Mario Biondi – Beyond Tour

Numero uno nella classifica italiana già al debutto e certificato disco d’oro, Beyond, l’album del vocione catanese, rappresenta per Biondi una scelta artistica un po’ diversa: meno legato al genere del soul jazzistico – che ha comunque portato l’artista ad un successo internazionale non indifferente – e orientato verso uno stile più popolare e contemporaneo, il nuovo disco ha comportato diversi cambiamenti anche nel suo modo di fare il live.

di Douglas Cole e Alfio Morelli

IMG 5751 optNel singolo di Mario Biondi che è andato in rotazione questa primavera, Love is a Temple, si notava un cambiamento rispetto al suono che abbiamo sentito da quasi un decennio. Ci ha incuriosito, di sicuro, ma non siamo riusciti ad incrociare la tournée nei teatri italiani che si era avviata contemporaneamente all’uscita del disco. Poi, a luglio, abbiamo sentito il secondo singolo dal disco, I Choose You, e abbiamo deciso che dovevamo assolutamente vedere quali cambiamenti al concerto live avrebbe comportato quest’apparente evoluzione. Finalmente siamo riusciti a vedere il concerto il primo di dicembre al Teatro delle Muse di Ancona, proprio all’inizio di questa tranche del tour.

La produzione è di Mario Zappa per F&P Group, portata in giro dal direttore Pierpaolo Baldelli e dalla tour manager Valentina Parigi; in effetti tante cose sono cambiate: gli arrangiamenti, la band, la scenografia, ma alcuni perni delle precendenti produzioni sono rimasti immutati: Pierfrancesco “Hugo” Tempesta al FoH, il disegno luci di Jò Campana e la fornitura audio e luci forniti da Agorà. Si aggiungono, ad integrazione, il disegno della scenografia di Igor Ronchese e Tekset, i curtain LED video di NiceFall, Giuseppe Porcelli alla regia di palco e Luca Nobilini come PA engineer.

Arrivati in teatro, ci sediamo con alcuni di questi professionisti per farci dare qualche dettaglio dell’impostazione tecnica di questa nuova produzione.

Pierpaolo Baldelli – Direttore di produzione

“Seguo Biondi per la prima volta – racconta Pierpaolo – e dalla tournée in Francia e Germania siamo passati al tour italiano.
“Questo tour è una reprise del giro finito a maggio, quando abbiamo fatto 12 date con la produzione originale. Nel frattempo abbiamo fatto una quindicina di date estive portando al seguito solo i banchi ed il backline. Adesso faremo 17 date, solo per quanto riguarda l’Italia. All’estero, abbiamo fatto una trentina di date in quasi tutta Europa, Russia, Azerbaigian... però senza portare l’attrezzatura e prendendo tutto sul posto. È molto impegnativo seguire quel genere di date: impazzisco mandando e-mail da casa, cercando di garantire che ci sarà tutto, e tutto giusto, sul posto.
“In Italia giriamo invece con due bilici e venti persone: la band è composta da sei musicisti, poi ci siamo io, Valentina Parigi, Aurelio – che accompagna Mario – i tecnici e i due autisti dei bilici.
“Si lavora tanto, ma nei teatri c’è generalmente un ambiente sereno. Entriamo alle 8:00 di mattina e alle 16:00 siamo sempre in bolla, anche se con qualche back-to-back un po’ impegnativo, come un Trieste–Vercelli da 523 km. Da Trieste è anche un po’ complicato uscire, perché c’è il montacarichi ed i bilici entrano in discesa uno per volta... probabilmente non usciremo prima delle 3:00 e, conseguentemente, i bilici non arriveranno a Vercelli fino alle 9:30 di mattina.
“Per quanto riguarda le chiamate dei facchini, andiamo da un minimo di 12 ad un massimo di 18, dipende da com’è lo scarico, e chiediamo anche due macchinisti ed un elettricista. Qui ad Ancona la situazione è un po’ da gestire, per come occorre portare i bilici su in cima, ma c’è di peggio e c’è di meglio”.

Jò Campana – Lighting designer

“Lo show – ci dice Jò – è stato concepito per riflettere anche il piccolo cambiamento di direzione dal punto di vista musicale dell’artista, con l’idea di giocare sul titolo del disco ‘Beyond’, andando ‘oltre’. Visto che Mario si è spostato un po’ fuori dal suo precedente genere, abbiamo cercato di seguirlo anche con un cambiamento di scenografia, sempre elegante, ma con un’interpretazione illuminotecnica più moderna, cioè con scene più dinamiche, supportate in alcuni momenti anche dal video, nonché più briose e vivaci in termini di colorimetria.
“Abbiamo tre strisce di curtain LED a risoluzione piuttosto bassa, quindi non ci sono proprio delle figure. Vengono usate solo per delle suggestioni grafiche che vanno a sottolineare il mood musicale.
“La produzione è un po’ ridotta rispetto alla scorsa primavera, perché nella precedente tranche c’erano due ballerine sul palco su delle pedane di plexiglass trasparente, sotto le quali passavano i due LED curtain laterali. Questi ultimi si estendevano davanti, lungo il palco. C’era anche un sipario che, per motivi di spazio e di ingombro, è stato lasciato a casa. Questo andava a coprire, e piano piano a scoprire, il video e le luci di fondo durante lo svolgimento dello spettacolo. Lo show adesso è un po’ più snello, ma il look generale rimane molto simile.
“Non ci sono rilevanti innovazioni tecniche – conclude Jò – i proiettori sono sempre principalmente Clay Paky, Sharpy Wash, poi 36 Martin Mac Aura dietro e vari DWE, PAR LED e SGM strobo LED Q7. Io sono sempre dietro una console grandMA. Le grafiche sono gestite direttamente da un timecode lanciato dal tastierista al quale ci agganciamo noi. Per quanto riguarda i LED curtain, sulla mia console ho solo un controllo dell’intensità, per poterli equilibrare con le luci”.

Pierfrancesco “Hugo” Tempesta – Fonico di sala

“L’artista ha reimpostato un po’ tutto – racconta Hugo – dalla produzione discografica che ha preso una svolta ‘pop’, anche se tendente molto al funky, abbandonando la livrea jazz che lo contraddistingueva fino a poco tempo fa. Per ovvi motivi, ha scelto di farsi accompagnare da musicisti un po’ più abituati a lavorare con click e sequenze perché serviva la possibilità di replicare il nuovo suono discografico anche dal vivo. Il bassista è nuovo, i fiati sono rinnovati ed i produttori del disco – il chitarrista e il tastierista – sono in tour con noi. È un setup affiatato, comunque, perché abbiamo già fatto molte date in Italia e all’estero.
“Sul palco ci sono batteria, basso e contrabbasso, il set di percussioni del chitarrista che suona anche il flauto; il tastierista gestisce pianoforte e sequenze, mentre sono presenti sax e tromba che aggiungono un’ottima pasta. Tutti rigorosamente con in-ear monitor.
“Il palco è quasi muto – spiega Hugo – ma ci sono sempre le percussioni, i fiati e un batterista che non solo è molto portato per il funky, ma ha anche scelto uno strumento con una voce forte; perciò sul palco un po’ di pressione sonora c’è comunque.
“Non c’è un uso smodato delle sequenze, ma il chitarrista è anche percussionista, così in quei brani in cui servono percussioni e chitarra insieme ci devono comunque essere le parti mancanti. A caratterizzare i brani nuovi e più vecchi ci sono gli archi, ovviamente in sequenza, perché non potevamo certo portarci dietro mezza orchestra.
“Le sequenze vengono gestite dal tastierista in Logic da un MacBook Pro con una scheda Apollo. Simultaneamente gestisce anche il gobbo: Logic pilota infatti in MIDI timecode il programma QMIDI, che carica i file dei testi in MS Word. Poi i testi seguono le sequenze su uno schermo semplicemente pilotato dall’uscita HDMI del computer.
“Usiamo delle console Midas Pro9 in sala e al palco – dice Hugo – con lo splitter DL431, così ognuno ha il proprio gain vero. Registro sempre tutte le serate in multitraccia, con Nuendo Live. Uso un PC a rack con le schede PCI-Express Lynx che lavorano in nativo in AES50, così da avere 48 canali a 96 kHz direttamente dallo splitter, senza neanche convertire in MADI. L’unica conversione MADI che devo fare è per usare i plug-in nel SoundGrid, unico componente esterno alla console.
“L’unica differenza rispetto al tour teatrale scorso è che nel primo giro usavamo come impianto audio il K-Array KH7, adesso impegnato in tour con Fiorello; così siamo tornati al tradizionale L-Acoustics KARA, appoggiato. Ci sono alcune situazioni, nei teatri più grandi come l’Arcimboldi, in cui ovviamente si può sospendere e si fa anche un incremento con alcuni sistemi. Lo standard di Agorà per i teatri prevede almeno una dozzina di KARA per lato da giocarsi con le relative front-fill, outfill e sub.
Come tratti questa voce così particolare?
La catena della voce comincia dal radiomicrofono Sennheiser, con testa e935 o con il DPA D:Facto, dipendente dalla situazione. Il DPA piace moltissimo a me e all’artista, ma, essendo un condensatore, bisogna sempre andare a togliere quelle frequenze che entrano e sporcano, così alla fine si perdono l’efficacia della capsula e tutti i suoi vantaggi. Durante l’estate, in venue all’aperto, il D:Facto andava quasi sempre bene; nella maggior parte dei teatri, invece, preferisco il dinamico e935. Faccio la preamplificazione e la pre-equalizzazione della capsula dal banco, e la precompressione giusto per l’effetto di prossimità – anche se il 935 non dà molto effetto prossimità come altri microfoni dinamici. Il segnale va in seguito nella Multirack Waves, dove ho un plugin multibanda, un de-esser e un parametrico chirurgico per eliminare i problemi della vicinanza al PA. Ovviamente preferisco apportare le correzioni con i filtri a questo punto, anziché nel banco, che uso per fare il suono.

Lo Show

Con la ristampa del disco Beyond, è stata inclusa una serie di cover dei Commodores e, così, l’artista ha fatto ben capire che, nonostante abbia messo un piede sul treno della musica pop contemporanea, rimane comunque con l’altro piede ancora ben saldo sulla piattaforma del soul. Gli arrangiamenti dei brani storici più jazzisitici, magari, sono meno pieni, vista la riduzione nel numero di strumenti, ma non si avvertono grandi mancanze, anche perché la band è veramente notevole.

In questa serata, abbiamo sentito un audio veramente ottimo, in tutta la platea e nei balconi. Il mix era assolutamente azzeccato e molto discografico. Un aspetto importante è sicuramente il dimensionamento dell’impianto (20 KARA + 6 SB28) che, rispetto ad altre produzioni in teatro, risulta piuttosto abbondante e consente una dinamica veramente bella e una botta non indifferente (quando ci vuole).

Per quanto riguarda lo spettacolo visivo, se non ci avessero detto che la produzione era una riduzione di quella precedente, non l’avremmo mai pensato. Lo show sfrutta perfettamente la “scatola nera” del palco teatrale e Jò crea delle scene a mezz’aria (particolarmente dai Mac Aura sui ladder al fondo del palco) che danno un effetto tridimensionale che ingloba tutto il pubblico in maniera molto apprezzabile. L’illuminazione delle ingraticciature sotto le pedane con dei PAR LED di taglio è un’altra chicca che dà una bella profondità al visual. I LED curtain dietro si integrano così perfettamente con le scene, a livello di colore e di movimento, che il pubblico non ha mai l’impressione di un elemento scenografico a sé stante, ma di un quadro completo.

Personale e aziende

Band
Tastiere/programmazione Massimo “Max” Greco
Chitarra/perc./flauto David Florio
Basso Federico Malaman
Batteria Alessandro Lugli
Sax Marco Scipione
Tromba Fabio Buonarota
Management artista Beyond s.r.l.
Marco Nuzzi
Marta Tagliabue
Agenzia F&P Group s.r.l.
Produttore esecutivo Mario Zappa
Direttore di produzione Pierpaolo Baldelli
Tour manager Valentina Parigi
Artist personal assistant Aurelio Colucci
Fonico di sala Pierfrancesco “Hugo” Tempesta
Light designer Giovanni “Jo” Campana
Service audio&luci Agorà s.r.l.
Fonico di palco Giuseppe Porcelli
PA man e ass. FoH Luca Nobilini
Backliner Gherardo Tassi
Domenico Colangelo
Capo elettricista Stefano “Fifo” Franchini
Elettricista Vittorio Graziosi
Elettricista & rigging Alessandro Montuori
Video Nice Fall s.r.l.
Tommaso Zappon
Trasporti Rock Road soc. coop.a.r.l.
Mario Marino Rocco
Gianni Sechi

 

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