Antonello Venditti
Unica Tour.
di Alfio Morelli
Iniziato a Roma l’8 marzo – festa della donna e compleanno di Antonello – il tour ha percorso con una prima tranche la Penisola, per poi ripartire nella stagione estiva e concludersi in dicembre. La tournée promuove il nuovo lavoro discografico di Venditti Unica.
Abbiamo raggiunto la carovana al Palarossini di Ancona, location piuttosto grande in cui, giustamente, è stato scelto di posizionare il palco sul lato lungo del palasport, cioè di fronte alla gradinata più capiente, ottenendo così un bel parterre con delle sedute ed un’ampia tribuna retrostante. Presenti, al nostro occhio, circa tremila spettatori o forse più, prevalentemente oltre la trentina con qualche sporadica presenza qua e là di giovanissimi.
Il palco è abbastanza imponente, su due piani: in alto trovano posto due batterie e due postazioni di tastiere, mentre sotto, oltre al cantante, trovavano posto due coriste, due chitarre, un basso e un sax; insomma una band di ben 10 elementi: non male davvero. Anche il visual è ben curato: oltre ad un buon impianto luci troviamo una serie di video LED, uno sul fondale, di 5 x 5 metri con passo da 25 mm, ed un secondo a fare da veletta al palco rialzato, oltre ad una coppia di video ai bordi del palco. A metà spettacolo, con un buon risultato in termini di spettacolarità, la veletta LED, posizionata anteriormente al palchetto sopraelevato, si solleva e su una pedana motorizzata esce in controluce Venditti seduto ad un pianoforte rosso, su cui esegue dei brani di repertorio di grande patos. Il concerto prosegue poi con molta grinta e grande volume.
Insomma uno spettacolo molto piacevole ed emozionante, che ovviamente può contare su alcuni grandi successi che hanno fatto la storia della musica leggera italiana.
Le luci
Per parlare di luci, cominciamo dal lighting designer Massimo Tomasino.
Ti vediamo lavorare con Venditti per la prima volta: com’è arrivata questa collaborazione?
Ho avuto occasione di conoscere Beppe Cova, manager di Antonello, durante Umbria Jazz Festival, dove facevo le luci per George Benson; si è avvicinato volendomi conoscere e dicendomi che forse ci sarebbe stata la possibilità di lavorare insieme. Dopo un po’ di tempo mi ha chiamato per chiedermi se ero interessato al tour nuovo di Venditti. Ci siamo incontrati e gli ho portato una proposta di scenografia e di disegno luci su alcune canzoni di Antonello, grazie a dei virtual rendering preparati in Wysiwyg. A Beppe il progetto è piaciuto subito, così mi ha chiesto di iniziare a lavorarci sopra. Ci siamo messi al lavoro, apportando alcune modifiche ed aggiustamenti per adeguarlo alla produzione del tour, ottimizzazioni poi continuate durante un incontro con Orazio Caratozzolo che ha curato la produzione per conto di F&P. L’idea era infatti di costruire una produzione alquanto snella, che permettesse di montare e smontare in poche ore e di usare pochi mezzi di trasporto. Così abbiamo scelto di richiedere il palco sul posto, sul quale poi montiamo il secondo palchetto sopraelevato con le due batterie e le due postazioni di tastiere. In alto sono sospese quattro americane lineari con una serie di testemobili, mentre il resto è posizionato a pavimento. Un allestimento abbastanza semplice ma che ha una bella resa finale.
Non mancano però gli schermi LED!
Sì, il disegno luci comprende tre serie di schermi, uno sul fondale di 5 x 5 metri, uno lungo per coprire la parte anteriore del palchetto sopraelevato, montato su un’americana motorizzata che a metà spettacolo lo alza facendo comparire un pianoforte montato su una pedana motorizzata. Gli altri sono posti ai lati del palco. Sono gestiti da una regia video che controlla anche cinque telecamere remotate, così da alternare immagini live e contributi caricati su un mediaserver.
Che tipo di luci hai usato?
Per la prima volta utilizzo testemobili LED MAC Aura, bel prodotto, molto flessibile, che offre diverse possibilità creative; in aggiunta, gli ormai irrinunciabili Clay Paky Alpha Beam insieme a qualche Spot Infinity della Coemar e a delle barre LED.
L’audio
Facendo un giretto al catering troviamo a cena Piercarlo Penta, fonico FoH, e Mauro La Ficara, fonico di palco: tra un boccone e l’altro ci spiegano il sistema audio.
Piercarlo, puoi descrivici il tuo sistema?
Lavoro su un DiGiCo SD8 usando circa una settantina di canali; adopero quasi esclusivamente gli effetti e le dinamiche interne al banco, tranne per un Lexicon 960 esterno. L’impianto audio è Adamson, con un main formato da due cluster di Y18 e sub T21.
Soddisfatto di quest’impianto?
Dell’impianto sì, lo sono meno dei luoghi in cui lo devo usare: non vedo l’ora di arrivare alle date estive dove potrò utilizzare questo PA all’aperto.
Mauro, come hai organizzato il palco?
Anch’io ho un DiGiCo D8 collegato con quello in sala tramite MADI. I musicisti sul palco, ben dieci, sono tutti monitorati tramite cuffie o ear-monitor, solo Antonello usa dei wedge monitor, quattro M212 e due M15 della Adamson, con l’aggiunta di due side fill formati da quattro Adamson Spektrix ciascuno, con un sub per lato. Come avrai intuito, il volume sul palco non è propriamente soft, ma ad Antonello piace così. La ripresa microfonica è realizzata prevalentemente con una serie di microfoni Audix, tranne per Antonello che preferisce un classico Shure SM58 a filo, salvo per i pochi pezzi sul piano durante i quali usa un radio Audix.
La produzione
Il nostro giro finisce in produzione, dove incontriamo Giovanni Chinnici, direttore di produzione per conto di F&P Group.Dopo i fatti di Trento e Reggio Calabria, cosa è cambiato nel tuo lavoro?
Fondamentalmente il mio lavoro non è cambiato, è cambiato solo il grado di preoccupazione e di tensione; per chi faceva prima il lavoro in coscienza e professionalità non è cambiato niente. Le leggi ci sono, magari non sono state pensate per il nostro settore, forse si potrebbe fare un po’ più di chiarezza su alcuni passaggi, ma personalmente non penso che sia questo il problema principale.
Parliamo di questo tour...
La produzione è stata realizzata da F&P Group, che cura anche il booking, ed io seguo per loro il tour. È una produzione intelligente e snella: portiamo in giro parte della struttura che vedi montata, mentre una parte del palco la chiediamo sul posto. Questo ci permette di arrivare la sera prima o la mattina stessa del concerto per essere pronti intorno alle tre del pomeriggio. La cosa funziona anche grazie al buon lavoro fatto tra F&P, il management ed i fornitori di servizi. Parliamo comunque di una carovana composta da 22 persone che girano con soli due bilici ed una motrice, molto ben stivati.
Lo show
Alla fine ci prepariamo ad assistere al concerto che inizia puntualmente. Ascoltiamo durante i primi pezzi un audio piuttosto imbarazzante, fortunatamente corretto nei pezzi successivi, fino ad arrivare, a circa metà concerto, ad una qualità più che dignitosa. Per la prima volta assistiamo ad un concerto al Palarossini con il palco montato in questa posizione, e trovarsi la gradinata di fronte ai diffusori non è certo acusticamente un vantaggio. Le lamentele di Piercarlo sulla qualità acustica delle location italiane erano certamente ben motivate, ma intanto queste sono, ed in queste si deve cercare di ottimizzare la diffusione. Aspettiamo quindi la stagione estiva per gustarci a fondo questo concerto ed il lavoro del team audio.
Un giudizio molto positivo invece lo attribuiamo alla scenografia ed al disegno luci che, pur con una quantità di materiale a disposizione non elefantiaca, sono risultati ben calibrati, riservando anche qualche special molto spettacolare ed emozionante. Come sempre, apprezziamo particolarmente le produzioni capaci di far rendere al meglio, con un uso creativo ed intelligente, le attrezzature tecniche.
E poi ovviamente l’artista: una pietra miliare della nostra canzone che ha ancora la grinta e la voce per incantare il suo pubblico, con una scaletta in buon equilibrio fra le canzoni del nuovo disco e quelle che tutti sanno cantare insieme a lui fra l’entusiasmo generale.
INTERVISTA ESCLUSIVA: ANTONELLO VENDITTI
Antonello, quanto è importante l’aspetto visivo in un tuo conerto?
Le luci e la scenografia devono completare un racconto, creare l’atmosfera giusta. Anche una sola luce può avere il suo senso: non importa la quantità, ma il perché. A volte le canzoni hanno bisogno del buio: quando il pubblico accende la sua luce, vuol dire che tu hai già acceso la tua. Le luci più belle sono quelle che non ci sono: sul palco può bastare una fiammella, è poi il pubblico che ti illumina con la sua partecipazione ed il suo coinvolgimento.
Cosa richiedi oggi al tuo lighting designer?
Negli anni ‘80 c’era il boom delle luci, c’erano spettacoli rutilanti, mi ricordo Johnny Hallyday che durante i suoi show sparava botte pazzesche! Oggi il mio lighting deve interpretare il mio racconto: se si sbaglia un’immagine o un’atmosfera si va contro la mia storia artistica, quella delle mie canzoni.
Sul palco hai molti monitor tradizionali: non ti piace cantare in IEM?
Cosa vuoi che ti dica? Per me usare gli IEM è come fare l’amore col preservativo! Quello che io voglio è la spinta emotiva, e se uso gli IEM non riesco a cantare con l’energia e l’emozione che sento sul palco libero. Gli IEM ce li ho, stanno lì, ma non li uso... So che magari in sala possono esserci più problemi, ma il problema principale è che io devo sentirmi emotivamente coinvolto per cantare bene.
Chiudiamo facendoti i complimenti per un tour molto lungo...
Sì, il tour andrà avanti fino alla fine dell’anno: sono molto felice di questo e di aver la possibilità di incontrare il mio pubblico.