K‑Array KB1

Si potrebbe definire come un impianto per rinforzo sonoro a 360°...

di Alfio Morelli

Già da un po’ di tempo si notano, sulle riviste di settore o nelle fiere, nuovi modelli di diffusori con una linea un po’ diversa dal solito. Non è un PA, non è un monitor, non è un impianto per conferenze, non è un amplificatore per strumenti musicali, non è un rinforzo sonoro: può essere tutte queste cose messe assieme, si potrebbe definire come un impianto per rinforzo sonoro a 360°. Non c’è ancora una denominazione diffusa per questo tipo di sistema. Noi, per praticità, lo denomineremo “personal PA”.

La prima azienda che ha presentato un sistema del genere, qualche anno fa, fu Bose con il suo L1; poi, con il passare degli anni, quasi tutti i marchi hanno messo a catalogo un modello simile.
Costruito da un’azienda fiorentina che fa prodotti ottimi ed innovativi, spesso utilizzando soluzioni originali, KB1 è distribuito nella maggior parte del mondo da Sennheiser ed in Italia da Exhibo, e questa potrebbe già rappresentare una garanzia sufficiente per gli addetti ai lavori.

Il prodotto
Dopo questa breve introduzione, entriamo nella descrizione del prodotto.
KB1 è un sistema audio composto da un satellite che contiene otto altoparlanti da 3” per le medio alte (il vero line array) e un sub con altoparlante da 12” più l’elettronica di controllo e di potenza.
La prima impressione, estraendo i componenti del sistema dall’imballo, è ottima: una confezione veramente pregevole e molto ben curata. Il satellite è alloggiato in un astuccio di materiale composito dove trovano posto, oltre al diffusore stesso, l’asta per fissarlo sul subwoofer e la tracolla da fissare all’astuccio per un più comodo trasporto.
Il sub si presenta invece con una sua copertura imbottita dotata di una comoda tasca per ospitare i cavi e altri accessori, tra cui due sagome in poliuretano (un po’ leggerine, per la verità) utili per posizionare il satellite a terra in posizione orizzontale.


Il prodotto è stato presentato come soluzione dedicata ai musicisti ma, a mio parere, va considerato un utilizzo un po’ più ampio, specialmente da parte dei service, perché può essere utilizzato in tutte le situazioni dove serve un rinforzo sonoro, a partire dalla sala conferenza, alla piccola festa, al piano bar, alla linea di ritardo, al monitoraggio, all’audio per il video e chi più ne ha più ne metta. Per un service può essere un investimento ammortizzabile in breve tempo.
Le immagini che accompagnano il presente articolo riassumono in modo certamente più esaustivo il concetto.
 L’elettronica
Passiamo ad una descrizione più specifica dell’elettronica a bordo, la parte forse più innovativa del sistema. Ci troviamo di fronte ad un vero e proprio mixer a quattro ingressi, che si può usare in modalità analogica o in modalità digitale.
Il sistema, così come arriva, è già funzionante, tant’è che appena arrivato l’ho montato nel mio ufficio, gli ho collegato un iPod e me lo sono goduto in questo modo per il poco tempo che l’ho avuto a disposizione.
Il pannello presenta quattro ingressi. Gli ingressi 1 e 2 sono bilanciati micro-linea, con la possibilità di alimentazione phantom, e oltre alla regolazione di livello offrono anche una seconda regolazione per il livello di effetto. Gli ingressi 3 e 4 offrono solo il livello di linea .


KB1 è stato pensato per due tipologie di utente. Per semplificare la spiegazioni, possiamo denominarli utente analogico e utente digitale.
Un esempio di utente analogico è il tipico musicista di piano bar che ha la necessità di collegare pochi ingressi: voce tastiera e basi. Questa configurazione si può gestire direttamente tramite il pannello d’ingresso del sub.
L’utente digitale può essere il musicista che suona su un palco assieme ad altri musicisti e che ha la necessità di inviare il segnale del suo strumento ad un mixer di sala: in questo caso, oltre alla prima opzione, si può usufruire, tramite un PC, di un mixer interno a quattro ingressi. In questo secondo caso d’utilizzo è possibile anche usare un ritorno dalla sala con un mix totale del gruppo, per farlo rientrare nell’ingresso 3 o 4, utilizzando così KB1 come monitor personale ascoltando il proprio strumento mixato con la band. Per utilizzare il mixer interno occorre scaricare un software gratuito, per il momento solo per Windows. A breve, ci assicurano, arriverà anche il software analogo per il mondo Mac: per Mac OS X ma anche per iOS, ovvero iPad e iPhone.


Il software
L’interfaccia del mixer viene proposta in due modalità. Nella modalità base appare un’interfaccia che rappresenta un mixer a quattro ingressi abbastanza semplice, comunque sufficiente per la maggior parte degli utilizzi. La seconda modalità, più evoluta, presenta un pannello di controllo molto più completo, dove si trovano, oltre ai controlli classici di un mixer, una sezione di EQ con tre controlli parametrici, una sezione dedicata al controllo di dinamica ed una sezione per le mandate ausiliarie. È anche presente, ovviamente, una sezione per il controllo di tutte le uscite.
Un’altra chicca è la possibilità di controllare la direttività nel senso lungo del diffusore (normalmente verticale), regolabile tra un minimo di 10° e un massimo di 60°.

In conclusione
Sicuramente un sistema degno di nota, oltre per le caratteristiche tecniche anche per le rifiniture di pregio, allineato con i migliori prodotti internazionali.
Infine una nota sul prezzo, che dovrebbe restare al di sotto dei duemila euro.

In sintesi
Pro: Portabilità, finiture, funzionalità e ottimo sound;
Contro: ingressi line poco sensibili, manca il soft start.

Clicca qui per accedere alla galleria fotografica
(8 Foto)