Laura e Biagio - Stadi 2019

Dopo il successo del duetto Il coraggio di andare dei due artisti emiliani alla fine del 2018, la scelta più naturale si è rivelata una tournée insieme, perfetta per gli stadi.

Laura e Biagio - Stadi 2019

di Douglas Cole e Alfio Morelli

Prodotto da Friends&Partners, con la produzione esecutiva di Orazio Caratozzolo e con la regia firmata da Luca Tommassini, questo show di oltre tre ore non solo ripercorre la carriera di entrambi gli artisti, ma si caratterizza per una notevole sinergia tra i due amici: sono tanti i momenti insieme in cui si ha l’impressione di un sodalizio consolidato da anni. Lo show non manca sicuramente di spettacolarità, iniziando dall’enorme scena con quattro passerelle, una superficie impressionante di display LED in movimento, laser e piro, oltre a un esercito di figuranti e ballerini, innumerevoli cambi di costume e molto altro. 

La band è formata da collaboratori storici di entrambi i cantanti, con qualche nuovo aggiunto, compreso un quartetto d’archi. Anche la squadra tecnica/creativa combina collaboratori storici di entrambi i “campi” – cosa non molto difficile, visto che diversi fornitori erano comuni –: la realizzazione della scena è infatti di Igor Ronchese e Tekset, il video live di TeleMauri e l’insieme di audio, luci e schermi sono di Agorà. Al disegno del set e delle luci torna il belga Alain Corthout (veterano del 2016 tour di Pausini) mentre i contributi video sono stati realizzati da Carolina Stamerra Grassi e la sua MaTi srl.

A portare il tour per gli stadi della Penisola, c’è la squadra capitanata da Bicio Marchi, lo storico direttore di produzione di Laura. 

Alla regia monitor c’è il fonico di Pausini, Adriano Brocca, mentre al FoH si trova una singola console gestita a quattro mani da Marco Monforte e Stefano De Maio.

Orazio Caratozzolo  - Produttore esecutivo per  Friends&Partners

“Con artisti di questo calibro – dice Orazio – non è mai facile gestire un tour, perché, pur facendo parte entrambi del mondo del pop, hanno caratteristiche diverse tra loro: Laura è precisa, costruisce uno spettacolo da copione; Biagio è più istintivo, naturale. La combinazione di queste caratteristiche è alla base del tour.

“La regia di Luca Tommassini ha dato una linea al tour, e lo staff ha poi tenuto presenti sia gli uomini di Laura sia di Biagio. Abbiamo quindi due fonici a seguire la situazione, per esempio; o anche la band, che è quasi a metà, tranne qualche nuova aggiunta.

“L’idea del palco come struttura principale – aggiunge Orazio – inclusi i molti video e le moltissime movimentazioni, è nata da un’idea di Alain Corthout, il lighting designer. Poi è stata messa in atto da Igor e approvata dal sottoscritto. La presenza delle due passerelle e di quella centrale con il simbolo dei due artisti e del tour è stata invece un’idea di Laura e Biagio. Ci sono qualcosa come 1200 m2 di palco, come piano di calpestio.”

Quindi serve un buon numero di bilici?

La produzione è grande. Parliamo di quindici bilici che vanno in giro belli carichi per l’Italia. Il ferro è una combinazione di Italstage e Massimo Stage, dato che ultimamente in Italia è difficile trovare materiale e uomini: in giugno e luglio ci sono moltissimi eventi e questo dovrebbe far riflettere sul fatto che oggettivamente le forze a disposizione sono troppo poche per sostenere la quantità di lavoro attuale. Ho unito due forze per agevolare il lavoro uno dell’altro.

Le altre aziende coinvolte?

Come service audio, luci e video c’è Agorà che fornisce anche i motori a passo variabile: questa azienda segue i due artisti anche singolarmente quindi è stata la scelta migliore.

Cosa sta succedendo nel mercato live?

Abbiamo una quantità incredibile di eventi continuativi. Poi bisogna stare attenti: il bacino di utenza non aumenta all’improvviso; i fruitori sono un certo numero, e se ci sono troppi eventi in contemporanea non possono seguirli tutti. Anche andare a un concerto ha un costo, e a volte la preferenza per uno o per l’altro deriva non tanto da una preferenza artistica, ma da chi ha iniziato a vendere prima i biglietti. Pensa poi agli stadi: hanno un periodo obbligato, giugno e luglio. Non puoi inventare periodi diversi, le date sono quelle e si sommano agli altri tipi di eventi. I grandi eventi all’aperto sono molto limitati per quanto riguarda le date.

Alain Corthout - Lighting/set designer

“Abbiamo cominciato con questo progetto intorno a febbraio – racconta Alain – e questa volta Laura mi ha chiesto di preparare tantissime diverse proposte tra cui scegliere. Sapevamo questo dall’inizio e abbiamo abbozzato tante diverse cose senza svilupparle troppo. Siamo tornati con proposte che andavano in tante diverse direzioni: Laura cercava un disegno col quale si potessero nascondere e svelare tante diverse situazioni durante lo show, con tante transizioni e trasformazioni. Questo ci ha portato a creare il set con molti schermi in movimento. 

“L’idea doveva essere di uno show ‘unito’ e non con due caratteri diversi per i momenti dei due artisti. In ogni caso, Laura ha dato la maggior parte delle indicazioni creative, mentre Biagio ha delegato molto di più, prendendo la posizione del ‘decidete voi e farò sapere se non mi piace’. Entrambi erano sempre presenti durante le tre settimane di pre-programmazione, così c’è stato sempre un feedback immediato. Avendo già lavorato con Laura, avevo una buona idea di quello che le piace e questo ha aiutato. Biagio è stato quasi sempre d’accordo, molto tranquillo, contribuendo in modo schietto e diretto solo quando gli sembrava essenziale. Era una situazione ideale: se ci fossero state due Laura sarebbe stato un po’ più difficile! 

“Ci sono cinque schermi in movimento – continua Alain – considerando quelli a ‘V’ come schermi singoli, poi ci sono quattro schermi fissi. L’idea è stata quella di non seguire la solita prassi di avere l’I-Mag sempre sugli schermi alle estremità laterali, ma di avere contributi e I-Mag misti e sempre dappertutto. È uno dei motivi per i quali Laura ha voluto questo design, è una deviazione dal solito.

“All’inizio c’erano molti più trattamenti del video live con gli effetti Notch, ma non le piaceva moltissimo, perché veniva troppo complesso. 

“Abbiamo una combinazione di contributi – creati da Carolina Stamerra Grassi, scelta perché ha lavorato con il regista in passato – e video live su schermi in movimento. Questo crea la piccola complicazione che gran parte dei punti luce nello spazio del palcoscenico principale sono appesi sotto gli schermi, con le basi effettivamente dietro il bordo inferiore degli schermi in movimento. 

Con tutti questi movimenti e contributi misti con il live, presumo che ci sia molto timecode…

Lo show è completamente programmato ed eseguito su timecode. L’unica eccezione è un singolo medley con i due artisti, che praticamente è caratterizzato da piazzati e I-Mag. In uno show come questo, con tutto il movimento e la precisione che richiede, non c’è molto spazio per giocare con le luci – o qualsiasi altra cosa – in manuale. Anche per i performer sul palco questo è uno show molto complesso. Le prove sono state lunghe e intense, perché ognuno doveva assolutamente trovare il proprio posto con precisione e nel tempo corretto… altrimenti rischiava di essere isolato e bloccato da uno schermo in discesa. Devono anche stare molto attenti perché gli schermi scendono piuttosto velocemente.

Per la previsualizzazione?

Abbiamo usato Capture, che adoperiamo da cinque o sei anni. Uno dei migliori aspetti di Capture è il fatto che gli sviluppatori ti ascoltano e sono molto rapidi con il supporto. Abbiamo smesso di usare Wysiwyg per questo. L’altro grande motivo per cui usiamo Capture è che possiamo esportare un file Capture con le luci già patchate e mandarlo a qualsiasi operatore che non ha Capture il quale può utilizzarlo direttamente con la console senza acquistare altro software. Noi abbiamo tantissimi tour in corso contemporaneamente, e spesso sono presente per uno, due, tre repliche, per poi lasciare il file all’operatore, che può continuare a usarlo e modificarlo a necessità. Funziona benissimo ed è molto stabile.

Capture ha integrato tutti i movimenti di questo show senza problemi. Abbiamo fatto la previsualizzazione senza i contributi, anche se di alcuni ci avevano comunicato i colori di base. Adesso stiamo provando un nuovo software che si chiama Depence2, progettato per grandi show di architainment – fontane eccetera – ma che include anche le luci. Dalle anteprime che abbiamo visto, e dalla versione di prova che ci hanno mandato, è tutto un altro livello. Vediamo cosa succederà, perché sono solo all’inizio.

Quale sono state le tue scelte in termini di punti luce?

Ci sono solo due truss fisse di luci, poste dietro, mentre tutto il resto del parco luci appeso è in movimento sotto gli schermi… non c’è niente sul tetto. È stato molto difficile progettare la parte dietro: avrei preferito che le due truss sul fondo fossero anch’esse in movimento, per poterle configurare senza che venissero nascoste dagli schermi che andavano su e giù… ma non si poteva avere più motori. Così è stato proprio un grattacapo millimetrico per riuscire a far passare i fasci dove servivano. 

Ci sono tantissimi proiettori DTS EVO, anche se non erano la mia prima scelta – avevo chiesto tutti MegaPointe, ma non ce n’erano disponibili abbastanza e ho dovuto dividere tra i MegaPointe disponibili e gli EVO. Poi ci sono tantissimi SGM Q7 in giro e tanti SLBeam300FX, dietro e sulle passerelle. Non li avevo mai usati… non sono nemmeno più in produzione, ma sono proiettori molto efficaci rispetto alle dimensioni. 

Per tutti i frontali sto usando dei VL10, che non avevo mai usato in precedenza ma dei quali avevo sentito cose molto belle: sono potentissimi e li sto usando anche come followspot, con operatori che li dirigono a mano.

VL10 come seguipersona presidiato… da dove?

Ce ne sono due dietro, nel tetto, e altri nelle torri delay, per le passerelle.

Per il controllo cosa usi?

Utilizzo ChamSys, il migliore per me… la console è una MagicQ MQ500, con una MQ80 come backup. Ci sono solo una trentina di universi DMX, perché non ci sono grandi effetti pixellati e nessuno dei proiettori richiede molti canali. Stiamo passando al palco in Art-Net, che viene poi distribuito da nodi ELC. 

Stefano De Maio e Marco Monforte - Fonici di sala

“La vera sfida – inizia Marco – è stata unire due famiglie per farne una sola. Anche gli artisti e la band hanno spinto per una direzione artistica comune.

“Per questo, noi a nostra volta ci siamo incontrati qualche mese prima del tour per capire cosa fare e come farlo al meglio. Abbiamo sposato l’idea di fare uno spettacolo unico, non semplicemente condiviso; per questo in FoH abbiamo optato per una sola console, condividendo tutte le scelte, lavorando insieme su ogni singolo suono e guardandoci le spalle.”

“L’importante era trovare la giusta omogeneità – interviene Stefano – e ottenere il miglior risultato, non valorizzare o Laura o Biagio.”

Avete cominciato a trovare questa omogeneità durante le prove musicali?

Solo dalla scaletta si capisce che il concerto è volutamente omogeneo: si tratta di otto brani di Biagio e otto di Laura da soli, dal loro repertorio storico. Poi quattordici insieme, dove a volte Lui è ospite di Lei o viceversa in brani suoi o di Lei; oppure uno interpreta una canzone dell’altra e ci sono dei medley arrangiati apposta dove l’obbiettivo è cantare insieme sul palco il più possibile.

La band?

È mista, più alcuni elementi nuovi come il batterista e il tastierista. Anche gli archi sono una new entry. In tutto abbiamo tre chitarre, basso, batteria, tastiere, pianoforte, quattro cori, quattro archi.

Qualcosa di particolare?

La volontà di unire e far convivere le nostre esigenze ci ha portato a decisioni dove ognuno capisce e rispetta i bisogni dell’altro. Stefano, inoltre, è anche direttore musicale per Biagio, deve quindi ragionare in due modi diversi e avere sotto controllo ogni singolo aspetto tecnico/artistico.

La cosa migliore – aggiunge Stefano – è vedere le cose che fa l’altro e riuscire a crescere da questo confronto. Ed essendo nuova per me la situazione DiGiCo, il suo aiuto è stato fondamentale!

Come si arriva a un mix?

Con il buonsenso si uniscono le due esigenze – risponde Marco. La prima è quella di Stefano, proprio perché lui è la memoria sonora di Biagio; la seconda è quella di Paolo Carta, il direttore musicale di Laura che segue molto da vicino ogni singola virgola del mix. Abbiamo ragionato così, condividendo passo passo le decisioni.

Lo show è caratterizzato in modo predominante dallo stile o dal suono di uno degli artisti, rispetto all’altro?

Inizialmente ci siamo dati l’opzione di avere due suoni diversi per la ritmica per caratterizzare in parte le nostre produzioni, ma velocemente abbiamo capito che era controproducente e abbiamo iniziato a lavorare nella stessa direzione, e sono state più le affinità delle differenze.

La cosa bella – dice Stefano – è che c’è un carattere specifico e unico dello show, e contemporaneamente vengono fuori in maniera naturale i caratteri dei due artisti, che ovviamente sono diversi.

Fisicamente, chi ha le mani sui fader?

Fondamentalmente – riprende Marco – abbiamo diviso in due lo spettacolo. Otto pezzi di Biagio e otto misti sono prodotti dal team di “Antonacci”, che ha reinterpretato i brani di Laura, e quindi sono seguiti da Stefano. In quel momento io lo assisto seguendo Laura. Viceversa, io seguo gli altri brani prodotti e in gestione “Pausini” e Stefano si dedica a Biagio e tiene d’occhio l’outboard analogico.

Per le scelte tecniche, ci siamo accordati prima sulle risorse necessarie da mettere in campo: Stefano si è mostrato curioso del “routing Pausini” e di DiGiCo, ma su quello stesso workflow abbiamo importato anche la sua logica di lavoro. A proposito, stiamo lavorando per la prima volta con il nuovo processore Quantum a 96 kHz. La macchina è stabile, veloce e suona bene.

Avete condiviso le decisioni per quanto riguarda l’outboard?

Quello che ha caratterizzato e distinto le due produzioni sono gli ambienti della voce, per i quali ci portiamo due famiglie Lexicon, un 960 customizzato sulla voce di Laura, e un 480 sulla voce di Biagio. Per il resto abbiamo condiviso gli altri ambienti, il 960 per batteria, il PCM70 su alcune ballad, il gate reverb del 480 e dell’SPX2000. Dinamicamente Biagio ha un Neve 33609/J dedicato a lui mentre Laura ha un Spl De-Esser dedicato a lei.

Sulle voci finali – interviene Stefano – abbiamo messo anche un MaxxBCL per controllarne i picchi e aver maggior controllo.

Tutto esterno, o qualche effetto e controllo dinamico dalla console?

Usiamo la console relativamente poco. Le dinamiche sono perlopiù esterne; c’è dell’analogico dove serve caratterizzazione, come ritmiche e voci. Abbiamo in dotazione un ricco pacchetto Waves che usiamo con parsimonia per elaborare i nostri mix.

Per quanto riguarda i microfoni?

Sono le nostre solite scelte. Biagio è Shure con Beta58, con griglia nera; Laura il Sennheiser 935 dinamico.

Due diversi microfoni non complicano la questione dei feedback?

Io sono rimasto positivamente sorpreso – ammette Marco – del fatto che non abbiamo mai avuto un problema di questo genere. Mai un compromesso, mai una criticità in passerella. Il lavoro di Remo sul PA è stato ottimo.

State usando una mandata stereo separata per entrambe le voci?

Io ho sempre usato questo sistema, me lo consigliò anni fa Orlando Ghini. Stefano ha apprezzato molto la cosa, si controlla meglio il tutto, c’è più margine di intervento. Sulle passerelle in particolare c’è davvero libertà di dinamiche, di EQ, senza paura che succeda qualcosa.

State registrando?

Registriamo sempre, registriamo tutto – continua Marco – in multitraccia registriamo “lo splitter” per il virtual soundcheck per prepararci allo show ma inoltre registriamo anche tutti gli stem dopo la console di sala. Questa opzione permette il controllo quotidiano di quello che accade in FoH e permette molto velocemente di poter remixare l’audio per le mini clip “social”, per la TV, che hanno ovviamente esigenze di mix diverse. Oggi registrare e creare un archivio è una esigenza prioritaria in questo setup.

Adriano Brocca - Fonico di palco

“Più che un doppio fonico – dice Adriano – qui sono un fonico singolo con doppio mixer! Ciascuno con due motori, tra l’altro: è quasi una situazione da quadruplo mixer, proprio per non avere sorprese. Agorà può permetterselo e vuole stare tranquilla. Posso coprire le necessità di chiunque, sala, palco, eccetera. Un mixer è spare dell’altro.

“Il setup è condiviso: la band è unica, anche se con due artisti. Loro a volte si alternano, a volte duettano, a volte fanno quello che vogliono, e io seguo tutto. Anche in sala abbiamo optato per un’unica console, per quanto siano tante le cose da gestire, da canali a radiofrequenze”.

“Il palco è completamente muto; non c’è nessuna diffusione, anche i ballerini sono in cuffia. Il palco è talmente grande e arzigogolato, con zone che si aprono e si chiudono, con pedane che salgono e scendono, che il monitoraggio tradizionale non sarebbe pensabile. Quindi cuffie radio; inoltre gestisco anche l’intercom radio, per le maestranze”.

Quindi, tante radiofrequenze da gestire...

Ho quarantacinque bodypack da gestire: uso il software Wireless Systems Manager di Sennheiser per radio out e in-ear, e Wireless Workbench di Shure per radio input. L’intercom è invece gestito attraverso un sistema nuovo, Green-GO Digital, che ci ha permesso di interfacciare anche l’audio e di unire le diverse parti con in-ear, con radio intercom e con microfoni a cavo.
Noi facciamo tutto il pre-montaggio il giorno prima, per circa quattro ore, e poi il giorno stesso per altre quattro. Poi il lavoro effettivo è minore. Di tutto il procedimento, una buona parte è dedicata alle frequenze: in Italia è sempre più difficile, ma in un paio d’ore minimo me la cavo.

Poi le distanze da coprire con i radio sul palco sono lunghe…

Qui abbiamo da coprire uno stadio. Non solo: questi mille schermi che salgono e scendono staccavano le antenne, così abbiamo dovuto lavorare non poco per risolvere tutto. 

Altre scelte per la regia?

Abbiamo DiGiCo SD7 con doppia superficie, doppio sistema Waves SoundGrid e doppio server. Poi abbiamo tutti i monitor video forniti da TeleMauri, dato che sottopalco siamo ciechi. 

In quanti siete sul palco?

La squadra è di sette persone, tra me, Flynt (Enrico Mambella – ndr) e i backliner. Con due artisti significa avere due personal assistant, oltre a Max che coordina il tutto. Ti dico solo che abbiamo cinquantaquattro cambi chitarra durante lo show! Praticamente ad ogni canzone.

La squadra del PA (e registrazione) per Agorà (da sx): Fabio Cerretti, Silvio Visco, Remo Scafati, Davide Grilli, Alfredo Coppola e Nicola Pisano.

Remo Scafati - PA

“Il sistema è L-Acoustics – spiega Remo – composto da un main di dodici K1 più quattro K2; con dodici K1-SB appesi dietro, configurati in end-fire con il cluster principale.

“Il side è uguale al main. Le ARCS sono utilizzate come frontfill, mentre le Kara sulle passerelle per coprire qualche buchetto, visto che main e side sono un po’ distanti, e qualche zona del parterre necessitava di rinforzo.

“I sub sono KS28, stack a cardioide distanziati 60 cm lungo il profilo del palco. Sono due sistemi LR e centrale, perché con le passerelle gli archi elettronici non sarebbero stati possibili. In totale i sub a terra sono trentadue. I finali sono LA12X.”

Per quanto riguarda i delay?

I delay sono torri da sedici K2, con degli LA8.

Come gestisci il trasporto e la matrice?

Il sistema di trasporto è tutto in Dante, tramite i Lake LM44, e parte dal FoH: si riesce così a entrare in AES/EBU in sala e uscire in AES/EBU ai finali, senza molte conversioni. Il miglioramento sonoro si sente. Un Lake funziona da sender. 

Dalla console arrivano il mix band e mix voci, due LR, che vengono convogliati sui Lake nelle cabine dei finali. Dal Lake facciamo matrice e quant’altro, e possiamo gestire anche separatamente i segnali della voce.

Ci sono ridondanze?

Il segnale del palco entra sia nel Lake di sala, sia nella matrice, sia direttamente nei finali. Dalla console di palco c’è un mix che potrebbe coprire la sala anche se la regia FoH venisse tagliata fuori.

State usando l’ultima versione di LA Network Manager?

Stiamo usando la più recente versione a libera diffusione. Aspetto che escano gli switch AVB di L-Acoustics prima di passare alla gestione con il P1.

Avete problemi di innesco con queste passerelle?

Ho cercato di tagliare delle “isole felici” dal feedback tramite la chiusura delle alette dei K2 downfill, sia quelli del main sia quelli del side. Si crea qualche vuotino nel parterre che cerchiamo di compensare con i frontfill. Ho delle ARCS anche nell’angolino sotto il main; tutto il pit è coperto dai front e non dall’impianto, altrimenti sarebbe davvero difficile gestire i microfoni degli artisti.

Per fare uno stadio, cosa usi per le misurazioni e verifiche?

Innanzitutto preparo tutto con Soundvision in preproduzione. Poi per le misurazioni sul posto uso diversi microfoni in diverse postazioni: uno in regia; i sub li allineo con una media tra regia e di fronte all’impianto e altre posizioni. Il software è lo Smaart 8.

Maurizio Maggi - Regia riprese live

“Mi occupo della parte video live – dice Maurizio – seguo la regia e rilancio i segnali verso gli schermi: i messaggi si diramano su tanti LEDwall; questi vengono gestiti dall’operatore in FoH che controlla i mediaserver Disguise, ma è tutto ben programmato sia dove vanno le riprese live sia le grafiche caricate sul Disguise. Quindi la messa in onda finale poi viene gestita da là. Noi raccontiamo quello che succede sul palco.”

Che materiale usate?

Usiamo telecamere broadcast Sony; sono sei camere presidiate più un gimbal portatile che uso per seguire gli artisti sulle passerelle. Ci siamo anche inventati qualche momento intimo con l’operatore che va vicino ai cantanti. Infine qualche camera robotizzata Sony e qualche bullet HD nella batteria. Qui sono da solo, poi ci sono sei cameraman, più un assistente per le robotizzate e per la ventina di prompter, i cosiddetti “gobbi”. Anche per quelli serve una piccola regia, perché li accendiamo sulle passerelle quando i cantanti vanno lì e poi li spegniamo, per non avere punti luce indesiderati.

Hai incontrato particolari difficoltà in questo show?

Ho una doppia regia: in certi pezzi, negli schermi, vanno anche due o tre linee diverse. Per switchare contemporaneamente ho praticamente tre mixer video linkati. Le telecamere sono 14. La novità è una nuova telecamerina portatile che sostituisce la steadycam: con una prolunga la facciamo arrivare fino al palco, come un periscopio, davanti ai cantanti, mentre l’operatore sta sotto il palco. Poi a Torino ci saranno le riprese video per il DVD o la TV, e in quell’occasione useremo la cablecam, ovvero la camera aerea su doppio cavo, su due assi. Infine una camera dall’alto sul tetto, per le panoramiche sul pubblico.

Fabio Fraomene - Operatore mediaserver

“Lavoro con due server disguise gx2 – spiega Fabio – e utilizziamo anche qualche effetto Notch. Abbiamo un rimando dal sistema di movimentazione Kinesys circa la posizione degli schermi, per poter gestire dei feed in parallel mode, e quindi con la salita degli schermi l’immagine rimane coerente. Stiamo usando quattro uscite FullHD, tutto programmato in time-code, tranne aperture e chiusure live.”

Come siete collegati con la regia live?

È sotto palco. Ci manda tre segnali video, che acquisiamo nel disguise. I due server sono sul palco, mentre i KVM sono in regia FoH. Abbiamo trasmissione e ricezione in fibra, sia per il multiview per avere il controllo dei segnali che arrivano al disguise, sia i KVM, quindi rimando tastiera, mouse e video.

Quanti sono gli schermi?

In tutto sono otto sezioni, otto A e otto B, numerati in base ai layer di prossimità. Alla fine sono sedici porzioni, tutte mappate separatamente. Mandiamo le riprese live principalmente sui due laterali, però in alcuni momenti il live diventa preponderante, tipo nel finale. In altri pezzi c’è il contributo con l’aggiunta del live. I server non hanno mai avuto un problema, girano a 50 frame al secondo, senza mai un calo, anche con il Notch.

Matteo Serratore - Operatore effetti speciali

“Lavoro per Artech FX e mi occupo di laser ed effetti pirotecnici. Qui abbiamo un laser Kvant da 30 W RGB, su un array di motorizzati a 6 m di altezza. In fase di prove abbiamo montato uno show secondo le direttive del direttore artistico, e così effetti e giochi laser si basano sulle canzoni indicate. La progettazione dei pirotecnici sull’arco è avvenuta insieme a Tekset: abbiamo studiato il metodo per posizionare venti getti e dieci fontane da 30 secondi. La programmazione laser è stata seguita anche dall’altro tecnico, Marco Malatesta.”

Su quanti brani viene usato il laser?

Su sette brani interi. Poi ci sono le nostre macchine del fumo a supporto di quelle delle luci. Per il controllo dei laser usiamo Pangolin Beyond, la versione advanced, tutto su time-code. Io devo fare solo alcune modifiche sullo show già programmato.

E per i pirotecnici?

Tutta la pirotecnica è fatta a mano, non in time-code. Ho delle Cue, armo personalmente il sistema, per motivi di sicurezza. La centralina si arma solo con la cue, non va bene essere legati solo a una macchina.

Stefano “Flash” Ranalli - Responsabile video per Agorà

“In questo tour  – dice Stefano – stiamo utilizzando circa 430 m2 di schermo LED Acronn passo 8,9 mm, suddivisi in dieci schermi.

“Due schermi da 10 m × 5 m fanno da fondale al palco centrale, uno accanto all’altro distanziati al centro di circa 4 m, lasciando così accesso al palco dal backstage. Al loro fianco, verso i lati, ci sono due schermi da 1 m × 4 m a coprire le antenne frontali della geometria e per fare da transizione tra gli schermi ai lati e gli schermi del palco centrale. Altri due da 10 m × 4 m sono posti ai lati del palco e, seppur integrati nelle geometrie dello show, svolgono per lo più la funzione da schermi cosiddetti ‘side’ dove le immagini live fanno da padrone. 

“Gli schermi in movimento sul palco centrale – denominati ‘book’ per la loro conformazione – sono cinque. Il primo di essi, quello più downstage, è allineato con gli schermi laterali ed è composto da due sezioni 11 m × 4 m montate una accanto all’altra con un angolo di 130° e appese con motori a velocità variabile controllati dal sistema Kinesys. Essendo questo in continuo movimento durante lo show, è stato indispensabile renderlo il più rigido possibile. Così, abbiamo aggiunto delle piastre di rinforzo in acciaio con dei tubi applicati sulle piastre che irrigidiscono lo schermo nelle sezioni verticali. Inoltre una truss applicata dietro lo schermo nella parte bassa, oltre ad irrigidire lo schermo in orizzontale, funge da supporto per i proiettori motorizzati che spuntano fuori dalla base dello schermo.

“Subito dietro a questo schermo – continua Stefano – abbiamo montato il ‘book’ n. 2, che ha la particolarità di nascondere sia la truss superiore sia quella inferiore, grazie a delle staffe progettate da Agorà e realizzate appositamente per l’occasione da Litec. Questo schermo è composto da due parti di 5 m × 3 m, angolate tra loro di 120°.

“Dietro il ‘book’ n. 2 e posizionati alla sua destra e alla sua sinistra, troviamo i book n. 3 e n. 4, anch’essi composti ognuno di due parti di 5 m × 3 m. Come i book no. 1 e no. 2, questi sono movimentati da Kinesys, ma questa volta con truss a vista.

“Infine, ancora dietro e in posizione centrata, c’è il ‘book’ no. 5, anch’esso composto da due parti di 5 m × 3 m angolate a 120°, con truss a vista e luci montate sopra e sotto.

“Tutti gli schermi – spiega Stefano – vengono gestiti con un sistema Novastar configurato con quattro sender main e quattro sender backup. Per mandare il segnale a tutti gli schermi, vengono impiegate quattro uscite con risoluzione 1929 × 1200 px dal disguise gx2 main e quattro dal gx2 backup. Sono cablate in DVI su una matrice Barco 8x8 e poi distribuite da quattro uscite della matrice alle quattro sender main e alle quattro sender backup.

“Per alimentare gli schermi – conclude Stefano – viene utilizzato un powerbox da 400 A con sei linee a 63 A, e sei powerbox da 63 A con quattro uscite Socapex ognuno. La maggior parte dei Socapex e delle LAN per i segnali passano per un cable bridge integrato nel grid, che contiene i motori Kinesys, e poi distribuito in ogni calata verso gli schermi attraverso dei chainslider”.

 La squadra del palco (da sx): Nicola Fantozzi, Dario De Vido, Max Gentile, Enrico "Flynt" Mambella e Carlo Barbero.

Lo show

Il concerto è preceduto da un simpatico “documentario” sulla produzione stessa, che apparecchia il tavolo per il successivo cenone a infinite portate. Il tris di primi piatti iniziale fa un grande utilizzo della notevole luminosità degli schermi, nella loro configurazione di massima superficie visibile: soluzione utilissima all’impatto in un momento in cui il sole non è ancora tramontato. Il primo brano vede i due protagonisti armati di chitarre elettriche, sollevati a metà del clearance della struttura, circondati dai contributi su bianco forte che emulano gli artisti in tempo reale, e una buona dose di energia per avviare lo show.

La serata procede con un grande uso di questo effetto di colori forti sull’enorme superficie di LED, ma con l’aggiunta di tantissimi figuranti che servono a “riempire” il palco e le passerelle – anche per dare ogni tanto riposo ai due protagonisti, che su molti numeri devono fare i chilometri per mantenere il contatto con il pubblico ai lati del palco. Il tocco di Tommassini si vede in questi momenti “grandi”, con i ballerini equipaggiati di specchioni, tamburi, sorgenti luminose e tantissime altre trovate scenografiche. Infatti, lo show ha un tono diverso da quello che di solito diremmo “televisivo”: non sembra un concerto con tantissimo intervento video live, quanto un ben-prodotto programma varieté con il duetto di cantanti come padroni di casa. Questo assolutamente non è da leggere in modo peggiorativo; anzi, il tutto funziona in modo magnifico per la musica di questi artisti e viene accolto e apprezzato moltissimo dai fan. 

Dal punto di vista puramente visivo, il palco visto frontalmente ha un notevole impatto di “enormità”, lo stesso dalla platea e dalla curva opposta. Dai lati e dagli anelli in alto, invece, si aggiunge all’impatto della grandezza anche la profondità creata dalle passerelle, dai dislivelli e dalle diverse configurazioni degli schermi, ognuno dei quali sopra il palco centrale si sviluppa appunto anche in profondità con la forma a “V”. 

L’audio è assolutamente senza pecche… al massimo si può lamentare la sofferenza del suono dovuta alle raffiche di vento al centro del prato e ai lati prima dei delay, una forza naturale che in diversi momenti ha anche fatto perdere efficacia ai laser, spazzando via il fumo. Purtroppo ancora non c’è rimedio per questo, ma se l’alternativa dovesse essere la pioggia, negli stadi preferiamo decisamente tutti un po’ di brezza. 

Direttore artistic

Luca Tommassini

Dir. musicale per L.P.

Paolo Carta

Dir. musicale per B.A.

Massimo Varini

Band

Paolo Carta


Massimo Varini


Placido Salamone


Fabio Coppini


Gareth Brown


Roberto Gallinelli


Ernesto Lopez


Yuri Barilaro

Cori

Gianluigi Fazio


Roberta Granà


David Blank


Claudia D’ulisse

Archi

Giulia Monti


Francesca Musnicki


Caterina Coco


Giulia Sandoli

Lighting Designer

Alain Corthout

Coreografo

Filippo Ranaldi

Ballerini

Nick Andreoni


Joseph Caforio


Giammarco Caruso


Ilaria Cavola


Andrea Comuzzi


Stefano Ferrari


Bicio Masi


Ramona Matei


Irene Tavassi

Prodotto da

Friends & Partners Spa

Amm. delegato 

Barbara Zaggia

Direzione

Ferdinando Salzano

Direzione produzione

Orazio Caratozzolo 

Direzione concerti 

Ivana Coluccia

Ufficio sponsorizzazioni

Beatrice Borgo

Org. sponsorizzazioni

Simona De Filippis

Direzione ticketing

Riccardo Brambilla

Responsabile ticketing

Giulia de Brasi 

Ticketing

Lisa Domenichini


Luana Sorrenti

Dir. comunicazione

Veronica Corno

Resp. marketing

Francesco Colombo 

Ufficio promozione

Carlo Crippa

Coord. gen. produzione

Francesca Bevilacqua

Resp.amministrativo

Massimo Moretti

Coord. produzioni

Gianluca Fiore

Coord. generale

Daniela Garavaglia 

Coord. sicurezza lavoro 

Giovanni Schembari

Production

Bicio Marchi


Chiara Trabalza


Giuseppe Benzi


Glauco Mattei


Angelica Alfieri


Anna Storti


Angela Galasso


Noemi Bechini


Diana Ripani


Vittoria Spadafora


Virginia Cuscito

Audio, luci e schermi

Agorà


Wolfango De Amicis


Vittorio De Amicis

Scenografia

Tekset


Igor Ronchese

Riprese live

Telemauri


Maurizio Maggi

Palco

Italstage


Pasquale Aumenta

Palco

Massimo Stage


Domenico Chinelli


Gennaro Chinelli

Effetti speciali

Artechfx


Luca Toscano

Generatori

CME


Stefano Paolucci


Riberto Paolucci

Trasporti

Rock Road


Antonio Celli

Catering

Chef On Tour


Federico Celli

Personale


Audio

Marco Monforte


Stefano De Maio


Max Gentile


Dario De Vido


Adriano Brocca


Carlo Barbero


Michele Vannucchi


Fabio Sacchetti


Fabio Cerretti


Enrico Mambella


Remo Scafati


Alfredo Coppola


Silvio Visco


Daniele Carillo


Nicola Pisano

Luci

Alessandro Saralli


Manuel Del Signore


Francesco Mingoia


Nicola Visentini


Artuto Contaldi


Jacopo Germignasi


Davis Laurino

Set

Davide Altobelli


Ganluca Corti


Christian Mazzocchi


Stefano Piacentini


Raffaele Iammarino


Fabrizio Roio


Petrit Quarrai

Video 

Stefano Ranalli


Francesco Previdi


Saverio Ranalli


Daniele D'onofrio


Paolo D'orazi


Nicolo' Puccioni


Bruno Zappia


Valerio Scarlato


Matteo Crispino

Rigger

Emiliano Bitti


Francesco Garufi

Cameramen

Maddalena Matteo


Innocente Michele


Billeci Salvatore


Mennillo Luca

FX

Matteo Serratore


Gaetano Corriere

 Grafiche e video

MaTi srl

Art Director

Massimo Furlanetto

Motion Graphics

Jonathan Goffredo


Enzo Lo Re


Simone Gottardo


Lilian Gorini


Diego Boffelli

Filmmaker

Nicola Leone


Tommaso Bassanini

Video Producer

Sara Rivolta


Giulio Falla

Catering

Stefano Dellle Sedie


Domenico Curci


Alessandro Delle Sedie


Valentina Vitiello


Fulvio Candeloro


Ketty Tamiazzo Resi

Gruppo Elettrogeno

Giovanni Barbato

Stage

Francesco De Rosa


Alan Barbosa


Giuseppe Sibilio


Gennaro Cirillo


Teodor Ciornei


Francesco Gagliardi


Marian Florescu


Alexandru Apetroaie


Aronne Ballabio


Clicca qui per accedere alla galleria fotografica
(30 Foto)