PFM – Emotional tattoos tour 2018

Il 19 luglio è tornata a Rimini la band che ha contribuito a scrivere la grammatica del rock italiano, con un nuovo repertorio e una formazione rinnovata

IMG 0461Con oltre quarant’anni di carriera alle spalle, e un nuovo album da portare al pubblico, continua senza sosta l’attività live della Premiata Forneria Marconi: nel pieno di un’estate che vede una trentina di date sparse per tutta Italia, la storica band del progressive italiano si è fermata a Rimini per una tappa dell’Emotional Tattoos tour.
Nella cornice suggestiva dell’arena della Nuova Darsena di Rimini, gli ormai navigati rocker hanno suonato di fronte a qualche centinaio di persone: un pubblico variegato per età ma con una certa prevalenza di fan storici.
Con alle spalle un tour mondiale, che ha visto la formazione esibirsi dal Giappone alle Americhe, il collettivo PFM ha saputo mettere in scena una scaletta intensa, a tratti riflessiva e sempre ricca di improvvisazioni. Dopo un’introduzione incentrata sul nuovo materiale, la setlist vira sui grandi successi del passato, e tocca una punta di poeticità su impressioni di settembre, quando Di Cioccio chiede al pubblico di chiudere gli occhi e di lasciarsi trasportare dalle note della celebre ballad.
La formazione guidata dagli inossidabili Di Cioccio e Djivas, nonostante il recente abbandono di Mussida, ha saputo divertire ed emozionare senza sbavature e con uno show dall’elevato livello tecnico.
Per quanto riguarda il comparto tecnico, abbiamo fatto due chiacchiere con il fonico di sala Marco “Nonna” Posocco, non appena finito il sound check.

 
Marco Posocco, fonico FoH.

Marco, qui non lavorate con la produzione completa?
La nostra produzione è solitamente affidata alla D&D di Milano, agenzia che raccoglie tra l’altro diversi nomi storici del prog italiano (Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls) e che si appoggia alla Off Limits Services di Salerno. In festival come questi tuttavia ci muoviamo con la formula della mezza produzione, dato che il materiale residente è simile a quello impiegato dalla Off Limits (Electro-Voice XLC o XLD, in base alle situazioni). Nei festival ci muoviamo sempre allo stesso modo: abbiamo la nostra microfonatura, le nostre aste i nostri mixer ed il monitoraggio; noi arriviamo, montiamo e facciamo il nostro spettacolo.

Qualcosa è cambiato rispetto ai tour precedenti?
Da diversi anni i banchi sono Midas PRO2, integrati con qualche outboard esterno che preferisco alle catene interne del banco: uso uno Yamaha SPX2000 come plate reverb per la batteria, e un Lexicon PCM91 per gli strumenti che hanno bisogno di una concert hall più realistica. Per il resto, l’effettistica interna va più che bene.

Come sei settato nel tuo mixer?
Quando siamo con la nostra produzione, dato che ho un PA Manager molto abile, io fornisco un semplice Left - Right e lui con la sua matrice gestisce ritardi, diffusioni, e tutto quello di cui c’è bisogno. Qui invece dal Midas vado direttamente al processore e da lì ai finali dell’impianto. Tramite diverse mandate gestisco in maniera indipendente il segnale LR e poi il segnale mono per i sub (limitato soltanto ai canali che ritengo necessitino di quel range di frequenze); un’altra ausiliaria va ai frontfill a cui ho dato una piccola equalizzata e un delay molto breve, identico a quello dei sub, trattandoli come un sistema unico per le prime file.

Sul palco?
La regia è sempre nostra: Salvatore Addeo, il fonico di palco, utilizza un altro Midas PRO2. Attenzione però, noi abbiamo le DL in parallelo: a differenza di altri sistemi in cui un mixer ha la priorità sui gain e l’altro il trim digitale, noi abbiamo i gain indipendenti. Le stagebox parallele risultano utili quando hai tanti canali, con una musica così varia di segnali, dinamiche, arrangiamenti: perciò è bene che i due fonici operino in maniera indipendente senza preoccupazioni. Ognuno a casa propria deve fare quello che gli piace!.

Per quanto riguarda le riprese e il monitoraggio?
Per quanto riguarda la ripresa, il materiale è abbastanza standard: per la cassa, Beta91 dentro e Beta52 fuori, entrambi Shure; poi Beta98 sui fusti piccoli e Sennheiser MD421 sui fusti grandi; una coppia di AKG 414 per gli overhead e infine Shure SM57 per tutti gli ampli e rispettivi coni.
Per quanto riguarda gli in-ear, siamo molto all’antica: l’unico a usarlo è Franz, e tra l’altro con un solo auricolare. Tiene un novanta per cento di voce, e un dieci per cento di altri piccoli riferimenti, utilizzando anche i wedge monitor più che altro per un semplice rinforzo psicologico. Gli in-ear sono importanti perché in linea di massima Franz quando canta è in posizione centrale, ma in un paio di canzoni nel frattempo suona anche la batteria: su Celebration suona ed è seconda voce, mentre su Harlequin suona ed è voce solista vera e propria.

Infine, qualche cambiamento legato alla nuova formazione?
Ora sul palco sono sette musicisti. Si notano subito i tanti amplificatori e le tante tastiere. La cosa è divertente, perché Alessandro Scaglione ha già un set di tastiere ricco e impegnativo, ma rimane sempre con solo due mani. Per questo, vengono in aiuto Alberto Bravin e Lucio Fabbri: una volta la zona tastiere era localizzata dalle parti di Flavio Premoli, che era il tastierista, ora invece si è allargata per tutto il palco fino a Bravin e Fabbri.
Per quanto riguarda Marco Sfogli, il nuovo chitarrista, ha uno stile totalmente diverso da quello di Franco: è un altro mondo, impossibile da paragonare, ma che si integra in maniera incredibile con il resto del sound.

In chiusura, la suggestiva darsena di Rimini si riconferma il luogo perfetto per concerti di questa intensità: la band che ha fatto la storia del rock italiano riesce a colpire il pubblico e riconfermare il suo ruolo.

 

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