Pier Francesco “Pif” Gallenga - Coordinatore di produzione
Cocciante festeggia all'Arena i 50 anni dell’album Anima.
Riccardo Cocciante ha scelto l’Arena di Verona per festeggiare i 50 anni di Anima, pubblicato nel maggio del 1974: si trattava del terzo album del cantante, quello che per primo ha portato Riccardo Cocciante all’attenzione del grande pubblico. L’artista ha scelto così l’Arena di Verona per festeggiare questa data con il pubblico, che da parte sua è intervenuto a riempire la venue in ogni ordine di posto.
Pif, il concerto di oggi è soltanto una festa per i 50 anni di carriera dell’artista, o è stato la prova per un futuro tour?
Conosciamo tutti la favolosa carriera del maestro Cocciante: 50 anni sono un traguardo importante e sicuramente una pietra miliare che pochi altri possono vantare. L’energia che riesce ancora a esprimere e le emozioni tramandate dalle sue canzoni meritavano di essere ascoltate dal più vasto pubblico possibile, e anche per questo ci auguriamo che ci possa essere un proseguimento a breve termine.
Ho saputo che la decisione di tenere questo concerto è stata presa all’ultimo momento.
Riportare sulle scene il maestro, dopo così tanto tempo, era una decisione da fare con tutta una serie di considerazioni e valutazioni; ma il vero dato importante rimane che un concerto in vendita solo da fine Luglio ci abbia regalato oggi un’Arena di Verona sold out. Penso che questo dato dia la misura di come l’affetto per la musica di Cocciante sia ancora nel cuore del pubblico.
La produzione quando ha avuto accesso al palco della venue?
La produzione esecutiva, affidata a Giorgio Ioan e a Lemonandpepper, è entrata alle 06.00 del mattino, e per fortuna il clima ci ha graziato e tutto è andato secondo i piani. Le persone coinvolte sono state più di cento, se consideri il periodo che va dalle prove musicali, all’allestimento, fino al concerto. Contando anche il personale locale, per la gestione dello show in Arena, superiamo le 300 unità. Per quanto riguarda le aziende coinvolte sul lato tecnico, quindi escluso il comparto artistico, avevamo principalmente Agorà per audio, luci e schermi video, e STS per la fornitura e la gestione di regia video, mediaserver, camere e operatori. Poi aggiungi ovviamente le aziende di forniture locali per il personale di fatica, mezzi e materiali.
Sul palco ho incrociato Fabio Carmassi, qual è il suo ruolo?
Vivo Concerti, come agenzia, ha incaricato Giorgio Ioan come produttore esecutivo del concerto.
Giorgio ha poi affidato alla sua squadra composta da Fabio Carmassi, direttore di produzione, Lucia Carraro, assistente di produzione, Lisa Bottai, tour manager e Simone Valentini, stage manager, la gestione dell’evento.
Mi è piaciuta molto l’idea dello schermo nascosto dal tulle. Da chi è stata partorita?
Il maestro Cocciante ha un approccio molto concentrato e direzionato sull’aspetto musicale: la sua dimensione principale è l’immaginario che il mondo sonoro riesce a offrire e le emozioni che riesce a suscitare nel pubblico. In quest’ottica abbiamo capito subito, dopo le prime presentazioni del progetto, che la sua idea era quella di non avere una presenza predominante della tecnologia, per non rischiare di distogliere l’attenzione dal momento fondante dell’ascolto e dalla fruizione dei brani proposti. Luca Belli di Omniverse, che ha curato la regia dello show oltre ad aver realizzato la parte dei contributi visual, ha costruito questa idea insieme a Ivan Pierri, lighting designer, e a Lemonandpepper. Devo dire che anch’io ho apprezzato moltissimo il risultato, quello cioè di mascherare la “freddezza” del LED con un drappo che in qualche modo ne smorzasse i toni e si sposasse al meglio con la sensazione eterea e atemporale del concerto. L’utilizzo di immagini di accompagnamento, con movimenti video che non fossero predominanti ma di sottolineatura, e smorzati dal tulle bianco frontale, penso siano riusciti in questo intento in maniera egregia; una soluzione semplice, se vogliamo, ma che restituisce un effetto unico.
Anche lo spettacolo è molto pulito, senza i soliti effetti luci o immagini ridondanti.
Come puoi immaginare l’artista è molto attento e presente in quella che è la presentazione di se stesso durante il concerto, ha le idee molto chiare e definite su cosa gli piace e la direzione che vuole prendere. Poi ovviamente non possiede le “soluzioni” caso per caso, ed è appunto per quello che si affida a professionisti che riescano a tramutare le sue idee in realtà. Abbiamo sottoposto varie volte il lavoro al Maestro in modo che lo potesse vagliare e comprendere appieno che spettacolo avremmo messo in piedi. A maggior ragione, non avendo avuto il giorno di pre-allestimento, né una prova generale con tutta la tecnologia montata, abbiamo cercato di preparare tutto al meglio per non avere sorprese sulla risultante di video e luci.
Ti ho visto che ti consultavi con il fonico sulla pressione sonora, non mi sembrava eccessiva, c’è stata qualche lamentela?
Io mi confronto molto con il comparto audio FOH, perché in Arena i limiti per i decibel sono un tema molto delicato. Durante le prove ho cercato di capire con loro se, sforando la mezzanotte, avremmo dovuto abbassare sensibilmente la pressione sonora – dopo mezzanotte è 92 dBA – oppure se fossimo in un range che permetteva di mantenere un suono piacevole e organico; il lavoro dei tecnici di Agorà e della squadra audio – composta da Enrico Belli e Simone di Pasquale, dai backliner Flego, Gagliotta e Ottaviani –è stato molto professionale e impostato non solo sulla competenza, ma anche su un lato umano che non è mai scontato ma che fa sempre la differenza sul lavoro.