Il passaporto dell’evento - quarta parte
Il caso della Bike Night – 100 km in notturna in giro per l’Italia.
di Federica Poggi e Paolo Vettorello
Perché limitarsi a organizzare e ripetere un evento aggregativo complesso e di successo esclusivamente nella propria città?
Anni di sperimentazione e perfezionamento arricchiscono incredibilmente l’insieme di conoscenze tecniche, relazionali e commerciali dell’organizzazione: il know how, inteso come valore intrinseco del progetto, può essere investito per trasformare una singola manifestazione a cadenza annuale in un format applicabile in diverse realtà territoriali.
La “replicabilità” non solo consente di rendere efficienti gli sforzi sostenuti nel tempo per migliorare l’iter organizzativo, ma anche di incrementare il livello di visibilità e competitività dell’evento (in termini più ‘tradizionali,’ si pensi a un tour musicale).
In poche parole, se la manifestazione ha le carte in regola in termini di risultati di partecipazione, fidelizzazione degli sponsor, originalità e tanto altro, ha un passaporto ideale per potersi esprimere anche fuori dai confini di una singola città.
Uno degli eventi che ci piace raccontare è Bike Night, prodotto e pensato da Witoor, giovane società nata a Londra ma attiva in Italia nell’ambito dell’organizzazione di eventi e attività dedicate alla bici.
La Bike Night unisce la notte, i territori, la passione del pedalare e le persone: un format che prevede escursioni notturne non agonistiche di 100 km quasi interamente su pista ciclabile, con partenza a mezzanotte dal centro città e arrivo all’alba in un luogo di fascino e interesse naturalistico.
Il progetto è nato sei anni fa sulla linea Ferrara-Mare, lunga 100 km percorrendo la ciclovia Destra Po lungo l’argine del fiume, e nel 2019 è arrivato a toccare sei città del nord e centro Italia, in un tour che attraversa Milano-Lago Maggiore, Assisi-Norcia, Udine-Alpe Adria, Bolzano-Villabassa, Verona-Lago di Garda (nel 2018 hanno partecipato più di tremila persone).
Scenari diversi per lo stesso tipo di esperienza: si promuove la cultura dello sport, della valorizzazione del territorio e della mobilità sostenibile lungo le più suggestive ciclabili italiane, coinvolgendo migliaia di ciclisti, amatori e curiosi, stimolati dall’uso alternativo della bici e uniti in un’avventura diversa dal solito. La scelta delle piste ciclabili permette a chiunque di pedalare in sicurezza, visitare luoghi verso i quali solitamente non ci si spinge, per una volta accessibili a tutti.
Una grande opportunità per gli enti locali di promuovere il proprio territorio e le proprie eccellenze, dimostrando sensibilità e lungimiranza. Gli eventi legati al ciclismo e al turismo itinerante, uniti alla valorizzazione del nostro patrimonio storico e ambientale, si confermano uno straordinario strumento per rivitalizzare i territori, il commercio e la cultura, senza dimenticare la capacità di creare indotto diretto e indiretto alle attività produttive e visibilità oltre confine. Questo, sia che accada in piccoli centri, sia in grandi città.
“Le presenze cicloturistiche rilevate nel 2018, nelle strutture ricettive e nelle abitazioni private, ammontano, infatti, a 77,6 milioni, pari cioè all’8,4% dell’intero movimento turistico in Italia. Si tratta cioè di oltre sei milioni di persone che hanno trascorso una vacanza utilizzando più o meno intensamente la bicicletta. I cicloturisti sono aumentati del 41% in cinque anni, dal 2013 al 2018, e oggi generano un valore economico pari a 7,6 miliardi di euro all’anno” (fonte: Rapporto realizzato da Isnart-Unioncamere Legambiente, presentato a Roma nel corso del BikeSummit 2019).
Manifestazioni come l’Eroica – divenuto un brand internazionale dopo il suo esordio in Toscana, fortemente contaminato dalla cultura nord europea – che aggrega ciclisti da trenta paesi, che interessa territori come quelli del Lago di Garda, il Comprensorio di Andalo e Fai della Paganella nelle Dolomiti, stanno dimostrando come attività definibili di “nicchia” in realtà siano un valido strumento di sviluppo economico e di sensibilità ambientale, oltre a essere manifestazioni identitarie e fortemente “vendibili”.
In questi anni abbiamo supportato l’evolversi della manifestazione accompagnando gli organizzatori nelle fasi progettuali, negli aspetti giuridico-autorizzativi, di progetto architettonico e negli approfondimenti degli impianti di tutela dei partecipanti e del pubblico.
Iniziata come semplice raduno di amici, si è trasformata in poco tempo in una manifestazione complessa sia per logistica sia per impostazione generale.
Immaginate di far pedalare millecinquecento persone, di notte, in zone alle volte poco accessibili da normali sistemi di soccorso, garantendo servizi di assistenza oggettivi a ogni singolo partecipante. Tutto questo ha richiesto un lavoro progettuale intenso e molto approfondito, che ha coinvolto molte professionalità anche distanti tra loro. L’aiuto e l’assistenza degli Enti Locali sono stati fondamentali, come l’opportunità di interfacciarsi con gruppi di imprenditori locali e cittadini.
Alcuni elementi caratterizzanti della manifestazione si trovano in tutte le tappe: il Villaggio Partenza nel centro storico della città ospitante, dove vivere l’attesa della partenza a mezzanotte assieme allo staff e ai partner; tre punti ristoro distribuiti lungo il percorso ciclabile e l’immancabile colazione all’arrivo; la possibilità di utilizzare qualsiasi mezzo a propulsione umana purché su ruota (una, due, quattro... abbiamo visto molte variabili!). Dal punto di vista organizzativo, si parte da questi punti fermi per mappare le necessità e presentare alle Amministrazioni Locali le richieste autorizzative specifiche come, ad esempio, l’occupazione di suolo pubblico di una piazza, la modifica della viabilità e tantissimo altro (piano di safety compreso). Un iter “scientifico” da declinare, secondo una prassi consolidata, caso per caso nel rispetto dei regolamenti territoriali, ma anche un’occasione di trasferire livelli esperienziali a quei distretti che timidamente si affacciano a questo genere di manifestazioni.
L’originalità che si cela nell’esperienza del format è invece racchiusa altrove, nell’identità dell’organizzatore, nella sua reputazione: è l’impronta digitale del passaporto; significa essere parte appassionata di una grande tribù che si riconosce immediatamente; lo studio dei percorsi cerca sempre di mescolare il gusto per il paesaggio alla sicurezza stradale; la scelta delle location tiene conto degli aspetti aggregativi ma al tempo stesso logistici, elementi del progetto da valutare ex-novo a ogni tappa, fondamentali per continuare a trasmettere lo spirito dell’iniziativa a tutti i partecipanti. Nel caso specifico, un sentimento di ciclismo genuino, autentico e personale: non una moda, non una nostalgia, non una competizione.
Un passaporto ti permette di viaggiare, vedere, scoprire. Il passaporto dell’evento racchiude visione romantica e tecnica, aspetti di originalità e standardizzazione: la consapevolezza dell’organizzatore, unita alla sfida di sperimentarsi, può portare molto lontano.
La prossima puntata:
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- Parte 2