Jo Campana - Franco Comanducci – Ideazione del progetto
Siamo andati a Rimini per incrociare l’ultima fase del tour di Ligabue: intervistiamo i protagonisti.
Il lungo tour è iniziato nel 2022, con il compleanno dei trent’anni presso l’RCF Arena; poi è proseguito con sette date all’Arena di Verona a ottobre, due date negli stadi di Milano e Roma nell’estate 2023, e altre due date in Arena; ultimo ma non ultimo, il tour indoor di una trentina di date. Il 30 ottobre siamo andati a Rimini per intervistare le professionalità che hanno ideato e messo in campo il progetto.
Franco, ci racconti la genesi?
Il progetto è stato fatto a tre mani da me per le strutture e le scenografie, da Roberto Costantino per i contenuti video e da Jo Campana per il disegno luci. L’idea originale è partita da me, quando a maggio eravamo nel pieno turbinio della stagione estiva: avevo in mente una struttura il cui tetto potesse arrivare fin sopra il pubblico. Questa visione l’ho poi trasmessa a Roberto, che ha sviluppato un primo disegno virtuale, sul computer. Sul primo progetto poi abbiamo messo continuamente le mani sia io sia Jo, per aggiungere la scenografia luminosa, i video, e per affinare tutte le caratteristiche delle strutture portanti e della fattibilità di trasporto, montaggio e smontaggio.
C’è qualcosa che non abbiamo mai visto in altri palchi?
Ormai è sempre più difficile portare delle novità, si è visto davvero di tutto. Diciamo però che abbiamo cercato di dare un’interpretazione personale della tecnologia che aggi abbiamo a disposizione. La nostra intenzione era quella di creare un palco con una prospettiva molto profonda, un parallelepipedo che andava stringendosi dietro il palco. Inoltre abbiamo scelto di limitare l’uso dei video, perché non volevamo creare un video-show; ci siamo limitati a cinque strisce di pannelli LED alte un metro, che vanno a restringersi da sopra il pubblico fino al palco: queste strisce sono state usate come una sorta di foglio dove mandare in onda i testi delle canzoni. Le strisce LED sono montate su sei americane, e con la loro forma creano un effetto di profondità che finisce dietro allo schermo crystal semitrasparente di forma trapezoidale. Quest’ultimo è invece sfruttato sia come schermo video, ovviamente quando è acceso, sia come barriera che viene bucata dai raggi dei fari posizionati dietro, quando è spento. Questo ci ha permesso di creare delle scenografie sempre accattivanti.
Jo, il progetto è meraviglioso, ma è stato difficile da realizzare?
Un grosso lavoro è stato fatto da Franco per ottimizzare tutto il montaggio e lo smontaggio, il trasporto e naturalmente la fattibilità, anche dal punto di vista del budget. Per un palco tradizionale si hanno ormai dei parametri abbastanza standard, ma per un palco fuori standard come questo bisognava riprendere di nuovo tutto in mano. Puoi fare il disegno più bello del mondo, ma se alla fine non si riesce a far quadrare i conti o non si riesce a stare nei tempi, è stato tutto un lavoro inutile.
Vorrei poi sottolineare un’innovazione sia tecnologica sia di costi: ad Agorà siamo riusciti a far investire nell’acquisto di un sistema Zactrack. Abbiamo implementato il sistema collegandolo a cinque Robe iForte, che lavorano come seguipersona per Luciano, i due chitarristi e il bassista, ovvero le figure che si muovono sempre sul palco; il batterista e il tastierista invece sono costretti a stare buoni nelle loro posizioni. Questo sistema ci ha fatto risparmiare quattro seguipersona tradizionali più quattro operatori, oltre a un sistema intercom dedicato e uomini e tempi per il posizionamento in ingresso e in uscita. Se poi consideri che due tecnici installano e tarano il sistema in neanche mezz’ora, i conti sono presto fatti. Per il momento usiamo questo sistema solo come segui, ma ho già visto che lo potremo utilizzare anche per diverse soluzioni, che studierò non appena avrò un po’ di tempo.
Franco, ho notato la presenza di nuove figure professionali e di giovani che fanno l’ingresso in questo ambiente.
Assolutamente sì, ci sono molti giovani che hanno voglia di intraprendere questo lavoro, e sono anche molto preparati e volenterosi, e forse con meno voglia di perdere il sonno, e lo sottolineo come fattore positivo. Anche questo lavoro dovrà subire un’evoluzione logica, i giovani sono prevalentemente tutti nativi digitali, quindi per loro è naturale poter dialogare con le nuove tecnologie e sviluppare nuovi ruoli.
Che tempi di montaggio avete per questa produzione?
Ormai negli spettacoli indoor, per via dei costi sempre più alti, bisogna montare tutto in giornata. Fanno eccezione alcune location in cui non è possibile, e in quel caso mandiamo una squadra di rigger il giorno prima a montare i motori e predisporre tutto per l’appendimento. Poi arriviamo con la produzione il mattino presto, facciamo lo spettacolo e usciamo con i camion chiusi in un tempo accettabile.
Chi sono i fornitori in tour?
Tutto sommato sempre gli stessi. Sull’audio bisogna fare un distinguo, perché sono diversi anni che Ligabue usa l’impianto RCF, e in questo tour il PA è il nuovo GTX della serie TT+ Audio, fornito da Orange ma gestito in tour da Agorà. Poi è sempre Agorà che fornisce regie, monitoraggio e luci. Per il video invece c’è STS Communication, per i trasporti Italtruck e per le strutture La Diligenza.
Franco, parliamo un po’ di alimentazione: preferite lavorare con la rete o con i generatori?
Personalmente preferisco lavorare con la rete, è un tipo di alimentazione più affidabile e tutti gli apparati elettronici rispondono meglio. Per esempio l’impianto audio suona meglio, specialmente sui bassi dove c’è più richiesta di energia. Però se hai un progetto dove puoi usare solo in parte la fornitura ENEL, parti con i generatori e fai tutto il tour con i generatori, così da organizzare un tipo di lavoro più costante e sicuro, dato che l’alternanza non porta dei risparmi.
Quando passeremo all’uso delle batterie per alimentare queste produzioni?
Questo è un grande falso problema: a oggi, per la mia conoscenza, siamo ancora lontani da questa soluzione. Se usiamo l’alimentazione a batterie per un discorso green, per ora ha poco senso: certamente si possono usare una serie di container pieni di batterie e fare un concerto, ma poi devi caricare queste batterie per la data successiva, e allora devi usare dei generatori o collegarti alla rete, con tanti saluti al risparmio di CO2. Cosa diversa invece sarebbe caricare le batterie con energia rinnovabile, pannelli o eolico: per ora è difficile ma, se qualcuno ha una soluzione al problema, parliamone.