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Elisa
L’anima vola tour
di Giancarlo Messina
Elisa torna in tour dopo la pubblicazione del nuovo album di inediti. Una produzione F&P Group per uno show molto lungo ed inteso, con la regia della stessa artista.
In questi periodi non è facile vedere produzioni in grado di abbinare i numeri e le economie adeguate alla realizzazione di spettacoli di un certo spessore, soprattutto nate con la chiara volontà di offrire il massimo al proprio pubblico.
È senza dubbio quanto riuscito ad Elisa con questo ultimo tour: uno show che, senza mai eccedere, si caratterizza per la ricerca musicale e visual, con un palco dall’architettura particolare e un ottimo lavoro sull’aspetto video.
Pochi i cambiamenti nel team di lavoro di Elisa, a partire dall’estro creativo dell’artista, incanalato e realizzato dai suoi ormai consueti collaboratori: Adriana Bidin e Marino Cecada per la regia ed i contributi video, Mamo Pozzoli per le luci e il design, Igor Ronchese per il palco e il sound engineer Marco Dallago, con Giulio Koelliker, in veste di direttore di produzione, chiamato a fare un po’ da collante fra tutte le varie esigenze logistiche ed organizzative.
Ne è nato uno spettacolo complesso, diviso in diversi momenti, ciascuno con un mood differente, sia nell’aspetto musicale che scenico, con un palco a forma di “E” specchiata che è quasi un 360°, caratterizzato da tre postazioni stage e da alcune grosse anse che avvicinano il pubblico all’artista.
Importante il lavoro sui video, con la realizzazione di una trovata recentemente vista sul palco dei Nine Inch Nails – cioè la scomposizione del videowall in diversi moduli movimentati in giro per il palco – ma non per questo meno efficace sul pubblico. Bel lavoro anche in preproduzione, soprattutto nella ricerca delle tecnologie da applicare alle riprese video live.
Disegno luci molto complicato proprio per la forma del palco, con poca possibilità di appendimenti e conseguente largo impiego di proiettori floor. Come sempre Mamo ne esce fuori alla grande, riuscendo non solo ad illuminare ma anche a creare suggestioni e magie con le sue luci.
Sul palco c’è davvero una gran bella band – Andrea Rigonat (chitarra), Curt Schneider (basso), Victor Indrizzo (batteria), Cristian Rigano e Gianluca Ballarin (tastiere), Lidia Schillaci, Roberta Montanari e Bridget Cady (cori), con l’inserimento dei tre americani (basso, batteria, e corista) che caratterizza molto il sound, certo molto ben interpretato dal fonico Marco Dallago, sia nella compressione sia nel crescendo, anche in volume, che accompagna lo spettacolo.
Molti i momenti teatrali, una scelta piuttosto impegnativa da portare in un palazzetto, dove certo gli spazi e la relativa atmosfera tendono ad essere più dispersivi; non a caso la terza parte dello show, più rock e robusta, è forse quella che anche noi abbiamo apprezzato maggiormente.
Insomma una bellissima produzione, i cui dettagli tecnici leggerete di seguito, illustrati dagli stessi addetti ai lavori. Uniche pecche, giusto per usare da qualche parte il nostro spirito sempre critico quanto costruttivo, la riproposizione dell’effetto video “NIN”, bello di per sé, ma che ferma la creatività in gioco alla stregua di una pedissequa emulazione, nonché una scaletta forse un po’ troppo lunga e lenta (l’intero nuovo disco è riproposto nella prima parte) che pare pensata più per gratificare l’artista che il pubblico. Ma questi sono infondo dettagli che non inficiano minimamente il successo riscosso sul pubblico da una delle migliori produzioni al momento in tour.
Orazio Caratozzolo – Produttore esecutivo F&P Group
“La produzione – spiega Orazio – è interamente F&P Group ma in stretta collaborazione con Asile, la società dell’artista, soprattutto per quello che riguarda l’aspetto creativo. Noi abbiamo comunque avuto il compito di creare, rispettando le necessarie economie, una produzione importante e di livello internazionale, uno show multimediale ma allo stesso tempo molto teatrale. Grande attenzione è stata rivolta alla grandissima band, con l’inserimento di tre musicisti americani che certo hanno fatto da volano ad un investimento notevole proprio in questo aspetto importantissimo dello show.
“La prima parte comprende 15 date in tre settimane e un giorno, poi, successivamente, ci sarà una parte estiva nei festival con regia e backline, ma stiamo preparando un paio di sorprese notevoli dopo agosto.
“Noi abbiamo a che fare con un’artista molto intelligente che conosce benissimo come funziona economicamente un tour – conclude Orazio – quindi le sue richieste non sono mai al di là del possibile, si tratta semmai di decidere come utilizzare il budget disponibile in base al tipo di spettacolo che si vuole realizzare ed al numero di date”.
Giulio Koelliker – Direttore di produzione
“Il tour è prodotto e distribuito da F&P Group – ci racconta Giulio – ed io mi occupo della produzione per conto di F&P e per conto dell’artista; il team al lavoro è quello storico di Elisa, con qualche nuovo professionista, come ad esempio Dallago al mixer di sala, inoltre in produzione ho portato con me Matteo Chichiarelli, con cui collaboro spesso.
“I rapporti fra l’agenzia e l’artista sono ottimi – continua Giulio – infatti tutte le riunioni di budget sono state fatte insieme e di comune accordo, quindi siamo andati sempre di pari passo, senza alcun contrasto.
“È stato scelto di impiegare il budget per valorizzare innanzitutto la band, con tre musicisti provenienti dagli Stati Uniti, operazione che ha un costo elevato non per il loro cachet a data, ma perché qui le date sono piuttosto diluite nel tempo, se le date fossero 28 in 24 giorni costerebbero forse meno degli italiani; abbiamo poi scelto di equiparare nel trattamento anche gli altri musicisti, seguendo i parametri americani, così per una volta è andata bene agli italiani.
“Il palco è imponente – dice Giulio – ma è fatto con una struttura standard e quindi non ha un costo elevatissimo; invece il comparto video ha richiesto molte risorse. L’audio è ovviamente lo standard elevato di Agorà, mentre lo sponsor tecnico Sennheiser, rappresentato da Exhibo, ci ha aiutato nelle radiofrequenze che sono tantissime.
“Le aziende coinvolte sono Agorà per audio e luci, con Willy Gubellini che è comunque il nostro referente tecnico come sempre, Event Management per i video, Telamauri si occupa di media server, riprese live e telecamere, mentre Marino Cecada ed Adriana Bidin hanno prodotto i contributi video; il palco ed il generatore sono invece di Italstage. Fonico di sala è Marco Dallago, mentre il palco e le luci sono di Mamo Pozzoli.
“Per la parte centrale del tour – spiega Giulio – che vede tre brutti back-to-back, useremo due sleeper e non useremo un doppio palco, perché la struttura non è difficile da montare. Di norma monteremo il giorno stesso, solo nei back to back monteremo la prima parte del palco il giorno prima. Viaggiamo in tutto con sette mezzi.
“In produzione, oltre me, troviamo al lavoro Matteo Chichiarelli, come site coordinator, Sandro Fiorentini, come stage manager, un ruolo molto importante perché abbiamo molte movimentazioni ed otto persone in scena con tute e cose strane, Michele ‘Metallo’ Marini che segue l’in e l’out, e Gioia D’Onofrio come assistente di produzione. I camerini sono invece seguiti da Lorena ‘Lollo’ Nolli, mentre Gianluca Contaldi è l’Head Rigger.
“Siamo molto soddisfatti di questo spettacolo – conclude Giulio – pensiamo di aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo riproposti rispettando tutti i parametri”.
Mamo Pozzoli – Lighting Designer
“È un progetto molto ambizioso – spiega Mamo – affidato ad un team di lavoro molto affiatato. Lo scenografo che ha progettato gli esecutivi del palco è Igor Ronchese, ma alla fine la regia dello show di fatto è di Elisa, che ha anche fatto gli schizzi del palco a cui poi noi abbiamo lavorato per ben sei mesi.
“Questa volta io mi sono occupato maggiormente delle luci, cosa piuttosto complicata, perché il concept prevede un palco molto profondo, in pratica tre palchi in uno, in modo di avere il pubblico molto vicino all’artista.
“La prima fase dello show – continua Mamo – si svolge sul palco main, con la postazione base, la seconda fase sul palco B, dotato di un elevatore dal quale salgono diversi strumenti; infine il palco C, più teatrale, è quello su cui accadono vari eventi e dove si sviluppa poi la parte finale più rock.
“Nella prima parte il video è coperto dal kabuki, che rappresenta il mondo del nuovo disco, sofisticato e soft, con un gusto quasi retrò; infatti io uso poche luci, e l’inizio è piuttosto buio, niente incandescenze e solo una dominante fredda viola. Poi il kabuki si sgancia ed appare il video a grandezza piena che inizia a liberare energia, anche con le riprese live che prima non erano visualizzate; nella terza parte il video si scompone, con dei pannelli video su carrelli che vanno in giro per il palco: quattro moduli di 2 x 2 metri autosufficienti, spinti ciascuno da due persone (quattro nostre e quattro prese in loco). Molto interessante il sistema di sgancio idraulico ideato da Igor, mentre tutti i movimenti sono coordinati da Sandro Fioravanti in veste di direttore di palco, indispensabile in una situazione del genere. Da notare che Sandro, per gestire le fasi dello show, usa un iPad agganciato al timecode dello spettacolo, in modo da visualizzare in maniera automatica tutte le chiamate delle varie movimentazioni.
“Lo spettacolo è molto vario: c’è una parte più evocativa, con coreografie e costumi, sul palco B c’è un momento acustico, intorno all’elevatore, poi c’è una fase di raccordo e verso il finale c’è uno sviluppo musicale e si parte con brani pieni di energia e molto noti. Alla fine lo spettacolo dura 2:40 ore escluse le pause, insomma circa tre ore di show! Abbiamo, sì, preso l’idea dei video mobili sui carrelli movimentati dallo show dei Nine Inch Nails, ma adattandola al discorso drammaturgico portato avanti col nostro spettacolo.
“Il disegno luci, in particolare – continua Mamo – è molto complesso, perché posso sospendere le luci solo nei primi metri, mentre già dallo stage B ho dovuto lavorare con le luci floor, rispettando la struttura del palco. Non ci sono controluce ma una grossa matrice di Jarag e BB7, senza motorizzati, che sono invece sulle truss longitudinali per avvicinarli al palco B; di conseguenza i puntamenti sono difficilissimi.
“Il palco è grandissimo – conclude Mamo – sotto il punto di vista perimetrale, pieno di movimentazioni; per questo ho scelto di utilizzare le luci sul perimetro sempre rivolte verso l’interno, così il mondo luci è praticamente ribaltato rispetto al manuale del bravo lighting designer. Inoltre ho potuto contare sulla tipologia e la quantità delle luci disponibili nel magazzino del fornitore, così alla fine ho 11 tipologie diverse di proiettori, perché la disponibilità era questa. Ho ovviamente fatto di necessità virtù, ad esempio usando i blinder come fossero dei domino per i piazzati caldi, e le strobo per il piazzato freddo. In un palco così sono inoltre molto importanti i seguipersona ed i wood, perché con tutte queste movimentazioni tutto il palco è profilato con segnali di sicurezza. E poi bisogna sottolineare che con questo palco tutti i puntamenti belli pettinati e gli incroci hanno poco effetto, perché visti di fianco si perde tutta la loro geometria”.
Adriana Bidin e Marino Cecada – Contributi video
“Ci siamo occupati della parte visiva dello show – ci racconta Adriana – dei contributi, dell’effettistica e Marino cura anche la regia live. La cosa più particolare è che abbiamo scelto di sviluppare l’effettistica live senza utilizzare la tecnologia Kinect, uno strumento preciso ma che presenta diversi problemi e controindicazioni. Insieme ad un programmatore, siamo riusciti ad elaborare il segnale con dei plug-in in modo che l’artista abbia la possibilità di agire in qualsiasi punto del palco e con una buona precisione, tutto ad un costo molto basso rispetto al Kinect. Inoltre, grazie a questo sistema, il lighting designer ha potuto usare le luci che voleva, anche quelle a scarica che invece con il Kinect non si possono usare. Giusto sull’effetto de “L’anima vola” era meglio un forte contrasto fra abito bianco e fondo scuro, ma per il resto tutto è piuttosto libero. Il risultato finale è ottimo, l’artista è molto soddisfatta e noi lo siamo con lei.
“Abbiamo usato grafiche più d’effetto e meno narrative – continia Adriana – quindi con meno immagini reali e più grafica semplice e ritmica, in grado di colorare il palco insieme alle luci, anche grazie allo schermo molto definito, che per di più si scompone e va in giro per il palco… Il segnale è unico, ma viene da noi mappato per differenziare le immagini.
“Davide Magnà è il programmatore che ha elaborato il software – aggiunge Marino – ma ci siamo avvalsi anche di due illustratori che hanno realizzato contributi molto suggestivi.
“La cosa che ci fa più felici, perché la più difficile, è che nonostante tutti i processamenti il video rimane perfettamente in sync con la batteria, cosa davvero strordinaria. La regia live, gestita da Telemauri, è tutta in HD e prevede tre camere presidiate, più quattro camere robotizzate e le GoPro in alcuni punti, come sulle tastiere, che fanno quel loro tipico effetto”.
Luca Brozzi – Event Management
Ci spiega Luca: “Noi forniamo lo schermo LED, il sistema wi‑fi DMX per la trasmissione dei controlli ai carrelli video mobili, tutto gestito col sistema Pandoras. La troupe di TeleMauri gestisce invece il live ed i contributi: mi danno un segnale che io invio ai miei schermi. In un preciso momento dello show, quattro moduli del videowall si staccano, essendo su dei carrelli, e vengono movimentati manualmente per il palco.
“Forniamo anche gli Elidy – continua Luca – che Mamo usa proprio come dei Jarag durante la prima parte, ma poiché possono gestire anche il video, quando gli schermi vengono staccati dal muro principale ne prendono il posto, essendo mappati e mostrando il video in quella precisa posizione.
“In ogni carrello c’è un player Pandoras – su cui sono caricati i video che devono essere visualizzati – in grado di ricevere il segnale DMX wi-fi inviato dal sistema Pandoras centrale. Io ho la gestione di tutti e quattro i player dei carrelli e posso fargli fare quello che voglio. I sistemi a bordo dei carrelli hanno un’autonomia di 30 minuti, dopo di cui vengono ricablati al centro del palco, così vengono ricaricati e riattaccati alla distribuzione video, in modo da poter visualizzare anche immagini live.
Conclude Luca: “Lo schermo LED principale di circa 80 metri quadrati, testato con dei cartoni animati con grande interesse dei tecnici, è un LED Compass fornito da Music&Lights, con passo 8 mm, il formato più gestibile perché leggero ed affidabile, oltre ad offrire una qualità eccezionale”.
Marco Dallago – Sound Engineer e Antonio Paoluzi - PA Man
“Uso una DiGiCo SD10 nuova fiammante – dice Marco – con pochissime macchine esterne: due XTA D2, un CraneSong che fa da emulazione del nastro come compressore, qualche SPL Transient Designer per la batteria e soprattutto tutti i plug-in Universal Audio che ho su un Apollo16, infatti non ho riverberi esterni. La voce ha un paio di insert, con XTA e un multibanda interno per le altre frequenze, in modo da avere un doppio controllo sulla timbrica. Il PC dei riverberi utilizza un programmino elaborato da Italo Lombardo che gestisce i cambi effetti brano per brano. “Internamente, invece, ho tutti i plug-in della Waves che mi ha fornito Agorà: uso SSL sulla batteria, un Doubler sulla chitarra elettrica per aprirla un po’, un altro Doubler Universal Audio sui cori, che è sempre inserito, sempre per aprire un po’ le voci.
“Il PA – continua Marco – è molto indietro rispetto ai microfoni, e questa è la difficoltà maggiore, soprattutto sui brani molto potenti e rock; inoltre ai microfoni delle coriste si aggiungono i 10 microfoni di una batteria che sbuca fuori sul palco in mezzo al pubblico.
“Fortunatamente il microfono di Elisa, e935 Sennheiser, è molto valido, un dinamico che non innesta facilmente.
“Sotto il punto di vista artistico – aggiunge Marco – l’album è stato mixato dal fonico dei Coldplay, ed è molto compresso. Elisa voleva una situazione simile, così ho seguito le sue indicazioni, usando anche gli stessi plug-in della Universal Audio: all’artista torna tutto, anche perché molti suoni arrivano dal palco già compressi ed elaborati, perché la band ha un suono molto preciso.
“Oltre ad una delle coriste, anche bassista e batterista arrivano dagli Stati Uniti e sono due autentici fuoriclasse, soprattutto il batterista, che è anche molto ‘scenografico’ nei movimenti: fanno meno cose, ma perfette; la batteria è minimale, ma suonata in maniera incredibile.
“Per quanto riguarda la SD10 – ci dice Marco – è una console potente: ha un solo schermo, ma ha gli stessi fader della SD7 e lo stesso software. Io uso sia gruppi che VCA, ma ho fatto alcuni insert sui gruppi di uscita, ad esempio un compressore Cramer sul gruppo batteria, un limiter sul basso, un Doubler Waves sulla chitarra elettrica… lavoro praticamente coi ritorni, manualmente, perché è un concerto molto musicale, con un buon equilibrio fra persone che suonano e tecnologia.
“Il PA, invece, è un classico V‑DOSC – conclude Marco – completato da dV‑DOSC e ARCS per coprire le prime file davanti al palco, settato in maniera sempre impeccabile dal PA Engineer Antonio Paoluzi”.
Alessio Guerrieri – Backliner
“Iniziamo col dire – puntualizza Alessio – che io faccio ancora solo il backliner! E chi ha orecchie per intendere intenda! Ed anche il riparatore di pianoforti. Insieme a me ci sono Fabio Fontana e Raffaele Marchetta, tutti e due hanno fatto la prima tournée con me, e dopo almeno 15 anni siamo ancora insieme. Siamo stati richiesti direttamente dall’artista: Fabio fa basso e batteria, Raffaele tutte le chitarre di Rigonat e tastiere Ballarin, io seguo Elisa, con chitarre e pianoforti e Rigano.
“Il palco articolato e grande ovviamente complica un po’ le cose – conclude Alessio – in particolare perché non era possibile usare troppi cablaggi. I program change del chitarrista sono registrati sulle sequenze, così non ha bisogno di stare in pedaliera ma può muoversi sul palco; i suoni delle chitarre di Elisa li gestisco io, mentre il pianoforte che sbuca in mezzo al palco è cablato. Abbiamo tante radiofrequenze ben supportate da Sennheiser, gestiti da Morson coadiuvato da Ricky Carioti che è un nuovo collaboratore tecnico di Elisa”.
Luca Morson - Monitor Engineer
“Il progetto prevedeva tutti i musicisti in libertà sul palco – spiega Luca – quindi c’era l’esigenza di abbandonare il cavo ovunque; alla fine abbiamo 16 radiofrequenze ed altre 16 per gli ascolti, a cui si aggiunge la gestione dei mixerini usati da batterista e tastierista. Per di più, c’è in centro palco una seconda batteria microfonata wireless con otto canali; stessa cosa per i tastieristi che, quando si spostano sullo stage B, sono collegati via radio. Anche chitarre a basso sono wireless, così in tutto arriviamo ad una quarantina di sistemi radio. Fortunatamente abbiamo la collaborazione della Sennheiser, con gli ew300 G3 IEM, ed i ricevitori 2050 della serie 2000 per radiomicrofoni e bodypack, prodotti di alta affidabilità che ci aiutano molto.
“I musicisti americani sono favolosi – continua Luca – per la loro estrema semplicità anche nelle richieste: dopo il primo giorno di allestimento quasi me li sono dimenticati! Sono insomma dei grandissimi professionisti.
“In regia ho una SD10 DiGiCo, usata in tutte le sue potenzialità, con tutti i processamenti interni, tranne un riverbero sulla voce di Elisa, un compressore Elop della Manley, di cui non posso più fare a meno, poi un Big-bottom su cassa e rullante.
“Elisa ha un ascolto bilanciato a cui aggiungo la voce, molto presente, anche se cantando davanti all’impianto rientra un po’ tutto, ed anche un click di sicurezza.
“Lei è molto esigente sulla sua voce – conclude Luca – ma anche molto competente: se aumento di un dB la compressione della sua voce se ne accorge immediatamente! Devo dire che lavorare con una professionista così fa davvero piacere”.
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