Tra Diavolo e acqua santa
Le tecnologie della musica rock al servizio del Papa.
di Alfio Morelli
Che il Rock sia la musica del Diavolo è cosa nota. D’altra parte chi di voi non è mai andato ad una messa nera ascoltando Yellow Submarine o Satisfaction? Comunque sia, il mondo del rock, per soddisfare i propri adepti, ha sviluppato nel tempo tecnologie ed esperienze che oggi tornano quanto mai utili anche per la controparte, specie quando a muoversi è il capo supremo in abito bianco.
Abbiamo preso in esame il caso di Cracovia che, in occasione della “Giornata mondiale della gioventù” presieduta da Papa Francesco, ha accolto una folla di due milioni e mezzo di fedeli provenienti da tutto il mondo. L’evento, svoltosi tra il 26 e il 31 luglio tra il Blonia Park di Cracovia e il Campus Misericordiae di Brzegi, ha richiesto un massiccio impiego di mezzi e di persone per fornire un adeguato servizio a tutti i credenti attraverso gli ampi spazi delle due principali location all’aria aperta.
Ma anche in Italia, un anno prima, Massimo Gramigni della PRG di Firenze, che per mestiere organizza grossi concerti rock e gestisce il Mandela Forum di Firenze, aveva organizzato allo stadio Artemio Franchi la Santa Messa del Papa, mettendo in campo competenze di impronta molto rock.
L’evento di Firenze è il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale, svoltosi tra il 9 e il 13 novembre 2015, il quale prevedeva, nella giornata centrale del 10, la Messa allo stadio.
Per capire come sia stata organizzata la logistica, abbiamo parlato con il gruppo di produzione che ha condiviso con noi i retroscena di un’organizzazione decisamente sui generis rispetto ai grandi eventi musicali live.
“La differenza – ci raccontano i due – tra quello che abbiamo fatto noi e quello che solitamente si fa in occasione di un grande concerto live è che in questo caso non bisognava ospitare una produzione già realizzata, ma occorreva crearne una ed allestire tutto il necessario. Siamo quindi partiti da zero: abbiamo chiamato Pasquale Aumenta di Italstage per i palchi e le strutture ed EPS per la copertura del manto erboso dello stadio (perché non dimentichiamoci che siamo entrati a lavorare nel mezzo del Campionato di calcio e siamo usciti due domeniche prima di una partita in casa della Fiorentina). Per audio e luci abbiamo contattato Amandla di Lucca e Agorà de L’Aquila, poi Exposervice per una fornitura unica di 9000 sedie, CME per i gruppi elettrogeni, Sebach per i bagni chimici dentro e fuori lo stadio. Abbiamo dovuto smontare i vetri che dividono il campo da gioco dalle curve e sostituirli con le scale di sicurezza: per far questo abbiamo chiesto l’intervento della CAF con le gru. Insomma una produzione di portata pari a quella di un grande concerto, ma complicata dal fatto che si partiva da zero. Poi, ovviamente, rispetto a un concerto, ci sono state le esigenze peculiari dell’evento religioso: la costruzione dell’altare, ad esempio, sulla base di un disegno che ci hanno mandato, ma un disegno evidentemente fatto da un architetto che non si è posto il problema di come potessero stare in piedi il Crocefisso e la struttura in un punto particolarmente esposto al vento, o del numero di scale che il Papa avrebbe dovuto fare per raggiungere a piedi l’alzata con la poltrona, e tanto altro che ci ha costretti a ripensare il progetto, inventandoci tutte le modifiche necessarie per ovviare ai problemi. Una cosa interessante da segnalare è relativa all’ambone, la tribuna rialzata sul palco da cui si parla al microfono, realizzato dai detenuti del carcere di Sollicciano. Tra le difficoltà c’è stata anche quella relativa alla disposizione delle sedie per i disabili: abbiamo avuto, da una parte, la richiesta di predisporre per loro un’area che fosse ben in vista, e per cercare di soddisfare tale richiesta abbiamo dovuto questionare con un responsabile di una ipotetica sicurezza e, morale della favola, la notte prima dell’evento abbiamo dovuto spostare per tre volte tutte le sedie di quella zona. Oppure la messa in sicurezza di un Crocefisso del 1600, arrivato scortato da una marea di poliziotti; abbiamo dovuto chiedere alla Fiorentina di prestarci la loro stanza degli spogliatoi con i sistemi d’allarme in cui tengono le maglie, che noi abbiamo usato come cassaforte. C’era anche la Madonna dello scultore Berti, che ha già subito diversi tentativi di furto, e che quindi andava messa al sicuro, non solo dai ladri ma anche dalle eventuali intemperie il giorno dell’evento; e poi le sacrestie, realizzate con dei box, noleggiati da Fast Box, verniciati di bianco, con annessi bagni funzionanti con lo scarico (non bagni chimici ovviamente!).
“C’è da dire – concludono – che, nonostante gli imprevisti, alla fine è andato tutto benissimo”.
Quali sono state la principali differenze tra un concerto e questo evento?
La prima differenza che viene in mente è nel pubblico: alla fine della Messa, un DJ fiorentino dal palco ha ricordato di lasciare il prato il più pulito e ordinato possibile per la Fiorentina, prima in classifica, che tra due domeniche avrebbe giocato in casa, e ha chiesto al pubblico la cortesia di raccogliere le sedie e impilarle a gruppi di dieci. Morale della favola: quando tutto il pubblico se n’era andato, ci siamo trovati novemila sedie sparse a gruppi di dieci per la platea e un livello di pulizia a cui di certo né noi né gli addetti alle pulizie siamo normalmente abituati. Altra cosa singolare è stata la prova generale sulla distribuzione della Comunione, fatta insieme a Don Roberto. Stiamo parlando di uno stadio da 50.000 persone che si mobilita per prendere l’Eucarestia: abbiamo suddiviso il pubblico a gruppi di 200/300 persone, ognuno dei quali era servito da un prete che si muoveva tra i settori, riconoscibile per mezzo di un ombrello giallo e bianco. Abbiamo fatto le prove tre volte per capire se, con la tonaca, i preti riuscissero a passare tra le tribune senza rimanere impigliati, e per individuare subito eventuali problemi di spostamento.
Veniamo al clero: tra preti, parroci, cardinali e vescovi abbiamo accolto circa 1500 figure ecclesiastiche. Per vescovi e cardinali abbiamo allestito un’area parcheggio e un’area adibita a spogliatoio di circa ottanta metri di lunghezza divisa da pannelli, e ogni camerino arredato di moquette, stendino, sedie, tavolo, ecc...
Altro dettaglio a cui noi, senza le dritte necessarie, non avremmo mai pensato è stato quello del seggio papale: il Santo Padre non siede su una sedia qualsiasi, viene sempre seguito dal suo seggio e, considerato che egli ha fatto varie tappe a Firenze prima di arrivare allo stadio, compreso un pranzo alla mensa dei poveri, mentre lui si spostava da una location all’altra, il seggio veniva scortato in sicurezza alla tappa successiva e, una volta entrato allo stadio, abbiamo dovuto attendere l’arrivo dei cani antibomba prima di poterlo portare sul palco. Stessa cosa le fioriere, che sono state ferme a terra un quarto d’ora e passate al vaglio dei cani prima di poter essere usate per l’allestimento. E, ovviamente, la messa in sicurezza del corridoio che porta al campo, quello solitamente usato dalle squadre di calcio... È chiaro che anche se arriva Bruce Springsteen ci sono dei controlli di sicurezza, ma qui siamo ad altri livelli: cecchini su ogni tetto, controlli maniacali... del resto stiamo parlando di uno degli uomini più potenti del mondo.
È stata anche programmata un’eventuale fuga del Santo Padre nel caso in cui si fosse sentito male o gli fosse successo qualcosa: una corsia preferenziale presidiata per le ambulanze che andava dallo stadio all’ospedale di Careggi... tutte cose che per un concerto non si fanno di certo.
Come avete gestito gli accessi e la sicurezza?
La location dello stadio ha consentito la gestione controllata degli ingressi, aspetto di importanza non secondaria. Il problema della sicurezza c’era, ma l’accesso era consentito solo a coloro muniti di biglietto fornito dalle rispettive parrocchie, che era nominale, quindi l’utilizzo dei tornelli come allo stadio si è rivelato strategico per la sicurezza. Inutile specificare che i biglietti sono andati a ruba, la gente ci telefonava di continuo chiedendoci come fare per venire. E considera che stiamo parlando solo dello stadio che costituisce la tappa finale del percorso del papa, la maggior parte delle persone era presente nelle strade e altre ancora nelle aree minori: lo stadio da baseball, dove il Papa è atterrato con l’elicottero, Santa Croce e Piazza Signoria, dove erano stati allestiti degli schermi giganti sintonizzati su TV2000 che mandava la diretta di TeleVaticano.
Quali forze dell’ordine sono state coinvolte?
Tutte quelle esistenti, compresa la forestale.
Insomma una realtà piuttosto particolare ma che ha coinvolto, e fatto lavorare, una produzione normalmente nata per organizzare e gestire grandi concerti musicali, soprattutto rock.
Ma non c’è solo la logistica. Un evento come quello di Cracovia usa la tecnologia nata per i grandi eventi musicali, dai maxi-schermi alle luci e naturalmente alla diffusione sonora. Su questo ultimo aspetto ci siamo voluti focalizzare per capire quali tecnologie audio siano state impiegate nella città polacca.
A Cracovia serviva infatti un “impiantino” di diffusione sonora in grado di fornire intelligibilità alle parole del Papa per una folla di 2,5 milioni di pellegrini arrivati dal tutto il mondo, su uno spazio di 486 ettari nel Campus Misericordiae di Brzegi. Altro che Campovolo!
A fornire il grande PA, completamente “made in Italy”, è stato il service polacco Gigant Sound Letus. Oltre ai due array principali a fianco all’altare, sono state installate 66 torri delay composte da sistemi Outline GTO, C12 e Mantas, pilotati da amplificatori K Series ed X Series di Powersoft.
Quest’allestimento ha richiesto una grande collaborazione internazionale, perché servivano più di 600 moduli line array e circa 200 amplificatori Powersoft: 34 X8 Dante, 80 K10, 30 K20 e 56 tra T7, T9, e T11 DSP + KAESOP. Tutto era collegato in un’unica rete TCP/IP e l’ultima versione 2.8.0 del software Armonía Pro Audio Suite ha permesso di gestire l’allineamento temporale e la regolazione fine dell’intero sistema.
Il controllo via software è stato distribuito su quattro diversi PC, per flessibilità e convenienza, visto le distanze coinvolte. La diffusione doveva infatti coprire una distanza di 1650 metri dall’altare, con una distanza tra le torri alle estremità dell’ultima linea di ritardo di 2400 metri; c’era quindi la necessità di aggiungere un pre-delay alle linee di alcune torri, oltre al ritardo disponibile nel software Powersoft.
Secondo Pawel Zakrzewski, il capo PA engineer dell’evento, la simulazione iniziale suggeriva l’utilizzo di 140 torri, spaziate di 150 metri una dall’altra... cosa che gli organizzatori non potevano approvare per una questione di costi. Così è stato deciso di utilizzare la metà di questi, a distanze di 300 metri una dall’altra, soluzione che ha comunque riscosso un pieno successo.
Quattro anelli in fibra ottica Optocore indipendenti e ridondanti, portavano gruppi di otto segnali audio, già con i ritardi, più i dati in TCP/IP ad ogni torre. Grazie a questo, c’era il controllo remoto per ogni rack di amplificatori da un singolo punto tramite Ethernet.
Oltre alle parole del Papa, il programma per i pellegrini comprendeva artisti internazionali e polacchi, accompagnati da un’orchestra ed un coro, diretti da Adam Sztaba, con l’assistenza di un secondo conduttore, il prete Robert Tyrała.
Alla regia FoH erano impegnati cinque fonici con altrettante console audio.
Oltre al materiale audio fornito da Gigant Sound Letus, è stata necessaria un’integrazione di materiali arrivati da Capital Sound e Britannia Row (UK), EQ Audio & Events (Irlanda), Szimpatech Showtechnika (Ungaria), Invi AS (Danimarca), Trius (Germania), Soundtech, Planet Service and Blackout (Italia) e Rent-All (Paesi Bassi).
Considerato il grande numero di torri delay e ricevitori, la vasta distanza tra di essi (la più lontana era collocata ad almeno 2 km dal FoH) l’unica soluzione utilizzabile per il trasporto dei segnali era la fibra ottica.
Entrambe le principali compagnie di rental impegnate – Gigant Sound Letus e GMB Pro Sound – hanno dovuto attingere a tutto il proprio magazzino. Si sono ampiamente affidate ai network Optocore per i due siti principali, registrando il più grande impiego di attrezzatura tecnologica mai utilizzato per un singolo evento: oltre160 dispositivi, secondo Jurek Taborowski della Gigant.
Per il Campus Misericordiae di Brzegi sono state quindi impiegate 68 torri audio, di cui 13 con intercom, 28 video wall collegati da quattro anelli in fibra ottica che hanno richiesto ben 84 rack di attrezzatura Optocore. Ognuna delle torri audio e video conteneva infatti un singolo dispositivo Optocore che forniva uscita analogica, uscita AES e LAN Ethernet agli amplificatori Powersoft.
Per far fronte a questo enorme fabbisogno di attrezzatura, Lumière&Son, che ha curato il progetto esecutivo, ha attinto ai magazzini presenti in Francia dei colleghi di Optocore, GB4D e De Préférence. In termini di portata, il presidente di Lumiere&Son Pierre Heyligen ha confermato che “per il progetto sono stati impiegati più dispositivi che per il COP 21 (la conferenza del 2015 di Parigi sui cambiamenti climatici) e per il Grand Opening del Nuovo Canale di Suez - sebbene abbia richiesto meno canali”.
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