Comfort Festival
Una delle prima manifestazioni organizzate in una grande area in questo periodo di emergenza sanitaria. Un folto calendario di artisti e un’area attrezzata di tutto punto nel Parco Bassani di Ferrara sono stati protagonisti il 3 e il 4 settembre del Comfort Festival.
di Giancarlo Messina
Il Comfort Festival, realizzato con la produzione organizzativa del Teatro Comunale di Ferrara e il patrocinio del Comune di Ferrara, nasce da un’idea di Claudio Trotta. Il concept principale, come dice lo stesso nome, è la ricerca del “comfort”, inteso come la possibilità di uscire di casa e di ritrovarsi insieme ad altri appassionati per ascoltare una bella programmazione musicale dal vivo dalle 18:00 all’una di notte. Sembra quasi una banalità, ma per l’epoca che abbiamo appena vissuto non lo è affatto.
Particolare attenzione è stata data anche al costo dei biglietti, appena 25 euro per un ingresso giornaliero e 40 euro per l’abbonamento a entrambe le giornate.
Ci siamo recati anche noi al Parco Bassani per dare un’occhiata all’organizzazione e all’evento. La location, dedicata ovviamente al grande scrittore Giorgio Bassani, è un’antica riserva di caccia degli Estensi e comprende una serie di vie, piste ciclabili, zone prative e lacustri. Un bel posto che non conoscevamo e certamente adatto a ospitare anche in futuro eventi del genere.
Certo l’ingresso al festival per il pubblico non è proprio agevole: non solo occorre mostrare il green pass agli steward, ma anche registrarsi on line col numero di serie del proprio biglietto dichiarando tutto ciò che la normativa sul Covid richiede. L’operazione di per sé non sarebbe nemmeno troppo lunga, ma certo occorre avere uno smartphone, occhi molto buoni per leggere e trascrivere i minuscoli codici del biglietto, non impelagarsi fra le varie pagine del software... Insomma una scocciatura non da poco. Ma è lo scotto da pagare in questi periodi.
Finalmente accediamo all’area del parco dedicata all’evento, predisposta per ospitare un massimo di 4.000 persone al giorno. Troviamo due differenti stage, il principale e il piccolo palco “Armonia” che ospita performance acustiche, letterarie e teatrali, a cura dell’associazione Slow Music.
Il programma musicale è molto intenso: si parte dalle 18:00 con un “non stop” fino all’una di notte, come dicevamo. Gli artisti si alternano sui due palchi, così da dare modo ai tecnici di allestire il set successivo.
Passando all’aspetto squisitamente tecnico, vediamo subito una situazione ben strutturata e professionale, con un bel PA d&b Audiotechnik modello J e proiettori ROBE installati sulle tre americane. A confermare il livello dell’installazione, intravediamo in regia l’inconfondibile sagoma di Alberto “Mente” Butturini, responsabile audio del festival.
Alberto Butturini – Responsabile audio e fonico residente
“Sono stato incaricato da Barley Arts di seguire tutta la parte audio del festival – racconta Alberto – a cominciare dalla pre-produzione; inoltre durante le due serate farò anche il fonico per gli artisti che ne avranno bisogno.
“Nei giorni precedenti, insieme allo stage manager, ho preparato il set-up per ogni singola band, nonché le memorie necessarie sui banchi Yamaha; siamo quindi arrivati ben preparati, pronti alle normali modifiche dell’ultimo momento.
Da sx: Luca Giaroli - DirectOut Technologies, Alessandro Arturi - Sales Engineer per Yamaha e Alberto Butturini - Responsabile audio e fonico residente.
“Per questa occasione, ho chiesto a Yamaha di poter testare in una situazione reale, e anche piuttosto impegnativa per la durata dell’evento e l’umidità, i nuovi banchi Rivage. Hanno accettato di buon grado, così ho qui con me Alessandro Arturi, specialista di prodotto dell’azienda. Anche Luca Giaroli di DirectOut ha accolto l’invito a testare in questo evento live il Prodigy, una macchina che abbiamo fatto lavorare molto e che ha fatto davvero molto molto bene.
“Con le Rivage mi sono trovato benissimo: se hanno ancora qualche piccolezza da sistemare a livello di software, cosa normale in nuove apparecchiature di questo tipo, si sono rivelate non solo affidabilissime, caratteristica da sempre tipica di tutti i banchi Yamaha, ma anche macchine dotate di un bel suono. Ho apprezzato soprattutto la somma sul master, forse il punto debole di alcune macchine digitali, ma anche l’ottima visibilità degli schermi, non affatto scontata e più importante di quanto si possa pensare. È una macchina molto veloce e dall’approccio decisamente friendly, ci si lavora proprio bene. Tutto sembra andare una meraviglia, quindi sono soddisfatto del lavoro e devo certamente ringraziare Yamaha e DirectOut per aver accolto il mio invito e aver collaborato alla riuscita di questo progetto tutt’altro che semplice”.
Alessandro Arturi – Sales Engineer per Yamaha
“Abbiamo accettato – ci dice Alessandro – ben volentieri l’invito di Alberto a provare dal vivo in questa situazione le nostre nuove console, anche perché il service KS è già un cliente Yamaha. Le macchine utilizzano i preamplificatori della serie Rivage, quindi sono certamente una garanzia per la qualità del suono, ma i nuovi modelli offrono grandi possibilità anche nel routing e nella customizzazione della superficie di controllo, molto utili soprattutto in queste situazioni. Le Rivage dal punto di vista qualitativo si posizionano nella fascia alta del mercato, al top di gamma, con la possibilità di poter scegliere la superficie di controllo che si preferisce con la medesima configurazione di DSP. Così a livello di risorse e possibilità non c’è una reale differenza fra le varie console Rivage PM, perché ognuna può pilotare la stessa DSP: la scelta della superficie di controllo è del fonico, in base alle sue preferenze o necessità, in fondo è solo un grosso telecomando e non influisce sulla qualità audio.
“Devo ammettere che questa prova sul campo mi ha confermato gli ottimi feedback sulle macchine, sia per la loro affidabilità in ogni situazione ambientale sia per la qualità sonora che è molto piaciuta a tutti gli addetti ai lavori”.
Francesco Cavicchi – Titolare di KS
In regia troviamo anche Francesco Cavicchi, titolare del service KS di San Pietro in Casale che fornisce audio e luci.
“La richiesta era di sonorizzare un’area lunga circa 100 metri – ci dice – ed essendo utilizzatori del marchio d&b, è stato naturale rivolgerci al nostro fornitore che ci ha proposto un PA J, quindi di stazza adeguata alla venue. Abbiamo infatti installato 12 sistemi J e 12 JSub, tutto finalato con i D80. Anche il monitoraggio è realizzato con monitor Max e Max2 dello stesso marchio.
“I mixer sono forniti direttamente da Yamaha: un PM5 Rivage in sala e un PM10 sul palco. Noi ovviamente abbiamo curato l’installazione. Per avere cambi di palco veloci, tutto lo splittaggio microfonico è doppio, così abbiamo due set da 48 canali ciascuno. È presente anche un altro mixer per il palco Armonia, uno Yamaha QL1.
Francesco Cavicchi, titolare di KS.
“Al cuore del sistema – continua Cavicchi – abbiamo posto il sistema Prodigy, una matrice multifunzione con la quale gestiamo il PA: noi forniamo segnali separati per sub, L+R e front-fill che vengono distribuiti equalizzati e allineati. La macchina si occupa inoltre della commutazione fra i sistemi dei due palchi, così da avere due situazioni del tutto indipendenti. Grazie a ciò, un fonico può fare tutte le modifiche mentre l’altro lavora. Il trasporto sala-palco è su Dante.
“Sul palco c’è poi un altro Prodigy che ha uscite AES-EBU, con il quale andiamo ai finali, mentre i suoi ingressi analogici possono essere utilizzati da remoto come canali spare, se dovesse succedere qualcosa al Prodigy in sala. Inoltre distribuisce i segnali per la registrazione.
“Una cosa particolare – aggiunge Cavicchi – è che il microfono del presentatore entra direttamente nella matrice Prodigy che fa anche da mixer, svincolando le console dal compito di seguire la voce.
“Per quanto riguarda le luci, abbiamo tutto materiale ROBE, con proiettori Spider e Pointe controllati da una grandMA3 Light.
“Il nostro personale annovera otto tecnici: oltre me, abbiamo tre backliner, un elettricista, un datore luci, un PA man e il fonico di palco”.
Finite le chiacchierate con gli addetti ai lavori, ci sediamo vicino la regia per goderci il pomeriggio e la serata musicale. Molti gli interventi di qualità anche nel piccolo palco; inoltre abbiamo modo di ascoltare artisti che non conoscevamo, alcuni interessanti, altri meno, ma qui si cade nel puro gusto personale: il nostro ci porta a entusiasmarci per la performance di Stefano Di Battista e la sua band e a restare piuttosto attoniti a quella in “solo” di Gianluca Grignani. Ma tutto è opinabile (o quasi). Headline della giornata di venerdì è Edoardo Bennato con il suo gruppo. Quando ero adolescente (cioè ai tempi di Federico II di Svevia) ero un fan di Bennato, l’unico artista del quale abbia mai avuto un poster in camera. Mi sono quindi davvero divertito ad ascoltare i suoi brani storici, ottimamente arrangiati e suonati, e devo dire che per grinta ed energia Edoardo dà ancora quattro giri a molti colleghi più giovani. Inoltre, rispetto ad altri suoi concerti ascoltati di recente, ha anche eliminato buona parte di quei predicozzi che mi sono sempre sembrati superflui, dando più ritmo allo show.
L’audio è impeccabile. D’altra parte abbiamo PA, console e tecnici di Serie A, quindi difficilmente sarebbe potuto accadere il contrario. Anche le luci, per quanto lontane dai fasti pre-Covid, svolgono ottimamente il loro compito, creando atmosfere coerenti e illuminando la scena senza tanti fronzoli a vantaggio del pubblico che, in fondo, vuole vedere i musicisti. Come abbiamo più volte detto, il bagno di umiltà tecnico, sebbene obbligato, ha portato in questo periodo a rivedere situazioni più essenziali ma non per questo meno piacevoli.
Unica nota non troppo esaltante, la presenza del pubblico, che ci è sembrata piuttosto scarsa, almeno il venerdì. Paura della pandemia? Mancanza di green pass? O forse il lock-down ci ha così impigriti che facciamo fatica a uscire di nuovo da casa?