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Jova Beach Party
La grande festa musicale voluta da Lorenzo per divertirsi insieme ai suoi fan fra terra, mare e cielo.
di Giancarlo Messina, Douglas Cole, Giovanni Seltralia
Una delle principali difficoltà nell’organizzare grandi eventi in luoghi non predisposti allo scopo, come Campovolo o il parco di Modena, è quella di creare dal nulla un’intera serie di servizi che normalmente si danno per scontati: corrente elettrica, servizi igienici, strade, percorsi, transennamenti, uffici, camerini, palchi e strutture, punti di ristoro, sicurezza… insomma un enorme lavoro, di solito allestito per ospitare decine di migliaia di persone in un unico grande show.
Per il JBP bisogna moltiplicare questa follia per ogni data del tour, al momento 17, aggiungendo che si tratta di portare tutto su una spiaggia, in frequentatissime località balneari in piena estate. Combattendo contro gli spazi esigui, la sabbia, le trombe d’aria, il solleone, la salsedine, perfino contro l’erosione della spiaggia sempre imprevedibile; aggiungendo ancora – l’elemento forse più ostico di tutti – l’enorme burocrazia italiana. Delirio allo stato puro.
Eppure Lorenzo ha trovato qualcuno in grado di realizzare questa sua idea, poetica, certo, ma anche con livello di difficoltà altissimo: cioè la Trident di Maurizio Salvadori, il quale si è avvalso per la produzione della Soup2Nuts di Andrea Staleni che già aveva collaborato alla realizzazione dell’ultimo grande tour di Jovanotti nei palasport. Non a caso i riferimenti alla follia nel progetto non mancano, dai visionari della Kon-Tiki fino alle utopie degli architetti di Archigram e delle loro “instant city”.
Di certo il JBP e la sua immagine sono stati gestiti al meglio, perché ogni fan ha subito avuto ben chiaro lo spirito dell’evento: divertirsi, con il costume e i piedi nudi, in una grande festa sulla spiaggia con 40.000 invitati; e, al di là delle mille polemiche pretestuose alle quali ormai dobbiamo abituarci, questo è stato il messaggio principale arrivato al grande pubblico. Ottimo quindi il lavoro dell’ufficio stampa Goigest ma in generale di tutto il team, a partire dallo stesso artista che non ha mancato di utilizzare al meglio i social per comunicare con la sua gente. Un pubblico multigenerazionale ed entusiasta, tanto che i biglietti – non ancora soggetti alla legge sul tagliando nominale – sono stati spesso introvabili con mesi di anticipo su molte date.
Fra le possibili venue, abbiamo scelto quella di Marina di Fermo, nelle Marche. Forse non la migliore sotto l’aspetto scenografico, poiché un fortunale ha piegato la sera prima le greche che sospendono gli i-mag laterali del main stage, che sono così rimasti a terra, ma questo è un dettaglio del tutto insignificante.
Abbiamo potuto appurare invece la grande organizzazione che ha consentito il popolamento di un enorme tratto di spiaggia, ospitando con successo oltre 40.000 persone arrivate sin dal mattino, con apertura cancelli intorno alle 14:00, orario che favorisce moltissimo un afflusso ordinato. Nel pomeriggio tanta musica, ma con volume ridotto e localizzato, dagli stage secondari, con Lorenzo che, con tanto di cappello da pirata, ha cavalcato la sua bici lungo i viali fra il pubblico per raggiungere i DJ e partecipare alla festa. Poi i gruppi spalla, aspettando il concerto serale vero e proprio.
Un concerto a dire il vero piuttosto atipico: Lorenzo sta quasi sempre dietro la sua console da DJ, e la scaletta alterna rinomati brani altrui con i più celebri del suo repertorio, ovviamente accompagnato dalla band. Ospite della serata Frankie hi-nrg. Il segnale audio fa percorsi stranissimi: esce dal mixer FoH (che però non è FoH ma sul palco!), entra nella console di Lorenzo, che gli fa un po’ di tutto, poi torna dal fonico che lo manda a un altro mixer in sala che equilibra la voce e la musica e lo manda al PA… L’ascolto è potente, soprattutto sulle basse, e avvolgente. C’è molta improvvisazione, sotto il punto di vista creativo, quindi il sound è anche piuttosto fluttuante, secondo l’ispirazione di Lorenzo che non lesina nell’intervenire sulle frequenze. Forse qualche larsen di troppo sul microfono dell’ospite, anche perché il monitoraggio è senza IEM e con un gran volume; se ne ricava l’idea di un concerto molto ruspante e divertito, che poi credo sia stata proprio l’intenzione del progetto iniziale.
L’aspetto visual è accattivante, anche senza gli i-mag laterali: il video centrale, sagomato in maniera tondeggiante, ospita contributi grafici in stile VJ, molto divertenti, e segnali live spesso trattati, con un uso molto coinvolgente del 3play, macchina che riprende in tempo reale video appena filmati, rielaborandoli a tempo in stile moviola.
La serata vola. La gente si diverte moltissimo, Lorenzo pure! Mentre dagli addetti alla produzione ci arriva telepaticamente il messaggio cifrato “anche questa è andata!”.
Insomma un grande sforzo produttivo per un tour che va oltre l’idea di concerto e la supera: è un grande happening, una festa, un sorriso, una voglia di libertà.
I dettagli tecnici? Nessuno potrebbe spiegarli meglio dei protagonisti della produzione stessa che ha visto, fra le principali aziende fornitrici, Agorà per audio e luci, Italstage per le strutture e STS per i video.
Maurizio Salvadori - Trident Music – Produttore
Questa idea – racconta Salvadori – è venuta fuori nel giorno della presentazione del tour negli stadi: Lorenzo ha “leggermente” cambiato le carte in tavola: “Ho avuto un’idea – ha detto –; dato che gli stadi li fanno tutti, e noi li abbiamo fatti già due volte, la mia idea è di andare sulle spiagge… con mare e musica, uno spettacolo live”. Mi ha convinto subito, perché l’idea è fantastica. Il problema è stato realizzarla: conoscevamo le difficoltà logistiche, ma forse avevamo sottovalutato quelle burocratiche, soprattutto quando si ha a che fare con amministrazioni locali non abituate a ospitare grandi concerti.
Le considerazioni prettamente tecniche sono molto complicate, perché per muoversi sulle spiagge servono mezzi speciali, ma anche la sicurezza sul mare è moltiplicata: le zavorre, per dirne una, devono essere di almeno 180 tonnellate! In buona parte arrivano dal promoter locale, ma devono comunque essere portate alla carraia e posizionate una per una. Già questo dilata moltissimo i tempi di lavoro. E ho parlato solo di una delle cento complicazioni.
Poi la corrente elettrica, con tre impianti elettrici per dare corrente ovunque necessario, dal palco agli stand gastronomici, oltre alla necessità di costruire delle strade sulla sabbia per poter posizionare gli stessi stand e le strutture. Il risultato sono… sessantadue bilici solo per lo show: in certe piazze non so neanche dove andare a parcheggiarli.
Questa è un’impresa che, in quarant’anni di carriera, giudico la più difficile in assoluto: due date a settimana, dove una data ha tre giorni di off e l’altra ne ha due, e questo richiede una doppia struttura… anzi, due strutture e mezzo, perché nelle piazze in cui c’è un dislivello importante mandiamo avanti una terza struttura per metterla in bolla. Entriamo al giorno –7 con partenza al giorno +3; in tutto dieci giorni di permanenza sulla spiaggia.
In ogni caso – continua Salvadori – la cosa più complicata è la comunicazione con gli interlocutori locali ai quali, purtroppo, andiamo a spezzare il tran tran quotidiano, costringendoli ad assumersi delle responsibilità di cui farebbero volentieri a meno. Il progetto consta di oltre duemila pagine a livello cartaceo, e quando noi arriviamo con duemila pagine da leggere, con tutte le certificazioni e tutta la progettazione, c’è qualcuno che ci dice ‘ma perché?’. Nelle città che dipendono da prefetture abituate a gestire grossi concerti, ci fanno sì le pulci, però in maniera intelligente e costruttiva. Fanno il loro mestiere per bene, controllano minuziosamente che tutto sia a posto. Il problema è che troviamo spesso interlocutori che non solo non hanno l’esperienza o la capacità necessarie, ma a volte si comportano anche con presunzione o arroganza. Con queste persone diventa veramente difficile il dialogo, perché non sono in grado di valutare la situazione.
In definitiva, abbiamo creato un vero e proprio mega-festival itinerante: all’inizio erano quindici date, poi ne abbiamo raddoppiate due a fronte della richiesta e del successo. Alla fine faremo circa mezzo-milione di persone. È comunque una bellissima esperienza per il pubblico, una situazione magica, per certi versi irripetibile. Quando arriva il tramonto e si comincia a vedere questa marea di gente, si viene ripagati di tutti i sacrifici e le tensioni accumulate.
Cosa penso della legge sul biglietto nominale? È una stupidaggine demagogica, fatta da politici che cercano di raccogliere quattro voti e che ignorano totalmente la materia.
Claudio Santucci - Giò Forma
Jova Beach Party nasce da un’idea di Lorenzo, che è stato poi affiancato da un team creativo composto da Lorenzo stesso, Sergio Pappalettera, me e Andrea Staleni. Abbiamo interagito molto scambiando idee e competenze, anche se poi ciascuno si è occupato di un aspetto specifico. L’idea era di realizzare qualcosa che andasse al di là del concerto, che fosse un’esperienza di cui il concerto finale fosse solo il momento conclusivo. Il progetto completo, montato solo a Lignano e a Rimini, prevedeva quattro torri principali, ma sapevamo già che sarebbe stato necessario ridurlo nelle date successive, ottimizzando tutto con due sole torri, per facilitare l’allestimento, veramente difficoltoso.
Sotto il punto di vista scenografico, abbiamo voluto creare un villaggio multiculturale, cioè senza un riferimento unico, mischiando tanti spunti e tante idee, ma tutte legate dal concetto di libertà e un po’ di follia. L’idea era quella di far sentire la gente non di fronte al palco, come in un concerto tradizionale, ma in mezzo al palco, in mezzo alla festa. Poi la scelta dei gonfiabili, elementi snelli ma d’effetto, che formano la scritta “JOVA”… rispettivamente con la sirena (J), il video (O) le palme (V) e vari altri elementi che formano la A! Una bella esperienza!
Pasquale Mercuri - Responsabile strutture per Italstage
Il nostro compito è quello di montare e smontare le strutture di Italstage nei tempi stabiliti. Facile a dirsi, un po’ impegnativo nella realtà. Si tratta perlopiù di strutture Layher, perché il palco non presenta coperture, se non quelle minime sui mixer. La struttura di americane superiore serve a sorreggere il grande LEDwall, inserito in un concept tondo di americane molto interessante, con una truss di Italstage ideata appositamente per questo tour. Per gli schermi laterali, abbiamo poi due americane Prolyte a sbalzo. Montiamo inoltre le torri delay, che possono essere Flying Tower o torri Layher, dipende dalla location, supportati in tutte le date dallo studio Icaro.
Le zavorre di cemento sono un aspetto impegnativo: ogni torre Layher necessita di circa 12 tonnellate, e anche il palco ha zavorre di cemento sulla base, sui due lati. Alcune sono fornite da Italstage, altre le troviamo sul posto. Le Flying Tower hanno sia zavorre sia riempimento ad acqua, per garantire stabilità in caso di vento forte. Forniamo anche tutti i gruppi elettrogeni, circa quindici. Sono studiati apposta per questo tipo di tournée: ottimizzati per l’uso sulla sabbia, con molta polvere. Abbiamo due bigruppi dedicati allo show: due da 500 kVA e due da 450 kVA. Poi ne abbiamo altri sette da 350 kVA, per il villaggio; a questi si aggiungono le ventidue torri faro.
Forniamo anche tutte le recinzioni, i servizi, gli accessori, eccetera: una quindicina di bilici solo di Italstage, comprese le canaline personalizzate per il tour, idea di Pasquale Aumenta.
Il ponte di sospensione dello schermo centrale realizzato con la truss in ferro ideata appositamente da Italstage. Si nota anche il rinforzo posteriore dello schermo.
Giriamo con una doppia struttura, con squadre di montaggio e smontaggio sempre uguali, più il supporto di squadre locali. Finito lo show iniziamo a smontare con la squadra notturna, che poi viene sostituita la mattina alle 8.00; il lavoro prosegue fino alle 19.00 circa in base alla location. Una volta messo il materiale a posto, si caricano i primi bilici e a seguire il resto fino alla fine del secondo giorno di smontaggio. Poi il materiale parte, ma non si dirige alla data successiva, in cui c’è la seconda struttura, ma a quella ancora dopo. Le fasi di smontaggio sono ben delineate: già alle 23.30 vengono accostati i mezzi di produzione, dato che audio, luci, video e scenografie hanno la precedenza. Noi, come Italstage, diamo un supporto alla produzione nello smontaggio di scenografie e accessori; poi verso le 3.00 smontiamo le torri delay. Il main si smonta nel secondo turno, al mattino, e in contemporanea EPS inizia a togliere la pavimentazione. Ogni squadra conta quattordici scaff, sedici arrampicatori, una ventina di crew. Bisogna stare attenti a mettere il materiale nei bilici, e in questo anche gli autisti sono utilissimi per aiutare i ragazzi. Il nostro ultimo camion lo chiudiamo sempre il secondo giorno dopo lo show.
Le difficoltà sono molte, la maggiore sfida è la movimentazione del materiale sulla sabbia. Servono pavimentazioni di acciaio, alluminio o plastica, fornite da EPS Italia. Noi abbiamo bisogno della gru per montare le strutture alte venti metri, e la gru deve camminare su un pavimento solido. Al promoter chiediamo mezzi speciali; a coordinare ci sono uomini Trident che guidano i mezzi del local promoter. Servono ruspe Manitou, trattori, carrelloni, muletti, eccetera: siamo intorno ai diciotto mezzi. A volte i luoghi sono davvero selvaggi, e caricare e scaricare i camion diventa una vera sfida. Ci sono situazioni irrisolvibili: ad Albenga è scomparsa la spiaggia, mangiata dal mare; a Viareggio abbiamo lavorato davvero a un metro dal mare, costruendo una barriera apposita per riportare un po’ di sabbia: è stata la data più difficile. Noi mettiamo delle piastre di acciaio di EPS sotto la struttura, modello Arena, e con quelle si gestisce il terreno, però certe situazioni diventano estreme.
Le torri faro in questo caso sono indispensabili, ne installiamo ventidue a ogni concerto come fornitura fissa, aggiungendone altre dove necessario. Sono torri ibride, sempre di Italstage: quando vengono accese, il motore ricarica le batterie che poi danno tensione alle torri. Si possono usare sia i motori sia le batterie da sole, qualora il rumore dia fastidio: una torre fornisce intorno al kW e mezzo e permette ad utenze esterne di attaccarsi, come la TIM, in questo caso.
Pino Piaschetola, fonico FoH (sx), con l’assistente, Luca Scornavacca.
Pino “Pinaxa” Pischetola - Fonico FoH
Nell’ultimo tour nei palasport avevamo uno show completamente programmato, ogni canzone aveva la propria scena agganciata al timecode. Qui Lorenzo ha pensato di fare l’esatto opposto, al punto che, al pomeriggio, ancora non sappiamo nemmeno chi sarà l’ospite, e anche la scaletta è poco più di un’indicazione su quello che succederà. Uno show nato così già durante le prove a Cortona: tantissime ore senza mai provare lo stesso pezzo! Vista la situazione ho preferito restare sul palco per poter avere sotto controllo tutto quello che succede durante la serata, alquanto imprevedibile. Questo è possibile grazie alla presenza in sala di Antonio Paoluzi, perché in lui ho una fiducia totale… al peggio può migliorare il mio mix! Ad Antonio mando un canale voce e uno musicale e lui può perfezionarne il balance.
Avevo anche l’esigenza di avere sempre tutto sottomano, tanto che avevo pensato ad una console analogica. Alla fine ho scelto la SSL L550 digitale, ma non uso alcuna scena, tutto lo show si fa ‘alla vecchia’, con continui balance su quello che arriva. Il routing, comunque, è tutt’altro che semplice: il mix della band passa alla console DJ di Lorenzo, che può decidere unilateralmente se chiudere la band, nell’ottica di uno show misto di DJ set e canzoni suonate. Quindi, quando lui fa queste parte da DJ, alcune volte mette effetti su tutta la band o la chiude, mettendo una nuova ritmica sotto. Perciò il mio mix va alla console di Lorenzo, ma ho comunque uno sdoppiamento per me perché, se lui decide di fare un brano e, con le mille cose a cui deve pensare, magari si dimentica di alzare il fader della band… lo posso alzare io da qui!
Ho aggiunto una configurazione con DiGiGrid MGB e il software MainStage, in cui ho inserito un plugin Universal Audio per riverberi ed effetti per la voce. Per cui, con un template su un controller Native Instruments, in qualsiasi momento posso dare gli effetti alla voce senza toccare il banco. Ho due riverberi diversi e due delay, con la lunghezza dei reverb e il feedback dei delay sulle manopole fisiche, tutto mappato. È una cosa complessa per una situazione molto manuale. Nell’MGB ho 32 in e out e uso i plugin come se fosse outboard esterno, però ho sotto mano i parametri.
Oltre a questo uso dei pad, sui quali ho degli effetti per il mix, con cui posso mettere dei flanger, filtri e altro sul master. Generalmente seguo il mio gusto per inserirli durante il concerto, oppure me li chiede Lorenzo. In questo modo c’è proprio una parte di produzione creativa che si muove tra la regia e il palco durante lo show.
Infatti io mi diverto tantissimo… forse non proprio come mi diverto in studio, ma questa è sicuramente la cosa live più divertente che io abbia fatto fino ad oggi.
Diciamo che c’è molto lavoro di setup dietro per poter operare dal vivo durante lo show. Ci vogliono di sicuro un bel feeling e telepatia con l’artista per poter lavorare in questo modo.
Lorenzo usa un microfono ad archetto Shure che va direttamente nella SSL, dove viene applicata solo un po’ di EQ, compreso un equalizzatore dinamico sul master della voce che interviene quando ci sono troppe basse e troppe alte.
“Per mixare, in regia abbiamo un paio di L-Acoustics ARCS II per l’ascolto che, considerando i volumi qui sul palco, sono tutt’altro che di riferimento. Per fortuna in termini di equalizzazione sulla spiaggia la situazione è piuttosto collaudata, perciò il mixaggio è più che altro una questione di balance.
Il mio assistente è fondamentale – aggiunge Pino –. Penso di aver fatto più telefonate a Wolfango (De Amicis, Agorà – ndr) per avere Luca Scornavacca che per qualsiasi altra cosa…
Luca Scornavacca - Assistente in regia di sala
Mi occupo dell’allestimento della regia di Pino – dice Luca – ma anche della seconda regia con una S3L Avid, banco dedicato agli ospiti sul palco principale. L’S3L è stata scelta perché serviva un mixer compattissimo e perché Avid è uno standard conosciuto anche a molti freelance al seguito degli ospiti.
Un adattamento tecnico che sembra un dettaglio – spiega Luca – ma che in questa situazione è importantissimo, è la ventilazione supplementare della console SSL. Abbiamo fatto una sorta di doping per questa situazione particolare, aggiungendo una ventola in più, perché abbiamo la regia esposta qui sul palco, accesa dalla mattina fino a notte. È una ventola a 220 V che solitamente Agorà impiega per il raffreddamento dei rack… è molto potente e ci dà una sicurezza in più in questa situazione. Anche Manunza ha adottato la stessa soluzione dall’altro lato del palco per la console monitor.
Massimo Manunza - Fonico di palco
La scelta dell’artista è stata chiara: wedge monitor. Facendo avanti e indietro lui preferisce i wedge, infatti solo il batterista è in cuffia. Ci sono wedge come se piovesse, Clair Brothers, poi L-Acoustics Kara come side e frontali per Lorenzo, e Kiva ai lati del palco.
Il palco è stretto e ha tanto volume, bisogna gestire bene i rientri: la pulizia è fondamentale, ma qualche larsen ogni tanto ci tocca. I microfoni sono tanti e diversi, ma siamo andati sul sicuro evitando di sperimentare in un tour del genere. La batteria è standard, tanti Shure SM58 per le voci, mentre Lorenzo usa l’archetto radio con capsula Shure. Mixo senza scene, che sarebbero inutili; Lorenzo usa molti effetti da DJ, che sente per bene nelle sue casse; la band invece continua a sentire il suo suono diretto, anche quando Lorenzo decide di effettarne o cambiare il suono.
La squadra del palco con i backliner.
Dalla mia SSL parte una mandata stereo per ogni musicista; poi ho in-ear pronti per tutti, settati, compresi quelli per i guest. Le radiofrequenze sono trentuno sul palco principale, più altre sei almeno sugli altri palchi tra microfoni e IEM.
Lorenzo si fida ciecamente del mio mix, e in effetti mi chiede qualcosa solo quando arrivano gli ospiti, magari piccole correzioni… Ci sono poi momenti inusuali da gestire, per esempio nei due soli brani con sequenze dove mando un clic, o quelli in cui è Lorenzo stesso a mandare delle basi sulle quali poi si aggancia il batterista.
I backliner sono Massimo Flego, Domenico D’Alessandro e Maurizio Magliocchi, mentre Alessio Martino è lo stage manager. Siamo compatti e veloci: il giorno prima montiamo il set di Lorenzo, al mattino dello show prepariamo i guest.
Antonio Paoluzi - PA engineer per Agorà
Più che come un concerto classico, l’evento è impostato come una sorta di festival.
Mentre il pubblico arriva, inizia a suonare un sound system su un camioncino, lo Sbam stage. Poi l’attenzione si sposta al palco centrale – il palco Kon-Tiki – all’altezza del secondo delay, a 110 m dal palco principale. Qui ci sono quattro cluster di tre sub in cardioide più sei KARA ciascuno, che emettono suono a 360°.
La volontà è di avere tre spettacoli differenti e non uno spettacolo dallo stesso palco. Perciò, quel palco lì vive per conto suo e suona per conto suo… anche perché se accendessimo il main, con i più di 300 ms di ritardo, sarebbe un disastro.
Quando ci si sposta sul main stage accendiamo l’impianto vero e proprio, con i main, i side, i sub e i vari delay. Il main è composto da 12 K1 più quattro K2, con otto K1-SB dietro. Poi i side, uguali ai main, con 12 K1 più quattro K2. Sotto c’è una linea di 36 sub a terra configurati in cardioide e impostati in un arco elettronico, con un po’ di frontfill sopra. I delay del main stage sono quattro cluster di 12 K2.
Nella mia postazione, di fronte al main, ho il ‘megamegamixer’ DiGiCo SD11e tutto il sistema LA Network Manager, con i Galileo vari. Abbiamo preferito, a causa della sabbia e delle varie intemperie, gestire tutto con un sistema analogico, più facile da rimpiazzare in caso di problemi. La cosa divertente è che Pinaxa sta sul palco, perché deve interagire con l’artista, visto lo show quasi improvvisato… quindi mi manda un paio di mix con la voce che io gestisco da qui e correggo per lui.
In effetti gran parte dello show è un DJ set, e spesso la band passa attraverso il DJ mixer di Lorenzo… e può succedere di tutto.
La gestione dell’audio – continua Antonio – tutto sommato è come un “normale” concerto per 40.000 persone, ma la produzione è atipica logisticamente. Quando arriviamo c’è solo sabbia! Perciò si passa una giornata intera solo a scaricare i camion. Pure lo smontaggio è molto faticoso. Load in e load out non si fanno con i facchini, ma con i Manitou. Comunque, abbiamo ormai preso il ritmo e… si può fare. Ogni tanto riusciamo anche a fare il bagno a mare.
La crew audio è composta da quattro persone più me per il FoH, quattro backliner più Scorni, Manunza e Pino sul palco. Poi ci sono altri due tecnici che si occupano del Kon-Tiki e dello Sbam.
La cosa molto “carina” è che dalle 2:00 di pomeriggio fino alle 11:00 di sera non mi posso muovere dalla mia postazione… oggi, però, mi hanno portato un bagno chimico a mia disposizione… sono soddisfazioni!
La squadra video.
Mirko Lenaz - Caposquadra tecnico per STS Communication
Qui al Jova Beach Party è tutto un nuovo progetto, affrontato con la problematica principale delle intemperie e delle raffiche di vento; l’ufficio progetti e l’ufficio tecnico hanno studiato sistemi per utilizzare tecnologie LEDwall con rinforzi dedicati e strutture, permettendoci di affrontare raffiche ben oltre i 50 km/h.
Come LEDwall abbiamo uno schermo centrale a forma di rombo, contornato dalle truss, che misura più o meno 11 m x 11 m, un Acronn 9 mm; questo va a comporre la lettere “O” della scritta JOVA ottenuta con i gonfiabili. Il prodotto Acronn ci accompagna dal 2013, e gli abbiamo affiancato delle reti Net LED nuove, comprate quest’anno, con passo 40, flessibili a rete, pre-cablate, montate con sistemi bat truss pre-cablati e pre-riggerati, che viaggiano su dei carrelli progettati ad hoc da STS.
Dunque abbiamo uno schermo centrale, due laterali di Net LED, e delay sempre Acronn. Poi un sistema di messa in onda, con le macchine di Stefano “Steve” Polli che si occupa del live set come un vero e proprio VJ.
La gestione video curata da STS Communication prevede un sistema in regia con il nuovo mixer Blackmagic Constellation, che ha molti segnali in uscita e permette di fornire tre segnali diversi a Steve; sul mixer abbiamo anche un 3play, che manda continuamente dei replay.
Le nostre camere sono sette con operatore, tre ottiche lunghe, due 99x e una 60x; poi due dolly carrellati fronte palco; una camera a spalla e una a cavalletto sul palco; a ciò si aggiungono due camerine fisse sulla batteria e uno slider sul desk di Lorenzo per il momento del DJ set.
Da sx: Stefano Polli, VJ artist, Sandro Bruni, regia video, ed Enea Bruni, l’operatore 3Play.
Sandro Bruni - Regia video
Il briefing iniziale era molto semplice: avete libertà di espressione; e noi ce la siamo presa! Il sistema è completamente rivoluzionato, non avendo parametri in cui stare, ho deciso di mettere in campo il 3play, che precedentemente avevo usato nello sport, e integrarlo in una situazione live; questa è la vera novità della parte video. Siamo riusciti a farlo funzionare bene, con Enea che ci fa tutte le slow-motion e i fast-forward, oltre ai vari effetti.
Noi mandiamo due segnali, uno allo schermo centrale, sul palco, e un altro alle strisce laterali: con l’aiuto di Stefano Polli mixiamo grafica e video. STS è stata di grande supporto, e ho avuto la regia che volevo. Steve, il VJ, inserisce delle grafiche, applica dei filtri, interagisce con le immagini live; lui è l’ultimo della catena. Tutto il segnale passa da lì; se poi c’è un problema abbiamo un backup, ovviamente, che ci permette di andare direttamente agli schermi. Le torri delay invece hanno schermi che prendono il segnale del centrale, senza le grafiche e sono usate come I-Mag. Usiamo un banco ATEM 4K, che permette di avere due uscite separate; sono due M/E: M/E One che fa il program del centrale, M/E Two che fa le strisce laterali. Possiamo mixare e tagliare come vogliamo.
Il sistema 3Play.
Stefano “Steve” Polli - VJ Artist
Il mio studio, Sugo Design, attivo da una decina d’anni, di solito produce i contenuti video, e di norma il nostro lavoro finisce nella fase di pre-allestimento; trovarci a seguire il tour è abbastanza inusuale. Con Lorenzo, sia nel 2015 sia oggi, abbiamo scelto di essere presenti. Non avere una scaletta precisa ha significato lavorare, in questo caso, su ventuno ore di prove: Lorenzo sapeva di chiedere qualcosa di estremo, ma ha dato subito il mood giusto e man mano ci siamo adeguati. Lo show vero e proprio lo abbiamo visto soltanto alla data zero.
Lorenzo ha dimostrato fiducia totale in noi; poi naturalmente siamo stati coadiuvati dalla direzione creativa di Sergio Pappalettera, storico art director che segue Lorenzo in ogni attività. Il disegno palco è di Giò Forma, e l’approccio è ancora quello della festa. Lavoro sul palco per precisa direttiva di Lorenzo, che voleva lavorassi in diretta con lui e Pino, per lanciare contributi audio e video integrati in diretta. Io dalla regia ricevo due segnali distinti, che servono uno come program che segue l’azione sul palco, l’artista e la band, e uno incentrato sul pubblico e sullo show più in generale, rimandato sui mesh LED laterali.
Prendo i due segnali tramite due schede 4K Magewell, separati inizialmente e poi integrati dentro il server Resolume Arena. Quest’ultima scelta è stata ovvia: nei momenti del DJ set io faccio un grosso intervento live da VJ, e un normale mediaserver non avrebbe avuto le capacità di gestirlo. Poi ho una AkaiAPC40, un controller tipico per Resolume Arena, consigliato anche da loro. L’Akai è connessa in USB, e si tratta proprio di una sorta di standard negli show dei VJ internazionali. Ci siamo divertiti molto, giocando con mood diversi. Io decido se uscire col program, oppure con i contributi puri, oppure se mixare e filtrarli; ho tutti gli effetti da club come le strobo, come i cambi colore, eccetera.
Gli operatori degli effetti speciali per Super FX: Maurizio Arena (sx) e Mattia Ponzoni.
Mattia Ponzoni - Super FX
Abbiamo montato sul palco delle macchine con fiamme a liquido da 8 m di altezza circa. Li usiamo in un paio di brani, e tutto è gestito in manuale, dato che l’artista crea man mano set e ritmi diversi. Poi abbiamo inserito i bidoni sul palco, apposta per il tour: sono bidoni che accendiamo con inneschi elettrici non esplosivi, che mandano una fiamma continua per una trentina di minuti.
Al centro della passerella abbiamo dei lanciatori di polveri colorate: è una nostra macchina, il Double Shot, adattata a lanciare questo materiale; lo sparo di norma è simultaneo, qui invece è sequenziale, partono dal FoH e arrivano al palco.
Tutto è senza time-code, tutto in manuale. Le macchine della polvere non sono cablate ma controllate in wireless, non con un segnale DMX ma con un sistema radio di solito usato per gli effetti pirotecnici.
Hunter Frith - Operatore luci
Il disegno luci è di Paul Normandale, come nel tour indoor dell’anno scorso. Il concetto del design è un po’ difficile in questo tipo di venue, ma il brief è stato sempre lo stesso: Lorenzo vuole una festa e vuole che il pubblico sia completamente inondato di luce, cosa che abbiamo realizzato con dei ProLights ArenaCOB4FC. Ne abbiamo un centinaio tra i Layher delle ali del palco e le quattro torri delay, che ne contano sedici montati su ciascuno. Sempre ad aiutare l’illuminazione del pubblico, ci sono anche dei Solaris Flare e un centinaio di Mac Aura XB.
La scenografia comprende un gran numero di gonfiabili, illuminati da SGM Q7, posizionati davanti e in basso. Ne abbiamo una trentina sul palco, e altri otto per ogni torre. I Q7 servono inoltre per illuminare la struttura stessa.
C’è molto palco, molto pubblico e molta distanza da coprire. Uno dei fattori più importanti è la protezione dall’ambiente: siamo su una spiaggia, senza un tetto, e abbiamo subito praticamente ogni elemento possibile: tempeste di sabbia, piogge torrenziali, fulmini… tutto. La protezione IP è stata un importante criterio nella selezione dei proiettori – non ci sono dei grandi profile. Stiamo usando dei piccoli SGM G1, che sono classificati IP65 e stanno benissimo fuori sotto la pioggia, come pure i Q7 e gli ArenaCOB4FC.
Sopra il palco c’è una linea di quindici GLP X4Bar 20, e altrettanti sopra i flightcase sul palco in scena. Ribaltati verso il palco, invece, puoi vedere una linea di Elation DTW Bar 1000 per aiutare con l’illuminazione delle persone sul palco. Con il vento costante della spiaggia, qualsiasi lavoro a mezz’aria è quasi impossibile: da qui la scelta di combinare dei G1 nell’anello di truss intorno allo schermo centrale, che riescono fare degli effetti beam nel volume del palco, con i VL6000 che escono bene anche con poco fumo. Insieme ai G1, ci sono poi otto Sharpy Wash 330 intorno all’anello per illuminare l’anello stesso. Durante i DJ set, anche questi entrano in gioco per creare un po’ di movimento a mezz’aria.
La mancanza di un tetto, chiaramente, comporta l’assenza di una truss frontale. Perciò tutto il key lighting arriva da tre seguipersona: due posizionati sulle regie FoH e uno al centro, in alto sul fondo del palco. Cerchiamo sempre di avere un segui che arriva da dietro e punta sul centro, soprattutto in questa situazione – senza tetto, sulla spiaggia tempestosa – in cui era improponibile mettere un operatore sopra. Perciò questa è la situazione ideale per usare un Robe BMFL Spot insieme al sistema Robe RoboSpot: l’operatore controlla il BMFL da remoto con un manubrio e uno schermo, sistema che poi è collegato a una telecamera, in questo caso non integrata nel BMFL stesso ma in una piccola testa mobile RoboSpot MotionCamera. Funziona perfettamente ed è veramente un salvavita in questa applicazione.
Il testamobile Robe BMFL con il RoboSpot MotionCamera sopra la struttura del palco.
Il resto dell’illuminazione della “band”, o comunque di chi si muove sul palco principale, viene da 16 Mac Aura XB, montati come tagli sui Layher ai lati, e dai DTW 1000 che si trovano in ribalta.
Un aspetto piuttosto delicato è l’equilibrio tra palco e pubblico… poiché Lorenzo vuole vedere sempre il pubblico, tutti gli ArenaCOBFC sono quasi sempre accesi: può essere problematico, perché anche al pubblico piace vedere l’artista senza essere sempre accecato, e dunque bisogna trovare il giusto bilanciamento.
Un punto importante da capire è che qui non esiste una scaletta. Lorenzo si inventa il tutto strada facendo, questo è stato il brief fin dall’inizio. Perciò non c’è timecode, nessun tipo di sincronia. Partendo da questo elemento, mi sono costruito una grande pagina di busking, stile old-school. Per il controllo, ho due grandMA3 Full Size nuovissime in regia, ovviamente sempre con il software grandMA2, il tutto per fare il busking in tempo con la musica come se fossimo in discoteca.
Non ci sono né dei grandi effetti pixellati, né un gran numero di spot o profile; perciò, nonostante il numero importante di proiettori e l’uso degli ArenaCOB4FC e gli X4Bar20 in modalità extended, lo show occupa ‘solamente’ 17 universi DMX.
Produzione | Trident Music | |
Maurizio Salvadori | ||
Artist Manager | Marco Sorrentino | |
Trident Project Coord. | Francesca Rubino | |
Paolo De Biasi | ||
Project and Art Direction | Lorenzo Jovanotti | |
Sergio Pappalettera | ||
Claudio Santucci | ||
Production Director | Andrea Staleni | |
Executive Production | Soup 2 Nuts | |
Production | Michele Montesi | |
Guest Manager | Nicola Rossoni | |
Stage Management | Alessio Martino | |
Production Coordinator | Alessandra Manfredonia | |
Site Coordinators | M. Silvaggi, D. Scaravelli | |
Production Assistant | Roberta Aprea | |
Sound Engineer | Pino Pischetola | |
Light Designer | Paul Normandale | |
Hunter Frith | ||
Stylist | Nicolò Cerioni | |
Creative Production | Studio PRODESIGN | |
Giulia Miggiano | ||
Luca Belli | ||
Set Design | Giò Forma | |
Niccolò Franceschini | ||
Tommaso Foschi | ||
VJ Artist | Stefano Polli | |
Motion Design | Sugo Design | |
Andrea Gallo | ||
Andrea Manusé | ||
Stefano Veroni | ||
Emiliano Neroni | ||
Davide Spazzadeschi | ||
Selene Sanua | ||
Elisa Rock | ||
Video Director | Sandro Bruni | |
Publicist | Dalia Gaberscik | |
Press Office | Goigest | |
Photo | Michele Lugaresi | |
Sound | ||
Sound Engineer Asst. | Leo Beccafichi | |
Luca Scornavacca | ||
Monitor Engineer | Massimo Manunza | |
Backliners | Maurizio Magliocchi | |
Massimo Flego | ||
Domenica D’Alessandro | ||
Francesco Serpenti | ||
FoH | Riccardo Parravicini | |
PA Manager | Antonio Paoluzi | |
PA Man | Massimo Luna | |
“Paro” Angelo | ||
Ivan Favale | ||
Emanuele Adriani | ||
Lighting | Marco Carancini | |
Francesco Ettore | ||
Damiano Gasparini | ||
Francesco Onori | ||
Gianluigi Germiniasi | ||
Giovanni De Santis | ||
Alessandro Montuori | ||
Juri Corso | ||
Domenico Armenio | ||
Simone Stornelli | ||
Video | Giovanni Vecchi | |
Mirko Lenaz | ||
Delio Volpato | ||
“Max” Giovine | ||
Gabriele Grasso | ||
Paolo Fasone | ||
Natale Giampa | ||
Jacopo Bergamini | ||
Alex Borgo | ||
Marco Bonfante | ||
Paolo Pellegrineschi | ||
Carmine Lonetti | ||
“Pierino” Costante | ||
Creative Collaborators | Studio PRODESIGN | |
Paolo Ravalli | ||
Francesca Cadei | ||
Daris Del Ciello | ||
Radhika Chopra Design | ||
YO Company | Carla Alloni | |
Emiliano Segatori | ||
Roberto Andreani | ||
Gino Vertaglio | ||
Tour Riggers | Emiliano Bitti | |
Luca Barberis | ||
Eugenio Barberis | ||
Marco Brambati | ||
Davide Castelnuovo |