Raffaella Carrà - Forte Forte Forte

Il talent show con Raffaella Carrà su Rai 1

Registrato negli studi Voxson di Roma – ritornati in vita dopo un periodo di riposo – il programma è prodotto da RAI e Ballandi: le prime puntate, a dire il vero, non hanno avuto consensi unanimi, probabilmente poiché si tratta di un genere televisivo, quello del talent show, il cui filone è stato fin troppo sfruttato e si sta ormai esaurendo. Ma quello che ci riguarda è l’ottimo allestimento realizzato per questa trasmissione.

Le prime puntate di Forte Forte Forte sono state registrate, poi montate e trasmesse il venerdì in prima serata. La parte finale, programmata fino a marzo, sarà invece ripresa e trasmessa in diretta. Gli studi sono i Voxson, centro di produzione composto da cinque studi e cinquanta camerini, di cui dieci suite per artisti.
Il più grande è lo Studio 5, e proprio qui è realizzato il programma: ha una superficie di oltre 1600 m2 con un’altezza massima di sedici metri. Grazie allo specifico trattamento, ha una resa acustica molto buona che permette, come in questo caso, di realizzare con ottimi risultati trasmissioni basate sui contenuti musicali.

Siamo stati presenti alla registrazione della terza puntata, trasmessa il 6 febbraio, per dare un’occhiata all’organizzazione tecnica della trasmissione.
Appena entrati, nel primo pomeriggio, durante le prove senza pubblico, abbiamo subito un bel colpo d’occhio: lo studio è piuttosto grande, su più livelli, con spazi tecnici e regie belli, ampi e comodi. Si nota subito che è la tecnologia a farla da padrona: video LED ricoprono le pareti, formano le scale d’ingresso al palco, sono istallati nel soffitto e nel pavimento, e poi teste mobili ovunque.

La produzione tecnica

Incontriamo per primo Franco Di Nolfi, direttore di produzione RAI, al quale chiediamo la differenza di ruoli tra il direttore di produzione RAI ed il direttore di produzione per Ballandi.
“Ballandi si occupa del format – ci spiega – quindi della parte artistica, mentre io mi occupo dell’organizzazione tecnica, del lavoro dal punto di vista della ripresa: organizzazione dell’impianto luci, della regia mobile, di tutte le lavorazioni all’interno dello studio, della scenografia e della sicurezza in studio, molto importante e complessa soprattutto in presenza del pubblico. Mi occupo inoltre dei cosiddetti ‘piani di produzione’, cioè di quanto tempo occorre per realizzare la scenografia e l’allestimento tecnico, insomma di tutti i tempi necessari alla produzione per essere operativa, calcolo indispensabile per capire con quanto anticipo bisogna entrare in studio”.

Che problematiche avete avuto a livello di sicurezza e normative?
Per la prima volta, stiamo usando delle fiamme libere in uno studio televisivo, sei macchine che generano ciascuna una fiamma di due metri e mezzo. Quindi il problema non è stato tanto applicare tutta la normativa indicata nella certificazione della macchina, quanto il fatto che i ballerini non rispettavano molto le distanze di sicurezza e con il fuoco non si scherza. Forse nella mia lunga carriera in RAI è stata la cosa più pericolosa che fin adesso mi è capitata di gestire. Abbiamo aumentato il servizio di vigilanza antincendio, pronti con le pompe e gli idranti e alla fine è andato tutto bene.

Quanto personale RAI lavora a questa produzione?
Siamo una bella famiglia: oltre cento persone! Abbiamo iniziato a montare scenografia e luci a metà novembre, a registrare a inizio dicembre ed andremo avanti fino alla fine di marzo.

La produzione artistica

Fabio Cattivelli è il direttore di produzione per il team Ballandi, che conta sei persone di redazione più altre quattro di produzione.

Quale è la differenza di  compiti tra la produzione RAI e quella Ballandi?
Noi ci occupiamo della parte artistica e dei ragazzi; il nostro lavoro è quindi cominciato molto prima, a luglio, per definire l’orchestra, poi in agosto ci sono state le selezioni per il balletto; la RAI si occupa invece dell’aspetto strutturale. Ovviamente il confine fra le due è piuttosto labile: lavorando insieme le due produzioni entrano in contatto, ad esempio con l’orchestra noi abbiamo una serie di esigenze tecniche affidate a chi si occupa dell’allestimento, e lavorando tutti per lo stesso obbiettivo è naturale che ci si dia una mano a vicenda.

Puoi spiegarci le richieste, nello specifico?
Il maestro d’orchestra aveva l’esigenza di avere uno spazio dove poter registrare, così la RAI ha costruito in una saletta un vero e proprio studio di registrazione e post-produzione; molte delle apparecchiature utilizzate in studio sono state duplicate sul palco tramite un collegamento in fibra, così studio e palco sono collegati in modo da poter interfacciare le due postazioni.

Chi sono gli autori del programma?
Sono tantissimi, ma Raffaella è il perno di tutto. Oltre ad essere uno degli ideatori del format e uno dei giudici, è la persona in grado di gestire tutto e dare consigli ai ragazzi. È il fulcro di tutto, ne sono convinto e sono fiero di lavorarci.

Il format è vostro?
Sì, inventato da noi, non abbiamo acquistato niente. Certo, trattandosi di un talent molte cose sono simili ad altri programmi già visti, ma ci sono molte parti o formule nuove: non è semplice in questi tempi di overdose di talent proporre una formula completamente nuova.

Quanta gente coinvolge un programma del genere?
Tra le 150 e le 200 persone, considerati i professionisti che vanno e vengono, come ad esempio i tecnici delle macchine del fuoco, o altre persone o aziende coinvolte per una o più puntate.

L’Audio

Spostandoci in regia audio, troviamo Emilio Logozzi, responsabile audio, parlato compreso.

Come avete progettato l’impianto audio?
La trasmissione è un talent il cui scopo è di trovare un Fiorello 2.0, come lo chiamano loro, cioè qualcuno che sappia intrattenere, ballare e cantare, quindi il nostro compito è di mettere insieme le tecnologie che rendano possibile ai ragazzi di esprimersi al meglio nelle tre sezioni, fornirgli le apparecchiature che consentano loro di esibirsi nelle performance al meglio. Nella fase eliminatoria, per le musiche abbiamo usato delle parti registrate, prodotte da noi, mentre da questa fase in poi c’è una vera band che suona dal vivo, composta da batteria, basso, due chitarre, due tastiere, tre voci corali e percussioni.
Per la diffusione in sala abbiamo montato quattro line array, due composti di JBL VRX932 e due QSC Whiteline 10, tutto materiale RAI che l’azienda acquistò ai tempi di Fiorello. Tutto il materiale audio montato in questa trasmissione è infatti di proprietà RAI, formula che l’azienda predilige sempre più.

Cosa usate in regia?
In regia audio lavoriamo con tre console digitali: una Soundcraft VI6 per la ripresa dell’orchestra e del canto che va in diffusione pilotata da due dbx Drive Rack 4800 che usiamo per la divisione e la gestione dei PA. Un secondo mixer StageTech Aurus si occupa della ripresa e della diffusione di tutto il parlato e, in ultimo, una Studer Vista8 è utilizzata per il monitoraggio, quindi cuffie orchestrali, monitoraggio del palco e gli in-ear monitor dei ragazzi, circa una ventina. Mentre i radiomicrofoni, tra Senheiser, Shure e Visicom, sono 32. Tutti i collegamenti tra regia, orchestra e OB van sono in MADI.

La musica è comunque il fulcro del programma?
Certamente ne è parte sostanziale: il maestro Lavona ha voluto riarrangiare tutti i pezzi con cui si esibiscono i ragazzi, dandogli un’interpretazione in chiave più moderna. Insieme al figlio, ha utilizzato molto lo studiolo che abbiamo creato internamente, per realizzare tutte le sequenze che poi usiamo nella versione live. Facciamo uso massiccio di auricolari Earfonic, con dei mould universali che hanno un’ottima vestibilità meccanica, un prodotto a due vie che ci sta dando molte soddisfazioni.

Insomma non vi siete fatti mancare niente?
Fortunatamente l’azienda è sempre molto generosa per quel che riguarda le nuove tecnologie. Ora che sono partite le digitalizzazioni di studi e TG, l’azienda ha fatto una gara per acquistare un numero importante di console di alto livello che stiamo utilizzando anche qui, di conseguenza tutta la catena audio deve essere di eguale qualità.

Puoi descriverci la diffusione in sala?
Abbiamo utilizzato due cluster, un main e un delay. Di solito si pensa al main più grosso, ma vista la struttura della scena abbiamo dovuto fare esattamente il contrario.
I quattro cluster sono stati montati in maniera asimmetrica a causa della presenza della pedana per il jimmy. A completamento del PA ci sono anche dei sub incastonati dentro le scale, sempre QSC. Per le prime file c’è un piccolo rinforzo realizzato con delle JBL 928. A completamento della gestione audio ci sono una serie di diffusori in giro per lo studio, in fondo alle scale, nei corridoi ed anche in una stanza in cui i ragazzi aspettano il loro turno.

Quante persone occorrono per la gestione dell’audio?
Sei tecnici audio, compresa la messa in onda, e tre microfonisti backline che si occupano della vestizione dei ragazzi e della gestione dell’orchestra.

Siete collegati con il video?
Assolutamente sì, abbiamo dovuto sincronizzare il Catalyst con l’orchestra: è stato generato un timecode SMPTE che parte in sync con l’orchestra, allacciandosi alla grafica proiettata sui vari schermi, compresi quelli nel pavimento e sul soffitto.

Le luci

Alla regia luci e video incontriamo il direttore della fotografia Massimo Castrichella, che ha curato il progetto luci.

Ci può spiegare come nasce questo progetto luci?
Essendo un talent che prevede svariate situazioni, in cui si canta, si balla e si devono sviluppare delle perfomance, il progetto doveva tenere conto di questa versatilità anche con adeguati impianti d’illuminazione per le riprese e per le performance. Come hai visto, lo studio non è piccolo,  si tratta di 1600 metri quadrati, a cui si aggiungono altri cinque studi in cui si svolgono gli allenamenti con i vari coach. Quindi occorreva un impianto luci versatile e abbastanza ricco di effettistica per coprire tutte le esigenze.

La parte audio è tutta di proprietà RAI, anche quella luci e video?
Per le luci ed il video ci siamo appoggiati a dei grossi service di Roma, perché sarebbe quasi impossibile avere sempre in magazzino tutto il materiale necessario per l’allestimento di tutte le produzioni gestite internamente dalla RAI, quindi è più conveniente  noleggiare il materiale che serve. Stiamo parlando di un impianto piuttosto grosso: ci sono 106 spot tra DTS Max e Robe Pointe, 100 Robe LEDBeam, 12 Robe 1200 LEDWash per il colore, 36 Robe LEDWash 600, poi altri 40 Clay Paky Sharpy Wash e Spot. A tutto questo occorre aggiungere le apparecchiature per la luce bianca: io per abitudine preferisco usare la luce sagomata, perché la gestisco meglio, tutta luce bianca 3200 K fatta con Etc, 19°, 25° e 50°. Oltre allo studio c’è tutta una parte backstage dove abbiamo diverse situazioni che servono per registrare degli spot o dei break ecc. Fortunatamente ho dei collaboratori ai quali posso delegare diversi compiti, altrimenti sarebbe un inferno riuscire a seguire tutto.

Le riprese qui in studio vengono fatte a 360°?
Esatto, quindi dobbiamo stare sempre attenti e seguire la regia per non dare fastidio alle riprese con le luci. In questa scenografia, progettata da Gaetano Castelli assieme alla figlia e a Gennaro Amendola, ci sono LED ovunque: oltre alle pareti ricoperte da video LED, ci sono dei video LED anche sul soffitto, uno schermo da 100 m2 replicato sul palco calpestabile della stessa misura. Nella programmazione delle memorie, sia luci che video, bisogna tenere conto di tutte queste variabili in modo che le riprese vengano fatte sempre al meglio. Se a tutto questo aggiungi che dobbiamo gestire anche i fumi e le fiamme capisci che dobbiamo stare sempre sul pezzo.

Gestite tutto dalla regia luci?
Sì, abbiamo una postazione Catalyst con quattro macchine, due console Compulite Vector per le colorate e due Spark per le luci bianche, oltre a tre seguipersona.

 

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