Workshop: Creare e produrre la colonna sonora - settima parte
Music Supervisor, Music Editor, Sound Designer.
Il Responsabile della Visione Complessiva
La musica di un film non è il regno del solo compositore, molte altre figure, più o meno ufficiali, possono influenzarne la creazione.
Esistono tre attività parallele a quella del compositore che sono più o meno diffuse a secondo dei paesi, degli ambienti, del tipo di progetto. La prima è forse una delle più bistrattate e meno capite, una di quelle attività che più o meno tutti quelli che suonano uno strumento e vogliono lavorare nel mercato della musica dicono di saper fare: il Supervisore Musicale. Sarà utile comprendere bene di cosa si occupa davvero un supervisore perché ci aiuterà a scoprire alcune delle capacità che un compositore di colonne sonore deve possedere.
In alcune grandi produzioni cinematografiche ad esempio la supervisione musicale viene prima del compositore. Il supervisore è una sorta di secondo regista che sceglie gli attori musicali del film e per questa ragione deve avere le idee molto chiare su chi e come coinvolgere. Prima ancora di scegliere il compositore per la colonna sonora vera e propria il supervisore dovrà produrre una serie di proposte relative al tipo di universo sonoro che si intende sviluppare. Lo farà in diversi modi, due primariamente. Il primo è quello delle musiche edite, la proposta cioè di utilizzare delle canzoni più o meno celebri, ma comunque già pubblicate o utilizzate in altri film. Il secondo è appunto la scelta di un compositore le cui corde risuonino con il progetto in questione secondo una visione unitaria e organica del film. Per questo talvolta è il supervisore a guidare il mood di un film in una direzione piuttosto che un’altra, proprio come farebbe un regista nel momento in cui decide di fare interpretare una parte ad un certo attore piuttosto che un altro, o di mettere in relazione diverse anime per creare sfaccettature più complesse.
Sapere questo è di grande aiuto perchè mostra quanto sia importante avere un’idea chiara e definita dell’andamento generale di un film. Potremmo addirittura pensare, prima di metterci al lavoro su delle immagini, di essere noi stessi i supervisori e di auto-coinvolgerci laddove sentiamo di poter aggiungere realmente qualcosa alla narrazione. Possiamo utilizzare questo espediente anche per decidere quale organico utilizzare, archi, chitarre, fiati, cori, immaginando di dover fare un grande casting sonoro.
Generalmente i compositori non sono grandi supervisori poiché facendo un lavoro dall’interno sono un po’ troppo coinvolti per riuscire sempre ad avere una visione lucida e distaccata. Non è detto che un supervisore debba avere grandi doti musicali, forse non è necessaria nessuna, se non una grandissima sensibilità ed empatia con le immagini, a volte è sufficiente un rapporto diretto, istintivo, quasi animale, per cogliere la verità che si cela dietro un filmato.
Il Responsabile dell’Ottimizzazione
Non tutte le colonne sonore vengono scritte in totale sincronizzazione con le immagini, alcune vanno riadattate, aggiustate, cucite, ritagliate, accorpate. Per questo c’è quello che chiamiamo “Montatore delle Musiche” (Music Editor) che si occupa fondamentalmente di bilanciare flussi di note. Come fare entrare una musica, come farla uscire, anticipare una variazione sono alcune delle variabili con cui deve confrontarsi. Se ce n’è la possibilità, se ne occupa direttamente il compositore scrivendo note ad hoc, ma talvolta a causa del tempo, dell’esiguità delle risorse o delle caratteristiche stesse del progetto, è proprio il Montatore delle Musiche a doversi sobbarcare questa responsabilità. La maggior parte delle colonne sonore (credo proprio tutte a parte i casi di live music) viene mixata seguendo la regola degli Stem, cioè delle tracce separate. Si tende cioè a fare delle versioni finali suddivise in sottogruppi di tracce in modo che la somma di esse componga il brano definitivo. Ad esempio una canzone mixata in stem sarà composta da numerose tracce stereo come per esempio: voce, basso, chitarre, batteria, tastiere, percussioni, sintetizzatori, cori. In questo modo si ha la possibilità di creare numerose versioni diverse, e sopratutto, di gestire le assolvenze e le dissolvenze in maniera completamente naturale. Stiamo parlando infatti di audiofile, di editare, tagliare, rammendare, collegare, far intersecare parti diverse. Questo lavoro presuppone due tipi di competenze: una tecnico-pratica di editing musicale, l’altra creativa-propositiva di “invenzione di soluzioni”. Un Montatore del Suono deve sapere come poter unire due parti, se quelle due parti suonano bene vicine, se lo fanno in modo naturale, se può azzardare l’unione di brani diversi, se le tonalità sono compatibili, eccetera eccetera.
Anche qui un compositore deve sicuramente saper fare anche questo, non per una vocazione tutto logica astratta, ma perché la capacità di smembrare e ricomporre tessuti sonori è fondamentale per sciogliere nodi, sbloccare vie senza uscita, risolvere intoppi, immaginare alternative. Non sono pochi i casi di grandi compositori che riconoscono ai propri montatori il merito di aver saputo inventare sintesi inaspettate e originali di tracce nate per situazioni diverse.
Il Responsabile delle Suggestioni Invisibili
Il Sound Designer infine è la terza di queste figure assenti e presenti, importanti e sostituibili, in un limbo sempre misterioso tra professionalità e sedicentismo, tra essere e apparire. In genere viene confuso con il Foley Artist (o Rumorista), ma si tratta di una professione ben diversa. Il Rumorista è colui che veste le immagini dei suoni diegetici, di quelli cioè che vengono dalla scena ma che per scelta o necessità non vengono utilizzati dalla registrazione del suono di presa diretta dei microfoni. Il rumorista crea passi, fruscii, pacche sulle spalle, e prima dell’avvento dei campioni digitali, creava anche la pioggia, il vento, i tuoni, gli aeroplani e ogni altro tipo di suono. Il Sound Designer con il suo computer può fare tutto questo ma può fare anche molto di più.
Si tende a chiamare “Sound design” tutto l’insieme dei suoni (a parte musica e parole) di un film. In realtà si tratta di una specificità diversa, un insieme di suoni non prettamente reali o diegetici che hanno la capacità di evocare emozioni e creare con le immagini una narrazione coerente. Anche qui un visione fresca e propositiva può fare la differenza.
Quest’anno l’Academy Award per il Best Sound Editing è andato a Glenn Freemantle per “Gravity” diretto da Alfonso Cuaròn, un film dove apnee e frastuoni infernali rivestono un ruolo ben più profondo di una semplice didascalia acustica.
Quanto interessa questa dimensione della sonorizzazione del film al compositore? Potremmo sostenere la sua completa indifferenza come anche una forte interconnessione tra universi sonori. Di certo è necessario saper cosa accade acusticamente in un dato momento per non creare inutili sovrapposizioni, masse sonore informi che contengono elementi che una volta sovrapposti risultano incomprensibili.
Negli studi di psicologia cognitiva è stato definito “effetto cocktail party” ed è quella situazione in cui ci si trova a chiacchierare con qualcuno ma con un orecchio puntato alla conversazione delle persone accanto. Ebbene, non si scappa, l’essere umano può fare tante cose contemporaneamente, ma non ascoltare due fonti sonore simultanee. Per questa ragione nella nostra colonna sonora, la somma cioè di tutte le fonti audio del film, non possono esserci più di un messaggio alla volta. Polifonia sì, ma sovrapposizioni no.
Naturalmente questa indicazione deve essere violata quando il nostro contenuto espressivo è il Caos, in questo caso la sovrapposizione produce proprio l’effetto ricercato.
Il Responsabile dell’Equilibrio
Tutto il suono di un film convoglia alla fine dentro un mixer dove un fonico avrà tendenzialmente tre fonti sonore diverse da mettere in relazione: i dialoghi, i rumori e la musica. L’equilibrio tra questi tre elementi comporrà il suono del film. Il fonico potrà diventare tuo amico quando alza il volume della tua musica, ma anche tuo nemico, quando per dare il giusto spazio a un sospiro è costretto ad abbassarla notevolmente. Come affrontare questa relazione ambivalente e pericolosa? Se mettiamo insieme le finalità di tutti quelli che abbiamo citato finora, lo possiamo scoprire: Visione complessiva, Ottimizzazione, Suggestione Invisibile ed Equilibrio… se mettiamo insieme tutte queste cose saremo il migliore amico del fonico. Mai litigare col fonico!
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