Visual Show
Percorso sensoriale 01 a Orvieto.
di Giulia Morelli
Nasce ad Orvieto un progetto pilota per la valorizzazione del patrimonio artistico italiano, frutto dell’iniziativa del Teatro Mancinelli – oggi Teatro Stabile di Innovazione – in collaborazione con società specializzata in visual live show al servizio della cultura.
l progetto si è concretizzato in occasione delle celebrazioni per l’anniversario di Luca Signorelli, esponente di spicco del Rinascimento pittorico italiano che proprio nel Duomo di Orvieto dipinse un ciclo di affreschi raffiguranti il Giudizio Universale da cui, sembra ormai assodato, Michelangelo stesso prese spunto per il suo capolavoro della Sistina. Ed è stato proprio questo ciclo di affreschi il tema conduttore del percorso sensoriale ideato dal visual director Paolo Miccichè il quale, per la giornata di presentazione svoltasi l’11 aprile, ha pensato ad un percorso culturale a 360°.
La prima tappa di questo “viaggio dei sensi” si è svolta nel foyer del teatro, dove il pubblico ha assistito ad una coinvolgente lezione dello storico dell’arte Stefano Zuffi pensata proprio come premessa alla fruizione dell’opera di Signorelli.
Per la tappa successiva gli spettatori si sono riversati – con relativa sorpresa – direttamente sul palcoscenico del teatro, godendo così del gioiello architettonico in stile neoclassico da un punto di vista decisamente inusuale per qualche minuto, prima dell’abbassamento delle luci e dell’avvio del vero e proprio visual show: uno spettacolo multimediale di 20 minuti durante il quale la pittura, proiettata sia sul fondale interno al palcoscenico sia sull’atipico quanto suggestivo scenario del teatro d’epoca, si è mischiata alla musica costringendo lo spettatore ad un continuo cambiamento di prospettiva al suono di un gong. Ma la fusione di linguaggi artistici non si è fermata qui: sulle parole dell’Apocalisse di Giovanni è entrato in scena un attore che ha imposto l’attenzione su di sé recitando i passi più drammatici dell’opera, mentre immagini di dannati tra le fiamme si ergevano dietro le sue spalle. La scelta del palco come punto di visione per lo spettatore è stata dettata da un’idea ben precisa: all’interno della scatola magica del teatro all’italiana, da secoli luogo deputato allo spettacolo, la platea e il palco si sono invertiti il ruolo: i visitatori sono diventati protagonisti del loro spettacolo – quello che avviene ogni volta che l’arte visiva incontra l’occhio umano – mentre la sala del teatro si è fatta, a sua volta, “Palcoscenico della Città” e dei suoi tesori artistici.
Per la terza ed ultima tappa il pubblico si è spostato all’interno della Cattedrale situata a pochi passi dal teatro, dove lo stesso attore – Massimo Tarducci – ha interpretato una selezione dell’Apocalisse di San Giovanni, supportato dagli affreschi originali a distanza di pochi metri; un’interpretazione ricca di pathos a conclusione di un percorso che ha portato lo spettatore a vivere l’esperienza artistica con una consapevolezza ed un’intensità che può nascere solo quando la tecnologia aiuta a far rivivere l’arte.
Il primo esperimento del Visual Show svoltosi nella settimana di Pasqua – dal 6 al 10 aprile – con proiezioni ad intervalli regolari durante la giornata, ha registrato fino a 150 spettatori al giorno, confermando in pieno le grandi potenzialità dello spettacolo.
Questo progetto, unico nel suo genere, potrebbe rappresentare il capostipite di una serie di iniziative atte ad operare una saldatura virtuosa tra i tanti teatri storici d’Italia e gli altrettanti capolavori artistici. L’uso di nuove drammaturgie potrebbe inoltre creare nuove professionalità – soprattutto tra i giovani – in vista di un maggior utilizzo del patrimonio culturale anche come risorsa per lo sviluppo economico.
Chiediamo a Paolo Miccichè, come ideatore del progetto, un consuntivo di questo primo esperimento.
“Partendo dal prototipo di Orvieto – spiega Paolo – si è avuta la conferma che la ‘visione’ emotiva ma anche analitica, attuata dal Percorso sensoriale, ha permesso al pubblico sia di orientarsi nella visita della Cappella di San Brizio, sia di osservare da vicino l’opera di Signorelli con particolari normalmente non percepibili, a maggior ragione nella frettolosa visione turistica. Il tutto è stato amplificato e ‘fissato’ nello spettatore attraverso l’uso fondamentale della musica, strumento particolarmente adatto a permettere una fruizione immediata e linguisticamente universale, evitando così molte delle altrimenti necessarie premesse storico-artistiche”.
Come si svolgeva lo spettacolo?
Il pubblico, dopo aver visto dalla platea la sala del teatro illuminata, era invitato a salire sul palcoscenico dalla porta di servizio: già questo creava un forte impatto straniante per chi vi si trovasse per la prima volta. Con l’arrivo del buio partiva il Visual Show in cui una serie di immagini, le più didattiche, si avvicendavano in retroproiezione sul fondale di PVC e, in una sintesi più “artistica”, proiettate direttamente sui palchi e sulla sala del teatro. Questa alternanza di superfici costringeva lo spettatore a girarsi più volte a 180° e quindi a partecipare attivamente al Percorso sensoriale.
Come si è ritrovato da regista d’opera a visulizzatore di nuove forme espressive?
Il mondo della percezione si aggiorna continuamente, nelle case abbiamo non solo l’home theatre ma anche strumenti come la Wii oppure i sempre più virtuosistici videogiochi. Nel contempo però la nostra capacità di attenzione si è molto ridotta. Spettacolarizzare la grande cultura visiva italiana è quindi una vera e propria forma di “teatro”, a mio avviso perfettamente coerente con chi si dedica, come me, anche a regia e visual direction nel campo operistico. Nell’oera ho portato questo linguaggio tecnologico ma anche molta arte visiva, avendo la musica come base; in questo caso l’arte visiva è la base e spetta alla musica aiutare ad ottenere una fruizione più “verticale”. Immutabile invece c’è il teatro che rimane protagonista quale padrone di casa.
Enrico Paolini, direttore del Teatro Mancinelli, come si trova in questo scambio di ruoli? Il pubblico non più in sala, la sala che riceve proiezioni, la drammaturgia che diventa quella delle opere d’arte visive... forse una nuova idea di funzione del teatro all’italiana?
Il Teatro è da sempre centro culturale delle città; in questo caso diventa un vero e proprio “palcoscenico della città”: il teatro presenta e fa rivivere un’opera d’arte, un monumento della propria città. Assume quindi una funzione certamente didattica ma soprattutto turistica. Una nuova funzione che potrebbe diventare centrale nel riutilizzo, o nel miglior utilizzo, dei moltissimi teatri storici di cui è ricca l’Italia e soprattutto nello sviluppo del cosiddetto “turismo culturale” sul quale si sta incentrando il dibattito per il rilancio della nostra economia.