High End Systems TurboRay
La casa costruttrice texana High End propone questo interessante testamobile: se la forma ci riporta agli anni passati, le caratteristiche sono assolutamente moderne. Infatti il design esterno – che tutti riconosciamo – può ingannare: non è quello che sembra.
di Douglas Cole
Gli ultimi anni hanno visto la tendenza, fra gli utenti di proiettori motorizzati, a richiedere non solo prodotti con certe caratteristiche di resa, potenza e affidabilità, ma anche dotati di una certa qualità scenografica legata al loro design.
Per quanto riguarda gli illuminatori statici, questa tendenza era già nota, con diversi prodotti caratterizzati da un design vintage – o ipermoderno – concepiti proprio per far parte della scenografia stessa, oltre che per svolgere il loro vero ruolo di illuminazione. Ad esempio vengono spesso usati i grandi Fresnel, posizionati in bella vista sui palchi, proprio per creare subito una precisa atmosfera; ma, a quanto pare, anche l’iconica forma dei primi popolari motorizzati è diventata un look ricercato da mettere in mostra, anziché da nascondere dietro le quinte. Alcuni costruttori infatti hanno recentemente riproposto il look corto e tozzo del riflettore senza lenti per proiettori beam. Anche il corpo di forma cilindrica, che richiama la gondola motore di un aereo – compresi i vani della turbina – è stato riesumato per i wash, nonostante il funzionamento che vincolava questo aspetto particolare sia ormai reso superfluo dalle sorgenti policromatiche a LED. Insomma… dopo decenni passati a progettare fari più complessi per evitarlo, i costruttori hanno cominciato ad abbracciare e farsi vanto dell’obbligatorio punto nero centrale nelle emissioni di questo design.
Con TurboRay, High End adotta una forma che si presta ancora di più all’uso scenografico del proiettore come oggetto di design.
Sotto il punto di vista prettamente illuminotecnico, TurboRay potrebbe essere classificato come una libera interpretazione della tipologia wash-beam, ma sicuramente con un pacchetto di effetti molto originale, sia in proiezione sia in controluce.
Sorgente e sistema ottico
TurboRay si distingue subito per la sorgente, o meglio le sorgenti: incorpora quattro sorgenti chip-on-board Osram Ostar Stage RGBW da 60 W nominali ognuna. Queste sorgenti sono posizionate una lontana dall’altra e controllate indipendentemente. Un corto collimatore davanti ogni sorgente fuoriesce verso un massiccio blocco di quattro lenti. Queste lenti convesse particolari hanno il centro ottico di ognuna in asse con l’uscita della corrispondente sorgente, ma sono tagliate ognuna con la forma della sezione orizzontale in un settore di circolo da 90°, fondendosi in una sorta di ottica senza soluzioni di continuità con quattro diversi punti focali, e che riempie l’intero diametro della testa. Questo blocco è montato su binari con un controllo motorizzato che gestisce lo zoom. Un elemento ottico dedicato alla messa a fuoco non è presente, perciò è possibile ottenere delle proiezioni abbastanza nitide solo ad un’unica distanza per ogni impostazione di zoom, controllato a 16 bit. A valle della lente, la testa è essenzialmente un cilindro vuoto, fino alla ruota di vani radiali all’uscita della testa (ne parleremo più avanti). Questo blocco di lenti consente una gamma di zoom che passa da un fascio stretto di 3,5° fino a una divergenza di 24°. Alle impostazioni di zoom più strette, TurboRay emette quattro fasci distinti dalle quattro sorgenti, che si combinano progressivamente allargando lo zoom.
In termini di flusso, High End dichiara un’emissione di 55.800 cd con tutte le sorgenti al massimo e alla massima apertura dello zoom (24°, perciò ~7660 lm), in grado di erogare un illuminamento di 2231 lx su un campo di ø2,13 m ad una distanza di 5 m.
Colori ed effetti
Il funzionamento di TurboRay è molto particolare e, perciò, consente la creazione di effetti piuttosto originali e unici. Innanzitutto, i collimatori davanti alle quattro sorgenti servono soltanto a eliminare uscite spurie di luce all’interno del proiettore per far sì che le sorgenti non si “sporchino” una con l’altra a monte dell’ottica. Tali collimatori non sono smerigliati per omogenizzare la luce dai quattro primari RGBW. Tra il gruppo delle sorgenti e la lente è posto un modulo che contiene due ruote. Essendo per forza quadruplicata ogni posizione per allinearsi con le quattro sorgenti, ognuna delle ruote ha solo quattro posizioni.
Ci fermiamo un attimo sulla prima di queste ruote. Comincia nella prima posizione con il diffusore secondario che, selezionabile dall’utente, omogenizza le emissioni dei diodi RGBW di ciascuna delle quattro sorgenti per diventare quattro fasci, ognuno di un singolo colore. La seconda posizione di questa stessa ruota, però, è semplicemente aperta e lascia passare l’immagine della sorgente direttamente alla lente dello zoom. Già questo rappresenta un effetto interessante, perché le quattro matrici di LED RGBW vengono proiettate e possono essere messe a fuoco o sfumate, e più o meno sovrapposte, in base alla distanza e allo zoom. In combinazione con il controllo individuale delle quattro sorgenti, questa possibilità consente già per sé la generazione di un’infinità di trame statiche o dinamiche, utilizzando solo i LED. A mezz’aria, invece, questo effetto diventa un “flower” con colori e divergenza regolabili.
La particolare configurazione delle quattro lenti. In basso, si nota la ruota colori con ognuno dei filtri quadruplicato.
Le altre due posizioni di questa ruota sono dei gobo, uno a strisce e l’altro a puntini regolari, allungati in modo da poter essere usati come animazioni con il movimento della ruota.
La seconda ruota contiene tre filtri di colori statici – un rosso profondo, un blu profondo e un CTO 3200 K (più open) – posizionabile e rotabile per effetti bicolori o di scorrimento. Chiaramente, questi aggiungono tante possibilità alla tavolozza RGBW già disponibile dalle sorgenti.
L’ultimo elemento fisico nel percorso della luce attraverso la testa di TurboRay è il caratteristico array radiale di vani che compongono il diffusore primario – l’elemento che crea l’estetica “vintage” (se ormai gli anni ‘90 sono “vintage”) del proiettore. Diversamente dai proiettori che ovviamente ispirano il look, in TurboRay rimane solo l’ultima ruota di vani radiali, quelli del frost. Con i vani girati nella posizione chiusa, cioè con l’effetto inserito al massimo, il frost è piuttosto leggero, servendo più che altro a omogenizzare ulteriormente l’emissione del proiettore per wash uniformi o per creare un aspetto di un circolo pieno di luce (sempre con il “buco” in mezzo) in controluce. Con la ruota aperta al massimo, invece, i vani girati in asse con il flusso delle lenti funzionano da conduttori solidi di luce e impartiscono il caratteristico look di turboventilatore, con i raggi che brillano in concentrate linee di luce alla bocca del proiettore.
Controllo
TurboRay si controlla con protocollo DMX/RDM tramite connettori XLR5 (in e through), oppure con con Art-Net o sACN tramite l’interfaccia Ethernet (con due porte RJ45). È in grado di ricevere controllo tramite Ethernet e simultaneamente rimandare l’universo DMX in uscita dal connettore XLR5. Dispone di due modalità di controllo: standard, con 53 parametri, e reduced, con 25. La modalità ridotta non consente il controllo diretto delle quattro sorgenti individualmente, ma dispone sempre di 12 macro preprogrammate con effetti che sfruttano questa possibilità. Oltre al canale tramite il quale si selezionano, include canali indipendenti per il controllo della velocità dell’esecuzione delle macro e per il crossfade tra le macro a velocità variabile. In entrambe le modalità il colore si può controllare in RGBW o CMY, con un canale dedicato al controllo della temperatura colore (da 2800 K a 8000 K) usando algoritmi implementati direttamente nelle sorgenti.
La modalità standard consente il controllo su canali indipendenti di R, G, B, W, CTO, dimming (16 bit) e strobo (tipo e velocità) per ognuna delle quattro sorgenti. TurboRay possiede tutte le funzionalità necessarie all’utilizzo come wash, con il controllo anche tramite DMX della frequenza dei LED (per evitare lo sfarfallamento nelle riprese), e l’effetto selezionabile di spostamento del colore verso il rosso legato al dimmer, per simulare l’inerzia termica del filamento in tungsteno. Altre utili funzionalità includono le quattro modalità dei ventilatori per il controllo del rumore, lo spegnimento del display e degli indicatori dalla console. Quattro diverse curve sono disponibili per il controllo dell’intensità, selezionabili tramite l’interfaccia locale.
I movimenti sono controllabili con una risoluzione di 16 bit in entrambe le modalità, con una gamma di 540° in pan e di 239° in tilt. Può compiere un movimento di 360° in pan in 2,54 s e di 180° in tilt in 1,78 s.
L’aspetto grande del fascio e della faccia del proiettore in controluce è abbastanza ingannevole, perché la testa di TurboRay è lunga solo 47 cm e, nella posizione verticale, è alta 66 cm. Pesa 22,7 kg. In termini di consumo elettrico, assorbe nominalmente un massimo di 432 VA a 220 V AC/50 Hz.
Nonostante TurboRay assomigli ai wash motorizzati di trent’anni fa, il suo ruolo è decisamente un altro… e sarebbe anche un peccato nasconderlo dietro l’arlecchino nel tetto. È più facile immaginarlo sul ponte di controluce e sul floor, dove potrebbe creare delle trame originali in proiezione sul palco o sul fondale e rimanere disponibile per creare complesse atmosfere a mezz’aria. L’aspetto frontale è forse la caratteristica che colpisce di più. Con i vani del diffusore aperti, oltre alla “stella” di linee di luce concentrata, ogni angolo di visualizzazione riflette e diffonde la luce delle sorgenti in un modo diverso. In combinazione con i movimenti della testa e colori dinamici delle diverse sorgenti, gli eye-candy che offre questo proiettore sono davvero originali – una gradita alternativa agli effetti pixel dei wash-beam multi-lente ai quali gli spettatori si sono ormai abituati. Come proiettore d’effetto, si presta ad una vasta gamma di applicazioni, dai grandi palchi alle produzioni dal vivo di medie dimensioni e, in particolare, alle produzioni televisive.
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