Claudio Baglioni - Al Centro - Dall’Arena ai Palasport
Lo stupendo spettacolo di Claudio Baglioni all’Arena di Verona è proseguito con un tour neI palasport italiani che, dopo la pausa per Sanremo, ritornerà on the road.
di Giancarlo Messina
Sebbene avessimo già dettagliatamente descritto la realizzazione tecnica del concerto, non pochi motivi ci spingevano a dare un’occhiata alla versione in formato palasport.
Innanzi tutto una novità che ci incuriosiva moltissimo, cioè ascoltare in una situazione così impegnativa, con il palco a 360°, il “piccolo” PA di casa K-array, fornito ed installato da Agorà; volevamo capire come la produzione, ovviamente F&P, fosse riuscita ad adattare uno spettacolo così complesso ai palasport italici; ci interessava la soluzione del ground support proposta da Italstage; infine, ma non certo per ultimo, avevamo appuntamento col signor Claudio Baglioni, che ringraziamo per il suo entusiasmo, per la consegna del nostro BestShow 2018.
Detto fatto, abbiamo assistito a una delle date tenutasi al palasport di Padova.
Sulla produzione si può essere piuttosto sintetici, visto che, in sostanza, sono riusciti a portare il medesimo palco dell’Arena in tour! Ma anche lo stesso numero di musicisti, ballerini e molti performer, tanto che, visto da dietro le quinte, lo spettacolo è un continuo via vai di artisti dai camerini al palco.
Pur non essendoci l’atmosfera magica del monumento veronese, azzardiamo a dire che lo show nel palasport per certi versi è ancora più bello. Le luci, ad esempio, più vicine al palco, sono ancora più emozionanti e presenti, anche perché è stata fatta la scelta, che noi condividiamo fino al tentativo di baci commossi ai responsabili, di non usare maxi-schermi video, nemmeno per l’I-Mag; si assiste così ad un vero spettacolo, senza filtri fra spettatore e artisti, salvo i soliti furbi che vanno ai concerti per poi vedere cosa succede dai loro smartphone.
Ma ovviamente anche l’artista e i performer sono più vicini e si possono gustare le espressioni così come i dettagli dei corpi e i movimenti, in Arena destinati solo al pubblico televisivo; insomma un’atmosfera più intima che giova molto allo show. Si aggiunga che la scaletta è un continuum di grandi successi assoluti, che lo stesso Baglioni, ci ha detto personalmente, ha voluto serrati e senza soluzione di continuità (fra un brano e l’altro non passano più di due secondi!) e si comprenderà facilmente che per i fan dell’artista romano, ma anche per gli altri, si tratta di uno spettacolo di grandi emozioni che fa pensare al prezzo del biglietto come ad un ottimo investimento in benessere e felicità.
Le luci
Anche se il palco vero e proprio è rimasto identico all’Arena, il disegno luci è totalmente diverso. Qui infatti non ci sono i supporti esterni a cui appenderle, ma tutto è sospeso a tre rig concentrici che si trovano sopra il palco, con la parte esterna che ospita dei VL4000. Ovviamente la difficoltà è quella di un palco a 360°, per cui occorre stare attenti a non accecare il pubblico, a non sporcare le proiezioni e valorizzare comunque gli artisti sul palco con un’illuminazione a pioggia, tanto che a ciascuno dei 21 musicisti è stato dedicato uno specifico proiettore.
“Abbiamo aggiunto otto laser Laserworld RTI NEO ONE – ci ha detto il lighting designer Carlo Pastore – più altri quattro sul rig più piccolo. Il disegno luci è stato riadattato ai palazzetti: abbiamo tre rig concentrici posizionati con altezze a scalare e un ladder per i tagli su ogni angolo del quadrilatero. Ho optato per l’utilizzo di proiettori ibridi, quindi VL4000 BeamWash e circa 80 DTS EVO. Ognuno dei 21 musicisti ha un proprio proiettore dedicato. Utilizzo anche dei wash LED, SGM Q7 e Solaris Flare, per l’illuminazione del pubblico. Quasi obbligata la scelta di Claypaky Alpha Profile 1500 per sagomare alcune zone di palco.
“Una delle caratteristiche dello show – continua Carlo – è quella di avere delle proiezioni sul piano del palco, e questa è la vera ‘sfida’ di questo progetto: far convivere questi due mondi. Ci siamo riusciti andando a studiare davvero scena per scena e lavorando talvolta in modo puntiforme sui soggetti, ma anche incastrando e mixando i contributi video con i gobo luci. Devo confessare che dal mio punto di vista questo lavoro nei palasport è molto più difficile di quello fatto all’Arena”.
Dobbiamo dire, come accennato, che Carlo ha svolto un egregio lavoro anche in queste condizioni: il disegno luci è senza dubbio riuscito a valorizzare il dinamismo di tutto il traffico del palco, per poi creare con maestria atmosfere più intimistiche e teatrali quando necessario.
L’audio
L’aspetto audio era, tecnicamente parlando, uno dei più interessanti di questo tour indoor. Infatti per la prima volta si poteva ascoltare in una situazione quantomai impegnativa l’impianto KH7, fornito con non poco coraggio dal service Agorà. Diciamo coraggio perché senza dubbio possono esistere situazioni meno difficoltose e meno importanti in cui collaudare un PA che non un tour di Baglioni col palco a 360°! Ma il service aquilano si è sentito, certamente dopo le dovute verifiche, di proporre questo sistema che risolveva un’importante richiesta proveniente dall’artista stesso: installare un PA che avesse il minor impatto visivo possibile.
Stiamo infatti parlando di una cassa che misura soltanto 37 cm di larghezza in configurazione verticale e che, montata in linea con il ground support del palco, davvero non ha creato alcun disturbo visivo al pubblico, cosa che invece era in parte successa, inevitabilmente, nell’allestimento dell’Arena.
Ma, nonostante le ridottissime dimensioni, il PA toscano, ottimizzato dallo specialista di prodotto Klaus Hausherr, è riuscito a dare risultati ottimi anche sotto l’aspetto della copertura sonora, senza i quali, ovviamente, tutto il discorso dell’impatto visivo non avrebbe senso. Una diffusione molto particolare, così come la sua stessa configurazione, con i sub sospesi e disposti orizzontalmente, estremamente pulita e adatta a mettere in risalto la voce del protagonista come il lavoro dei numerosi musicisti sul palco.
Se le dimensioni sono contenute, la potenza è piuttosto incredibile (ma necessaria in un sistema steering) con ben 436.000 W sospesi tra sub e teste! È vero che citare i watt non va più di moda, ma fa sempre un certo effetto.
Uno dei promotori di questa installazione è stato certamente Daniele Tramontani, system engineer al servizio di Agorà, senza dubbio fra i più noti ed apprezzati professionisti italiani, ormai decisamente fra i più “senior”, anche se l’età non ha ancora certo spento il sacro fuoco della passione, della ricerca e della sfida tecnologica.
A lui chiediamo di spiegarci perché Agorà, al quale non mancano certo gli impianti da Serie ‘A’ e da Coppa dei Campioni, abbia deciso di lanciarsi in un tour così impegnativo con questo nuovo impianto. Ci spiega che è stato lo stesso Baglioni a spingere per questa soluzione, così gli uomini di Agorà si sono messi alla progettazione di un palco a 360° per un intero tour, cosa estremamente più difficile rispetto a un tradizionale palco frontale: “Una delle qualità di questo sistema – ci spiega Daniele – è che si riesce a farlo suonare pochissimo dietro. Inoltre abbiamo posizionato in maniera strategica anche i sub, creando delle cinture appese e posizionandone altri sotto al palco, sistemando poi tutto in maniera che il centro dello stage fosse abbastanza pulito. La novità tecnica di questo impianto è di non essere propriamente un line-array: gli altri impianti per lo più nascono come line-array, con una parte di tecnologia steering solo sulla sezione medio-bassa; questo invece è totalmente pilotato in steering, il che rappresenta una tendenza futura di molte aziende del settore audio, perché è possibile ottenere risultati fantastici: siamo andati nei palazzetti più assurdi e ne siamo usciti con la gente che ha lodato l’intelligibilità sonora!”.
Quali sono le caratteristiche che rendono questo impianto interessante?
La prima è la tecnologia steering, la seconda che si possono ottenere degli array molto lunghi con un numero limitato di casse. Inoltre c’è il fattore visivo: Claudio ha apprezzato molto l’estetica pulita. È un PA molto potente, perché su ogni cassa abbiamo quattro amplificatori da 2000 W, uno per ciascun altoparlante coassiale da 12”; di questa potenza ne stiamo usando forse il 40%, anche perché parte del suono generato dal sistema è usato per interagire e creare una polare unica. Per fare ciò occorre impiegare tanta potenza che in un sistema frontale non sarebbe necessaria. Un’altra caratteristica importante è la risposta ai transienti, molto precisa e definita: la conformazione del diffusore lavora come un iper-cardioide, il cono si muove libero perché dietro è aperto, così la risposta ai transienti è veloce, ovviamente anche grazie alla potenza di cui parliamo”.
Le casse, fra l’altro, hanno ingresso AES/EBU e sono così facilmente inseribili in un contesto di distribuzione digitale del segnale.
Anche Klaus sembra molto soddisfatto dei risultati ottenuti: “Voglio ringraziare moltissimo la produzione, Wolfango De Amicis di Agorà e Daniele Tramontani che hanno creduto in questo progetto e hanno affrontato questa scommessa spericolata, perché questo sistema è completamente diverso da quelli tradizionali. Come uomo di K-array devo anche ringraziarli per la possibilità di ricevere feedback, al fine di migliorare ulteriormente il sistema. Ma la cosa più importante è che stiamo ottenendo un risultato davvero molto soddisfacente, ripagando la fiducia che ci è stata data”.
Anche il fonico, Maurizio Nicotra, ci ha parlato in maniera molto positiva del PA: “Sono molto soddisfatto di questo K-array KH7, che unisce all’aspetto poco invasivo un’ottima resa sonora. Inoltre il sistema con i sub sia appesi sia sotto il palco ha dato un buon risultato anche per Claudio: Daniele infatti riesce a cancellare la parte sub al centro del palco e non ci sono mai rientri; Claudio canta con un DPA con archetto, si muove molto sul palco, ma non abbiamo mai avuto problemi, anche nei palasport più difficili come Roma o Perugia”.
Insomma un esperimento che può dirsi più che riuscito: vedremo se questo prodotto italianissimo riuscirà a ritagliarsi una fetta importante del mercato del live. Ne ha certo tutte le potenzialità.