Deep Purple – sulle tracce della storia del Rock
Diciamocelo chiaramente: a quale chitarrista dodicenne, con in mano una chitarra elettrica collegata ad un distorsore, non avete sentito intonare il riff di ‘Smoke on the water’ fino allo sfinimento psico-fisico degli astanti? È una domanda retorica, perché stiamo parlando di una leggenda del rock: i Deep Purple, il cui ascolto va ancora per la maggiore fra molti giovani ragazzi ed ex giovani ragazzi. Perché quel sound aggressivo e quella voce da ugola scartavetrata sono un inno all’energia e all’inquietudine generazionale.
Certo dal 1968 ad oggi di cose ne sono successe, ma i Deep Purple (nome che prende spunto dalla canzone preferita della nonna di Blackmore!) sono ancora lì, capaci di un tour mondiale riempiendo i palasport. Questo anche in Italia, con quattro date: a Padova, Assago, Firenze e Roma.
La storia del gruppo è piena di aneddoti curiosi, un mondo davvero rock&roll, fatto di sostanze di ogni tipo, di caratteri inconciliabili, di abbandoni e reunion, di nuovi musicisti, di momenti di flessione ed enormi successi, come quel ‘Made in Japan’ del 1972 (molti dei lettori non erano probabilmente ancora nati) che è uno dei più celebri album live di sempre.
Non è la prima volta nel passato recente, a dire il vero, che ascoltiamo i Deep Purple, promossi in Italia dalla BarleyArts di Claudio Trotta, e tutte le volte lo facciamo quasi per rispetto alla storia del gruppo, consci però che di anni ne sono passati parecchi, e che certe alchimie sono difficili da tenere in vita.
Nonostante ciò, abbiamo sempre ascoltato dei concerti ancora più che dignitosi, ovviamente improntati sulla musica e non sulla scenografia, capaci di raccogliere un buon numero di spettatori di tutte le età: dai nostalgici ai giovanissimi, ai quali forse questa musica può smuovere gli abbondanti ormoni più di quanto possa ormai fare coi primi, per ragioni fisiologiche.
Così il 5 novembre scorso siamo andati, come in pellegrinaggio, al Mandela Forum di Firenze, dove il concerto è stato aperto da una bella esibizione di Fabio Treves e della sua band, artista che da quasi mezzo secolo tiene alta la bandiera del blues italiano. Poi i Deep Purple: è sempre un’emozione, un po’ energia vera un po’ amarcord; certamente la produzione, come nel loro stile, è davvero minimale, aspetto che stride coi tempi che stiamo vivendo, ricchi di mega schermi, fumo in quantità industriale e tonnellate di luci.
La formazione è la stessa degli ultimi anni, con Don Airey alle tastiere (subentrato a Jon Lord) e Steve Morse, meraviglioso chitarrista che occupa la piazza occupata ai bei tempi da Ritchie Blackmore (con un intermezzo di Joe Satriani che certo malaccio non era nemmeno lui!). Ian Paice alla batteria, Roger Glover al basso e la voce di Ian Gillian sono invece sempre presenti, anche se certo l’attuale interpretazione canora del settantenne Gillan conserva, per ovvie ragioni, solo un vago ricordo di quello che fu. Ma certo non si può andare a questi concerti pensando di riascoltare ‘Made in Japan’, sarebbe impossibile per mille motivi, in primis quello anagrafico. Bisogna invece andare con l’idea di prendere parte a un pezzo di storia del rock, consci di trovarsi di fronte a qualcosa di diverso dai ricordi degli anni che furono, ma senza dubbio di fronte a musicisti che hanno ancora voglia di salire sul palco e di suonare per il loro pubblico: insomma artisti veri e non leggende che camminano!
E se gli acuti di Gillan non sono proprio gli stessi poco importa, perché incontrare dopo tanti anni un grande amore di gioventù, anche se un po’ sfiorito, può essere ugualmente bello ed emozionante.
Essendo arrivati al Mandela Forum un po’ in ritardo, a causa di forze maggiori, non abbiamo potuto parlare direttamente con gli uomini della produzione in tour. Così ci siamo limitati a farci dare qualche dettaglio da Anacleto Papa, responsabile della produzione italiana: “Noi forniamo il palco – ci spiega – mentre tutto il resto viene sospeso alle varie strutture, tranne a Roma dove bisogna usare il ground support. Inoltre non in tutte le venue è possibile montare la stessa struttura, come qui a Firenze dove abbiamo dovuto ridurla un po’.
“La produzione ha tutto al seguito – prosegue Papa – hanno anche la possibilità di usare degli schermi laterali che però a Firenze e Padova non siamo riusciti a montare, perché il boccascena di 18 metri è piuttosto ampio. C’è comunque uno schermo LED centrale molto grande. Il gruppo rimane sempre un mito del rock, ed è significativo che non solo il pubblico è molto eterogeneo per età, ma negli ultimi anni tende ad aumentare, perché i Deep Purple sono ormai un’icona del rock, amatissima da tutti i giovani che si avvicinano a questa musica.
“È una produzione tedesco-statunitense – ci spiega Anacleto – che conta in tour ben 44 persone, quindi parliamo di un bel tour, con impostazione di stampo ovviamente internazionale: tutto con cluster e dolly già preparati, per cui dalle 7:30 alle 8:00 del mattino entriamo e alle 14:00 abbiamo già montato tutto. Insomma un sistema inglese con organizzazione tedesca, quindi tutto fila liscio… almeno finché non gli si sposta qualcosa rispetto ai loro parametri, perché non hanno poi l’elasticità e la capacità di adattamento di noi italiani.
“Per quanto riguarda i nostri ragazzi – conclude – Barley ha deciso di utilizzare degli sleeper bus della stessa ditta straniera da cui si fornisce la produzione tedesca, questo per assicurare a tutti riposo e lucidità, soprattutto ai rigger”.
Personale in Tour
Manager | Bruce Payne |
Tour manager | Ian “Spider” Digance |
Production manager | Lothar Strunk |
Assistant tour manager | Francoise Neely Berger |
Artist personal assistant | Sally Day |
Wardrobe Mistress | Genevive Neace |
Lighting designer | Louis Ball |
FoH audio engineer | Tobias Hoff |
Monitor engineer | Robert Hodgkinson |
Keyboard technician | Michael Airey |
Guitar technician | Thomas Alderson |
Bass technician | Warren Lyndon |
Drum technician | Christopher Ranson |
Truck driver Deep Purle equipment | Anthony Sutton |
Sound | Jens Meinerz |
Claudia Christine Modry | |
Sven Wiese | |
Light | Michael Grossmann |
Benedikt Biebricher | |
Stefan Katzki | |
Sascha Alexander Becker | |
Rouven Diedrich | |
Video | Oliver Neumann |
Fabian Matthias Koch | |
Truck driver | TDA Frank Härtel |
Olaf Kröger | |
Michael Mangels | |
Busdriver Deep Purple | Michael Mccartney |
Busdriver TDA | Ingolf Goebel |
Promoter | Claudio Trotta |
Project leader | Cristina Trotta |
Account | Marco Ercolani |
Assistenza produzione | Andrea De Matteo |
Gestione uff. stampa, media e ospiti | Alice Degortes |
Rep. production | Anacleto Papa |
Tour manager | Katia Ponkio |
Site coordinator | Stefano Dal Vecchio |
Head rigger | Thomas Morandi |
Rigger | Davide Cusumano |
Guerino Davella | |
Marco Giampietri | |
Alberto Pautasso | |
David Boyes Lee | |
Fabio Golantucci | |
Kevin Rossi | |
Daniele Carissimo | |
Cosimin Riuscior | |
Orny Rock | |
Allestimento camerini | Jessica Erario |
Mariangela Bellinazzo | |
Elena Fedreghini | |
Catering | Ilario Tutucci |
Lino Fabrizio Palazzo | |
Lorenzo Santorsola | |
Bus driver Italian production and crew | Allig Burkhard |
Verifiche strutturali | Giuseppe Ravasi |
Progetto elettrico | Paolo Perotta |
CSE e CSP In Tour | Elisabetta Valenti |
Assistente CSE e CSP | Daniela Zacchino |
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