Mamo Pozzoli - Lighting Designer
Con piacere rincontriamo al proprio posto Mamo Pozzoli, vecchio amico della rivista, con cui scambiamo le nostre opinioni sul tempo passato e su quello che verrà.
di Alfio Morelli
Mamo ci racconta che, specialmente nel secondo di questi due anni epocali, è stato fortunatamente coinvolto in alcuni eventi fashion e corporate, avendo modo di compensare, anche se parzialmente, il drastico periodo di fermo che il mondo musicale ha subito.
“…È anche vero”_ sottolinea Mamo _ che mi sono potuto godere la famiglia e potendo assistere alla crescita dei miei due ragazzi, cosa non da poco. Questo periodo mi ha dato anche il tempo di pensare, riavvolgere il nastro e fare un’analisi su quello fatto fino ad oggi e cosa ancora mi sento di poter dare a questo settore nel futuro, cioè investire pensieri e energie in progetti che abbiano un’idea, una visione, una volontà di tenere alta l’asticella della qualità, come questo tour, ad esempio. Temo invece che, questa ripartenza massificata sia segnata da un appiattimento significativo di questi aspetti, sicuramente dettato da fattori economici e congiunturali ma, anche da molte scelte di comodo non sempre obbligate.”
“Peccato”, conclude Mamo, “perché, su queste basi, il ricambio generazionale che si sta affacciando nel mio mondo viene buttato nella mischia senza consapevolezza etica e con scarso retroterra professionale.”
Venendo a noi, da spento vedo un disegno luci un po’ particolare, me la puoi spiegare?
“Il concept dello spettacolo aveva già preso forma due anni fa, quando il tour era stato programmato. Poi, naturalmente il tutto ha dovuto essere congelato e siamo riusciti riprendere il tour solo quest’anno. Il mio lavoro nasce all’interno di un progetto creativo fatto con Giò Forma, da sempre set designer di Cremonini. Fa parte di un percorso di crescita dell’artista, Cesare e’ molto attento alle sperimentazioni e alle novità. Quando ho presentato l’idea di questo disegno da tutti è stato recepito in modo positivo.”
Cos’ai portato di nuovo?
“Di nuovo non c’è niente, in fondo anch’io ho a disposizione come i miei colleghi dei fari che emettono luce, la differenza e come usi questa luce. La musica di Cremonini è molto variegata, spazia dal pezzo melodico fatto solo con il pianoforte, alla canzone cantautoriale, al pezzo rock, passando dalla Vespa 50. C’è stato un grande lavoro di ricerca. Mi sono sempre confrontato con l’artista e devo dire che Cesare è molto attento alle novità e alla ricerca di nuovi linguaggi. Durante la programmazione mi sono poi dovuto confrontare con la parte creativa del video in modo che le luci ed il video si amalgamassero, senza prevalere l’uno sull’altro. Sono state molte le giornate e le nottate di pre-programmazione, ma devo dire che sono abbastanza soddisfatto del risultato.”
Ancora non mi hai spiegato qual è il “Fil Rouge” di questo particolare disegno?
“Cercherò di spiegarti il mio percorso e da dove sono partito. Stiamo parlando di un concerto, quindi devi per forza di cose seguire la musica con le luci, cambiare colore, creare dinamiche, usare degli effetti e fare tutto quello che serve ad uno spettacolo pop. Ovviamente però c’è modo e modo di fare tutto questo. Questo lavoro ho voluto interpretarlo con un approccio monocromatico. Cosa significa questa parola? Diciamo che, partendo dai prodotti che ho usato, tutti fari led RGB, 500 pezzi circa, ho potuto giocare molto sul colore e sulle sue mille tonalità e sfumature dello stesso colore, usando molto poco i movimenti. Quando richiamavo un colore, istantaneamente tutti i fari erano sullo stesso colore, creando un impatto notevole. Questo sistema mi permette anche di giocare sulle variazioni, in certi momenti coloravo il palco di uno stesso colore, per poi giocarci con le tonalità diverse o colori diversi. Principalmente ho usato molti Q7 della SGM, un faro “ignorante” che con solo 6 canali è capace di scatenare l’inferno dalla potenza che può emanare. Poi ho utilizzato dei Domino, dei Magic Panel della Ayrton e dei Wasch, non tanta roba, 6 o 7 tipologie di fari al massimo. Sullo sfondo del palco è stato usato uno schermo semitrasparente che si apriva lateralmente come un sipario. Questo mi ha permesso di giocarci quando era chiuso e di bucarlo con delle luci messe a fondo palco.In un altro momento, invece, quando lo schermo si apriva scomparendo dietro le quinte, compariva a mezza altezza un grande mappamondo, sul quale in controluce potevo creare degli effetti.”