Vent'anni di Memorabilia

La festa del Cocoricò del 17 gennaio scorso all’Unipol Arena di Bologna

di Alfio e Giulia Morelli

l’Unipol Arena di Bologna ha ospitato un evento musicale sui generis per tipologia di musica e clientela rispetto a quello che si è soliti immaginare in una location di quella capienza.

In occasione dei vent’anni del Memorabilia – una delle serate più celebri della discoteca riccionese – il Cocoricò ha infatti tenuto chiuse le sue porte romagnole per traslocare nel capoluogo emiliano, portando con sé tutto quello che da sempre rende uniche le sue serate danzanti, piramide compresa. Inizialmente eravamo piuttosto indecisi se una sorta di rave party legalizzato potesse rientrare nell’orbita dei nostri interessi giornalistici. Ma i dubbi si sono dissolti una volta varcata l’entrata dell’Arena e buttando un occhio al palco: l’assetto era quello da grande evento live, impianto compreso, e in regia un lighting designer d’eccellenza ci ha accolti facendoci sentire subito a casa.

La festa

Stando al soundcheck, la serata si sarebbe rivelata intensa; tappi per le orecchie alla mano, “mamma mia quanto spinge questo K2”, siamo quindi andati a fare subito due chiacchiere con Mauro Bianchi, direttore del Cocoricò, per farci spiegare meglio il tipo di format a cui la direzione del locale ha pensato per festeggiare un compleanno in grande stile.
Può questa festa essere considerata come prova per dei futuri festival di musica elettronica?
Per come interpreto io i festival questa serata non lo è, perché ha tutti i canoni della serata da discoteca. Ma abbiamo fatto un accordo con Sabatini dell’Unipol Arena per una serie di serate in questa location. Sia noi che Sabatini siamo fermamente convinti che la musica elettronica, dall’EDM alla techno, abbia preso una buona fetta di mercato e in futuro crescerà ancora. Dobbiamo ancora capire se questo mercato si aggiungerà ai concerti rock e pop o andrà ad occupare parte di esso. Quindi questo è un primo esperimento: stando alle prevendite le persone hanno risposto bene, ma questo lo vedremo meglio alla fine dell’evento. Poi vedremo altri eventi con qualche artista italiano o internazionale, per ora siamo “work in progress”, questa è una data zero per capire come la città e le istituzioni, che per ora hanno dimostrato grande apertura e disponibilità, recepiscono la nostra presenza, e chiaramente come la recepisce il pubblico. Questa sera si ripercorreranno vent’anni di musica del Cocoricò, quella che ha reso famosa la piramide, quindi dalla trance, alla techno, toccando anche l’hardcore, più l’esibizione del Principe Maurice... in altre parole la storia del Cocoricò.
Qual è stato il primo approccio con le istituzioni?
Anche con le forze dell’ordine per ora il rapporto è stato di massima collaborazione. Direi che questa è l’occasione giusta per sfatare un mito ancora in piedi, perché quando sentono Cocoricò e musica elettronica vanno tutti un po’ in ansia... A Riccione siamo già riusciti nella missione; qui magari si aspettavano di dover interloquire con chissà quali personaggi stravaganti mentre penso, invece, che abbiano capito che siamo tutti professionisti del mondo dello spettacolo.
 L’audio
Dopo questa breve introduzione della serata da parte di Mauro, andiamo a cercare i nostri interlocutori tradizionali, coloro che ci parleranno di tecnologia. Appena finita la prova del PA, incrociamo Roberto Sticchi, titolare del service MPR Audio di Milano.
“È la prima volta – ci racconta Roberto – che il Cocoricò organizza una serata in un ambiente inusuale come l’Unipol Arena, e si è voluto virtualmente ricostruire in questo contenitore l’ambiente della discoteca.
In questa produzione ti sei occupato solo della fornitura audio?
No, sono il capo commessa di tutta la produzione. Il materiale audio è di mia proprietà, mentre per il progetto luci, curato da Francesco De Cave, il materiale è fornito da M.M.S. La regia audio, disposta a fianco del palco, prevede una Yamaha UL‑1, banco semplicissimo, perché dobbiamo solo controllare il left & right che ci giunge dal banco DJ sul palco, un Allen&Heath Xone:92. Abbiamo fatto questa scelta perché questa è una serata analogica: il Memorabilia è una serata di puro vinile, perché sono previsti solo DJ della vecchia guardia, del Cocoricò di vent’anni fa.
Il PA è notevole! È un nuovo acquisto?
Sì, lo stiamo utilizzando per la prima volta, ce lo hanno consegnato e lo abbiamo sballato qualche giorno fa! Si tratta del nuovo K2 di L‑Acoustics: dodici sistemi per lato, 16 sub SB28 e 18 KARA, sempre L‑Acoustics, come il monitoraggio di ARCS e SB28 sul palco. Tutto il sistema è pilotato con finali L‑Acoustics LA8. Io avevo già un L‑Acoustics Kara ed ho scelto di continuare con questo marchio perché anche nell’ambiente della musica elettronica sta monopolizzando tutte le performance ed è sempre più richiesto.
Prossimamente dove lo vedremo montato?
Il 7 febbraio abbiamo DJ Hardwell a Milano che mi ha richiesto il K2; il 13, sempre a Milano, al Fabrique, Ricardo Villalobos e poi a Ginevra al salone dell’auto, allo stand Ferrari e Fiat.
 L’evento
Facendo i complimenti a Roberto per il nuovo acquisto, ci dirigiamo verso la regia luci dove incontriamo un volto conosciuto: Francesco De Cave che, stupito di trovarci lì almeno quanto noi di trovare lui, ci racconta la sua collaborazione con il locale romagnolo.
“Collaboro ormai da cinque anni con il Cocoricò – spiega Francesco – dove ho trovato un gruppo di persone affascinanti per il loro modo di vedere la discoteca, persone che credono in quello che fanno e cercano dei risultati tangibili. Andai al primo incontro senza grosse aspettative, poi invece la cosa mi ha talmente preso che ogni anno vado a Riccione per il nuovo allestimento del concept della piramide del Cocoricò. Per questo mi trovo qui, in occasione del ventennale del Memorabilia, serata storica che viene considerata un po’ il compleanno del Cocoricò”.
Cosa ci puoi dire dell’allestimento qui?
La location è molto grande e i budget, come puoi immaginare, sono comunque molto importanti, considerando che comunque stiamo parlando di una discoteca, anche se non sono quelli delle mega-produzioni dei concerti. Ho dovuto per forza riempire un po’ tutto il palasport, per ricreare l’ambiente della disco: ho usato diverso materiale per dare importanza al palco sul quale i DJ si esibiscono, usando sei semicerchi sospesi con dei video sulla parte frontale dell’americana, oltre ad uno schermo più grande che ricopre tutta la parte frontale della console. Si tratta di uno schermo video LED piuttosto nuovo che si chiama Hybrid. La particolarità di questo schermo è che utilizza al suo interno dei LED mappabili tramite media server, quindi ha una doppia possibilità di utilizzo: schermo video ed effetto luce. Poi abbiamo gli immancabili Sharpy, tanti DTS Nick, DTS Wash a scarica, qualche PARLED per fare i bar, strobo SGM a LED, cinque laser RGB da 3 W e da 5 W e blu da 2 W e da 3 W, 70 pannelli Jarag in pixelmapping. In questo allestimento c’è molto della mia esperienza nel live, soprattutto per mantenere il concetto di fotografia, perché il DJ non è semplicemente quella figura che sta lì a mettere i dischi, ma è l’artista, colui che fa lo spettacolo, quindi è giusto che lo spettacolo arrivi dal palco.
Quanti pezzi hai montato?
Sono quasi duecento motorizzati, oltre ai pannelli LED, i Jarag, una ventina di DWE, una decina di macchine del fumo. Poi dalla pedana centrale all’inizio della serata il Principe Maurice verrà sollevato e volerà sulle teste del pubblico.
Niente CO2?
No, la scelta è stata quella di investire il budget per dare più riempimento luminoso alla sala.
E la differenza tra un concerto e questo tipo di spettacolo?
La differenza è che questa sera non esiste scaletta, quindi devo improvvisare pesantemente.
Ma immagino che un minimo di programma di base lo avrai fatto anche tu.
Beh, io un tempo facevo il DJ... grossomodo dopo quattro giri da otto qualcosa succede, quindi sono preparato e qualcosa farò succedere. Sì, in effetti mi sono preparato dei preset generici, che poi richiamerò nei momenti giusti: sono già consapevole che la serata sarà lunga e dovrò stare sempre sul pezzo facendo andare molto le dita.
Quanti siete a lavorare?
Mi sono portato il mio assistente Emanuele Vangelatos perché, considerato che si comincia intorno alle dieci e si finisce alle quattro del mattino, capisci che non potevo venire a fare questo evento da solo, ho una certa età... Poi c’è tutta la squadra di M.M.S. per quanto riguarda l’allestimento luci, due ragazzi per la programmazione dei laser e altri due ragazzi che, con due media server separati, gestiscono il LED e l’Hybrid, mentre un altro tecnico gestisce solo la parte Jarag. Qui in console ho la mia solita Whole Hog, con i laser gestiti via Pangolin.
Chi sono questi ragazzi del laser?
La collaborazione con questi ragazzi è nata in un modo singolare. Sulla mia pagina Facebook vedevo sempre foto di spettacoli laser locali, non tanto grandi, ma interessanti. Così un giorno li ho contattati trovando in questi giovani tanta voglia di fare e fame di sapere, così ci siamo organizzati ed oggi sono qui con me.

La serata

Finito il nostro lavoro ci mettiamo, un po’ in disparte, come si addice ad attempati signori un po’ fuori luogo, a goderci la serata. Ed è veramente una bella serata: il pubblico è numeroso e molto entusiasta di vivere questo evento come una sorta di rito collettivo. Il progetto realizzato da Francesco De Cave è ottimo, bello il lavoro sul palco e sulla piramide, resa vivida dalla splendida luce dei Jarag. Ottima la resa dei nuovi videoLED, decisamente versatili, come dei giochi laser.
L’audio è assolutamente ben diffuso, con tutti i crismi del genere musicale rispettati; noi ci restiamo un po’ male solo perché il volume non è nemmeno vicino a quello ascoltato nel pomeriggio durante il soundcheck! Insomma la mannaia del controllo fonometrico ha tolto un po’ di “rumba”, anche se parliamo sempre di un suono robusto, ma davvero non paragonabile a quello impressionante del pomeriggio!
Unico imprevisto un blackout temporaneo che ha creato non poca apprensione per qualche minuto, anche perché tutte le apparecchiature elettroniche hanno avuto bisogno dei loro tempi di riavvio… ma poi tutto è filato liscio.
Insomma... dal nostro punto di vista si può definire un esperimento ben riuscito; e se così è stato anche sotto il punto di vista della produzione, senza dubbio avremo modo di frequentare più spesso l’Unipol Arena per questo genere di eventi che, attingendo comunque tecnologie e competenze dal mercato del professionale, costituiscono un settore commerciale piuttosto interessante.

 

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