VDL Professional Analogics
L’artigiano dell’outboard.
di Giancarlo Messina
In questa rubrica abbiamo spesso parlato di aziende importanti, di rilievo nazionale ed internazionale, oppure
di multinazionali che producono e vendono i propri prodotti in tutto il mondo e che possono contare su centinaia di dipendenti.
Questa volta vogliamo invece puntare l’attenzione su un’azienda del tutto diversa, che conta un unico dipendente.
Parliamo della VDL, con base a Forlì, che produce outboard di altissima fascia in modo del tutto artigianale, puntando tutto sulla qualità assoluta e che sta riscuotendo sempre più successo fra gli “adepti ai lavori”. Il suo fondatore, che riveste anche le funzioni di progettista R&D, operaio e marketing manager si chiama Valerio Di Loreto.
Valerio è un giovane ingegnere aerospaziale, laureatosi all’ateneo bolognese, ma evidentemente più appassionato di musica che di jet. Musicista egli stesso, comincia a studiare l’elettronica nel mondo delle macchine musicali, costruendo alcuni prodotti, preamplificatori e piccoli circuiti per chitarra acustica, per se stesso.
Gli vengono bene, tanto che, quando casualmente entra in contatto con dei musicisti professionisti, scopre che quelle sue macchinette vengono quanto mai apprezzate ed inizia ad avere delle richieste. È un grande incoraggiamento che lo porta a dedicarsi ancora con più impegno e passione alla progettazione e realizzazione di nuovi modelli.
“L’azienda vera e propria l’ho aperta nell’ottobre del 2010 – ci spiega Valerio – perché ho iniziato ad avere un numero di richieste che non mi permetteva più di considerare un hobby questa mia attività, così mi sono regolarizzato ed ho cominciato un’attività imprenditoriale a tutti gli effetti”.
Fra i suoi primi fruitori troviamo Paolo Giovenchi, chitarrista di De Gregori, poi i Marlene Kuntz, Antonio Porcelli di Caparezza, il jazzista Umberto Fiorentino ma anche star internazionali come Carl Verheyen, chitarrista dei Supertramp. A questi si aggiungono diversi studi di registrazione italiani ed europei di primo piano.
La produzione VDL infatti si divide in tre diversi settori: outboard per lo studio di registrazione, outboard e pedalini per chitarra e strumenti musicali, materiale custom, come sommatori o altre apparecchiature, realizzato su specifiche richieste dei clienti.
Ovviamente sono le apparecchiature rivolte agli strumenti musicali ad avere più diffusione, sia per la maggior facilità di commercializzazione sia per la maggior velocità di costruzione. Macchine comunque particolari, in cui Valerio riversa la sua filosofia di qualità: basti pensare che il pedalino boost per chitarra ha un pre in classe A!
Ma cosa differenzia le apparecchiature VDL da quelle già reperibili sul mercato di fascia alta? “La progettazione del circuito mi consente di esprimere un gusto musicale, soggettivo, che può incontrare o meno quello del cliente – dice Valeri – mentre la qualità oggettiva è espressa dalla costruzione e dalla progettazione. Infatti ogni singolo componente montato nelle mie macchine è di qualità eccelsa e selezionato personalmente da me, con margini percentuali bassissimi; inoltre non esistono contatti, tutto è saldato, e quei pochi inevitabili sono placcati in oro 24 carati, mentre le saldature sono realizzate in lega d’argento. Alcuni materiali vengono reperiti da distributori italiani, ma soprattutto inglesi e tedeschi, mentre altri sono costruiti su mie specifiche da piccoli costruttori della zona; ad esempio c’è una piccola ditta di Castrocaro, a conduzione familiare, che costruisce ad hoc i miei circuiti stampati.
“Un preamplificatore richiede almeno un’ottantina di ore di lavoro – continua Valerio – senza contare la fase progettuale. Si parte dal circuito, con la selezione del singolo componente, allo scopo di mantenere il segnale il più bilanciato possibile; ad esempio, nello stadio d’ingresso del pre, su circa 500 transistor ne riesco a selezionare solo tre o quattro, perché li cerco con determinate caratteristiche, e poi li accoppio in maniera quasi perfetta, e questo per i due canali – che non hanno potenziometri ma scatti rotativi. Così al massimo, in un anno, riesco a produrre sette o otto macchine, dieci al massimo, mentre le apparecchiature per chitarra sono più veloci da realizzare e riesco ad assemblarne un centinaio di pezzi all’anno”.
Insomma un lavoro certosino e davvero artigianale, ma sul quale Valerio non insiste troppo in fase di marketing: “Quando mi relaziono con dei professionisti interessati ai miei prodotti, cerco di entrare in punta di piedi, senza fare troppi elogi al materiale o decantarne la qualità; preferisco che loro lo provino, anche perché ho bisogno di avere dei feedback sull’effettivo valore del prodotto. La qualità costruttiva è una cosa che deve venire dopo aver testato la reale efficacia della macchina, la sua peculiarità sonica”.
Nonostante la qualità assoluta e il lungo lavoro in fase di assemblaggio e collaudo, i prezzi dei prodotti non sono affatto irraggiungibili, possono essere paragonabili a un prodotto commerciale di fascia alta, come una channel strip di SSL, API o NEVE.
Ovviamente il catalogo, se così si può dire, non prevede centinaia di prodotti, ma solo alcuni ben mirati. Nella linea studio troviamo il preamplicatore “Duo Pre” ed il compressore “Otticomp”, oltre ad un equalizzatore con cinque filtri full parametric in stile Massenburg e diversi lavori custom.
Il compressore è molto interessante, non solo per la qualità dei componenti ma perché ha un tipo di compressione molto ricercata che segue le curve di percezione acustica dell’orecchio umano; quindi senza una compressione lineare in frequenza, caratteristica ottenuta a livello progettuale grazie al circuito che esegue delle selezioni in frequenza, come si trattasse di un compresssore multibanda. Grazie a questo, abbinato alla compressione dolce del sistema ottico, si riesce a comprimere moltissimo, anche 15 o 20 dB, senza avere la percezione del segnale schiacciato o distrutto: insomma quello che di solito ricercano i fonici.
La commercializzazione dei prodotti avviene tramite il sito internet dell’azienda ma anche con diversi rivenditori specializzati che distribuiscono in Italia e in diversi stati europei ed extraeuropei, fino al Giappone, che apprezza molto questo ‘made in Italy’ così particolare: “Vendo più pezzi all’estero che in Italia – ci dice sorridente Valerio – perché da noi c’è più il mito del ‘made in USA’, mentre all’estero c’è il mito del made in Italy!”.
Ma quali sviluppi immagina Valerio per la sua azienda? “Spero di mantenere la mia impronta artigianale e non voglio affatto meccanizzare la produzione; quindi la mia speranza non è quella di riuscire ad aumentare di molto la produzione, ma quella di riuscire a guadagnare in fiducia e prestigio del marchio e quindi vendere ad un prezzo più importante”.
E noi non possiamo che augurargli di raggiungere il suo obiettivo.
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