicino alla ferrovia

The Show Must Go On negli anni 70
Illusioni politiche, memorie musicali, avventura e tanta fame.

di Stefano Cantadori

LupettoCi sentii i Gong, lì dentro e vidi per la prima volta da vicino un mixer inglese vero, un Trident Fleximix. Preistoria. Il mio caro amico Frank mi raccontava che a un concerto di Stan Getz si trovarono in tre spettatori. Il gruppo fece la serata regolarmente ed alla fine invitò il pubblico a mangiare una pizza.
È chiuso da anni, fa una pena…
Un teatro che non funziona più ti dà un dolore particolare, senti il vuoto, l’assenza di qualcosa che non so definire. Mi commuovo, ecco.
Si accedeva salendo una lunga interminabile scalinata che partiva a livello dell’adiacente sottopasso della ferrovia, fino a portarti in platea, a livello delle rotaie. Di là dal muro la Milano-Bologna. Eppure non ricordo di aver ricevuto disturbo dai treni. Sarà perché sono cresciuto in una casa a 100 metri dal passaggio a livello ed a ogni convoglio la casa tremava, trema ancora, come per un terremoto.
Eppure in quel teatro ci sono stato come spettatore e come fonico, ma il treno non lo ricordo. Forse non gli davamo importanza. Pensandoci oggi, non me lo so spiegare. Forse una massiccia parete lo isolava. L’acustica allora era ancora una scienza rispettata, magari qualcuno capace era intervenuto fin dall’inizio per realizzare il miracolo.
Perché il teatro è sempre un miracolo.
Anche quando non c’è più, rimane lì. Nel posto speciale del cuore di qualcuno.
Tante volte avrei voluto fermarmi e cercare di risalire quella scalinata ed entrare nuovamente in quella sala disadorna. Era un cinema teatro, di quelli poveri. Un po’ non sapevo a chi chiedere, un po’ per non disturbarlo, non l’ho mai fatto.
Il palco in certi punti era profondo poco più di tre metri, non ci stava niente.
Ma era un teatro e ci si andava a lavorare. Una sera c’era il prestigiatore e dalle quinte vedevo i suoi trucchi.
Il portone si apriva direttamente sul palco, altezza fuori standard, per cui non c’era furgone che si potesse adattare. Bisognava alzare e calare tutto il materiale a forza di braccia. Ne avete mai trovato uno che andasse bene?
Di teatri nella mia città ne sono scomparsi troppi, per far posto a negozi o garage.
Questo è rimasto lì, come un uccellino con il capino reclinato.
Fa una pena.

 

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