Simone Di Pasquale - Fonico di palco
Cocciante festeggia all'Arena i 50 anni dell’album Anima.
Riccardo Cocciante ha scelto l’Arena di Verona per festeggiare i 50 anni di Anima, pubblicato nel maggio del 1974: si trattava del terzo album del cantante, quello che per primo ha portato Riccardo Cocciante all’attenzione del grande pubblico. L’artista ha scelto così l’Arena di Verona per festeggiare questa data con il pubblico, che da parte sua è intervenuto a riempire la venue in ogni ordine di posto.
Simone, è la prima volta che lavori con questo artista?
Sì, è la prima volta in cui lavoro ufficialmente con Riccardo Cocciante, anche se più volte ho avuto l’onore di averlo come ospite sul palco in collaborazione con altri artisti, e ogni volta è un vero piacere.
È sicuramente un artista competente. È molto meticoloso o a volte si affida alla professionalità dei tecnici?
Confermo la sua preparazione, visione dello show e attenzione al dettaglio. Nel corso delle prove musicali ho ritrovato il piacere, ormai raro, di poter collaborare e servire un artista attento alla costruzione del suono e a tutti gli aspetti di uno show. Lui ha dato indicazioni chiare e precise sia ai musicisti sia al reparto tecnico: il risultato è praticamente il sogno di ogni addetto ai lavori, ossia poter partecipare e contribuire con la propria professionalità alla realizzazione della sua idea di spettacolo. Un grande plauso va fatto a Marco Vito, il direttore musicale di questo show, il quale ha portato alle prove un lavoro già impostato ad altissimo livello, con partiture chiare e precise per tutti, con un’idea precisa delle necessità tecniche dello show, con i dettagli sulle idee e i movimenti di scena, eccetera. Tutto era prestabilito e pensato in anticipo in modo da rendere più agevole il lavoro di tutto il personale.
Un dettaglio di una posizione dei musicisti, con il personal mixer Allen & Heath ed il tablet per gli spartiti.
Qual è stato il tuo setup, per quanto riguarda il palco?
Grazie alla disponibilità e alla professionalità dei miei colleghi del reparto audio di Agorà – Domenico Cerqua, Antonio Prigenzi, Ferdinando D’eramo, Attilio Martelli – abbiamo realizzato un setup apparentemente semplificato ma curato in ogni dettaglio, e abbastanza versatile da affrontare la messa in opera di uno show pensato solo sulla carta. Il mio setup è da sempre semplice e mai troppo strutturato, secondo la filosofia del “Less is more”: processing il più possibile interno al mixer, un DiGiCo Quantum 7 in questo caso; virtual soundcheck ogni volta che è possibile; IEM e radiomicrofoni a seconda delle richieste, e nulla più. Per la parte RF ho utilizzato 20 canali RX, 14 radiomicrofoni + 6 radiojack, e 20 canali TX per gli in ear monitor. Ho usato tutto rigorosamente Shure AD+PSM100 con relativi accessori Showlink, AD600 spectrum manager, caricabatterie, eccetera.
Come hai suddiviso il monitoraggio per le varie sezioni dell’orchestra? Ho visto che hai usato anche dei personal mixer.
Avevamo a che fare con una band molto numerosa – da 18 elementi – e così abbiamo deciso di implementare il monitoraggio con utilizzo di personal mixer Allen&Heath. Nello specifico, dalla console monitor inviavo 40 segnali MADI – divisi tra stem e direct-out – al sistema. Successivamente ho configurato i diversi layout di ascolto a seconda della necessità dei musicisti, con sezione ritmica, quartetto d’archi e coristi. Per necessità legate a esigenze di show, l’ascolto del personal mixer è stato rilanciato in ingresso al sistema in-ear e, attraverso una funzione di MERGE della console, siamo stati in grado di gestire le diverse situazioni di ascolto in base al momento dello show. Un bel giro di segnali, insomma, per il quale abbiamo investito molto tempo per tarare e gestire con attenzione i livelli dei segnali di uscita dai personal mixer, ingresso agli IEM e via via tutto il resto. Si tratta di un pò di lavoro da fare in pre-allestimento, ma alla fine siamo più tranquilli che tutto possa filare liscio durante lo show.
I musicisti hanno anche dei tablet, dove immagino tengano gli spartiti.
Sostanzialmente i tablet vengono utilizzati per le partiture al posto del classico spartito cartaceo; i device sono poi controllati dai soliti dispositivi bluetooth utilizzati per lo scroll delle pagine, e nulla più. Insomma, dei semplici iPad al posto degli spartiti.
Quanti musicisti erano con IEM o floor monitor?
Guardando i numeri, abbiamo in totale 16 canali di in-ear monitor per artisti, ospiti e musicisti, oltre a quattro canali per la crew, il prompter e alcuni servizi. Sostanzialmente tutti in cuffia, artista principale incluso, per il quale abbiamo però integrato un wedge monitor al pianoforte, due wedge stereo in centro palco e due sidefill, dai quali viene diffuso un program completo al fine di poter garantire un eventuale paracadute.
Io mi sono occupato solo del mix per il monitoraggio, per il prompter e le sequenze ci sono due sistemi separati con relative professionalità dedicate.
Sono previste delle sequenze?
Sì, nello specifico il sistema è gestito dal tastierista/programmatore Lorenzo Nanni. Nel corso delle prove sono stati “liberati” molti brani rispetto all’idea iniziale di utilizzo del sistema sequenze, con molto piacere da parte dei fonici. Abbiamo potuto beneficiare della bravura e valorizzare l’espressività dell’artista e di ogni singolo musicista, i quali gestivano dinamica, intensità ed emozione ascoltandosi uno con l’altro. Insomma, questione di feeling!
A sedere con i riccioli biondi lo “skipper” Fabio Carmassi, con alcuni membri dell’equipaggio: Max Flego, Fabio Galiotta, Giorgio Ottaviani.
Che tipo di microfoni hai usato?
Per la voce principale abbiamo scelto di utilizzare una Capsula DPA D-facto 4018v su trasmettitore Shure ADX2. Per gli archi abbiamo avuto a disposizione una vasta scelta di microfoni, prevalentemente REMIC.
Ho visto molto movimento sul palco: chi erano il direttore di palco e i suoi ragazzi?
Che dire… sono onorato di poter lavorare con una grande squadra di palco, capitanata dal nostro “skipper” Fabio Carmassi: Max Flego,Fabio Galiotta, Giorgio Ottaviani. Con loro abbiamo condiviso impostazioni, suggerimenti e strategie per la perfetta riuscita dello show che, come saprai, era “one shot” e senza possibilità di errore. Professionalità di altissimo livello da parte di tutti i compagni di viaggio!
A mio avviso è stata una bella esperienza, che ha saputo rimettere la musica al centro dello show, senza tralasciare aspetti scenografici e/o coreografici – vedi il sapiente utilizzo di luci, video e scenografie – ma alla cui base rimaneva la performance artistica e una bella voce dal vivo.