Pasquale Aumenta

un uomo... di ferro!

di Alfio Morelli pasquale aumenta italstage

La sua azienda, Italstage, è leader nella progettazione e realizzazione di strutture, apprezzatissime nel mondo del live: Vasco, Jovanotti, Baglioni e tantissimi altri suonano sopra, e sotto, i suoi grandi palchi.

Il percorso professionale di Pasquale Aumenta è lo specchio dell’evoluzione di un intero settore dell’industria dello show business. Ma è anche un caso di imprenditoria meridionale capace di affermarsi in Italia e all’estero.

Incontriamo Pasquale a Napoli dove ha luogo la sede centrale della sua azienda Italstage, una realtà in grado di lavorare ai più alti standard internazionali.

Pasquale, dopo gli studi classici in provincia di Salerno, si trasferisce a Napoli nel 1980 per frequentare la Facoltà di Economia e Commercio, dove si laurea successivamente. Qui entra in contatto con diversi impresari, organizzatori di concerti, in accordo coi quali comincia ad organizzare, a proprio rischio, concerti nel palasport di circa cinquemila posti vicino a Sala Consilina, suo paese d’origine, anche con nomi allora di grande richiamo ed economicamente impegnativi come Loredana Bertè e i Pooh.

“Ovviamente allora non esistevano aziende in grado di fornire palchi modulari – ci spiega – bisognava arrangiarsi, così ne creammo uno noi, modificando dei prodotti già in commercio. L’idea riscosse molto successo, tanto che gli impresari della zona cominciarono a chiederci la struttura per le feste in piazza e per i vari concerti. Vista l’opportunità, fondammo nel 1986 la ditta Italstage, con la quale costruimmo un nostro palco modulare che subito fu impegnato nel tour di Venditti in tutta Italia, in collaborazione con lo storico Libero Venturi”.

Perché parli al plurale? Eri insieme ad altre persone?

Sì, eravamo tre soci fondatori, uno dei quali, Mario Scutaro, è ancora socio di Italstage, mentre il terzo, purtroppo, non c’è più. Nell’arco di quattro/cinque anni si aggiunsero altri tre soci: Tosolini, Grosso e Morrone. Attualmente siamo quindi in cinque: Scutaro si occupa della gestione dei magazzini, Morrone della logistica e del personale, Grosso dei montaggi e del lavoro nei cantieri, Tosolini si occupa dell’ideazione e della progettazione dei palchi, mentre io mi occupo della parte commerciale, di quella finanziaria e della gestione generale. L’anno di svolta è stato il ‘95, quando abbiamo deciso di compiere il grande passo ed investire ben due miliardi di vecchie Lire in Layher ed attrezzature più moderne.

Investimenti nel materiale... e il personale?

Agli inizi del Millennio abbiamo cominciato a notare che c’erano diversi problemi riguardo al personale necessario per il montaggio di queste strutture in altezza: il costo cominciava ad essere esorbitante e non si trovavamo persone con le qualifiche necessarie. Così nel 2001-2002 abbiamo riconvertito i nostri investimenti in strutture che avessero un’altra logica, quella di esser montate a terra e tirate su da motori ed argani elettrici: parliamo di Prolyte.

Prima, invece, le strutture venivano montate in altezza?

Esatto. Quindi, per sviluppare le strutture velocemente servivano molte persone specializzate contemporaneamente. Nel 2001-2002, in corrispondenza di tour come Notre Dame de Paris e Jovanotti, abbiamo cominciato ad investire in Prolyte, Litec e altre strutture di questo tipo provenienti anche dall’estero. La prima struttura Prolyte è stata installata a Palermo, in un palasport, per la tournée di Renato Zero, poi a Gallipoli, dove abbiamo montato una struttura proveniente dal nord dell’Olanda, ovvero dalla parte opposta dell’Europa. Da allora abbiamo continuato ad investire, dotandoci sempre di nuovi prodotti, come le truss da 1,50 m, e innovandoci ogni qualvolta la situazione lo richiedesse.

Quanto materiale avete comprato e quanto avete costruito voi?

Tutto il materiale è stato acquistato dalle case costruttrici, ogni pezzo con la propria documentazione e con tutte le autorizzazioni del caso. Noi ci siamo limitati a realizzare delle piccole modifiche, o piccole strutture, in poche parole accessori. Quello che però abbiamo certamente fatto è stato di suggerire le caratteristiche di alcuni prodotti alle aziende, indicando le necessità del mercato; ad esempio, insieme alla Litec abbiamo progettato almeno due prodotti: il primo è la trave a sbalzo, pensata per coprire le tribune fino a otto metri, così da eliminare l’uso dei pali anteriori e garantire la massima visibilità; l’altro prodotto è la famosa Myte, unica trave al mondo in alluminio particolare, imbullonata e non saldata. Con la Myte abbiamo anche fatto il tour di Vasco e quello di Tiziano Ferro. Inoltre abbiamo suggerito anche la costruzione delle transenne antipanico in alluminio, ormai dieci anni fa, quando in Italia esistevano solo quelle in ferro. Ci siamo quindi fatti promotori, nell’arco degli anni, di vari nuovi prodotti. Non a caso siamo stati la prima azienda in Italia ad aver comprato e fornito prodotti per la copertura del prato degli stadi: la tournée degli U2 del ‘93 si è fatta con la famosa copertura a rotoli “Securcover” costruita da noi.

Cosa avete imparato dalle esperienza all’estero? C’è ancora il gap con i colleghi stranieri?

Il gap si sta assottigliando grazie alla globalizzazione del mercato. Il territorio italiano continua ad avere la normativa più restrittiva al mondo, per cui quello che si può fare in Italia si può tranquillamente fare all’estero, mentre non è così facile il contrario. E, sicuramente, il mercato italiano è più piccolo e frastagliato rispetto a quello belga, francese o tedesco; ma noi, almeno per quanto riguarda le grosse strutture, siamo considerati un’azienda di riferimento in Europa, subito dopo un colosso come StageCo. Abbiamo fra i nostri crediti strutture anche per concerti stranieri in Italia, con gruppi come Depeche Mode o Green Day, e molte realizzazioni all’estero come, ad esempio, Rammstein a Sofia, i Red Hot Chili Peppers a Belgrado e Mariah Carey a Tunisi.

Come e quanto sono cambiate le normative negli ultimi anni?

Sono cambiate molto, e noi ci siamo sempre adeguati, a volte anticipandole spontaneamente. Noi istruiamo da anni i nostri tecnici a lavorare in tranquillità, sicurezza e senza eccessi; si pensi solo che dieci anni fa le tournée si facevano con i camper, mentre ora i tecnici dormono negli sleeper o direttamente in albergo, e quando ci sono delle situazioni estreme, la squadra raddoppia. Non ci sono più situazioni di persone che non dormono o che dormono in macchina, perché la qualità del lavoro è legata anche alla qualità della vita in tour.

Cosa cambierà con la prossima introduzione del nuovo regolamento per lo spettacolo?

Cambierà che i professionisti continueranno ad essere professionisti e non ci sarà più spazio per gli improvvisati, proprio come dovrebbe essere. Per noi è, infatti, impossibile confrontarci con aziende che non rispettano le regole, perché ciò permette loro di mantenersi su un più basso profilo economico mentre noi, rispettando tutte le normative, abbiamo dei costi che ci auto-escludono da un certo mercato. Dal nostro punto di vista ben vengano, quindi, tutte le normative del caso, perché ci consentono di lavorare ovunque senza ostacoli.

Attualmente com’è strutturata Italstage?

Questa in cui ci troviamo, a Napoli, è la sede principale, la sede storica. Ma le esigenze di mercato ci hanno imposto di spostare la nostra attività anche in altre due sedi, Udine e Milano, per due motivi: avvicinarci ai mercati di sbocco, quindi spostare meno TIR ed avere costi minori, e perché al Sud il mercato è calato molto: sono venute meno tutte quelle feste di piazza e quegli enti che contribuivano all’aspetto della programmazione turistica. Stiamo valutando di ingrandire la sede di Milano in vista dell’Expo 2015, invece la sede di Udine è pensata e strutturata per servire i mercati dell’Est Europa, mentre Napoli serve il mercato mediterraneo: Turchia, Grecia, Georgia, Marocco, Tunisia sono paesi con cui abbiamo diverse collaborazioni.

italstage

Avete anche investito in mezzi di trasporto?

Sì, certo. Ad oggi abbiamo circa 40 semirimorchi tra aperti, chiusi, furgonati e centinati, una decina di trattori stradali, 11 o 12 gruppi elettrogeni insonorizzati, tutti bi-gruppi, da 80 fino a 1000 kW in parallelo, quindi macchine costruite nell’arco degli anni, con le quali riusciamo a soddisfare qualsiasi tipo di esigenza. Riusciamo a muovere tranquillamente 20 o 30 bilici senza particolari problemi e, nel caso di tour importanti italiani, abbiamo spostato attrezzature di venti bilici solo per un palco spostandoci da una città all’altra, muovendoci in tempi contenuti, cercando, così, di ridurre i tempi morti. Avendo molti mezzi a disposizione sparsi tra Napoli, Udine, Milano e il Mugello – dove abbiamo un deposito volante all’interno dell’autodromo con cui costruiamo regolarmente 20.000 posti tribuna per i mondiali di motociclismo – siamo molto veloci nelle nostre forniture, e questo è un nostro punto di forza. Se riceviamo una conferma entro le nove di mattina, il giorno dopo siamo in qualunque punto d’Italia pronti a cominciare il lavoro.

Quanto personale e quanti spazi impiega Italstage?

Siamo in 23 o 24 persone tra amministrativi, magazzini, autisti e personale fisso per il montaggio a libro paga, perché comunque serve un numero di dipendenti fisso per partecipare alle gare. Per quanto riguarda gli spazi, a Napoli abbiamo 4.500 m2 coperti e circa 10.000 scoperti; a Milano abbiamo 1.000 m2 coperti e 3.000 scoperti, a Udine 2.000 coperti e 7.000 scoperti, perché è a Udine che arriva il grosso del materiale da spostare poi, a seconda delle necessità, a Milano, Verona, eccetera.

Questa organizzazione ci consente di realizzare diversi lavori contemporaneamente, come in occasione del capodanno nuovo Millennio, quando abbiamo allestito contemporaneamente dodici palchi coperti in giro per l’Italia, da Torino a Palermo, da Reggio Calabria a Verona, da Roma a Rimini. Da allora gli investimenti sono continuati, ed ora siamo in grado di realizzare contemporaneamente venti palchi coperti. Disponiamo poi di circa 25.000 posti-tribuna, transenne normali e antipanico, ringhiere, orso grill speciali, gruppi elettrogeni, sedie per convegni e quant’altro, oltre alle coperture dei prati negli stadi. Disponiamo anche di circa conquanta motori con velocità variabile... insomma tutto per lo show tranne audio, luci e video, settori in cui non vogliamo entrare appositamente.

Commercialmente che prodotto hai mente per il futuro?

Ho in mente degli hangar mobili, grandi fino a 2000 m2, in grado di soddisfare diverse esigenze, fatti in Layher, veloci e facili da costruire in una decina di giorni. Ma anche delle nuove tribune, sempre in Layher originale, avveniristiche, comode e robuste.

Finiamo con il nostro tormentone: il tuo sogno nel cassetto?

È quello di fare un tour con tre palchi in contemporanea con un artista internazionale in giro per l’Europa.

contatti: ITALSTAGE