Il posizionamento in sicurezza dei corpi illuminanti

CEI 64-8: La norma tecnica di riferimento per gli impianti elettrici in bassa tensione.

Il posizionamento in sicurezza dei corpi illuminanti

di Michele Viola

La norma tecnica di riferimento per gli impianti elettrici in bassa tensione – cioè al di sotto di 1 kV in corrente alternata o al di sotto di 1,5 kV in continua – è la CEI 64-8. I comuni impianti elettrici in alternata, a 230 V monofase / 400 V trifase, devono essere progettati e costruiti secondo quanto prescritto nella CEI 64-8.

La 64-8 è una norma corposa: più o meno 750 pagine di pdf o di carta, per chi la vuole tutta insieme. La norma complessiva è divisa in otto parti, ovvero otto fascicoli, in cui sono considerati i fondamenti e le generalità e anche, tra l’altro, diversi casi particolari. Gli impianti elettrici in ambienti particolari sono trattati nel dettaglio nella 64-8/7, ovvero nella parte 7 della norma in questione. All’interno della parte 7, il paragrafo 751 riguarda gli ambienti a maggior rischio in caso di incendio, anche detti, utilizzando un acronimo penso volutamente provocatorio, luoghi MARCI. Agli ambienti dedicati al pubblico spettacolo, in particolare, si può applicare in genere la classificazione di cui al paragrafo 751.03.2, in particolare al codice BD3 della tabella: luoghi con facilità di evacuazione, ma che presentano elevata densità di affollamento; si applicano inoltre, ovviamente, le prescrizioni contenute nella successiva parte 752: Impianti elettrici nei luoghi di pubblico spettacolo e di intrattenimento.

Tabella 751.03.2 ripresa dalla norma 64-8 parte 7, sezione 751: Ambienti a maggior rischio in caso d’incendio.

Il contenuto della norma è perlopiù materia per progettisti elettrici ed elettricisti, ma un punto in particolare può [dovrebbe] interessare in particolare i lighting designer. Il punto 751.04.1.5 della parte riguardante i luoghi a maggior rischio in caso di incendio specifica che ‘Gli apparecchi di illuminazione e gli apparecchi elettrotermici devono essere mantenuti ad adeguata distanza dai materiali combustibili tenendo conto delle istruzioni del costruttore, con particolare riferimento al comportamento dell’apparecchio in caso di guasto, e devono essere installati e mantenuti in modo da garantire una corretta dissipazione del calore.’

I fari vanno tenuti ad adeguata distanza dai materiali combustibili. Da notare che per ‘materiali combustibili’ non si intendono solamente i materiali generalmente infiammabili. Il legno, per esempio, di cui è generalmente ricoperto il piano calpestabile del palco, è un materiale combustibile. Così anche in genere i teli di copertura, o i fondali, o i teli di proiezione, o il gonnellino del palco, o i materiali oscuranti a vario titolo, o i banner con scritte e disegni: questi sono materiali generalmente combustibili. I materiali solitamente utilizzati nel pubblico spettacolo sono in genere non facilmente combustibili. La ‘reazione al fuoco’ di un materiale è un fenomeno piuttosto complesso, in realtà, e dipende da diversi parametri che caratterizzano appunto il comportamento dei materiali esposti a fonti di calore significative, tra le quali l’infiammabilità – cioè la tendenza a prendere fuoco – ma anche la velocità di propagazione della fiamma; l’eventuale gocciolamento, cioè la tendenza a sciogliersi e a lasciar cadere gocce in seguito a esposizione al calore; la produzione di fumo o di sostanze nocive.

La distanza adeguata tra i corpi illuminanti e i materiali combustibili deve essere determinata tenendo conto delle istruzioni del costruttore. Per questo i costruttori indicano chiaramente tale distanza adeguata nel manuale, o nelle raccomandazioni per la safety del prodotto, così come – tramite scritte o disegni – sul corpo stesso dei proiettori luminosi. A volte il manuale potrebbe essere poco chiaro, su questo aspetto, ma la distanza di sicurezza è sempre indicata sul corpo del faro, ed è quella a cui fanno facilmente riferimento i membri della commissione di vigilanza.  A volte, invece, il manuale potrebbe specificare meglio alcuni aspetti, per altro significativi; per esempio, la distanza dagli oggetti circostanti in genere, in qualunque direzione o posizione, rispetto alla distanza dagli oggetti illuminati. Questo, tra l’altro, rispetta la lettera della norma citata, dove richiede di tenere conto del comportamento dell’apparecchio in caso di guasto, nonché potrebbe contribuire ad evitare eventuali interpretazioni eccessivamente rigide da parte di controllori troppo spaventati dall’aspetto burocratico.

La distanza di sicurezza dagli oggetti illuminati dipende, ovviamente, dal tipo di lampada e dal tipo di ottica. Le distanze più elevate saranno in genere raccomandate per i fari di tipo beam, in grado di emettere fasci anche molto concentrati. Per i fari a fascio largo, in genere, la distanza è determinata solo dall’eventuale calore emesso direttamente dall’apparecchio, o eventualmente dal comportamento dell’apparecchio in caso di guasto, e in genere non è tale da risultare un problema.

Le indicazioni del costruttore, per un faro beam a testa mobile con lampada a scarica da 190 W, riassunte in una serie di simboli all’interno del manuale.

Ultimamente, alcune commissioni di vigilanza stanno facendo notare che secondo le istruzioni del costruttore alcuni fari sono di fatto spesso installati troppo vicini alle superfici illuminate. Nei fari beam, soprattutto con lampada a scarica, anche di potenza non troppo elevata, non è raro trovare una distanza raccomandata di 12 m o anche 15 m. Questo significa che occorre fare particolare attenzione quando si utilizzano questi corpi illuminanti per esempio in controluce, a terra o appesi all’americana posteriore, dato che facilmente la distanza dal piano calpestabile del palco o dalla copertura in PVC (o dalla schiena del DJ) è inferiore a 15 m.

In realtà, almeno secondo la mia esperienza, è raro vedere conseguenze significativamente pericolose per l’incolumità, dovute al calore emesso dai corpi illuminanti sulle superfici, anche perché presumo che la maggior parte dei lighting designer e operatori luci siano coscienti del problema. È possibile vedere qualche deformazione dei teli in PVC, eventualmente con l’uso prolungato; in ogni caso, è certo il caso di rimarcare una certa attenzione. Inoltre, dato che si tratta di prescizioni provenienti da una norma tecnica riconosciuta, e di specifiche chiaramente riportate dai costruttori sui manuali o sugli stessi proiettori luminosi, la commissione di vigilanza potrebbe arrivare a fare smontare qualche faro, e anche questa mi pare un’eventualità a cui vale la pena di fare attenzione.

Sinceramente non so se potrebbe essere accettata, per dire, una dichiarazione di lighting designer e operatore che affermino di non rivolgere il fascio verso i materiali eventualmente combustibili nei pressi. Probabilmente sì, ed equivarebbe di fatto ad una assunzione di responsabilità: se dovesse a quel punto essere rilevato qualche danno, ci si potrebbe rivalere sull’operatore in console, o comunque su chi l’ha programmata e impostata. Che poi la responsabilità ricade comunque su chi sceglie i fari e il loro posizionamento, anche se questa responsabilità viene poi condivisa con chi si trova a certificare la conformità dell’allestimento: sia l’esperto in elettrotecnica della Commissione di Vigilanza o chi ne fa le veci per gli eventi più ‘piccoli’, o anche il service, se abilitato, attraverso la dichiarazione di conformità dell’impianto alle norme che regolamentano l’impianto elettrico, tra cui ovviamente la CEI 64-8. Spesso, per altro, soprattutto per gli eventi più complessi, la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico è rilasciata dall’azienda che si occupa nello specifico della distribuzione dell’energia elettrica, e solitamente arriva al più fino al quadro di alimentazione dei carichi. Da lì, la distribuzione dell’energia e i carichi stessi possono essere eventualmente oggetto di una generica dichiarazione di corretto montaggio. da parte, appunto, del service audio / luci / video / ecc. Per quanto riguarda le luci, questa dichiarazione di corretto montaggio dovrebbe riguardare quindi, tra l’altro, anche l’asseverazione di conformità della distanza dei fari, come stabilito dalle indicazioni del costruttore. 

Nell'articolo sono riportati alcuni estratti dalle norme tecniche e dai manuali, senza un ordine particolare. Le stesse indicazioni sono schematicamente riportate sugli stessi corpi illuminanti.