Max Pezzali
"Max 20 Tour": la recensione del concerto, le interviste ai protagonisti e tutte le foto del concerto del 23 novembre al 105 Stadium di Rimini e la scheda del Tour.
di Douglas Cole
Un enorme successo per il tour retrospettivo di Pezzali. La prima tranche ha registrato una serie impressionante di sold-out in tutta Italia, ed i biglietti già scarseggiando anche per la tranche del 2014 con tre mesi in anticipo.
Live Nation ha insomma fatto centro anche con questa produzione.
Vent’anni dopo l’esplosione degli 883, Max Pezzali dimostra di avere dei fan lealissimi ed attivi. Dopo l'album di inediti, Terraferma, uscito nel 2011, il “ragazzo” pavese sembra aver deciso di farsi scaldare da un po’ di nostalgia. Il suo stato di celebrità è ormai affermato oltre ogni dubbio – ospita addirittura un suo programma televisivo che centra molto più con le moto che con la musica – e forse era arrivata l’ora di potersi permettere una celebrazione della carriera artistica.
Negli ultimi due anni ha pubblicato due dischi, raccolte di brani degli 883 riproposti insieme ad altri artisti, e Hanno ucciso l’uomo ragno 2012, composto di duetti in veste rap insieme agli artisti attuali di questo genere. Ancora duetti nel nuovo MAX 20 in cui raccoglie onore da contemporanei, predecessori e successori. Per portare questa operazione “ventennale” al live, Pezzali è partito in tournée all’inizio di novembre con un concerto “best of” dallo stesso nome.
Avendone sentito parlare come di una tournée da pienone, abbiamo deciso di darle un’occhiata, precisamente all’ottava data, al 105 Stadium di Rimini, struttura sempre più utilizzata per eventi musicali di primaria importanza.
Aspettando il soundcheck, ci troviamo davanti alcune cose che ci potevamo aspettare di vedere. Innanzitutto c’è un palco con un’architettura inusuale, cosa prevedibile considerando che il design del set e delle luci è a firma di Massimo “Mamo” Pozzoli. La seconda cosa è che si preannuncia uno spettacolo dominato da contenuti video, viste le dimensioni degli schermi a LED nella scenografia, aspetto che non sorprende considerando la tipologia di artista e la natura retrospettiva del tour.
Anche il palco con visuale della scena fino a 180° era prevedibile, perché sapevamo che la vendita dei biglietti era ottima ovunque. Ammettiamo (con un po’ di vergogna) che però la sorpresa è arrivata intorno le 21.00, quando abbiamo visto il 105 Stadium pieno “come una zecca” (come si dice da noi in Tennessee) su entrambi gli anelli e con un parterre che si estendeva fuori dalle porte in fondo e dentro la zona delle concessioni – una folla in cui, se uno fosse svenuto, sarebbe rimasto in piedi sostenuto dalla gente di fianco, ballando in simpatia nonostante lo stato di incoscienza. Una cosa vista raramente nella location romagnola!
Lo show
Lo spettacolo è bello: dà tutto quello che un cantante realmente popolare come Pezzali potrebbe dare. Le raffinatezze sono al bando, per lasciar posto a colori vivaci, movimenti continui, immagini forti, anche didascaliche ma sempre d’effetto, comprese quelle della Coppa del Mondo del 2006! Insomma è un clima di festa continuo, con il pubblico straordinariamente partecipe e di ogni età! Fra gli special, arrivano pure le banconote da “un deca” sparate sul pubblico, un bel gadget divertente e ironico.
L’aspetto visual è decisamente ideale per contenere tutto questo “pieno”, e dobbiamo dire che giusto uno come Mamo, il più raffinato dei nostri show designer, poteva far sì che lo show non scadesse nella “pizzeria bella Napoli”, conservando sempre un’impronta se non rigorosa almeno composta.
Ottimo anche l’audio, bello pompato, e forse un po’ sbilanciato, sulle basse, come d’altra parte il genere richiede; ma la voce è sempre presente ed intelligibile ed il mix della band sempre preciso ed equilibrato.
Insomma uno show molto coinvolgente, con un pubblico davvero da grandi occasioni!
La produzione
Negli uffici troviamo il direttore di produzione Andrea Staleni.
“Il tour – racconta Andrea – è prodotto da Live Nation. Ci sono io, in veste di direttore della produzione, poi Chiara Trabalza come assistente alla produzione, Federica Bellini, che è la tour manager, e poi c’è il buon Diego Spagnoli come stage manager; infine, ma non per ultimo, c’è Alberto Barbarelli che si occupa degli in e degli out e copre il ruolo di floor manager.
“È una produzione – continua Andrea – che registra il sold out in tutte le location e in tutte le date. A mio avviso è abbastanza snella, anche se ci sono comunque sei bilici di produzione, più un altro mezzo per il materiale extra, quando abbiamo delle integrazioni. Poi, su molte date, abbiamo anche il generatore al seguito.
“C’è stato un lavoro abbastanza importante in preproduzione, ed è stato deciso di lavorare molto sui dolly, a partire dal PA, fino ai dimmer e a tutto il video. Questo ci permette di essere abbastanza veloci per gli in e gli out: entrando alle 7:00 riusciamo a rollare il nostro rolling stage, che è a seguito, normalmente intorno le 14.00. Siamo riusciti un paio di volte ad essere pronti anche un’ora prima, insomma perfetti per la pausa pranzo. Usciamo in due ore e mezzo, massimo tre”.
Chi sono i fornitori?
C’è Italstage per quanto riguarda il nostro rolling stage, che è un 20 m x 10 m. Abbiamo STS per tutta la parte video e Mister X che fa tutta la parte audio, luci, strutture ed anche rigging. In questi ultimi due anni, ho fatto parecchie cose insieme a Mister X: è un’azienda che funziona, a mio avviso, e sono veramente felice di poter lavorare assieme su questo tipo di produzione.
Com’è il calendario?
Facciamo ventidue date, in questo leg, poi ci sarà una ripresa a febbraio che vedrà otto o nove date. È un bel calendario: una data, un travel, una data, un travel e così via. Questa è l’impostazione generale, ma non mancano dei back-to-back impegnativi, come Roma-Bologna un back-to-back di 400 km con gli Appennini di mezzo. Quindi c'è anche qualche situazione logisticamente impegnativa. Andiamo dal piccolo-medio palazzetto fino al Palalottomatica, all’Unipol Arena ed al Forum, dove abbiamo appena fatto una doppia data.
Che richieste avete per i promoter locali?
Le richieste sono poche, perché abbiamo praticamente tutto a seguito. Dove non è previsto il nostro generatore, chiediamo un generatore bi-gruppo e basta. Siamo praticamente indipendenti. Abbiamo l’antipanico a seguito, cablecross... tutto. Al livello di machinery, chiediamo tre mulletti, di cui due diesel per lo scarico dei dolly ed uno elettrico che ci serve per portare dentro le ceste del ferro, dov’è possibile.
La chiamata è giusta per questa tipologia di tour, 34 facchini all’in e 38 facchini all’out. Quindi le economie sono abbastanza ragionate.
“È un tour molto piacevole, per come si sta svolgendo – conclude Andrea – sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista umano. C’è un bel feeling ed un bel ‘mood’. È anche un tour abbastanza di impatto: pur non essendoci niente di assolutamente innovativo, c’è una componente video importante. Abbiamo 120 mq2 di video divisi tra un Winvision centrale 8 m x 5 m più quattro MiTrix laterali. Quindi, la parte video è il fulcro di questa produzione, insieme ovviamente alle luci di Mamo, che ha anche disegnato questo set”.
La scenografia
A proposito di Mamo Pozzoli, andiamo subito da lui a farci “illuminare” sugli aspetti del set e delle luci.
“Sono stato coinvolto dall’agenzia Live Nation – spiega Mamo – che mi ha commissionato il progetto del palco, delle luci e il set. Danilo Zuffi, il produttore esecutivo del tour, e Roberto De Luca mi hanno chiesto di tenere conto di alcuni vincoli importanti: ad esempio un pubblico importante, per cui c’era la volontà di aprire i settori laterali delle tribune fino a 180° del palco. Così, mi hanno chiesto di pensare ad una struttura con visibilità laterale e, inoltre, che desse una visibilità importante all’artista, perché è un tour che celebra un ventennale. Ho presentato due progetti dei quali è stato scelto quello più ambizioso, perché hanno ritenuto che potesse meglio presentare gli input iniziali. Insomma, mi hanno dato carta bianca dal punto di vista artistico ma input ben precisi al livello strutturale.
“L’agenzia ci teneva a presentare l’artista in questa veste importante – continua Mamo – e non solo è stato scelto il progetto più ambizioso, ma mi è stato perfino chiesto di implementare anche la parte video. Questa è una cosa che ho assecondato, non senza un sottile dispiacere perché, per me, più video rappresenta più “inquinamento” luminoso; al contrario, mi sarebbe piaciuto aumentare le luci.
“La cosa fondamentale – racconta Mamo – era coinvolgere il pubblico all’interno di un discorso live; da qui l’uso di telecamere con riprese dell’artista ma anche molte riprese del pubblico. L’altro elemento era un livello di narrazione sicuramente importante ma non determinante per tutti i pezzi. Quando si ha tanto video così, bisogna avere qualcosa da raccontare, altrimenti è inutile.
“Ho scelto di fare una parte degli schermi ad alta risoluzione, su cui mandare i contenuti, affiancata da una parte a bassa risoluzione su cui giocare con tutte le parti delle riprese live e del pubblico, contenuti grafici di contorno ecc. Ho spostato gli schermi in profondità, in altezza e in larghezza per assecondare la forma del palco. È un palco articolato su più livelli, molto largo come fronte ma sviluppato su diverse altezze. Questo sviluppo su livelli prosegue anche nella parte posteriore, con tutto il mondo video, e nella parte superiore, con tutto il mondo luci e strutture articolate in un disegno di alluminio fatto di cerchi che ha dei grossi sbalzi in avanti. Quindi, vista lateralmente, tutta questa è una forma a parabola che restituisce molta tridimensionalità al set, anche a scapito di una minore intelligibilità del mondo video, ma questo non era l'obiettivo. Mi interessava che, visto dal fianco o da ¾, il video entrasse plasticamente nell’architettura spaziale.
“La parte luci è molto organica al video perché si sviluppa sul floor e sul tetto in questi sbalzi che dicevo, sotto il palco perché tutto il frontepalco è grigliato con una parte discendente, ma anche nella parte posteriore ci sono strutture luci nascoste nel mondo video che mi permettono di restituire un bel pieno”.
“Il parco luci – spiega Mamo – usa tipologie standard. Qualche novità riguarda gli spot: sto usando i Mac Viper della Martin che sembrano un ottimo prodotto; sicuramente stanno reggendo benissimo insieme agli Sharpy, anche se sono usati in modi differenti. Sto usando poi delle barre LED SGM ed anche delle barre LED di un’azienda slovena che si chiama Leader Light. Poi ci sono gli strobo SGM X‑5 che, usati in configurazione verticale e non orizzontale, mi stanno dando anche nuove possibilità legate al discorso pixel.
“Il parco luci è concettualmente diviso in due: una parte di moving light che fa key light, luci di posizione, controluce e la sala ed un’altra parte che io chiamo ‘il mondo grafico’. Questa parte bilancia, fa da contorno e amplifica la parte video. Comprende tutto quello che può essere pixelato: barre LED, Jarag, blinder e strobo. Questo mondo ha due temperature colore: la parte calda fatta con le incandescenze come i Jarag, e tutta la parte fredda delle barre LED. Questi sono due dominanti di bianco che si uniscono al mondo video. Era una richiesta dell’artista avere filmati di repertorio, videoclip d’epoca, ecc. Avere questo mondo grafico è fondamentale per entrare in sintonia con i video.
“Questa è una situazione di video ‘vero’ – conclude Mamo – dove esiste un regista che fa le riprese live e ha tutto il suo mondo ed i suoi operatori. Ci sono i contributi che hanno la loro storia figurativa. Gli espedienti grafici sono pochissimi. Non avrebbe avuto senso che lo gestissi io perché, chiaramente, non avrei potuto in nessun modo intervenire nel trattamento come se fosse una sorgente di luce. In questa situazione, preferisco tenere assolutamente distinti i mondi luce e video. Intanto, il mondo video lavora in timecode e non può che essere così perché ci sono i labiali da sincronizzare e partenze obbligate, mentre le luci sono slegate dal timecode e l'esecuzione è completamente manuale”.
L’audio
Alla regia FoH, incontriamo una faccia a noi nuova: Alex Trecarichi, fonico di sala, che ci spiega l’impostazione audio della tournée.
“Innanzitutto – ci dice Alex – partiamo dal fatto che il tour era completamente sold-out con largo anticipo. La richiesta di biglietti è stata tale che siamo stati costretti a fare una soluzione di PA con dei side che vanno a coprire anche i lati. In funzione di questo è stato fatto il disegno del palco e l’audio si è dovuto un po’ adattare. Così, siamo entrati in questa situazione ben coscienti dell’inconveniente tecnico, che andava affrontato con una serie di adattamenti, tra i quali l’esigenza di avere il palco muto. Bisogna poi tener conto del pubblico di Max, che canta ogni canzone dall’inizio alla fine, quindi ci sono problemi di rientro del pubblico sul palco piuttosto importanti.
“La band è composta da sei elementi. C’è il classico setup: due chitarre, basso, tastiere e batteria, più un DJ che cura tutte le programmazioni. C’è un bel po’ di programmazione addizionale: una serie di rinforzi sulla batteria e groove aggiunti, perché il punto di partenza del tour era rifare i pezzi come nei dischi. I dischi vecchi di Max, fino a Il mondo insieme a te erano tutti più o meno programmati. Quindi, per ricreare quelle sonorità, Pierpa (Peroni – ndr) ha chiamato Shablo a fare tutte le programmazioni addizionali per raggiungere quelle sonorità. Ci sono anche diverse sequenze con cose tecnicamente non suonabili, tipo arpeggiatori, ma poi essenzialmente la band suona alla grande”.
“Il batterista – continua Alex – ha solo un sub, ma il volume del palco è del tutto ininfluente. Per gli ampli di chitarra, Davide Ferrario utilizza un Kemper, così non c’è amplificazione, mentre Giorgio Maestrocola ha un Twin Reverb dietro il palco. A questo viene tirato abbastanza il collo ma abbiamo una potenza frontale che lo rende inaudibile. Su quell’ampli ho usato un Audio-Technica AE2500, microfono da cassa con doppia capsula, dinamica e a condensatore. L’ampli originalmente doveva andare in un Isobox sotto il palco ma era un problema far entrare nell’Isobox due microfoni. Poi è stato deciso di non usare l’Isobox, ma la sonorità dell’AE2500 mi piaceva così tanto che ho deciso di mantenerlo comunque”.
Chi è il tuo riferimento musicale?
Il direttore musicale è Pierpaolo Peroni, nel senso che è lui che fa un po’ da collante, mentre, nella band, Ernesto Ghezzi è la persona che conosce meglio Max ed i suoi pezzi. Lui ha più il polso della situazione, musicalmente. A me viene lasciata molta libertà, anche perché ormai lavoro con Max da oltre dieci anni e nei miei confronti c’è molta fiducia, cosa che mi gratifica molto.
Hai scelto tu il banco?
La scelta del banco digitale era fondamentale perché nel concerto si passa da un setup dance ad una salsa, ecc. Con un banco analogico sarebbe stato molto complesso, anche se ho cercato di lasciare molta libertà ai fader senza registrare completamente tutte le scene. Mi piace più mixare il live in tempo reale. Faccio molti movimenti durante la serata, seguo le dinamiche. Non sono uno che comprime tutto schiacciato. Non ho neanche un compressore sul master, per dire.
Visto il numero di canali – inizialmente erano 79 – avevo chiesto un XL8. Il vero motivo per cui non ce l’ho è... che non passava attraverso la porta dello studio dove abbiamo fatto le prove musicali! Avrebbero letteralmente dovuto sfondare la porta, ed il proprietario dello studio è un amico! Ci avrebbero inizialmente dato una Pro6, con un mixer più piccolo a fianco per i ritorni degli effetti, ma poi il service ha deciso di fare un up-grade passando alla Pro9.
Com’è il percorso della voce di Max?
Viene ripresa con un KSM9, condensatore Shure, che è molto direzionale. Visto che il palco ha una lingua frontale che permette a Max di essere in mezzo alla gente, e questo potrebbe essere un problema per il Larsen, durante l’allestimento abbiamo fatto un paio di test per vedere se fosse necessario tagliare il cluster, in modo che i moduli più bassi non creassero problemi. Però abbiamo visto che questo problema non c’è.
La preamplificazione e gli effetti sono quelli del banco – essenzialmente c’è un compressore multibanda – più un de-esser che uso dal System 6000, perché il Midas non ha un bell’equalizzatore dinamico che lavora bene sul de-essing, e questa macchina invece mi tiene super controllato il livello delle sibilanti.
Utilizzi altre outbard particolari?
Uso il Transient Designer, solo sulla batteria. Per me è abbastanza fondamentale. La particolarità della batteria quest’anno è che è posizionata all’estrema destra del palco, molto vicino ai side. Per non rischiare il rientro, tutti i gate sulla batteria sono fatti con un trigger nel sidechain per aprirlo. Ci sono cinque gate sui quattro tom e sul secondo rullante, mentre sulla cassa e sul rullante principale ci sono altri trigger che vanno in una centralina SPDS e, su alcuni pezzi in cui serve la sonorità dance, i suoni vengono triggerati. Questi trigger vengono utilizzati solo per aggiungere magari un layer di clap sul rullante in La regina della celebrità, per esempio.
Come ti trovi con il PA e con il PA Manager?
Stanno andando alla grandissima. Penso che Mattia (Zantedeschi – ndr) sia il numero uno in Italia nella gestione di un d&b audiotechnik serie J. Suona benissimo ovunque. A me piace l’impianto molto gonfio con un po’ più di impressione sui midfill per avere focus centrale perché, con un palco largo 20 metri è facile perdere il focus di quello che è mono. Dopo la prima data, ho visto come lavora e gli ho detto “Tu hai già visto quello che mi piace, per il resto, fai tu.” Da allora, arrivo, ascolto e mi va quasi sempre tutto bene. Le modifiche da fare sono veramente dettagli”.
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Management | |
Produttore | Claudio Cecchetto |
Manager | Pierpaolo Peroni |
Personal | Nico Degni |
Band | |
Chitarre | Davide Ferrario |
Giorgio Mastrocola | |
Basso | Luca Serpenti |
Batteria | Sergio Carnevale |
Tastiere | Ernesto Ghezzi |
DJ | Shablo |
Enzo “DJ Zak” Tribuzio | |
Produzione | Live Nation Italia |
Direttore di produzione | Andrea Staleni |
Tour manager | Federica Bellini |
Direttore di palco | Diego Spagnoli |
Responsabile sala | Alberto Barbarelli |
Assistente alla produzione | Chiara Trabalza |
Produzione Tecnica | |
Lighting designer | Mamo Pozzoli |
Fonico FoH | Alex Trecarichi |
Fonico di palco | Matteo Dolla |
Contributi video | Steve Polli |
Rigging | |
Head Rigger | Marco “Bomber” Marini |
Rigger | Luca Barberis |
Service Audio/Luci | Mister X Service |
Responsabile | Lele Gurrado |
Responsabile in tour | Giando Barbon |
PA Engineer | Mattia Zantedeschi |
PA man | Marco Molinari |
Dario Briganti | |
Backliner/Asst. regia monitor | Filippo Biondi |
Backliner | Alessandro Fabbri |
Gianmaria Offredi | |
Lighting crew boss | Luca Casadei |
Tecnici luci | Efrem Giorgi |
Marco Farneti | |
Valerio Venturoli | |
Sergio Giacomin | |
Cosimo “Mimmo” Casadei | |
Dimmer | Giorgio Angeletti |
Service Video | STS Communication |
Responsabili in tour | Alberto Pasqualini |
Tiziano Rossi | |
Tecnici video | Marco Bazzano |
Mirko Lenaz | |
Luca Manzoni | |
Mattia Napoli | |
Giuseppe Costante | |
Palco | Italstage |
Tecnici palco | Marian Florescu |
Alexandro Enuca | |
Catering | Chef On Tour |
Responsabile | Alessandro Silvaggi |
Caterer | Stefano Delle Sedie |
Gruppo Elettrogeno | Energy Rental |
Operatore Generatore | Vincenzo Siepi |
Camerini | Ornella Mione |
Ass. camerini | Lilia Quaranta |
Merchandising | Freedom Merchandising |
Responsabile | Alfredo Bono |
Merchandiser | Serena Bonanno |
Francesco Righetti | |
Marco Mannarino | |
Marianna Pasquali | |
Giulia Cremonese | |
Adriano Gerra | |
Anna Scarfato | |
Antonio Pellegrino | |
Trasporti | Red Tyre |
Autista referente | Sava Radisavilevic |
Autisti | Raul Roatis |
Vincenzo Ballocco | |
Claudio Ferroni | |
Simone Mattei | |
Ferdinando Ardiano | |
Salvatore Fiorentino |