Sanremo 2020 - Il Festival della Canzone Italiana compie settant’anni
L’edizione dei record e delle polemiche si riconferma un evento di grande interesse per tutte le professioni dello spettacolo.
di Francesco Galarà
Si tratta del più importante spettacolo musicale trasmesso da una rete televisiva italiana. Che piaccia o no, l’evento ogni anno riesce ad avere un successo sempre crescente, facendo discutere sulle scelte artistiche e sulle polemiche sempre presenti. 54,94% è la media ascolti delle cinque serate, oltre a una serata finale che risulta, per share, la migliore degli ultimi diciotto anni: la finale di sabato 8 febbraio è stata vista da oltre undici milioni di telespettatori, con uno share del 60,6%. Ecco come commenta il risultato d’ascolto della prima serata l’AD Rai, Fabrizio Salini: “Grazie a tutto il pubblico e grazie a tutta la Rai. La 70a edizione di Sanremo è la dimostrazione che il servizio pubblico può vincere qualsiasi sfida. Gli spettatori hanno premiato lo sforzo dell’intera azienda impegnata a costruire un Festival in grado di parlare a tutto il nostro pubblico. È il Sanremo dell’inclusione, dell’accessibilità, della coesione sociale, della difesa della parità di genere e dei diritti civili. È il Sanremo della grande proposta digitale Rai. È il Sanremo che esce dal Teatro per coinvolgere la città. In una parola è il Sanremo del Servizio Pubblico, unica vera guida delle scelte editoriali di una Rai che deve essere di tutti. Grazie al direttore artistico Amadeus, alle sue scelte coraggiose, alle sue compagne e ai suoi compagni di viaggio, artefici straordinari di questa grande festa per i 70 anni del Festival degli italiani”.
Il ritorno alla scenografia da oscar di Gaetano Castelli e alla regia “amanuense” di Stefano Vicario ha ottenuto l’effetto opposto del passo a latere paventato: evidentemente anche il layout tecnologico è più gradito delle ardite innovazioni artistiche della passata edizione. Nel frattempo la gentilezza del conduttore e il carisma del mattatore Rosario Fiorello hanno catalizzato l’attenzione dell’audience e acceso una forte ipoteca sulla conduzione della prossima edizione.
Gaetano Castelli, scenografo.
La scenografia
Gaetano Castelli rappresenta un gradito ritorno, dopo una lunga pausa, al Festival di Sanremo edizione 2020. Ci facciamo raccontare come è nata l’idea scenografica di questa 70° edizione.
“Queste è la mia diciottesima scenografia per il Festival: l’ultima era stata nel 2012 con Gianni Morandi, poi fui io stesso a voler lasciare spazio ai giovani. Infatti negli anni successivi si sono viste scenografie disegnate da Francesca Montinaro e da Trixie Zitkowsky, due mie giovani ex allieve; tuttavia dopo alcuni anni ho iniziato a sentire la mancanza della magica e unica atmosfera di Sanremo. Un giorno, dato che ero impegnato in un altro progetto, ho ricevuto una telefonata a cui ero tentato di non rispondere. Invece ho risposto e una voce mi ha detto: ‘Ciao Gaetano, come stai? Sono Amadeus, volevo proporti di disegnare la scenografia per la settantesima edizione del Festival, che ne dici?’, ed eccoci qui.
“Per la prima volta ho appreso di dover disegnare una scenografia a tre mesi dall’evento, quando di solito se ne parlava un anno prima. Immediatamente mi sono messo al lavoro abbozzando un’idea che mi era venuta in mente ‘di getto’, pensando al fatto che questa sarebbe stata la 70° edizione. La scenografia è composta di elementi essenziali che seguono il concetto teatrale della scenotecnica. In questo senso, l’aver eliminato motorizzazioni e macchine teatrali ha consentito un notevole risparmio economico che si è potuto impiegare investendo maggiormente in apparecchiature luminose e LED, offrendo quindi al direttore della fotografia la possibilità di creare effetti grafici e fotografici per accompagnare al meglio le esibizioni dei vari artisti. Oltre a ciò, tramite l’utilizzo di sistemi di specchi e mediante la scenotecnica lo spazio viene percepito come molto più ampio di quanto non sarebbe possibile nella struttura del teatro Ariston.
“In teatro esistono i ‘principali’, ovvero le quinte che definiscono la base spaziale: in questa scenografia esistono quattro principali, una serie di quattro quinte che disposte in prospettiva danno il segno della profondità; la struttura di queste quinte forma degli archi che si raccordano con ulteriori strutture ad arco che impongono sul boccascena. Queste forme sinuose, aggettanti, simili a petali che s’intersecano e si combinano, offrono allo spettatore la sensazione di una scena maestosa e dinamica. Tutti gli elementi fissi della scenografia sono rivestiti con moduli LED e tubi LED dinamici che, congiuntamente, fanno parte di un sistema sul quale possono essere riprodotti contenuti grafici che consentono infinite possibilità di variazione.
“In questa realizzazione scenografica non sono presenti strutture americane: le strutture che compongono la scenografia sono realizzate in modo da consentire al direttore della fotografia di appendere i vari corpi luminosi direttamente sulle strutture stesse, rendendo molto più compatta l’intera realizzazione. Le americane, salvo un piccolo elemento centrale da quattro metri, sono completamente assenti e questo rende la scena complessivamente più pulita e gradevole.
“Lo scenografo deve lavorare con la prospettiva del prodotto televisivo. A tale scopo, durante il Festival, il teatro Ariston subisce una sostanziale trasformazione: viene eliminato un certo numero di file di poltrone, per guadagnare spazio in profondità. La scelta di posizionare l’orchestra nella parte anteriore del palcoscenico consente la profondità necessaria per le esibizioni di gruppi musicali anche piuttosto numerosi. Da segnalare, poi, che questa scenografia dispone di ben cinque vie d’ingresso e uscita: due per lato più la scalinata centrale. Questo a livello coreografico consente molteplici possibilità.
“Vorrei infine ringraziare mia figlia Chiara Castelli e il mio collaboratore Manuel Bellucci per la preziosa collaborazione.”
Mario Catapano, direttore della fotografia.
Le luci
Incontriamo il direttore della fotografia Mario Catapano, che ci descrive i dettagli del progetto luci.
“La novità di quest’anno consiste in un faro molto particolare che riprende lo schema dei vecchi scanner, coè la riflessione della luce tramite uno specchio motorizzato. Questi nuovi fari ripropongono la velocità operativa del sistema anteriore di deviazione del fascio, che è molto più veloce grazie alla massa estremamente ridotta, permettendo allo stesso tempo un’ampia escursione del fascio luminoso. Il tutto riproposto in chiave moderna, con corpo illuminante a LED da 350 W, temperatura 6500° K. Il vantaggio di questi proiettori è di poter essere installati in maniera poco invasiva rispetto alla scenografia, oltre al fatto che questo scanner, mantenendo tutte le caratteristiche di un beam tradizionale, è dotato di una maggiore rapidità di azione, grazie alla velocità operativa della proiezione tramite specchio. Si tratta di un gradito ritorno che ben si amalgama alla scenografia di quest’anno, che è in fondo molto classica. Il tema di quest’anno è stato poi dettato dall’esigenza di ridurre l’invasività della macchina sceno-luminosa, e in questo senso le strutture scenografiche sono state corredate di supporti per l’installazione dei fari che si coordinano perfettamente con i vari elementi scenici a forma di archi. Per fortuna ci ha pensato lo scenografo che ha predisposto punti di attacco adatti alla situazione, consentendo di eliminare del tutto le americane sul palco. Da parte mia è stata fatta una specifica ricerca per individuare proiettori di dimensioni contenute, ma che fossero comunque abbastanza performanti e funzionali al risultato desiderato.
“Gli elementi scenografici sono ricoperti da mattonelle e pannelli LED; questo per avere una versatilità di copertura totale delle superfici che seguono principalmente forme arcuate i cui contorni sono delimitati da elementi tubolari. Questo vale per tutti gli elementi frontali, mentre il palcoscenico è rivestito da una superficie di materiale nero riflettente.
“Tutto il sistema è gestito con il software già usato durante l’edizione dello scorso anno e i contributi grafici personalizzati sono riprodotti tramite un media server. A differenza della scorsa edizione, quest’anno il regista ha deciso di lavorare in modalità manuale e quindi non ha utilizzato alcun supporto informatico per la gestione delle riprese ma ha gestito tutto manualmente dalla regia televisiva.
“Il progetto fotografico è costituito da 460 proiettori motorizzati per gli effetti e 240 proiettori a incandescenza per la luce ‘bianca’, il tutto gestito da quattro console luci; poi sono previsti 7 seguipersona, due dei quali motorizzati. L’intera scenografia è rivestita da 630 moduli LED passo 3.9 da 50 cm x 50 cm per un totale di 157 m2, oltre a 3.300 mattonelle LED passo 2.9 da 16 cm x 16 cm per un totale di 84,5 m2. Infine tutti gli elementi scenografici sono contornati da circa 5.000 m di tubi a LED dinamico.”
Tecnologie Audio/Video
Per completare il panorama delle tecnologie presenti al Festival, confermiamo l’uso dell’ormai collaudato marchio bolognese per il sistema di amplificazione e diffusione dell’audio in teatro, nonché le attrezzature di mixaggio che abbiamo ampiamente descritto nei reportage degli anni scorsi, così come le attrezzature di ripresa e regia video che consistono in 11 telecamere HD gestite tramite il truck regia esterna Roma4.
Walter Vacchino proprietario del teatro Ariston insieme alla sorella Carla.
Il Teatro Ariston
Per la prima volta, a margine di una presentazione di una bella monografia che raccoglie le scenografie del Festival degli ultimi dodici anni, abbiamo incontrato e intervistato Walter Vacchino, insieme alla sorella Carla, proprietario del teatro Ariston di Sanremo; ne abbiamo approfittato per farci raccontare la storia del teatro.
“La struttura nasce nel 1907 per volontà di mio nonno Carlo, che decise di iniziare l’attività cinematografica a Sanremo; in seguito il figlio Aristide sognò e realizzò l’Ariston che fu poi completato e inaugurato il 31 maggio 1963. Da allora l’attività del teatro si è sviluppata e abbinata alle proiezioni cinematografiche fino al 1977, primo anno in cui l’Ariston ricevette il testimone dal Casinò e divenne la casa del Festival di Sanremo. Di lì è iniziata una nuova vita: l’Ariston si è dovuto adeguare alle esigenze del Festival, che sono sempre nuove e crescenti. Quindi la struttura, che era nata pensando al teatro e al cinema, si è via via arricchita con l’aggiunta di spazi multimediali. Ad esempio il ‘Roof’, realizzato dove in precedenza esisteva una sala cinematografica all’aperto: oggi dispone di uno spazio modulabile tramite pareti mobili, adattabile alle più svariate esigenze, e viene utilizzato durante il Festival come sala stampa principale. Naturalmente questi spazi grazie alle loro caratteristiche possono essere utilizzati per varie attività come ad esempio sfilate di moda, eventi particolari e quant’altro, oltre a essere abitualmente attrezzati come sale cinematografiche.
“La partnership con il Comune di Sanremo e con RAI, le cui esigenze crescono di anno in anno, costituisce uno stimolo al continuo miglioramento sia come dotazione di spazi sia come dotazione di attrezzature tecniche. La collaborazione con RAI dura circa due mesi, o forse più, per ogni edizione del Festival, e aiuta a mantenerci aggiornati sulle più recenti tecnologie dello spettacolo.
“Questo ci stimola ad andare oltre il Festival e ha portato a organizzare diverse manifestazioni come ‘Ariston comic selfie’ che è ormai giunta alla quarta edizione. Altre forme di comunicazione quest’anno sono state arricchite con la realtà aumentata. Abbiamo in programma, presso la sala Roof, incontri su cibo, film, giochi, realtà virtuale, mostre.
“Recentemente la sala principale, dove normalmente si svolgono le manifestazioni più importanti, compreso il Festival, ha subito lavori di aggiornamento: il palcoscenico è stato rinforzato con cemento armato e fibra di carbonio per aumentarne la portata, la graticcia è stata rinforzata con travi di acciaio che, durante una passata edizione del Festival, hanno permesso di sollevare due piattaforme contenenti l’orchestra; si tratta di interventi non appariscenti ma utili alla realizzazione di scenografie complesse ed elaborate. Tutti questi miglioramenti, suggeriti da esigenze specifiche di RAI, portano ad aumentare la versatilità delle strutture del teatro Ariston e consentono di poter mettere in programma una molteplicità di eventi che spaziano dal concerto al musical, agli eventi teatrali, fino ad arrivare addirittura all’organizzazione di competizioni sportive o kermesse culturali.
“Non dimentichiamo infine che l’Ariston è un cinema multisala e questo è un punto fondamentale per far sì che la programmazione abbia un ciclo continuo e ininterrotto lungo tutta la stagione.”
Piazza Cristoforo Colombo
Quest’anno la RAI, grazie alla forte motivazione del Comune di Sanremo nella persona del Sindaco Alberto Biancheri, ha deciso di ampliare la presenza degli eventi collaterali legati al Festival, e tra questi, molto significativo, l’allestimento di un palco in piazza Colombo raccordato da un red carpet che lo unisce al teatro. Su questo palco si sono succeduti eventi e concerti collaterali al Festival, che hanno visto coinvolti nelle varie serate artisti come Emma, Gigi d’Alessio, Ghali, Mika e Biagio Antonacci, con un grande flusso di pubblico.
L’ing. Mario Petrella.
Strutture
Piazza Colombo, centro nevralgico di Sanremo, è strutturata su due piani: uno, a livello di via Matteotti, rappresenta un po’ l’agorà di Sanremo, l’altro, a livello inferiore, accoglie l’autostazione della cittadina e un’area di ricovero dei bus. La parte pedonale della piazza è spesso utilizzata per manifestazioni varie; da qui l’idea del Comune di proporre a RAI l’utilizzo della stessa per eventi collaterali al Festival. Tuttavia l’allestimento di un vero e proprio Event Stage avrebbe presentato delle difficoltà, giacché la parte calpestabile della piazza è anche la copertura della sottostante rimessa dei bus. Prima di decidere l’utilizzo per lo Stage, si è quindi reso necessario analizzarne la fattibilità. Abbiamo avuto il piacere di incontrare l’ing. Mario Petrella che è stato interpellato per analizzare il problema dal punto di vista della fattibilità.
“Nello scorso mese di novembre sono stato incaricato dal patron di Gruppo Eventi di fornire una consulenza tecnica sull’area di piazza Colombo: è stato verificato il tipo di struttura della piazza, allo scopo di decidere come distribuire i pesi di un’eventuale struttura da montare sul luogo. Ipotizzando il montaggio di una struttura per eventi musicali del peso complessivo di circa 11.000 kg a fronte di un calcolo di carico pari a 360 kg/m2 abbiamo valutato congrui i dati contenuti nella certificazione del Comune di Sanremo per una portata di 400kg/m2. Tuttavia per sicurezza abbiamo richiesto di puntellare tutta l’area interessata dal ground support, aumentata di un margine ulteriore di 5 m per lato, mediante una graticola di sostegno realizzata con elementi metallici che la mettessero in sicurezza. Questa struttura è stata realizzata, su nostra indicazione, dal Comune di Sanremo.
“Poi, abbiamo ricevuto l’incarico di coordinare l’allestimento delle strutture collaterali al Festival. Nel dettaglio la struttura del palco è una Prolyte B100 con una superficie di circa 250 m2; presenta otto antenne zavorrate con 1.250 kg per ogni piede, e a questo si aggiungono circa 10.000 kg di zavorre laterali per tirare a croce la struttura. Prevedendo possibili raffiche di vento di velocità fino a 100 km/h abbiamo fatto aggiungere, per ancorare e mettere meglio in tensione la struttura, ulteriori 10 t di plinti posizionati all’esterno dell’area sulla quale insiste il palco, quindi poggianti su terrapieno. Alla base della struttura c’è un palco Layher per il quale è stata particolarmente curata la distribuzione dei pesi che insistono sul tavolato. In un secondo momento è stata inserita una passerella da 7 m x 4 m, una scala frontale, due scenografie. È stato calcolato che il massimo peso di tutto quanto montato sul palco possa totalizzare circa 12/13 t. Da piazza Borea d’Olmo, passando per il Teatro Ariston, al Nutella Stage e oltre fino al Palafiori, è stato creato un red carpet delimitato da oltre 1 km di transenne anti ribaltamento EPS-GIGS, a uso delle star che si sono di volta in volta avvicendate durante le varie serate.
Le intere operazioni dall’allestimento allo smontaggio delle varie strutture hanno richiesto l’impiego di circa 60 persone per due mesi di lavoro.
Franco Calvini.
Audio del Nutella Stage
Franco Calvini ci illustra brevemente il sistema di amplificazione audio del Nutella Stage di Piazza Colombo.
“L’impianto audio è costituito da due main cluster composti da otto elementi Meyer Sound Lyon e relativi sub 2x18”, sei elementi in configurazione cardioide per ogni lato. I delay sono allestiti su due torri LR costituite da otto Lina più sei sub ciascuna. Il monitoraggio è sempre Meyer Sound con otto MJF210 più quattro side Lina, più un Sub HP 500 1x18” per lato. Per il mixaggio di sala e palco sono stati utilizzati due mixer Midas Pro-X 96 canali. Tutto l’impianto è gestito da due Meyer Galileo con sistema di controllo SIM. Tutti i flussi audio in uscita sono convertiti in MADI e inviati alle regie, musicale e televisiva Rai. La potenza complessiva dell’impianto audio è di 40.000 W. A complemento disponiamo infine di otto linee di in-ear monitor Sennheiser serie 2000/3 e 12 radiomicrofoni Shure Axient.”
La società Calvini si è occupata anche della fornitura dei materiali audio e luci per lo studio de La vita in diretta e L’altro Festival, allestito al terzo piano del Palafiori e utilizzato con piccole variazioni sceniche per entrambe le trasmissioni.
Marco Grizi, direttore della fotografia del palco di piazza Colombo.
Le luci del Nutella Stage
Marco Grizi, direttore della fotografia del palco di piazza Colombo, ci racconta quali sono i materiali che ha utilizzato.
“Per questo allestimento abbiamo lavorato in sinergia con la scenografia, il cui progetto prevede diversi archi su cui appendere i materiali. In collaborazione con l’ingegner Petrella, che è il coordinatore del progetto per quanto riguarda la copertura del palcoscenico, abbiamo aspettato che lo stesso fosse terminato onde poter appendere tutto da terra. Come tipologia di luci abbiamo utilizzato diversi tipi di proiettori: spot, wash, Robe Spiider per il frontale Idv e accecatori Molefy per il pubblico; poi, come spot sulle americane posteriori ancorate all’ultimo cerchio che contorna il LEDwall, abbiamo dei DTS Raptor che sono spot abbastanza visibili di notte, con lampada a scarica; inoltre abbiamo utilizzato dei Clay Paky Sharpy Plus, sempre con funzione di spot.
“In totale siamo sui 170 motorizzati. Per quello che riguarda le luci bianche, abbiamo tre seguipersona, diversi sagomatori ETC convertiti per poterci avvicinare un po’ alla temperatura di colore del LEDwall. Infine abbiamo utilizzato alcuni ParLED 150 e i Synergy5 come sagomatori a LED, per poter illuminare il palco sia in bianco sia con il colore. Infine disponiamo di sei macchine del fumo.
“Abbiamo portato di tutto un po’, per essere pronti ad affrontare qualsiasi evenienza: trattandosi di un’area in cui si esibiscono diversi artisti in diverse situazioni, senza un copione prestabilito, è evidente che occorre disporre di una certa versatilità atta a sopperire alle richieste più estemporanee. L’impianto luci è controllato da due consolle Compulite Victor Blue.”
E anche quest’anno è fatta.