Ascanio Celestini - Radio Clandestina
A mezzanotte e un minuto dalla riapertura dei teatri: il monologo di Celestini allo sperimentale di Pesaro, uno spettacolo nel rispetto delle direttive nazionali.
Il monologo teatrale di Ascanio Celestini ha riaperto la stagione dello Sperimentale di Pesaro: un teatro che, come il resto del settore, è rimasto fermo in questi mesi ed è stato soggetto a tutte le più severe direttive sanitarie.
La città di Pesaro è stata pesantemente colpita dall’emergenza Covid, e forse anche per questo le istituzioni non vedevano l’ora di dare un segno tangibile di ritorno a una ‘quasi’ normalità. L’orario dello spettacolo è altamente simbolico: mezzanotte e un minuto di una domenica sera, ovvero non appena è scattata la fatidica data del 15 giugno e sono diventati attivi i permessi per la riapertura dei teatri.
Naturalmente c’erano le file distanziate agli ingressi, i posti a sedere distanziati, un pubblico ridotto ad almeno un quarto, lavoratori ben separati con mascherine e plexiglass, e una produzione ridotta all’osso. Eppure la voglia di darsi da fare era tanta: Ascanio Celestini ha portato in scena un monologo incentrato sull’evento drammatico delle Fosse Ardeatine, che il pubblico ha seguito con grande attenzione.
Aldo Bernardini.
Aldo Bernardini, coordinatore tecnico dello spettacolo, ci ha raccontato alcuni retroscena: “Come ente AMAT e Comune avevamo già in programmazione lo spettacolo con Ascanio qui a Pesaro prima del lockdown; non appena il DPCM ha dato il permesso di tornare operativi, pur con molte limitazioni, lo abbiamo contattato per verificare la sua disponibilità. Il setup è minimale e la produzione permette naturalmente di affrontare un pubblico così ridotto.”
La situazione aveva ovviamente qualcosa di straniante, ma per un monologo teatrale è sembrata perfettamente gestibile. “Per noi tecnici – ancora Aldo – si pongono delle questioni ulteriori da affrontare di petto: per esempio, gli spazi vuoti obbligano a lavorare molto sull’audio. Sarà il periodo d’oro delle linee di ritardo: qui ne abbiamo tre, necessarie per coprire la platea.”
Angelo Cioci.
Abbiamo parlato anche con Angelo Cioci, che ha curato il materiale tecnico: “Non c’è niente per la parte luci che non sia materiale della compagnia; per esempio, qualche sagomatore per le chiacchiere iniziali. L’impianto audio è dB Technologies; l’artista ha poi un microfono radio, una sua scheda audio, e via; quando noi abbiamo consegnato l’impianto, il suo tecnico ha preso in mano la situazione.”
Al centro della nostra attenzione, ovviamente, le questioni riguardanti la sicurezza e la salute dei lavoratori e del pubblico: “Abbiamo 110 posti, e abbiamo seguito tutte le indicazioni del governo – ci ha spiegato Aldo – in particolare siamo tenuti a garantire che l’accesso del pubblico avvenga mantenendo il distanziamento delle persone: abbiamo messo i segni a terra fuori alla distanza giusta; all’ingresso abbiamo tre corridoi diversi per chi ha un biglietto da cambiare, per chi va in platea, per chi va in galleria; abbiamo ben sette maschere affinché ogni accesso sia presidiato, più una persona che igienizza tutte le superfici di contatto; nei camerini abbiamo scelto un bagno per le maschere, uno per i tecnici, uno per la compagnia; ieri abbiamo avuto la sanificazione dentro il teatro; e infine abbiamo dovuto presentare sia in comune sia in questura tutta la procedura che abbiamo seguito per far rispettare le disposizioni. Questo in aggiunta alla documentazione normale, ovviamente: c’è un vero e proprio protocollo per il Covid, ormai, e dovremo farci i conti ancora a lungo.”
Non è mancato un momento di polemica, fuori dal teatro: i precari dello spettacolo, in difficoltà a causa dell'emergenza e di un generale disinteresse verso la categoria, hanno manifestato prima dell'ingresso la necessità di aprire un dialogo con le istituzioni; sintomo di un mondo, quello dell'intrattenimento, che è stato il primo a chiudere i battenti e che solo a fatica riuscirà a tornare a pieno regime.