Non tutti deciBel sono uguali
Ci sono alcuni atteggiamenti mentali che attraversano tutti i temi e con la loro struttura si adattano alle più disparate situazioni...
Ci sono alcuni atteggiamenti mentali che attraversano tutti i temi e con la loro struttura si adattano alle più disparate situazioni. L’idea razzista del diverso tanto aborrita nei rapporti sociali riemerge nel giudizio sui deciBel, argomento che per il suo tecnicismo dovrebbe essere impermeabile a queste accezioni.
Due le Alabama in cui si concentrano i maggiori casi di razzismo: pubblici esercizi e concerti. Dei deciBel nei concerti ho già parlato, aggiorno l’argomento con questa perla sull’allestimento degli U2 per aiutare a riflettere su una certa attitudine alla ripetizione, inutilmente frequente a tutti i livelli.
I cluster erano praticamente sulla copertura laterale dello Stadio.
In sintesi a Goteborg tutti gli abitanti hanno goduto di un concerto il cui livello sonoro è stato rilevato dai tecnici dell’amministrazione comunale svedese in oltre 95 dB(A) di Leq a 300 m (articoli su articoli sul tema) con un livello sul pubblico in area fronte palco, sonorizzato dai diffusori del palco, a 98 dB(A) Leq.
Argomento nuovo: pubblici esercizi e locali pubblici, con musica dal vivo e non.
Quello che succede spesso nei bar, disco bar e localini in genere è quanto di più assurdo si possa immaginare nell’universo della riproduzione del suono.
Analizziamo il percorso.
Progettazione quasi sempre inesistente. Nei rari casi si scontra con difficoltà oggettive di dati tecnici carenti o fantasiosi. Spesso la funzione è assolta dal rivenditore locale che con una certa pragmaticità ti propone cose che la natura avrebbe diviso, unite solo nel fondo del magazzino. Il montaggio completa la devastazione assemblatoria, proponendo diffusori installati nei posti più errati, negli angoli o dentro l’arredo, capaci solo di aumentare il rumore sopportato dal soprastante o confinante vicino.
Quando poi l’esercizio, per sua disgrazia, debba essere “controllato” per il rumore verso l’esterno, i trucchi e le nefandezze si sovrappongono alla già tortuosa installazione, con soluzioni degne di un cannibale.
In un bar ho visto frapporre tra i coni e la griglia, dentro i diffusori, una lastra di gomma espansa nella misera speranza di taroccare le misure di controllo, obbligando l’esercente e gli avventori ai peggiori 76 dB(A) che orecchio umano abbia mai potuto ascoltare.
La fantasia non riesce ad elaborare l’allegria delle catene di amplificazione utilizzate in queste situazioni. Blocchi di preamplificazione a impedenze diverse, tutte messe in serie, e in fondo un limitatore (con questo termine i tecnici definiscono le più svariate apparecchiature): compressore, cross-over, singolo potenziometro dentro una scatola, un amplificatore utilizzato sull’uscita tape. Prego i lettori di aggiornare questo elenco la cui completezza tradotta in un libro potrebbe essere più delizievole di un pregiato romanzo di fantascienza.
La taratura del livello del sistema, a questo punto, è l’ultima coltellata ad un sistema agonizzante.
Eppure progettare costa meno e dà maggiore soddisfazione. Ma l’idea che l’intelligenza sia un costo inutile è dura a morire. Devo dire che da parte della categoria dei progettisti non è tutto oro, anzi. L’ignoranza dei principi base di elettrotecnica si coniuga spesso con l’attitudine al guadagno facile, fine che giustifica la firma altrettanto facile. Le dichiarazioni false o allegramente superficiali si moltiplicano, prodotti di una scarsa conoscenza e di una scadente etica.
Da qui discende il rapporto quantomeno ambiguo con la committenza che, disorientata, ti chiede spiegazione sul perché Caio avrebbe risolto tutto con l’intonaco, Sempronio con una tenda, mentre te (esagerato e antipatico) ritieni necessaria addirittura una controparete, oltre all’eliminazione di almeno metà di tutti quegli apparecchi (costati una fortuna e installati dal luminare Dott. Ing. Prof. Pinco Pallino) la cui unica utilità è l’illuminazione serale e il consumo di energia. È l’universo degli interessi incrociati che confondono un percorso viceversa molto semplice.
La realizzazione segue la casualità progettuale e quando il capo nasce così anche il resto del corpo si adatta: posizioni degli apparati e dei diffusori a dir poco infelici, collegamenti rigidi delle parti vibranti alle strutture murarie che peggiorano verticalmente le condizioni di esercizio e incrementano il disturbo verso l’esterno. Talvolta, per fortuna raramente, si trovano luoghi isolati da un tecnico, ad esempio con contropareti e controsoffitti. Opere vanificate dalla successiva installazione dei diffusori effettuata forando le partizioni per il posizionamento. Non resta che alzare le mani e chiedere che il colpo sia diretto al cuore.
Il collaudo è l’altro, finale, bandolo della matassa in mano ai professionisti. Viene chiesto, e non sempre, dalle amministrazioni comunali per il rilascio dell’autorizzazione all’uso delle apparecchiature. Qua si susseguono le divergenze descritte nella fase progettuale ed emerge, in ritardo, che non tutti i deciBel sono uguali, anzi. La qualità si impone all’evidenza che allo stesso livello da una parte si fa musica dal vivo e dall’altra non si capisce neppure cosa dice la televisione. L’analisi del segnale non dà l’idea delle differenze, la sua rappresentazione asettica e scientifica non può degnamente esprimere l’abominio, penso che in questi casi si possa ricorrere solo alla pittura: l’urlo di Munch è molto più efficace nella comunicazione.
Ma il diverso non è sempre negativo. Non è giusto schiacciare il criterio di diversità nella sola logica bipolare del meglio e peggio. Ci sono nella storia della musica molte vicende che il diverso è qualità.
Leo Fender si stacca da Gibson, fonda una sua casa di strumenti musicali e inventa una chitarra “povera” il cui suono è così particolare e sporco che si impone come sonorità caratteristica.
Il Pignose Amplifier è un amplificatore di bassa potenza con una caratteristica: distorsione armonica al massimo volume molto alta, tale da conferire al suono della chitarra una sonorità propria. Si impose immediatamente all’attenzione, Beatles e Rolling Stones e qualche altro si contendono il primato del suo uso: nasceva il distorsore per chitarra.
Questo tipo di diversità, va ricordato, è di natura “diversa”, non nasce dall’ignoranza del tema trattato, semmai da esperimenti rocamboleschi. Si tratta di progetti forse rischiosi, non di fondi di magazzino malamente assemblati e di professionisti con la firma facile.