SGM G7 BeaST e G7 Spot
Diamo un’occhiata ai due modelli che costituiscono l’attuale linea G7 di SGM, con un po’ di enfasi sull’inusuale modello BeaST.
di Douglas Cole
G7 BeaST
Presentato l’anno scorso, G7 BeaST si aggiunge alla linea G7 di proiettori con sorgenti a LED bianco, che fanno parte della più ampia famiglia G di teste mobili a LED con grado di protezione IP65/66. Come si può dedurre dal nome, G7 BeaST (combinazione Beam/STrobo) è una tipologia a doppia sorgente. Il ruolo principale di questo proiettore è la proiezione di fasci di luce a mezz’aria, ma una configurazione intelligente e l’uso di sorgenti a LED consentono anche di creare interessanti effetti stroboscopici e di controluce.
Sorgenti e sistema ottico
Quando la funzione primaria di un sistema ottico richiede efficienza più che omogeneità o nitidezza, l’esperienza plurisecolare insegna che un sistema catottrico, cioè composto esclusivamente da elementi riflettenti, è una soluzione più che valida e spesso superiore ad uno diottrico o catadiottrico (cioè di un sistema che comprende anche elementi rifrangenti). L’uso di riflettori, infatti, consente la collimazione e la concentrazione di raggi di luce su lunghezze focali elevate con un sistema ottico contenuto in spazi fisici relativamente ristretti. Questa caratteristica, insieme all’eliminazione di lenti pesanti, consente la costruzione di un corpo illuminante meno ingombrante nonché più leggero ed equilibrato. Queste qualità, che facilitano il movimento del proiettore, negli anni sono state sfruttate per far roteare il fascio del faro (prima della nota innovazione del sig. Fresnel), al fine di individuare e seguire i bombardieri per la contraerea, e oggi per fare un ballyhoo alla chiusura dell’ultimo brano della scaletta. G7 BeaST, infatti, utilizza un riflettore parabolico concavo contrapposto ad un altro convesso in una configurazione pressoché identica al telescopio di Cassegrain, progettato 400 anni fa e ancora oggi in uso in ambito astronomico.
Il funzionamento del
sistema di collimazione
motorizzato.
La sorgente primaria di questo proiettore è un gruppo di tre elementi LED bianchi (6000 K) da 120 W, ognuno dei quali emette la luce all’interno del gruppo ottico tramite un foro nel punto centrale del riflettore parabolico concavo principale (ø32 cm), indirizzandola verso il piccolo riflettore convesso che, a sua volta, riflette i raggi sulla concavità del riflettore principale, da dove i fotoni prendono la loro strada verso l’esterno del proiettore (figura 1). Il riflettore convesso è sostenuto nel mezzo del percorso ottico da tre supporti radiali ed è montato su una slitta motorizzata che ne consente il movimento lungo l’asse centrale del proiettore, permettendo così di variare l’apertura del fascio da una divergenza massima di 30° fino ad un minimo con una convergenza di –1° (con punto di convergenza variabile tra gittate di 7 m e di 10 m).
La sorgente principale è divisa in tre segmenti, ognuno corrispondente e allineato con uno dei “settori” dell’uscita, separati dai supporti radiali del riflettore convesso. Nelle modalità di controllo estese, questi settori si possono controllare separatamente… ma di questo parleremo più avanti.
Una caratteristica non trascurabile di questa configurazione è che il riflettore secondario è situato al centro del percorso ottico e, conseguentemente, dal lato opposto esso ed i supporti radiali che lo sostengono rappresentano un’ostruzione del fascio luminoso, generando un caratteristico fascio a “tunnel”. Il costruttore ha deciso di sfruttare questo spazio altrimenti ombreggiante sul retro del riflettore motorizzato per montare 52 LED bianco freddo (8000 K) organizzati in quattro pixel a settore circolare (figura 2). Questi sono montati a basso rilievo in una superficie riflettente che gli imprime una diffusione a 110° per effetti stroboscopici (con flusso luminoso fino a 50.000 lm), conferendo al G7 BeaST la doppia funzione promessa dal nome.
In termini di resa luminosa della sorgente principale, G7 BeaST è in grado di erogare un notevole illuminamento di 200.000 lx a una distanza di 5 m e circa 85.000 lux a 10 m.
I 52 LED della sezione
strobo, con uno dei quattro
settori leggermente
illuminato.
Colori ed effetti
Essendo un sistema dedicato per la generazione di effetti a mezz’aria e non necessariamente per l’illuminazione di scena, il sistema di colori scelto per la sorgente principale consiste di due classiche ruote di colori, ognuna con nove filtri in vetro dicroico (più la posizione open). I filtri comprendono una scelta di colori primari CMY e RGB in versioni sature, medie e tenui, oltre a tinte essenziali come ambra, blu Congo e lavanda e un filtro CTO. I filtri, distribuiti tra le due ruote in modo da consentire le combinazioni più sensate, sono adiacenti senza confini per permettere transizioni fluide, cambiamenti istantanei e bicolori indicizzati.
A proposito di bicolori, un’altra ruota dispone di sei gobo rotanti. Questi sono tutti “gobo” solo nel senso GOes Before Optics perché, in effetti, il sistema ottico non si presta alla proiezione di disegni nitidi. Anche su questa ruota sono presenti altri due filtri bicolore (arancione/Congo e bianco/ciano), un filtro frost e tre disegni più facilmente definibili come gobo. Questi tre sono disegni molto semplici – una barra, un singolo settore di ¼ di cerchio e due settori circolari contrapposti – giustamente adatti alla generazione di effetti dinamici a mezz’aria. I gobo sulla ruota sono intercambiabili con qualsiasi gobo in vetro borosilicato da ø27,9 mm.
A completare gli effetti applicabili al fascio principale, gli effetti di shutter sfruttano il fatto che la sorgente principale comprende tre elementi LED, proponendo non solo effetti stroboscopici e di pulsazione unificati ma, nella modalità più estesa di controllo, l’accesso alle intensità indipendenti delle sorgenti, disponibile tramite canali dimmer separati.
Per quanto riguarda la sezione strobo, effetti unificati possono essere controllati in termini di intensità, durata e velocità dei lampeggiamenti. Come accennato prima, i LED sono divisi in quattro pixel a spicchio e un canale dedicato include un’ampia scelta di macro d’effetti (rotazioni, random, pulsazioni ecc). In alcune modalità di controllo, è anche disponibile il controllo indipendente d’intensità per i quattro pixel.
Il fascio di grosso diametro parallelo, o addirittura convergente, distingue questo BeaST da tutti i proiettori beam che utilizzano sistemi di lenti. La combinazione di effetti rotanti direttamente alla sorgente con gobo o colori rotanti e la caratteristica forma del fascio – che si apre e si chiude come un fiore a tre petali – consentono la creazione di look inediti, in particolare in controluce. L’aggiunta dell’illuminatore stroboscopico come stimma al centro di questo fiore permette ancora più ampie possibilità creative.
Controllo
G7 BeaST dispone di un editor a bordo regolabile dal pannello di controllo, con la possibilità di intervenire su tutti i parametri. Si può programmare una sequenza con un massimo di 24 scene, ognuna con la possibilità di definire un tempo di transizione fino a 4.000 secondi e una durata fino a 4.000 secondi.
Il pannello di controllo si trova su un braccio della forcella e comprende un display OLED e quattro tasti.
Le altre opzioni di controllo possibili sono due: DMX/RDM tramite i connettori XLR5 oppure tramite il ricevitore Lumen Radio CRMX integrato di serie.
Le modalità di controllo sono quattro: da 18, 22, 29 o 35 canali DMX. Il controllo a 16 bit è disponibile per dimmer (anche dei pixel indipendenti), pan, tilt, rotazione indicizzata dei gobo e collimazione (parametro equivalente allo zoom, cioè la divergenza del fascio).
Caratteristiche FIsiche
Il proiettore offre un movimento in pan attraverso 640°, mentre il diametro della testa ne limita il movimento in tilt a 190° prima che il fascio venga ostruito dalla struttura del proiettore stesso. Pesa 30 kg e assorbe una potenza elettrica massima di 640 W (tipico 500 W, standby 40 W).
G7 BeaST ha un grado di protezione IP66 ed è perciò completamente ermetico a polveri e fumi ed è protetto contro forti getti d’acqua da qualsiasi direzione, G7 BeaST ha un grado di protezione IP66 (IP67 nella versione POI per installazione permanente esterna) ed è perciò completamente ermetico a polveri e fumi ed è protetto contro forti getti d’acqua da qualsiasi direzione. Questa caratteristica comporta degli accorgimenti particolari in sede di manutenzione – per ogni intervento interno, il sigillo ermetico va verificato con uno strumento apposito – ma il rovescio della medaglia è che la manutenzione ordinaria di pulizia si limita all’esterno del proiettore.
G7 Spot
Il compagno proiettore a fascio definito è G7 Spot, anche esso equipaggiato con una sorgente a LED bianca da 6500 K, in questo caso da 350 W. Il sistema ottico, terminato da una lente frontale da ø117 mm, permette una gamma di zoom variabile da una divergenza di campo di 38,8° (1/10 lxmax) a una divergenza di fascio di 5,9° (a ½ lxmax), e eroga un illuminamento massimo di 47.854 lx su un campo di ø81 cm ad una distanza di 5 m.
Dimming ed effetti stroboscopici sono ovviamente effettuati agendo direttamente sulla sorgente LED, mentre un iris offre la possibilità di delimitare il fascio in modo netto, oltre a diversi effetti di pulsazione preprogrammati.
Questo spot incorpora un interessante sistema di gestione del colore, che comprende un convenzionale set di quattro filtri CMY+CTO. Ognuno di questi filtri progressivi – a disco anziché sulle lastre scorrevoli che si vedono spesso nei proiettori compatti – è terminato con un filtro del colore complimentare nello spazio colore RGB: sul filtro ciano progressivo c’è un rosso saturo, su quello magenta c’è un verde saturo, sul giallo un blu saturo. Il filtro progressivo CTO è nello stesso modo terminato con un CTB. Questi filtri RGB sono coordinati con i primari del sistema colore RGB degli altri proiettori SGM e vengono selezionati – inusualmente – tramite macro programmate nel parametro della successiva ruota colori. Un’altra ruota del sistema colore include cinque filtri speciali: ambra, lavanda, Congo, verde pastello e un ¼ minus-green (high CRI). Metà di quest’ultima ruota viene sfruttata per una ruota d’animazione oscillante, per animare i gobo.
A proposito di gobo, G7 Spot include una ruota con sei gobo rotanti intercambiabili e una con nove gobo statici. Questi sono per lo più dedicati alla proiezione su superfici ma c’è una selezione di disegni efficaci per effetti volumetrici a mezz’aria.
Posizionati più a valle nel percorso ottico, completano gli effetti un filtro frost progressivo e un prisma radiale rotante a tre facce.
Questo proiettore si controlla tramite DMX/RDM via cavo o tramite un ricevitore CRMX integrato. Sono disponibili due modalità di controllo: Standard da 22 canali, che include controllo a 16 bit per pan, tilt e l’indicizzazione dei gobo; ed Extended, che aggiunge il controllo a 16 bit di dimmer, CMY, CTO, zoom e focus.
G7 Spot pesa 27 kg e ha un assorbimento massimo di 480 W. Come il modello BeaST, lo Spot ha un grado di protezione IP66 ( sempre IP67 nella versione POI)..
Questi proiettori sono un duo formidabile che combina i vantaggi delle sorgenti a LED con la sicurezza dell’impermeabilità all’acqua, alla polvere e ai residui di fumo. Entrambi beneficiano delle tecnologie consolidate di SGM per la gestione termica, la calibrazione dei colori e il brevettato sistema di de-umidificazione interna. Il fascio importante e gli effetti inediti del modello G7 BeaST, in particolare, offrono nuove possibilità creative.
Deumidificatore brevettato SGM
I proiettori con grado di protezione IP65 utilizzano normalmente una membrana di politetrafluoroetilene per equalizzare la pressione dell’aria tra l’interno del proiettore e l’ambiente esterno. L’equalizzazione della pressione . una parte essenziale per proteggere le guarnizioni dell’apparecchio. Una sorgente luminosa a LED genera calore, che fa aumentare la pressione dell’aria all’interno dell’apparecchio e fa uscire l’aria attraverso la membrana di politetrafluoroetilene, equalizzando la pressione atmosferica. Viceversa, quando la temperatura all’interno del proiettore si abbassa, l’aria esterna viene aspirata attraverso la membrana fino a quando la pressione non viene equalizzata, e umidit. viene aspirata insieme all’aria. Questo processo aumenta l’umidit. all’interno del proiettore. Quando questa umidit. raggiunge una certa concentrazione all’interno dell’apparecchio, si condensa e provoca la corrosione, portando alla degenerazione del proiettore. Insieme all’umidit., l’inquinamento dell’aria che contiene H2SO4 (acido solforico) entrer. facilmente attraverso la membrana di politetrafluoroetilene, causando ulteriore corrosione. Quando. alimentato, il deumidificatore brevettato incorporato nei proiettori SGM rimuove l’idrogeno intrappolato dall’interno dell’apparecchio attraverso un processo elettrolitico allo stato solido, senza parti in movimento. Il dispositivo scompone anche le molecole di H2SO4 eliminandone gli effetti.
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