L’Arte del Mixaggio (secondo me) - seconda parte
Preparazione del mix
La preparazione del mix è una fase importante e, purtroppo, molto trascurata alle nostre latitudini. Un po’ per pigrizia, un po’ per questioni di tempo e un po’ per mancanza culturale si tende ad aprire una song, cominciare a fare suoni e livelli, mettere plug-in, etc. mentre si mixa. È invece buona norma preparare la sessioni di mix PRIMA di iniziare a mixare, in modo da lasciarsi indietro tutte le possibili distrazioni dovute a messa in ordine delle tracce, editing, pulizie e assegnazioni e concentrarsi esclusivamente sul mixaggio. Questo soprattutto se, come nel mio caso, si mixa in una console analogica come la Solid State Logic 9000J.
La PREP di un mix normalmente spetta all’assistente di studio (ove sia presente, ovviamente) il quale deve essere perfettamente a conoscenza delle esigenze tecniche e delle preferenze del mixer per cui lavora.
Nel mio caso, l’assistente prepara le sessioni come segue:
1 – Codifica colore e assegnazione
Predispone le tracce sulle console nell’ordine che io preferisco ed assegna agli strumenti un codice colore, ossia:
- Batteria (1 BD in, 2 BD out o sub, 3 SD up, 4 SD dwn, 5 HH, 6 Ride, 7/8 TOMS, 9/10 Ohs, 11/12 Room, 13 mono Room) – arancio
- Basso (15 DI, 16 amp) – viola
- Chitarre Acustiche (17/18) – verde scuro
- Chitarre Elettriche (19/20, 21/22) – verde chiaro
- Lead Vox (23/24) – rosso
- Keyboards (25/26) – blu chiaro
- Piano (27/28) – blu scuro
- Lead Gtr (29/30) – verde
- Cori (31/23) – rosso chiaro
- Percussioni (33/34) – arancio chiaro
- Fiati (35/36) – giallo
- Orchestra (37/38) – celeste
Codificare le tracce con colori differenti, cosa che a prima vista può sembrare superflua, aiuta invece a riconoscere a colpo d’occhio le sezioni e gli strumenti distribuiti sulla console e sulla sessione. In fase di mix questo è di grande utilità in termini temporali e di concentrazione perché, ad esempio, se c’è un problema su una chitarra elettrica sarà semplicissimo individuare rapidamente in quale canale è sulla console e sulla sessione. Considerando che la console in cui lavoro ha un fronte di tre metri e mezzo e che oggi un mix può essere tranquillamente composto da oltre 70 tracce, ogni accorgimento per evitare perdita di tempo e fatica per individuare la posizione di uno strumento è assolutamente consigliato.
È inoltre importante definire quali tracce devono arrivare singole sulla console e quali invece è opportuno raggruppare direttamente nella sessione, assegnando tutte le relative uscite e pan a una sola coppia di canali. Se la sessione mi arriva con dei blend preparati dal cliente, in generale li rispetto.
2 – Pulizia grafica della sessione
Rinomina la sessione e crea cosi una copia lavoro che permetta in qualsiasi momento di poter recuperare la sessione originale. L’assistente taglia dalle regioni tutte le parti che non contengono suoni (anche se non ci sono rumori evidenti), di modo che avrò chiare le parti dell’arrangiamento a colpo d’occhio, cosa suona e dove; una volta ultimata questa fase, importa nella sessione un rough mix sincronizzato e segna i marker delle varie sezioni della canzone (intro, v1, v2, b1, c1 etc).
3 – Allineamento di fase
Controlla ed eventualmente correggi le fasi delle tracce riprese in multi-microfonatura (batteria, basso se ci sono canale DI e microfono etc.).
Il controllo delle fasi è fondamentale e purtroppo spesso trascurato in ripresa. Ci sono vari modi per verificare la coerenza di fase, il più semplice è quello visuale: selezionando una piccola porzione della traccia di riferimento e la corrispondente porzione della traccia da verificare, ingrandiamole. Si vedrà facilmente se le due semionde sono entrambe positive, negative o invertite. La prima cosa da fare, nel caso siano invertite, è di rovesciare la polarità della traccia da allineare per renderla coerente con la traccia master. A quel punto la seconda verifica riguarda il tempo: le due semionde partono nello stesso punto o la seconda è ritardata rispetto alla prima? Nel caso ci sia un ritardo, occorre avvicinarla manualmente (avendo cura di portare lo zoom al campione) fino alla completa coerenza.
Attenzione: mentre allineare le fasi è sempre una buona norma, l’allineamento temporale non è sempre consigliato. Normalmente lo si applica su microfoni differenti ma con sorgente coerente (ad esempio nel caso di una coppia di microfoni differenti, un dinamico ed un ribbon, puntati sullo stesso cono di un ampli per basso o chitarra). Un’altra maniera per verificare la corretta fase fra due tracce è di utilizzare un classico correlatore di fase, anche plug-in. Assegnando le due tracce al correlatore, la fase deve indicare zero (nel caso di un correlatore grafico, una barra verticale).
È importante ricordare che il pulsante presente su ogni canale della console – e su quasi tutti gli equalizzatori plug-in sulle piattaforme DAW – marcato con il simbolo “Ø” è un invertitore di polarità non di fase come erroneamente viene spesso chiamato. La polarità indica se la semionda ha una partenza positiva o negativa. La rotazione di fase invece si riferisce alla differenza di tempo con cui due (o più) segnali audio partendo da una stessa sorgente raggiungono differenti microfoni, e può essere di pochi gradi fino ad arrivare alla inversione totale di 180º. Quando si ha un’inversione di fase, premendo il pulsante Ø si omologa la polarità ma non si riallinea la fase!
A causa delle cancellazioni dovute alla rotazione di fase, si crea un filtro a pettine (comb filter) che, se usato sapientemente, è una prima forma di equalizzazione passiva. Io sommo in mono i due o più segnali e muovendo temporalmente le tracce scelgo il suono che più mi aggrada.
4 – Patching
Collega tutte le outboard principali così come io le utilizzo, con mandate ausiliarie, bus, ritorni effetti, catena Master e ritorni su ProTools.
La mia configurazione standard sulla SL9000J 56 canali prevede:
• Effetti
Stereo Aux Send Þ Bricasti M7 ritorno in console su 2 canali (41/42);
Aux 1 Send => Lexicon 480 A ritorno in console su 2 canali (43/44);
Aux 2 Send => Lexicon 480 B ritorno in console su 2 canali (45/46);
Aux 3 Send => Roland SDE3000s (47)
Aux 4 Send => Roland SDE3000s (48)
Aux 5 Send => Lexicon PCM 42 (51)
Aux 6 Send => AMS 15-80s (49/50)
• Multibus
Bus A => Chandler Compressors
Bus B => Avalon 747sp
Bus C => Distressors EL8
Bus D => SkNote Vastaso
Quad Bus => SSL G comp
• Catena master
Shadow Hills Dual VanDerGraph stereo bus Comp
Maag EQ 4 stereo
Sarà fondamentale verificare ed eventualmente allineare con un oscillatore i livelli di uscita ed entrata dalla console agli effetti e viceversa, assicurandosi che in bypass il guadagno sia unitario e ben bilanciato fra i canali L/R.
A fase di preparazione ultimata, e prima di iniziare, ascolto il rough mix della canzone che mi appresto a mixare, specialmente se non ci sono artisti e produttori presenti e se non ho partecipato alle registrazioni. È molto importante per capire quale è l’idea generale di visione in termini di strumenti predominanti e ambientazione che produttore e artista hanno in mente.
Dopo averlo ascoltato una volta, faccio un secondo ascolto, questa volta guardando scorrere la sessione. Dato che, come detto precedentemente, il rough mix è stato sincronizzato con la sessione stessa, questo secondo ascolto “visuale” mi rivela le parti dell’arrangiamento e la loro disposizione temporale.
Io di solito a questo punto disattivo e tolgo il rough mix dalla sessione, per evitare la pericolosissima trappola del confronto A/B: ci sono rough che arrivano ad un livello qualitativo veramente alto e se, a mix non finito, mi mettessi a fare confronti, probabilmente cercherei di modificare il mio mix in corsa per “copiare” cose che mi piacciono nel rough! Questo porterebbe inevitabilmente a stress ed alla probabile perdita del mix. Se si ritiene necessario ascoltare ancora il rough mix, benissimo, ma mai cadere nella pericolosa spirale del confronto diretto. L’ascolto del rough è inoltre importante per decidere quale sia, oltre alla voce, lo strumento dominante attorno al quale iniziare a costruire il mix.
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