ETC Italia
La storia di ETC è uno di quei racconti di artigianato che ci piacciono tanto.
di Alfio Morelli
A 18 anni Fred Foster, studente di scenografia alla University of Wisconsin, venne portato a New York dal suo professore e noto lighting director Gilbert Hemsley come assistente alla Metropolitan Opera House. Fred, benché si rendesse conto di non avere il senso artistico per essere un lighting designer, rimase affascinato dal teatro e dalla tecnologia impiegata, sebbene il Met avesse ancora una console luci manuale.
All’epoca, nel teatro dell’Università del Wisconsin, c’era un Q5, che nel 1973 era costato $150,000. Parlandone con il fratello, l’ingegnere Bill Foster, immaginarono di farne uno simile con $5,000. In quattro amici decisero di realizzare questa idea, con il sogno di installare una console al Met. Il 24 dicembre 1975, durante le feste di Natale presso la casa di Gilbert Hemsley, fu presa la decisione di formare un’azienda e così nacque l’ETC – Electronic Theatre Controls.
Mega-Cue, la prima Console ETC, venne usata per la primissima volta per un’Opera all’Università. Questa console incorporava un microprocessore Z80 da 8 bit, 16 kB di RAM, un floppy disc drive (8”!) e offriva 1000 canali/memorie: lo spettacolo ebbe tre black-out durante la prima. Ovviamente dal Metropolitan Opera House non arrivò nessuna richiesta.
Ma ormai il progetto era partito, e la Mega-Cue fu portata a Washington durante una fiera, dove venne venduta nella camera d’albergo a Colortran. Divenne così la Colortran Channel Track: ETC allestì il computer ed il pannello e la vendette a Colortran per $5,000, che la rivendette a $30.000.
Nel 1979 ETC sviluppò ed installò un Parade Control System a Disneyland, in California, e poi ricevette un ordine di sei console per gli spettacoli all’EPCOT Center in Florida. La console era la Concept, progenitrice dei modelli Express ed Expression. In 26 anni di sviluppo vennero vendute nel mondo più di 27.000 console di questa famiglia.
Dopo 15 anni di business e varie acquisizioni e collaborazioni, l’azienda incontrò il lighting designer David Cunningham, il quale collaborò sul prodotto che diventò il vero “game-changer”: Source Four.
In questi anni, l’azienda fece un accordo con Arri per la distribuzione dei prodotti in Europa e in seguito iniziò ad aprire le proprie sedi, a Londra e negli altri paesi: Germania, Olanda – dove oggi c’è la logistica di tutto – ed in Italia per curare i mercati del Mediterraneo e del Medioriente. ETC diventata quindi un’azienda multiculturale, che può cioè contare su personale cinese, italiano o francese in grado di capire e trattare col rispettivo mercato.
Oggi la vendita del Source Four si attesta su qualcosa come tre milioni di unità. ETC ha sedi nel Regno Unito, Germania, Italia e Hong Kong, oltre alla sede principale di 30.200 m2 in Wisconsin.
A volte i sogni si avverano: nell’aprile del ’96, ETC installò finalmente una sua console “Obsession” al Metropolitan Opera House, recentemente sostituita da una nuova EOS.
ETC Italia
Per poter parlare della filiale italiana, chi meglio del suo direttore commerciale Fulvio Cotogni? Lo intervistiamo nella sua sede di Roma.
“ETC Italia nasce nel 1999 – spiega Fulvio – quando io sono stato assunto come responsabile per Italia, Mediterraneo e Medio Oriente. Lavoravo in questo settore dal 1974, prima con Quartz Color dei fratelli Ianiro, azienda leader mondiale nel settore televisione e cinematografia. Lì ci sono rimasto fino al 1985 curando il mercato italiano e distribuendo anche prodotti a marchio Strand. Dopo 11 anni ho aperto la prima filiale italiana della Arri, esperienza straordinaria durata sette anni, per poi passare a curare il marketing di Strand, prima in Italia e poi a Londra, per il marketing europeo. Nel ‘97 sono tornato a collaborare con De Sisti ed ho avuto modo di incontrare i vecchi amici di ETC.
“Il passaggio a questa azienda, nel ’99, è stato quasi naturale, tanto che nel 2001 è stata aperta la vera ETC Italia, prima nel quartiere Prati di Roma e da oltre un anno in questa nuova sede, più spaziosa e consona alla nostra attività. Ci piacerebbe che questa sede diventasse un punto di ritrovo, di scambio di esperienze, un posto dove imparare ed insegnare. Da qui curiamo i mercati di Europa, Sud Mediterraneo, Medio Oriente ed Africa.
“La nostra attività è basata su un principio dettato dal fondatore e che noi seguiamo pedissequamente: ‘Divertirsi e fare i soldi’, e la parola ‘divertirsi’ è messa non a caso prima di ‘fare i soldi’, perché pensiamo che non si fanno i soldi se non si ama quello che fai e se non ti diverti. ETC dà lavoro a 700 persone, ma nel mercato di nicchia in cui operiamo si può sopravvivere solo se si lavora con amore: non ho fiducia in azioni svolte da multinazionali che entrano in questo mercato; a loro dico che questo è un mercato dove non si fanno i soldi veri, ci sono altri settori per quello, qui si guadagna quello che serve per corroborare la passione. Quartz Color, ad esempio, fallì proprio per questo, perché i nostri numeri alla lunga non interessano le grandi aziende”.
Qual è il vostro mercato principale?
Il nostro core business è il teatro, perché lì siamo nati e lo preferiamo a tutto; poi ovviamente la televisione, dove i nostri prodotti sono molto ben visti: basti pensare a tutti i nuovi studi Sky che usano i nostri controlli ed i nostri dimmer, oltre agli studi Mediaset di Cologno e Segrate. Per la TV abbiamo ottimi prodotti, conseguenza del lavoro in teatro. A livello mondiale “siamo stati scoperti” da altri mercati importanti, come chiese, navi da crociera, parchi, service, sfilate di moda...
Oltre alle console, ai dimmer ed alla famiglia Source Four, ETC si è recentemente lanciato anche nel mercato dei proiettori a LED?
Sì, ma fra lampada e LED siamo ancora in una proporzione di vendite di 20 a 1 per le lampade. Abbiamo sempre puntato alla qualità della luce e la nuova tecnologia deve essere usata solo se migliora la luce. Infatti i nostri LED, nati dopo un attentissimo studio, sono oggi integrabili per qualità con i prodotti esistenti, senza creare squilibri rispetto alle luci tradizionali con gelatine.
E lo staff italiano?
In azienda io mi occupo dell’aspetto commerciale, mentre Davide Gabbani, un ingegnere ma anche una persona di teatro, cura la parte tecnica del lavoro, agendo come consulente ed assistendo i clienti nei loro progetti.
Abbiamo i nostri uffici, un piccolo magazzino dedicato alle demo ed al training, perché tutta la parte commerciale e di magazzino vendite è gestita direttamente dalla ETC di Londra che invia materiale e fattura. Poi abbiamo una bella sala mostre in cui organizziamo riunioni e meeting.
Il sogno nel cassetto?
Che in Italia possa crescere, come avviene in altri paesi, un mercato educational importante, dedicato alle scuole, che altrove hanno teatri attrezzati: le recite andrebbero fatte non solo nel refettorio ma in locali idonei e ben attrezzati.
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