Ultimo - Stadi 2022
Scopriamo i segreti e le professionalità che vivono dietro a un tour di successo targato Vivo Concerti.
Questo artista, nato nel ‘96, è riuscito a ottenere grandi soddisfazioni e riconoscimenti in soli 4 anni, di cui 2 cancellati per la pandemia. Nel 2018 si è presentato a Sanremo giovani, vincendolo, e l’anno dopo ha richiamato ben 64.000 paganti in un concerto all’Olimpico di Roma. Nel 2022 è tornato ai live con un tour di 15 date, vendendo oltre 600.000 biglietti. Incuriositi da questo fenomeno, abbiamo voluto partecipare a uno dei due ultimi concerti di San Siro.
Pubblicheremo le interviste ai professionisti del tour nei prossimi giorni su soundlite.it
Dai crediti, scopriamo che Ultimo si è circondato di un’organizzazione di primo ordine: Vivo Concerti come agenzia, Giorgio Ioan di Lemon and Pepper come direttore di Produzione, Mister X e STS come service. Perfino l’impianto PA è un modello al top, l’ultimo nato di casa d&b audiotechnik.
Entrando nel prato di San Siro, la prima cosa che mi ha colpito è stata il palco. Non è il consueto cubo nero con ai lati i due schermi LED, ma una struttura inusuale fin dalla forma: due torri in verticale vengono attraversate da un arco di una sessantina di metri, così da formare una U. Per il palco vero e proprio è stata posizionata un’altra U in maniera perpendicolare, per permettere all’artista di arrivare in mezzo al pubblico. Fino a questo punto posso dare un giudizio positivo, anche solo per il fatto di aver proposto qualcosa di nuovo. Audio e luci hanno dovuto seguire questa scelta e attrezzarsi per qualcosa di ugualmente innovativo.
Per quanto riguarda l’audio, era la prima volta che ascoltavo questo prodotto della tedesca d&b. Devo dire, sinceramente, che non sono rimasto “folgorato”. Lungi da me dire che suonasse male, ma, conoscendo la storia del marchio, mi aspettavo qualcosa di più.Probabilmente la posizione del PA non ha aiutato la resa finale. Posizionando i due cluster principali molto in alto, è stato necessario posizionare a terra una linea di front fill abbastanza importante, per evitare che il primo settore sotto il palco rimanesse in ombra.Ho assistito alla prima ora di concerto dal secondo anello, anche perché, vista la conformazione del palco, quella era la posizione migliore per le foto. La zona del secondo anello di San Siro è servita principalmente dalle linee di ritardo, che, a mio parere, in questa occasione non hanno fatto al meglio il loro lavoro.
Sento invece di fare i miei complimenti all’artista, per un fatto avvenuto durante uno dei primi pezzi. Intorno al secondo o terzo pezzo, per qualche secondo l’impianto si è ammutolito. In un live, anche qualche secondo è un tempo molto lungo. L’artista sul palco, da vero professionista, non ha fatto una piega e anzi ha “simulato” uno stacco per far cantare il pubblico. Che dire, chapeau. Da metà concerto in poi, quando sono sceso sul parterre, il suono della band è diventato più definito e la voce di Ultimo è migliorata notevolmente.
Per quanto riguarda le luci, bisogna fermarsi un attimo a fare qualche considerazione. Vorrei portare una mia considerazione, un parere puramente soggettivo: questi due anni di fermo hanno portato i lighting designer a rivedere qualche concetto base sull’illuminazione degli spettacoli. Forse l’uso massivo dei LEDwall, o forse l’uso abbondante dei fasci di luce in movimento, hanno obbligato a proporre nuove soluzioni illuminotecniche. In molti degli ultimi spettacoli, i lighting designer intervistati erano dell’idea che la nuova tendenza sulla luce negli spettacoli è quella di un’illuminazione più soft, nella quale è possibile proporre il colore nelle sue mille tonalità o contrasti. Prendo in prestito una frase di Jo Campana: “La luce è come una cornice, deve valorizzare un bel quadro ma non deve mai diventare protagonista”.
Questo è il caso del palco di Ultimo, in cui le luci si sono dimostrate quanto mai discrete. Come ha confermato Davide Pedrotti, si è scelto di utilizzare esclusivamente wash o similari proprio per colorare la scena, eliminando i fasci di luce e i movimenti. Devo confessare che all’inizio dello spettacolo sono rimasto un po’ sorpreso dalla staticità della scena e dai pochi movimenti, ma pezzo dopo pezzo ho potuto invece apprezzare sempre di più la crescita della performance. Una volta a casa, e riavvolto il nastro, mi sono accorto che mi era rimasta un’immagine molto più focalizzata sulla performance dell’artista che sullo spettacolo in sé.
Questa soluzione sarà interessante per tutti gli artisti…?