Ultimo – Colpa delle Favole Tour 2019
Una ventina di date nei principali palasport e una bella produzione segnano lo sbarco di Ultimo nel novero dei big italiani, dopo una partecipazione al Festival di Sanremo che lo ha visto fra i protagonisti.
di Giancarlo Messina e Giovanni Seltralia
Al secolo Niccolò Moriconi, Ultimo è un giovane cantautore romano nato nel 1996, giunto quindi al successo piuttosto precocemente (in pratica è più giovane della nostra stessa rivista!). Ciò ormai non meraviglia più, in tempo di reality e talent show, ma in questo caso la TV ha poco a che vedere con le fortune artistiche di Ultimo, se non per la partecipazione alle due più recenti edizioni del Festival di Sanremo, con la vittoria fra le nuove proposte e un secondo posto, accompagnato da qualche polemica, nel 2019.
Insomma Ultimo non appartiene alla meteorica schiera dei “figli dei talent”, ma ha svolto un percorso più tradizionale, pur bruciando non poche tappe.
In un panorama giovanile caratterizzato da trap, rap, hip-pop, crunk e quintali di Auto-Tune, Ultimo è la risposta piano-voce della nostra tradizione cantautorale più melodica, in un filone che va da Baglioni a Ferro, in chiave pop ma con sound e arrangiamenti molto vicini ai gusti dei coetanei. Non a caso abbiamo trovato all’Unipol Arena di Bologna, tappa del nuovo tour, una grande partecipazione di giovani e giovanissimi, un pubblico davvero numeroso e importante, del tutto coinvolto e partecipe al mondo artistico musicale proposto dall’artista romano.
Niccolò scrive musica e parole delle sue canzoni – queste ultime decisamente popolari ma non del tutto banali – le interpreta con una voce interessante che non necessita di camuffamenti e le suona al pianoforte da solo e insieme alla band: insomma un cantautore che sa fare quello che dovrebbe saper fare un cantautore. Affermazione lapalissiana ma di questi tempi niente affatto scontata. Si aggiunga l’ottima presenza sul palco, perché la produzione è certamente di ottimo livello ma non sovrasta mai l’artista, che ha invece la capacità di condurre benissimo e con carisma l’intero show dall’inizio alla fine.
Se ormai parlare di dischi d’oro, presentando un cantante, non solo non ha senso ma fa quasi tenerezza (una volta il premio era per il milione di copie, oggi per 25.000 in buona parte auto-certificate!) preferiamo valutarne il successo dal numero di concerti e dalle presenze del pubblico nelle venue. In questo caso possiamo senza meno affermare che ci troviamo di fronte ad un artista davvero molto interessante, che piace molto e con basi piuttosto solide, premessa indispensabile per un successo duraturo nel tempo, che poi è il vero obiettivo di una carriera artistica.
Intanto il 4 luglio Ultimo riempirà lo stadio Olimpico nella sua città, un grande traguardo per un giovane sotto i 25 anni e molto probabilmente, almeno a nostra memoria, una sorta di record.
Il concerto cui abbiamo assistito ci è molto piaciuto: ogni componente dello show è stato di indiscutibile livello professionale e artistico, dal bel palco disegnato da Lemonandpepper al disegno luci snello, moderno ed elegante di Andrea Arlotti, ben coniugato con i contributi video di Mikkel Garro Martinsen e la regia live di STS; ottimo e abbondante anche l’audio potente e definito di Davide Linzi, al comando di un PA d&b J fornito dal service Mister X; tutto arricchito da qualche special sempre di grande effetto, specie sul pubblico giovane ai primi concerti, dai pyros alle farfalline sparate a mo’ di coriandoli. Della bravura dell’artista abbiamo già detto, aggiungiamo una nota di merito per la band, ottimamente selezionata e di indubbia professionalità. Carina infine anche l’idea che fa da trait d’union dello show: un palloncino rosso che appare nei video e che si materializzerà nell’ultimo brano dentro il pianoforte; sarà lasciato volare da Ultimo sul pubblico: simbolo di una favola artistica che ha appena incominciato a volare.
La squadra Vivo Concerti: Cristiano Sanzeri e Federica Bisignani.
Federica Bisignani - Tour manager per Vivo Concerti
“Faccio parte dell’agenzia Vivo Concerti – spiega Federica – e seguo in prima persona questo tour. Mi occupo prevalentemente della logistica, quindi muovo la crew, la band, l’artista, compresi gli hotel; poi curo i pass, i conteggi del personale per le fatture che arriveranno, mi relaziono con i promoter locali, anche se adesso l’accounting non lavora più come una volta, perché c’è pochissimo contante e tutto avviene direttamente tra agenzia e promoter.
“Io sono l’unica dell’agenzia in tour, ma al mio fianco lavorano l’addetta al ticketing, che cura biglietteria ed accrediti, e Cristiano Sanzeri che svolge il compito di promoter rep”.
La squadra Lemon & Pepper: Fabrizio Ciammarughi, Fabio Carmassi e Barbara Lo Savio.
Fabio Carmassi - Direttore di produzione e Stage manager per Lemonandpepper
“È una produzione di tutto rispetto – ci dice Fabio – con sei bilici più uno di generatore. Entriamo al mattino alle sette e usciamo alle due di notte. Faremo venti date, con diverse repliche in alcune città come Roma e Milano. Noi, come Lemonandpepper, abbiamo curato non solo la produzione esecutiva, ma abbiamo anche progettato il palco, nella persona di Giorgio Ioan, poi realizzato da Italstage. Il service per audio, luci e telecamere live è Mister X, dal quale riceviamo sempre un servizio che ci soddisfa pienamente; STS fornisce il LED, un 5 mm full-HD che misura 18 metri per 7 metri di altezza. Le macchinerie sono realizzate da Projekto 2.012, mentre Super FX cura i pyros, coriandoli e farfalline varie.
“Nella parte operativa della produzione lavoriamo in tre: io mi occupo di seguire sia la produzione sia l’artista sul palco, perché durante lo show ci sono diverse cue e diversi movimenti che devono sempre essere ben coordinati. Così durante lo spettacolo comunico con tecnici, fonici, band e artista e dirigo un po’ il traffico. È un lavoro che richiede molta concentrazione, anche se arriva in fondo a una giornata di allestimento impegnativa, quindi devo stare ben attento e non rilassarmi troppo finito il lavoro di direttore di produzione. Fabrizio Ciammarughi è il coordinatore della produzione e si occupa del load-out, mentre Barbara Lo Savio è l’assistente di produzione, precisa e operativa come sempre da trent’anni. Il lavoro di preproduzione del tour è stato seguito da Giorgio Ioan che adesso è su un altro progetto, visto che in questo periodo abbiamo davvero molto lavoro.
“Qui – continua Fabio – abbiamo una cinquantina di chiamate in entrata e in uscita, fra cui gli specialisti per i muletti con le forche lunghe, indispensabili. Per le certificazioni riguardanti la sicurezza del palco lavoriamo da tempo con una cartella Dropbox in cui mettiamo prima dell’inizio del tour tutta la documentazione, rendendola così visibile a tutti gli addetti ai controlli, anche con largo anticipo. Grazie a ciò le commissioni di vigilanza arrivano già con tutto il materiale di cui necessitano, e questo snellisce molto anche il loro lavoro.
“Il palco ha la forma di un pianoforte: infatti la storia si sviluppa attraverso la narrazione di questo bambino, simbolicamente rappresentato da un palloncino rosso, che compie un viaggio che rappresenta la sua vita. Dai video di Mikkel, che ha curato i contributi, il palloncino si materializzerà sul palco.
“C’è anche una parte acustica dello show durante la quale usiamo un elevatore girevole per portare sul palco un pianoforte che Niccolò suona accompagnato da degli archi.
“Personalmente – conclude Fabio – sono molto contento di aver potuto seguire questo tour, perché l’artista mi piace molto: oltre che bravo, è intelligente, sa ascoltare e chiedere consigli a chi fa questo mestiere da tanti anni”.
Davide Linzi e Andrea Arlotti.
Davide Linzi - Fonico di sala
“Sono al mio primo tour con questo artista – racconta Davide – ma la band è nuova, dunque ci siamo impegnati nelle prove all’Arcimboldi di Milano per trovare la quadra giusta. Durante le prove ho programmato la console, poi durante l’allestimento a Vigevano ho potuto calibrare tutto con l’impianto PA vero e proprio, configurato ad hoc in funzione del disegno del palco: i sub appesi infatti sono prevalentemente sospesi, abbiamo solo due blocchi con quattro J-INFRA per lato, poiché non potevamo occupare la parte frontale del palco a causa della penisola a forma di pianoforte, troppo vicina all’antipanico. Mi piace sempre molto lavorare con d&b audiotechnik: questo è il modello J, con i nuovi finali D80. I PA manager sono Mattia Zantedeschi e Simone Cherubini, con cui ho lavorato in tanti tour: siamo ormai una squadra affiatata.
“La band è di altissimo livello – continua Davide – con musicisti bravi e precisi: una batteria come quella di Emiliano Bassi, con un sound così definito, è rara. Il cantante è bravo, ma ovviamente bisogna gestirlo quando si muove, per esempio davanti all’impianto, sulla penisola; per me è una rincorsa a cercare sempre il giusto grado di compressione tra i sussurri e le dinamiche più elevate. Nella catena ho un equalizzatore multibanda, che comunque è un EQ dinamico; poi uso un distressor che muovo perennemente durante lo show, per modificare di brano in brano i parametri di compressione.
“Niccolò canta con un Axient Digital, con capsula Telefunken, che entra in un preamp Teknosign e va allo split degli Avid e al processamento dei banchi. Qui naturalmente ci sono EQ, compressione, plug-in interni; il Distressor, posizionato in testa, è l’unico hardware che utilizzo e che preferisco avere fisicamente sotto mano. Il canale entra poi in un gruppo, dove c’è un ulteriore processo di finalizzazione, con EQ dinamico e limiter. Niccolò infatti ha molta dinamica, quindi devo seguirlo manualmente. Infine, naturalmente, nei palazzetti dove posso metto un riverberino, un plate vocal, un delay su certi brani, anche se io preferisco sempre più una voce asciutta e ben intellegibile, dato che il riverbero nei nostri palazzetti è già compreso nel prezzo del biglietto.
“Utilizzo una console Avid S6L 32D – spiega Davide – che uso da parecchio tempo. Mi ci trovo bene, ha molte funzioni di programmazione che le vecchie Avid non avevano. Il mix è legato al timecode, comprese le memorie e gli effetti, così posso concentrarmi quasi esclusivamente sulla voce, anche perché la sezione della band è stata impostata durante le prove con grande attenzione.
“Per quanto riguarda il palco, le DI sono tutte Teknosign, azienda italiana che mi supporta molto. Sulla cassa abbiamo un Telefunken M82, microfono molto interessante sulla parte sub, dove è molto preciso; per gli OH stiamo usando invece degli Aston Microphones, che restituiscono una pasta molto naturale al suono dei piatti; il resto è abbastanza standard. I chitarristi usano macchine digitali, Luca il Kemper e Manuel l’Axe-FX, quindi non ci sono ampli sul palco, se non uno per i feedback sui soli. Poi tra tastiere, pianoforti e il resto ci sono molti suoni in linea, circa 54, che con i canali delle comunicazioni arrivano a 64.
“Anche le sequenze – continua Davide – sono molto più pulite rispetto alle date dell’anno precedente, cosa permessa dalla presenza di una band di qualità. Arrivano soprattutto dei loop, degli appoggi ritmici, qualche armonia, ma nessuna backing vocal per precisa scelta dell’artista. Partono da una postazione in stage right che usa due computer, uno main e uno spare gestiti da uno switcher Radial; sempre da lì partono anche il program change di Emiliano per i pad della batteria elettronica e naturalmente il time-code che regola video, luci, effetti e il resto.
“Sulla console lavoro creando un layout che contiene tutto quello che mi serve; le sequenze sono su un fader group, se devo entrare nei canali singoli ho la voce sempre ben separata. Lo stesso per la band: ho un VCA per controllare band IN e band OUT. A grandi linee, più che entrare nei canali, lavoro sui gruppi, come batterie, tastiere, eccetera. Esco in digitale, a 96 kHz, e vado verso i Lake in AES/EBU, da lì ai DS10 in Dante.
“L’unica vera difficoltà – aggiunge Davide – è nella gestione dei volumi, specie sulla voce, perché il pubblico è molto entusiasta e rumoroso, ma deve comunque essere sovrastato dalla voce dell’artista. Così creo un pacchetto molto finalizzato, in cui la voce è il tassello sul quale adeguare tutti i volumi”.
La squadra di palco: Michael Gario, Emilio Simeone, Marco Comi.
Marco Comi - Fonico di palco
“Sul palco – spiega Marco – ho sei musicisti più Niccolò: un pianista, un tastierista, due chitarre, basso e batteria, e l’artista che suona due pianoforti in diversi momenti dello show.
“Niccolò usa una capsula M80 su Axient Digital, con cui ci troviamo benissimo; il segnale arriva nella mia postazione in analogico, infatti io e la sala siamo in gain sharing, dato che lavoriamo con banchi identici. Io, in più, ho solo lo stage rack di Avid che ci permette di stare nello stesso anello, condividendo gli stessi input; solo gli output sono indipendenti. Io sono nella posizione master, dunque faccio i gain dal rack, mentre il fonico di sala può lavorare con il trim digitale. Il controllo degli input è qui, ma questo non è un problema perché abbiamo regolato i gain una sola volta, facendo solo qualche piccolo aggiustamento durante le prove.
“Come microfonaggio – continua Marco – si parla soprattutto di batteria: M82 sulla cassa più uno Shure Beta 91; gli snare sono tutti con M80 sopra e AKG C414 sotto; c’è un V7 su un altro dei tre rullanti; poi Audix sui fusti, Beta 52 sul gong drum; Aston Microphones sugli over. Direi uno standard arricchito da qualche chicca.
“In totale gestisco circa quattordici mix: sette per i musicisti, oltre a comunicazioni, tecnici, produzione, eccetera.
“La trasmissione radio – aggiunge Marco – è tutta gestita da Shure PSM1000, e questo permette di essere rapidi nello scannerizzare le frequenze e lavorare con un solo sistema. Qui a Bologna non ci sono particolari problemi a trovare lo spazio necessario.
“Il palco è gestito da due backliner: Pippo ed Emilio, mentre Fabio Carmassi svolge anche la funzione di stage manager, perché occorre qualcuno che gestisca in sicurezza ogni movimento”.
Andrea Arlotti - Lighting designer
“Il palco è stato disegnato da Giorgio Ioan – spiega Andrea – per quanto riguarda le luci, abbiamo pensato di mettere le americane in verticale, cosa un po’ particolare, anche se rimane un concerto piuttosto classico, giocato soprattutto sulle emozioni generate dall’artista e dalla sua musica che non sugli effetti scenografici.
“Tutto lavora in timecode, anche il grande video, sfruttato in maniera un po’ particolare, perché le riprese live arrivano solo dopo la metà del concerto; prima ci sono i bei contributi video di Mikkel, con il quale ci conosciamo da tempo, così è stato più facile abbinare i colori delle luci ai suoi colori, per creare un impatto visivo coerente.
“Dal punto di vista del disegno luci – continua Andrea – lo show è piuttosto teatrale e intimo. I K20 wash di Claypaky sono usati quasi sempre senza effettistica, sfruttando i bei colori e la tanta luce, mentre i Mythos, dello stesso marchio, sono usati come effetti, più come beam che come spot; utilizzo poi i classici spot Viper della Martin, mentre per la parte floor, che serve a sottolineare la forma del palco, utilizzo accecatori a due lampade e i vecchi ma sempre validissimi Mac Aura di Martin che, a mio parere, sono ancora il proiettore che fa più luce! Ho anche due followspot, quasi sempre sull’artista. Completano il parco luci delle strobo, usate per qualche accentino roccheggiante ogni tanto.
La squadra video: Daniele D'Onofrio; Andrea Palamara; Paolo Fasone; Lucio Forestieri; Andrea Russo; Luca Pennisi.
“Come console ho la superficie della grandMA3, anche se il software è quello del modello MA2, perché il nuovo non è ancora uscito. Inizio a familiarizzare con questa console, anche se è un momento di passaggio, perché il software non è pensato per questa ma ne approfittiamo per testare almeno l’affidabilità dell’hardware.
“Anche le luci sono in timecode – conclude Andrea – e tutto è stato programmato in buona parte off-line: ho dei cambi pagina, con un brano per pagina, ed appena parte il timecode parte la prima sequenza ed io mi occupo di controllare tutto e di seguire gli special. Ho programmato molto off-line con Wysiwyg e devo dire che ormai si raggiungono risultati ottimi, poi ci sono magari da sistemare i focus, ma siamo molto vicini a poter dire quasi ‘buona la prima’.