Un viaggio chiamato Produzione - Terza Parte

Continua il viaggio nel mondo delle produzioni di tour ed eventi spettacolari, attraverso una serie di articoli che, puntata dopo puntata, tratteggiano le difficoltà, le soddisfazioni e gli entusiasmi di una professione.

Un viaggio chiamato Produzione - Terza Parte

di Mirco Veronesi

Passione e Professione 

Eccoci di nuovo insieme a condividere un percorso che ci porterà a scoprire tutto quello che succede intorno a uno spettacolo: tante attività diverse che coinvolgono professionisti dei più svariati settori in un unico progetto che va prima immaginato, pensato e, poi, prodotto, rendendolo ogni volta qualcosa di unico: il lavoro di tanti mesi, di tantissime persone va condensato in due ore di show che, oltre a divertire il pubblico, deve rappresentare l’artista e soddisfare entrambi. Questo è il lavoro della produzione.

Una parte bellissima è proprio l’inizio di un progetto, perché, come vi ho già accennato, in questa fase non ci sono limiti, proprio per lasciare libero il processo creativo, anche se la produzione deve continuamente e costantemente mettere in relazione le idee con la fattibilità delle stesse.

Per questo viaggio si parte in pochi (una decina di persone compreso l’artista), poi nelle diverse tappe salgono a bordo tante figure diverse che, secondo il loro ruolo, viaggiano con noi solo per alcune fermate oppure fino alla destinazione finale; un sali-scendi continuo che permette di conoscere nuovi viaggiatori, nuove fermate, nuove destinazioni. Solo la somma di tanti viaggi regala l’esperienza necessaria per gestire tutti i bisogni di chi salirà a bordo, facendo presente a tutti (anche a chi in realtà farà solo una fermata) che quella che conta è la meta finale, perché lì ci sarà il pubblico ad attenderci; quindi, durante il viaggio, dovremo correggere ogni più piccolo errore, per giungere a destinazione in maniera perfetta.

Naturalmente chi sceglie di viaggiare per professione deve avere la passione per i viaggi, ma questo non basta per essere validi professionisti. Ecco quindi che chi gestisce la produzione di uno show deve scegliere le persone giuste in ogni ruolo, tenendo conto da subito che questi solisti dovranno poi lavorare in squadra, rispettando orari “antipatici”, pressioni psicologiche e spietate gerarchie.

Certo avrete notato la dissonanza di questi termini con un progetto in cui il valore artistico sarà predominante, eppure proprio qui sta il nostro lavoro: mettere insieme personalità e attività contrastanti e apparentemente incompatibili, proprio perché l’assemblaggio di “cose” e persone molto diverse, oltre ad essere incredibilmente affascinante, darà risultati incredibili.

Noi dobbiamo avere la sensibilità di interpretare i desideri artistici e nello stesso tempo la determinazione di “tagliare” visioni ritenute non adatte o non gestibili, consapevoli di correre sempre il rischio di promettere progetti irrealizzabili o di bocciare idee molte belle a causa delle molteplici variabili di cui occorre tener conto, quali le norme di sicurezza o la possibilità di ospitare il nostro show in location molto diverse nell’arco dello stesso tour.

Come in tutti i settori lavorativi, con il passare del tempo la famosa asticella si alza sempre di più e con essa si alzano le attese del pubblico e, di conseguenza, le pretese di chi ci commissiona il lavoro, il quale richiede uno spettacolo che sia prima di tutto originale.

In questi anni si sono aggiunti tantissimi elementi visivi all’interno degli show; infatti una “simpatica” lamentela da parte del mondo audio è legata al fatto che in un concerto la parte fondamentale dovrebbe essere proprio l’audio, perché “se si spengono le luci o il video il concerto può continuare, ma se manca l’audio tutto si ferma”.

Certo non si può dire che ciò non sia vero, ma per me lo show è una cosa unica e tutto deve funzionare perfettamente. Per questo spesso abbiamo praticamente il back-up di ogni singola cosa, o almeno di tutto ciò che riteniamo indispensabile.

Guidare una produzione è una grossa responsabilità e non bisogna accettare lavori senza avere le giuste credenziali; per questo io insisto sul fatto che serve la passione, anzi, dal mio punto di vista si riconoscono i lavori fatti con o senza questo fantastico elemento, ma bisogna anche ammettere che la passione da sola può dare risultati pessimi, perché se non viene affiancata da tanta esperienza e capacità – in una sola parola, da professionalità – allora il convoglio arriverà in ritardo o addirittura il viaggio verrà sospeso o si dovrà cambiare destinazione in corsa.

Nella produzione di uno show i professionisti coinvolti sono tantissimi e dobbiamo rispettare la conoscenza e le esigenze di ognuno di loro, se vogliamo ottenere il massimo risultato; dobbiamo allora organizzare gli spostamenti da una città all’altra nel modo più confortevole, elaborando un “piano di produzione” che sia affrontabile e gestibile dai vari settori (trasporti – rigging – ferro – automazioni – catering – luci – video – audio – backline e personale locale); tutto deve essere previsto in maniera perfetta, altrimenti i lavori si sovrappongono, causando interferenze e inevitabili ritardi.

Il ritardo, nel nostro lavoro, è un nemico terribile, perché ovviamente mette pressione, ma soprattutto perché assottiglia, fino ad eliminare, il tempo necessario ai doppi controlli, indispensabili per evitare “sorprese”.

Chi fa produzione ha un orologio in testa e misura continuamente ogni operazione tramutandola in minuti; anche seguendo attività periferiche capiamo se è possibile organizzarle diversamente per renderle più fluide. Per noi il tempo di un’azione e la sua perfezione viaggiano sempre insieme: è incredibile come tutto il nostro materiale venga progettato e montato pensando al fatto che dovrà essere smontato velocemente, ma tenendo sempre conto che per nessun motivo un cavo si dovrà mai staccare o una luce cadere.

Bisogna essere veloci ma sicuri, e tutto va ricontrollato più volte durante la giornata, con diversi check fatti da persone diverse, proprio per rendere minime le possibilità di errore.

Tutto il materiale viaggia su bilici all’interno dei quali viene costruito un vero e proprio puzzle che ogni giorno si scompone e ricompone con estrema cura, perché dobbiamo essere veloci, ma le attrezzature non devono cadere o danneggiarsi durante il trasporto. Una figura fondamentale nel nostro lavoro è quindi l’autista del bilico: gli autisti devono guidare questi mostri lottando contro il tempo, che comunque è sempre troppo poco (si cercano di evitare back to back difficili/impossibili, ma per tante ragioni diverse capitano lo stesso), devono fare manovre incredibili per entrare e per uscire in spazi strettissimi, sono responsabili di tutto il materiale trasportato e sono loro a stivarlo ogni sera (notte) con incastri veramente notevoli. Senza la bravura e la disponibilità degli autisti non esisterebbe nessuno show e questo va assolutamente sottolineato. Personalmente mi hanno sempre colpito la passione e la professionalità di molti di loro: gli autisti possono fare la differenza in un tour, perché arrivando puntuali e chiudendo velocemente i carichi, danno a noi la possibilità di dormire un po’ di più e avere più tempo per montare e controllare tutto, permettendoci di essere pronti al momento giusto.

Per gli autisti dei bilici due cose sono fondamentali: la possibilità di fare una doccia (occorre prevedere i relativi asciugamani, perché nessuno in tour può portare accappatoi o asciugamani in valigia), e il catering (pranzo e cena in data), infatti già dalle 11 di mattina li vedrete fare gli indifferenti in zona catering già pronti per mangiare. Loro sono personaggi “particolari”, ma come tutti noi amano il loro lavoro (non ne farebbero mai un altro) e sono bravi professionisti.

Anche oggi abbiamo quindi ultimato il nostro ricarico e siamo pronti per partire verso la prossima data, sapendo con piacere che molte persone ci stanno aspettando.


La prossima puntata:

Parte 4

Le puntate precedenti: 

Parte 1

Parte 2