Stef Burns
Abbiamo invitato Stef Burns a pranzare con noi per potergli chiedere cosa fa di bello quando non gira l’Italia suonando la chitarra...
di Douglas Cole
Quando ci è arrivata notizia che era di passaggio dalle nostre parti, abbiamo invitato Stef Burns a pranzare con noi per potergli chiedere cosa fa di bello quando non gira l’Italia suonando la chitarra. Come abbiamo scoperto, la risposta è piuttosto semplice: gira il mondo suonando la chitarra.
La cosa più notevole nel CV di Stef Burns non è la notorietà degli artisti con cui ha interpretato il ruolo di seicordista in tour ed in studio, ma la diversità degli stessi. Dopo un debutto nel mondo professionale con il gruppo Omega, di cui fu uno dei fondatori, ed un tour e un disco insieme ai Pablo Cruise, la svolta provvidenziale nella sua carriera è stata l’opportunità di lavorare nel secondo e nel terzo disco di Sheila E con la produzione di Prince, e di suonare in tour con lei quando fece spalla al tour di Purple Rain. Proseguì con il tour mondiale dei Berlin, e poi con Michael Bolton tra il 1986 e il 1987. Se non bastassero già questi cambiamenti di generi musicali, il suo successivo impegno fisso fu una serie di quattro dischi con i Y&T, gruppo che aveva preannunciato e poi definito il rock duro degli anni Ottanta. Durante questo periodo, non mancò una tournée con il sassofonista jazz Sadao Watanabe. Nel 1991, il mitico Alice Cooper registrava il suo disco Hey Stoopid, con una serie di chitarristi ospiti compresi Vinnie Moore, Mick Mars e Nikki Sixx dei Motley Crüe, Steve Vai, Slash e Joe Satriani. Quest’ultimo lo raccomandò ad Alice Cooper come ulteriore chitarrista ospite. Stef suonò su questo disco e poi tornò come chitarrista unico sul suo disco successivo, suonando anche nei tour mondiali dell’artista. Il suo pane attuale deriva da due attività principali: dal 2000 è costantemente in tour con Huey Lewis & the News negli Stati Uniti e, ovviamente, da una dozzina di anni suona sui dischi e nei concerti di Vasco Rossi.
Incontriamo Stef tra la prima e la seconda data del tour italiano, a supporto del suo secondo disco da solista World, Universe, Infinity e gli strappiamo un po’ di informazioni sul suo passato, presente e futuro tra un boccone e l’altro di pasta ed insalata.
Allora, ti ritrovi con una pausa tra i tour di Vasco e di Huey Lewis ed hai perfino il tempo di scrivere e registrare un disco da solista e di organizzare un tour in Italia?
In realtà i brani di questo disco erano già stati scritti e registrati durante i tour con Vasco e Lewis: alcuni registrati a Milano e Trieste, altri a Los Angeles. A parte quelli registrati dal vivo, però, tutti gli altri hanno parecchi overdubbing fatti a San Francisco, a casa mia. Per quanto riguarda il tour, ho cominciato in Italia perché il mio nome qui è piuttosto conosciuto, grazie al mio lavoro con Vasco Rossi; inoltre ho tanti amici, diversi agganci e qualche favore da reclamare!
Perché così tanti italiani, invece, vanno a Los Angeles a registrare?
Perché è una piuma sul cappello, penso; ci sono degli studi in Italia ed in tutto il mondo che riescono a produrre risultati uguali; anche perché l’attrezzatura è sempre quella ed il mondo è pieno di fonici e produttori perfettamente competenti.
Nel caso di Vasco, invece, penso che vada a LA a registrare anche per poter vivere un attimo di vita normale, mischiarsi fra la folla e rimanere anonimo per un po’. In Italia non riesce ad andare da nessuna parte.
Come hai cominciato a suonare con Vasco in Italia?
Beh, Guido Elmi, e forse Vasco, mi hanno sentito sul disco di Alice Cooper Hey Stoopid; lì suonavo insieme a mostri sacri che loro conoscevano bene, come Satriani, Steve Vai, Vinnie Moore, così loro si sono chiesti chi fosse mai questo “Stef Burns”. Hanno chiesto al fonico nello studio a Los Angeles, un mio amico della California del Nord, che si è offerto subito di chiamarmi direttamente. Sono andato a fare una session per “Gli Spari Sopra” e da lì non ho mai smesso di lavorare insieme a Vasco. Il mio primo concerto con Vasco è stato a San Siro... puoi immaginare che shock sia stato per me scoprire le dimensioni del mio nuovo gig.
Come chitarrista, che differenza c’è tra quello che usi su un palco con Vasco e quello che usi per lavorare nei club in questo tour?
Il set-up è praticamente identico: uso due Marshall JCM900, modello con il doppio guadagno, ma uso le casse da 2 x 12 invece dei 4 x 12 che uso sui palchi grandi. Esco dalla chitarra e vado nel Digitech Whammy, da lì al Dunlop 535 wah-wah, poi al compressore, un octaver, e al Boost Cat Drive dell’Advance Tube Tech – un pedale italiano – per dare un po’ più di spinta all’ingresso del Marshall. Nel Loop effetti dell’ampli uso un Alesis Quadraverb, con una pedaliera midi per cambiare effetti su quello. So che il Quadraverb sembra un pezzo da museo, ma l’ho sempre usato e fa ancora esattamente quello che gli chiedo. La chitarra che uso è una Fender Strat Texas Special del 1991.
Usi un boost Italiano, i tuoi legami con l’Italia cominciano ad essere tanti.
Sì, anche la pedaliera customizzata che uso è stata fatta dal mio amico Damiano Lissi... è stato lui a darmi le modifiche tecniche da fare alle testate Marshall e, tra l’altro, lui è anche il presidente dello Stef Burns fan club.
Mi trovo sempre ad aver a che fare con gli italiani... nel 2005 ho fatto un disco che si chiama Bayshore Road insieme a Peppino D’Agostino, ma questo l’abbiamo fatto in California. Peppino è un eccezionale chitarrista italiano che vive in California e che ha avuto un riconoscimento internazionale come miglior chitarrista acustico del 2007.
Che monitoraggio usi?
Sempre in-ear. Negli stadi con Vasco perché i miei colleghi – e Vasco stesso – preferiscono volumi “conturbanti” sul palco. Nei club lo uso per motivi completamente diversi; sì, i livelli sono diversi, ma nei club uno si trova molto ravvicinato alla batteria. Non uso l’IEM con gli auricolari completamente isolanti, solo con le spugnette. Funziona molto bene in questo contesto.
Parlando di grandi tour, che differenza noti tra gli Stati Uniti e l’Italia?
In particolare con Vasco la differenza è il pubblico... i fan di Vasco sono un mondo a parte; ma per quanto riguarda il mio lavoro non c’è proprio differenza... c’è sempre un albergo, sempre un soundcheck, sempre qualcuno che mi dice dove devo andare e quando... il personale è sempre quello. Se con Huey c’è Ralph, con Vasco c’è Carletto; qui c’è Andrea, là c’é Jim... C’è sempre un tour manager, uno stage manager, un guitar tech – è proprio uguale.
E nei Club?
Beh, c’è un po’ più di differenza, ma dipende dal club. Qui ci sono pochi club capienti, progettati per la musica dal vivo, magari fatti sul modello americano, ma in America adesso, in tutte le riserve indiane, ci sono casinò con teatri veri e propri. Un tour dei casinò adesso è diventato una proposta veramente interessante.
Cosa fai in caso di conflitto di date tra il lavoro con Huey e quello con Vasco?
Huey non è mai contento di dovermi sostituire nei mesi in cui sono in tour con Vasco, ma capisce anche che avevo quel lavoro prima. I miei termini erano quelli quando ho cominciato.
Programmi per il resto del 2008?
Lavoro... voglio fare molta promozione per questo disco. In America sarà molto difficile, devo iniziare con i siti internet e devo assumere un publicist e cercare una distribuzione. Non è per niente facile. Vorrei organizzare anche un tour in America, ma non posso neanche portarmi lo stesso gruppo. Nel frattempo devo anche suonare!
L’itinerario specifico è di finire questo tour a febbraio, andare un po’ a casa per poi tornare a marzo e fare Germania ed Olanda. Ad aprile sono in tournée con Huey Lewis in Giappone, dopo di che sono di nuovo in Italia con Vasco a maggio, giugno e luglio. Dopo il tour estivo con Vasco, ho l’intero mese di agosto pieno con Huey Lewis negli Stati Uniti. Poi spero di dormire una notte prima delle date che stanno ipotizzando per Vasco a settembre. Forse riesco a scrivere dei pezzi nuovi insieme a Peppino D'Agostino per un nuovo disco che vorremmo finire per il 2009. E magari a novembre vado a sciare!
Il tour di World, Universe, Infinity è continuato dal 14 febbraio fino al 23 marzo, toccando in venti date l’Italia, la Germania e l’Olanda. Ad accompagnare Stef Burns in questo tour c’erano i musicisti che hanno registrato insieme a lui diversi brani sul disco: Walter Latupeirissa al basso, Fabio Valdemarin alle tastiere, e Juan Van Emmerloot alla batteria. Dietro il banco di sala c’era, ovviamente, Andrea Corsellini.