Stones – No Filter European Tour 2017
Oltre a consentire all’autore di poter spuntare un’altra voce dalla lista che tiene in un cassetto, l’unica data italiana del recente tour europeo, Stones – No Filter, ha fornito un’opportunità per dare un’occhiata ad un’altra produzione internazionale di Serie A. A questo scopo, abbiamo passato un pomeriggio con la squadra video e luci in attesa del grande evento a Lucca.
di Douglas Cole
Forse non vedremo mai più un megatour dei Rolling Stones con un calendario infinito come quello di Steel Wheels, Bridges to Babylon, Licks o A Bigger Bang. Anche per i quintessenziali Peter Pan del rock, gli anni passano. Essendo una band che indubbiamente non sente la pressione (almeno quella economica) di dover mantenere un ritmo logorante, ultimamente, gli Stones hanno preferito tournée relativamente brevi. Infatti, il Stones – No Filter Tour è stato di solo 14 concerti in 12 città europee.
La tournée segue il disco dell’anno scorso, Blue & Lonesome, composto interamente da cover di brani classici del blues (e, sicuramente, Brian Jones sorride dall’Aldilà), con uno stile più sciolto e ancora meno pulito del solito. Anche gli arrangiamenti di un gran numero di brani riflettono questo approccio, con la band che suona come se fosse sul palco di un fumoso honky-tonk, divertendosi con un vero feel live e... Senza Filtro.
Il disegno del palco è un’interessante combinazione di semplicità rock – linee rette, senza fronzoli – ed eleganza: non sono visibili truss né strutture in impalcatura e il frontale da più l’impressione di guardare l’ingresso di un enorme centro congressi che un palco. Quattro enormi torri rettangolari di LEDwall formano il fondo palco, mentre il calpestabile stesso comprende il palco principale coperto da una tettoia ondulata e trasparente con una passerella a “T” che entra profondamente nella platea. L’idea è bella e funzionale per diversi motivi che diventano ovvi durante il concerto. Innanzitutto, la tournée è progettata per le venue esterne di grandi dimensioni e la necessità dell’I-Mag viene soddisfatta dalle altissime superfici video, quattro per corrispondere ai quattro Stones storici – Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e Ron Wood – che anche il pubblico più lontano dovrebbe vedere. Inoltre, sempre per evitare l’uso di truss, integrate direttamente agli schermi in alto ci sono file di proiettori Robe BMFL.
La tettoia trasparente a sbalzo offre un’eccellente posizione ravvicinata per le luci in alto, senza utilizzare truss visibili, ed è stata costruita con una serie di drenaggi e grondaie che poi sono risultati indispensabili nelle prove e, sfortunatamente, in diverse città. La trasparenza ha comunque permesso alla scena di mantenere una continuità visiva, lasciando che il fondale video si combinasse con le luci e l’azione sul palco. Infine, questo disegno sobrio non distraeva il focus del pubblico dalla band sul palco.
Ormai da decenni, le produzioni dei Rolling Stones vengono progettate dalla collaborazione tra il direttore creativo/lighting designer Patrick Woodroffe e lo studio di stage design Stufish. Questa collaborazione continua oggi, anche dopo la scomparsa di Mark Fisher qualche anno fa, perché Stufish continua la propria attività sotto la direzione di Ray Winkler. Il disegno di Stufish è stato realizzato da StageCo, con diversi componenti (compresa la tettoia) creati da WiCreations.
A portare la produzione in tour è il direttore di produzione Dale “Opie” Skjerseth, mentre altri principali fornitori sono Clair Global per l’audio, Neg Earth per le luci e Solotech per il video.
L’unica tappa italiana della tournée è stata promossa da D’Alessandro e Galli e incorporata nell’ambito del Lucca Summer Festival. È stato il primo concerto degli Stones in Toscana, e noi vi ci siamo recati per parlare con la squadra dello show visivo.
Roland Greil - Operatore video FoH
In FoH, questa volta a dirigere il video, troviamo il nostro vecchio amico Roland Greil, noto visual designer in proprio e in questo caso (come in tanti altri) collaboratore di Woodroffe-Bassett Designs:
“Patrick è il lighting designer e il direttore creativo – ci dice Roland – oltre ad essere sicuramente il membro della crew dei Rolling Stones da più lunga data. L’idea di base è arrivata quando è stato confermato il disegno di produzione: molto digitale e molto videocentrico. Io mi occupo della programmazione e sono l’operatore per il video sugli schermi, il termine comune è screens director.
“Le idee sono state consolidate nella prima parte di quest’anno e tutto si è stabilito più o meno a giugno. I contributi sono stati prodotti da Treatment Studios e Sam Pattinson, che lavorano con Woodroffe-Bassett Design e con gli Stones da tanti anni.
“La produzione dei contributi è avvenuta a luglio – continua Roland – contemporaneamente con le scelte tecniche sui tipi di media server da utilizzare. Io ho cominciato la pre-programmazione nella prima settimana di agosto. Abbiamo poi passato due settimane presso LH3, la nuova sala prove di Neg Earth, dove abbiamo costruito un modello in scala 1:10 per le prove dei contributi. Lì abbiamo messo insieme il 90% dello show video e luci. Da lì siamo andati ad Amburgo, per una settimana di prove di produzione. Tecnicamente ci dovevano essere anche le prove generali musicali sul palco, ma ci sono state delle piogge torrenziali tutta la settimana, così c’è stato solo un singolo soundcheck, quindi nel primo concerto ad Amburgo abbiamo visto per la prima volta tutti gli elementi uniti, compresa la band. È stato un po’ rischioso, ma è andata bene, soprattutto grazie ad un coordinamento fantastico di tutti i reparti. Nick (Keiser, regia telecamere – ndr) è un ottimo regista e tutto è andato liscio; da tutte le telecamere, lui taglia e crea quattro diverse mandate simultaneamente, e non è facile. Quello che abbiamo visto ad Amburgo è stato più o meno l’85% di quello che è in tournée adesso.
“L’aspetto più difficile di fare uno show con così tanta superficie video è proprio nel non farlo sembrare così video heavy e televisivo. Ovviamente, il nostro obbiettivo con il video e con le luci è creare una cornice per questa band leggendaria: sono fantastici e hanno una presenza sul palco incredibile.
“Per quanto riguarda il video – spiega Roland – il 30% dei brani ha una forte presenza di contributi ed un altro 30% combina I-Mag e contributi, come grafiche che incorniciano le immagini live. Circa il 30% è costituito da riprese live con effetti semplici – seppia e bianco e nero – o più moderni per i quali abbiamo a disposizione delle tecnologie forti come gli effetti Notch.
“Un altro obbiettivo è lasciare spazio per i giochi di luce. Ovviamente, se usassimo quei quattro schermi enormi al 100%, non ci sarebbe speranza per il parco luci. Visto che io sono un luciaio nel cuore, capisco bene come lavorare insieme. In base ai contributi ed anche all’ora dello spettacolo, per quelle poche tappe in cui iniziamo ancora con il crepuscolo, dal mio banco controllo l’intensità finale, che mediamente è tra il 40% e il 50%.
Com’è composto il sistema video, tecnicamente?
Sostanzialmente, le telecamere convergono alla regia di Nick sotto al palco. Lui realizza la sua magia e manda quattro mandate di I-Mag, che possono essere tutte uguali, tutte diverse o qualsiasi combinazione. Le sue mandate arrivano nelle nostre macchine d3, che fanno la riproduzione dei contributi, la formattazione della risoluzione effetti, ecc ecc. Ci sono due server d3 4X4pro al palco: uno è il main playback, mentre l’altro è un backup. Poi, c’è un terzo d3 2x4pro qui in regia FoH che funziona un po’ da master e visualizer. Il secondo 4x4pro può funzionare da backup per uno o l’altro degli altri due. Questo è importantissimo, perché in un setup come questo, il media server non è solo il playback, ma anche il collo di bottiglia di tutto il sistema… se succedesse qualcosa, non ci sarebbe nemmeno l’I-Mag.
I d3 non vengono programmati su una timeline, come sarebbe normale, ma vengono usati come dei media server classici, con il controllo che arriva della console. Abbiamo scelto di fare questo per mantenere quanto possibile la programmazione sulla console grandMA2. In questa produzione, le scalette arrivano molto tardi nella giornata; programmando in time code o sul d3, preparare velocemente una scaletta è piuttosto complesso, mentre sulla grandMA2 è molto facile anche all’ultimo minuto. In più, gli Stones sono una band che, ovviamente, fa tutto dal vivo e tutto come lo sentono al momento… non c’è neanche un click da nessuna parte. L’unica possibilità, con loro, è di controllare tutto manualmente. Perciò, fader e tasti sono infinitamente più adatti di tastiera e mouse, almeno secondo la mia opinione.
Nella regia FoH ho due grandMA2 Full Size, una main e l’altra spare. Dalla console, mando i segnali via ArtNet direttamente ai media server, che ricevono e combinano tutto con le quattro mandate di I-Mag. Dai d3 escono quattro mandate SDI verso i controllori/processori degli schermi.
Ho una rete MA-Net chiusa qui in regia per il collegamento delle mie due console, per il tracking. Poi abbiamo tre diverse reti tra FoH e il palco: un collegamento Art-Net 1G per collegare le due console e tutti tre i server; una seconda rete d3 Net sempre 1G, per il controllo e l’interfacciamento dei media server; infine c’è una rete 10G per la distribuzione dei contributi. Tutte le tre reti dati, più qualche segnale video, viaggiano su fibra ottica.
Ben Rader – Video crew chief
Passiamo sotto il palco a parlare con Ben Rader e Sebastien Lamoureux di Solotech.
“Per Solotech – spiega Ben – siamo 13 persone in tournée per sei camion di video: una combinazione di tecnici LED e tecnici telecamere. Tutti aiutano nel montaggio dei LED e tutti aiutano con le camere.
“Per quanto riguarda gli schermi, si tratta di un prodotto con passo 12 mm, Saco S12, e ne abbiamo montati 4576 moduli. Le torri sono 20 m x 9 m con gli angoli di 1,5 m. Dove abbiamo dei limiti in altezza, toglieremo due file di moduli in alto, da 44 a 42, per le indoor. Abbandoneremo pure tutto il rinforzo antivento e l’impalcatura posteriore, passando ad un sistema di sospensione a soffitto.
“Noi teniamo gli schermi al 100%, massimo 2000 nit, mentre Roland controlla l’intensità ad occhio dalle sue uscite. Come latenza complessiva del sistema, anche nei momenti con gli effetti più pesanti e combinati con contributi e live arriviamo ad un massimo di quattro frame.
“Per quanto riguarda la squadra video – dice Ben – cominciamo con il load-in alle 9:00 e abbiamo tutto funzionante mai più tardi delle 15:30. Abbiamo avuto delle condizioni difficili in alcune date, ma abbiamo un sistema solido che ha sempre funzionato”.
Sebastien Lamoureux - Video engineer
“Durante lo show – ci dice Sebastien – ci sono sei telecamere con operatori: un jib, due a mano nel pit, una a mano sul palco e due con obiettivi lunghi in FoH. Poi ci sono tre robocam – operate da me e John McCleish da qui sotto il palco – e, infine, ci sono due POV sulla batteria. Usiamo camere Grass Valley LDX86, mentre Nick lavora su uno switcher Ross Video Carbonite. È un setup molto compatto ma molto potente.
“Il lavoro di Nick in regia è molto difficile, ma neanche il mio lavoro è facile, perché devo gestire le quattro mandate simultaneamente ed equalizzare il contrasto su tutte. Questo è effettivamente più difficile nei momenti di bianco e nero... perché devo aggiustare le tavolozze di bianco e di nero per quattro diverse mandate, che possono e devono anche cambiare tra due o più telecamere”.
Ethan Weber – Operatore luci
Per avere qualche informazione sulle luci, torniamo in regia a parlare con Ethan Weber e Luke Radin.
“Ho cominciato a lavorare con gli Stones nel ‘94 – racconta Ethan – come lighting crew chief, e da allora sono stato presente in ogni tour. Parlo con Patrick al telefono prima di ogni tournée, a proposito del colore e di altre cose, ma poi vado avanti io, perché lui ha tante cose per le mani. Poi, mentre la preproduzione va avanti, Patrick guarda i diversi look e le idee per darmi un po’ di direzione. Ma ho comunque una buona autonomia, ormai sono molti anni che facciamo questo lavoro insieme.
“In questo tour – continua Ethan – lo show è molto video-centrico, ma questa coesistenza è ormai una necessità. Fortunatamente, Roland è sostanzialmente un luciaio e comprende bene i problemi: lui tiene d’occhio il suo master d’intensità e io tengo d’occhio il fumo, così non siamo costretti a combattere tra noi.
“I proiettori in alto sugli schermi e ai lati – dice Ethan – servono per le atmosfere e per gli effetti a mezz’aria e non ad illuminare la band; praticamente servono solo per fare da cornice al palco e per gli effetti destinati soprattutto al pubblico lontano. Il vero lightshow è giù, sotto la tettoia, a livello del palco. Praticamente ogni sorgente che serve sotto la tettoia è collocata... sotto la tettoia. Ci sono nove proiettori su ognuna delle travi, poi ce ne sono parecchi altri dietro. Quando riesco a tenere il fumo sotto il tetto, in queste venue esterne si riesce lavorare bene.
“È uno show completamente manuale – dice Ethan – niente timecode ma, dopo ventitré anni, se ancora non riuscissi a premere i tasti nei momenti giusti dovrei fare un altro mestiere. D’altra parte qui il timecode non servirebbe a niente. Gli Stones sono abbastanza costanti, ma poi sono molto organici. Ho tutto programmato in cue list, ma molto è lasciato al puro controllo manuale. Durante le prove tengono in considerazione circa 100 canzoni, ma generalmente io ne programmo una cinquantina sulla console. Da quando usiamo la grandMA tengo tutti gli show salvati: elimino i parametri dalle cue list, ma mantengo le cue”.
Che proiettori avete scelto?
Nelle torri LED ci sono delle DWE e 36 Robe BMFL WashBeam, poi dietro ci sono dei Mythos, un po’ nascosti dentro le torri. Il proiettore cavallo da guerra di tutto il parco luci è il Martin MAC Viper AirFX… ne abbiamo ben 172. Ce ne sono 14 sui ladder verticali dietro il PA, ma anche moltissimi sotto il tetto e sul floor.
Una dozzina di VL3500 servono solo per illuminare il PA. Dietro il palco stiamo provando degli SGM P-10, un nuovo prodotto: SGM li ha dati in prestito a Dave (Ridgway, Managing Director per Neg Earth – ndr) che, a sua volta, li ha dati in prestito a noi.
Ci sono anche dei Viper AirFX sulle torri delay dei seguipersona... non ho idea di quello che facciano precisamente, perché siamo quasi sempre stati con la regia coperta: li ho programmati, ma solo Dio e le 35.000 persone dietro di me sanno con certezza quello che stanno facendo! Quando trasformeremo tutto per le arene interne, gli AirFX ed i Mythos si sposteranno su delle truss tradizionali sopra il pubblico.
Per i frontali, abbiamo dei MAC Aura nascosti sotto la linea anteriore del tetto per illuminare gli artisti che stanno fermi nella loro postazione sul palco. Per quelli in movimento abbiamo otto seguipersona in FoH: generalmente, in altre tournée, ne usiamo quattordici – otto davanti e sei dietro – ma con questo palco e il tetto basso non c’era spazio per quelli dietro e, comunque, sarebbero così in basso che accecherebbero gli artisti.
Luke Radin - Lighting system head
Luke è assistente in FoH ed è responsabile del sistema di controllo.
“Usiamo due grandMA2 Full Size – spiega Luke – in full tracking backup. Abbiamo una rete di distribuzione dei dati che utilizza quattro MA 8Port Node al palco che convertono da MA-Net in DMX. Poi abbiamo degli splitter opti-split che possono distribuire il segnale diverse volte nello stesso universo. Questa configurazione è abbastanza semplice rispetto ad altre utilizzate in precedenza, ma quando non è necessario teniamo le cose il più semplice possibile. Ci sono solamente una ventina di universi.
“Abbiamo cominciato usando MA2 v. 3.2.2: la versione 3.3.4 è diventata disponibile mentre eravamo già in prova, ma siamo tutti dell’idea di non cambiare qualcosa che funziona.
“Abbiamo una rete MA2 ridondante – continua Luke – e abbiamo una rete in fibra ottica ridondante a prova di bomba. È così trasparente che, di giorno in giorno, non devo guardare neanche quale linea di fibra il sistema stia usando. Questa rete è realizzata tramite degli switch Luminex, una scelta standard per Neg Earth. Qui abbiamo due nodi Luminex che operano in una sorta di full-tracking backup con sACN. Poi ci sono due nodi MA per ogni lato che fanno la maggior parte del lavoro. Se succedesse qualcosa ad uno di questi, abbiamo una specie di profilo salvato nei nodi Luminex che può agire immediatamente sostituendolo. Fin adesso non abbiamo però avuto il minimo problema.
Come organizzate il vostro allestimento?
Cominciando alle nove di mattina e, di solito, per l’ora di pranzo il parco luci è a posto. Poi nel pomeriggio cerchiamo di sistemare i dettagli e provare i sistemi. Per la sera, la maggior parte della crew può andare via mentre io ed un altro tecnico rimaniamo con Ethan per i puntamenti. Non è neanche un giorno intero di lavoro. È un allestimento molto modulare, si assembla bene e c’è un’ottimo coordinamento con gli altri reparti, cosa indispensabile, anche perché i proiettori sono integrati negli schermi.
Per uscire, abbiamo quasi tutto il parco luci a terra in due ore e mezza, solo l’attesa dello smontaggio del video ci fa aspettare un po’ per tirare giù i pezzi dentro gli schermi.
I Viper sotto il tetto viaggiano premontati e precablati, e questo aiuta molto, come pure iMythos2. Anche i Viper upstage sono premontati su piastre e vanno dentro e fuori tutti insieme. Invece le luci dentro gli schermi – come iBMFL e gli altri – devono venir fuori uno per uno: sono montati a delle piastre e devono passare attraverso il buco quando si montano, così ci vogliono persone su entrambi i lati.
Abbiamo sei camion di luci, comprese le truss, ma caricati all’americana, cioè si preferisce usare un camion in più anziché perdere tempo nel caricare e scaricare dei camion strapieni.
“Questo è il penultimo concerto all’esterno – conclude Luke – poi ci sposteremo nelle arene. Non vediamo l’ora perché, a parte qui a Lucca, è stato un tour piuttosto bagnato... Soprattutto all’inizio abbiamo avuto un bel po’ di danni provocati dall’acqua, proprio per questo ci portiamo dietro una scorta con circa il 10% in più per ogni proiettore: 172 Viper AirFX, 16 spare; 40 BMFL, 5 spare e così via”.
Lo show
Questo show dei Rolling Stones sorprende due volte. Iniziando con Sympathy for the Devil, con i primi passaggi della chitarra di Richards – senza scherzi – sui 10 dB più alti di quanto dovrebbero essere rispetto al resto del mix, e procedendo attraverso It’s Only Rock ‘n’ Roll e Tumbling Dice, si forma l’idea che tutti i presenti dovrebbero essere contenti solo di poter dire di aver fatto in tempo a vedere un concerto dei Rolling Stones. Trascorsi altri tre brani – due classici del blues dal disco dell’anno scorso seguiti da Let’s Spend the Night Together – mi consolo per il fatto che almeno i musicisti sul palco sembrano divertirsi, ma con le numerose battute mancate e, addirittura, una falsa partenza, sembrano meno “Stones – senza filtro” e più “Stones – senza prove”. Poi, Jagger dà tutto se stesso su As Tears Go By, cantando anche la versione registrata in lingua italiana 50 anni fa, Con le mie Lacrime. You Can’t Always Get What You Want, Paint it Black e Honky Tonk Women passano senza incidenti e con un entusiasmo sempre in crescita. I due brani cantati da Richards rappresentano un tangibile punto di svolta nello show: quando, ancora sugli applausi per Richards partono con Miss You, all’improvviso sembra siano proprio arrivati i Rolling Stones. La seconda “sorpresa”, effettivamente, non è poi così sorprendente: gli Stones fanno un concerto veramente incredibile. Avanti altri due brani (Midnight Rambler e Street Fighting Man) e tutta la criticità di qualche minuto prima sparisce, sostituita da rispetto ed entusiasmo infiniti. Non c’è neanche un plateau… gli ultimi brani sono un crescendo costante fino ai due bis, Gimme Shelter e Jumpin’ Jack Flash, quest’ultimo punteggiato da fuochi d’artificio che, invece di sembrare lo scoppio finale, sembrano solo un denouement dopo l’esplosione appena terminata sul palco. Assolutamente indimenticabile.
Dopo qualche sbalzo iniziale, l’audio è molto bello e gestito con maestria, ma non ci aspettavamo di meno – il fonico FoH Dave Natale è leggendario.
Per quanto riguarda lo show visivo, gli obbiettivi sono raggiunti: la scenografia enfatizza l’enormità del palco, mostra la band agli spettatori più lontani e incornicia l’azione sul palco. I contributi e le grafiche sono sempre gustosi e la regia dell’I-Mag sempre azzeccata, mentre in regia trovano un’infinità di modi di presentare i video live sempre coordinati con le luci e mai in maniera noiosa.
Non possiamo ignorare la polemica che si è sollevata all’indomani dell’evento riguardante in particolare la scarsa visibilità del pubblico nel Prato B, dietro le regie e le linee di ritardo. Su questo, in particolare, non possiamo commentare perché non siamo entrati nella zona in questione. Possiamo invece fare qualche commento sulla gestione del pubblico. La sicurezza è stata rigorosa e gestita con intransigenza, com’è giusto che sia, ed i vari controlli d’ingresso sono stati gestiti bene. A fine show, però, le vie d’uscita – vincolate fisicamente dalle mura della città-fortezza di Lucca – non erano sufficienti a facilitare un esodo tempestivo dalla zona del concerto, né erano facilmente identificabili. Il risultato? Masse di persone che si trascinavano verso il perimetro transennato in vicoli ciechi, con altra folla dietro che continuava a premere avanti. A complicare la situazione, le varie zone del prato sono rimaste isolate una dall’altra, non permettendo alla gente di procedere verso le uscite nella direzione che avrebbe desiderato. Questo, poi, ha creato un secondo ingorgo sulla strada che correva a fianco al perimetro, un’impasse che è durata più di un’ora e non avrebbe neppure permesso il passaggio di qualsiasi veicolo (né persona) in caso di emergenza. Siamo sicuri che gli organizzatori avessero un piano che prevedeva un’uscita più ordinata… forse non era prevista la folla “extra” che si è recata all’esterno della venue, combinata con il normale flusso turistico di Lucca a settembre, ma questo aspetto sarebbe da rivalutare attentamente prima di proporre un altro evento di queste proporzioni in questa location.
foto: Manfred H. Vogel
PERSONALE | |
Lighting Designer&Creative Director | Patrick Woodroffe |
Associate Lighting Designer | Terry Cook |
Production Director | Opie Skjerseth |
Lighting Director | Ethan Weber |
Video/Cam Director | Nick Keiser |
Screens Director/d3 Programmer | Roland Greil |
Content | Treatment Studios/Sam Pattinson |
Content Producer | Lizzi Pockock |
Video Crew | |
Engineer | Sebastien Lamoureux |
Engineer/d3 tech | John McCleish |
Crew Chief/Lead LED tech | Ben Rader |
LED techs | Abe Main |
Colleen Wittenberg | |
Austin Colby | |
Lead Camera | Rick Trimmer |
Camera Ops | Scott Lutton |
Dave Klann | |
Chris Hoare | |
Simon DiFazio | |
Jib Operator | Joe Victoria |
Lighting Crew | |
Crew Chief | Andrew “Fraggle” Porter |
Head of system | Luke YC Radin |
Lighting Techs | Erik Blomdahl |
Barry Branford | |
Damon Coad | |
Keith Johnson | |
Tim Phillips | |
Gus Wimmer | |
Daniel Wiseman |
SCHEDA TECNICA | ||
Lighting | Neg Earth Lights | |
12 | Vari*Lite VL3500 Wash | |
172 | Martin Mac Viper Air FX | |
24 | Claypaky Mythos2 | |
60 | Robe BMFL WashBeam | |
14 | Martin Mac Aura XB | |
24 | 8-Light Mole | |
144 | Single Mole | |
75 | Color Kinetics iWhite Blast | |
180 m | LED X-Flex | |
4 | Color Kinetics Colorblast TRX | |
6 | Base Hazer | |
12 | Reel EFX DF50 + Fan | |
8 | Robert Juliat Lancelot | |
2 | MA Lighting grandMA2 Fullsize | |
1 | MA Lighting grandMA2 Light | |
Video & LED | Solotech | |
LED Screens | ||
4576 | moduli Saco SLine S12 (12mil) | |
Saco Nano Processors | ||
System | ||
1 | Ross Carbonite Switcher | |
Ross Open Source Gear | ||
6 | Grass Valley LDX 86 Cameras (3 HH, 1 Jib, 2 LL) | |
2 | Fujinon 99x lenses | |
2 | Panasonic Robo PTZ’s | |
Playback and Screen Control | ||
2 | d3 4x4pro | |
1 | d3 2x4pro | |
2 | MA Lighting GrandMA2 Fullsize |
Le foto della produzione sono di Manfred H. Vogel.
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