Gianna Nannini – Hitstory Tour 2016

Dopo l’uscita della sua quinta raccolta e ventinovesimo album, Hitstory, la regina del rock italiano si è imbarcata in una tournée in teatri ed auditori che, durante l’estate, si trasferirà in teatri antichi, festival e piazze all’aperto.

di Douglas Cole

Hitstory è una raccolta retrospettiva, e non solo, che comprende 32 brani su due dischi (45 brani su tre dischi in versione “deluxe”). Pubblicato a fine ottobre 2015, l’album contiene anche sei brani inediti, quattro dei quali composti ad hoc. Hitstory è stato certificato disco d’oro – praticamente un risultato scontato per questa artista – dopo poche settimane, ma i fan di Gianna Nannini hanno dovuto aspettare questa primavera per il ritorno sul palco della loro beniamina.

Diversamente dai precedenti tour, sono state scelte delle venue meno capienti rispetto ai palasport, una decisione non dovuta a un appeal calante dell’artista sul pubblico, ma alla voglia di un’atmosfera più intima, tanto che la maggior parte delle date si sono subito trasformate in concerti multipli, cioè con due, tre, anche quattro date in teatri ed auditori delle dimensioni dell’Arcimboldi, dell’Ariston e del Parco della Musica.

La prima tranche culminerà in una serata all’Arena di Verona, per poi ripartire in versione estiva fino alla fine di agosto. Parliamo, in tutto, di circa quaranta date.

Per questa tournée l’artista e il suo venerabile manager, David Zard, collaborano con F&P Group nella produzione e distribuzione del concerto, con la produzione esecutiva di Orazio Caratozzolo. A dirigere la produzione in tour è invece Giulio Koelliker con la sua squadra, mentre il fonico di sala è Marco Dal Lago, con la sonorizzazione del palco affidata a Umberto Polidori

Per quanto riguarda il lighting, dopo diversi anni di collaborazioni estere (uno su tutti Woodroffe!) troviamo di nuovo un professionista italiano: Jò Campana

Il materiale audio, luci e il personale tecnico sono forniti da Agorà, perciò le garanzie su questo spettacolo sono piuttosto solide.

Abbiamo avuto l’opportunità di vedere il concerto alla “seconda data zero” nel Teatro dell’Aquila di Fermo, un teatro all’italiana che dà l’impressione ingannevole di essere veramente piccolo, ma che, con i suoi cinque ordini e più di 120 palchetti, ospita circa 1000 persone.

Giulio KoellikerDirettore di produzione

“Siamo qui a Fermo da 12 giorni – ci racconta Giulio – e qui abbiamo fatto le due ‘date zero’. Il nostro referente locale è Sandro Giacomelli di Pistoia, che spesso collabora con F&P per gli allestimenti; ma la consueta venue di Cascina non era disponibile e lui aveva questo aggancio con Fermo. Qui ci siamo trovati molto bene, abbiamo potuto montare tutto in un buon ambiente. 

“Il tour prevede date doppie nelle varie città – continua Giulio – e per noi è ovviamente piuttosto comodo.

“La produzione è nata dopo aver analizzato numerosi progetti: il manager, David Zard, è stato molto presente. Alla fine è stato scelto un allestimento piuttosto lineare, con l’idea di portare il rock nei teatri ma adattandolo a queste particolari venue, non a caso abbiamo anche sei archi sul palco. Ovviamente l’allestimento doveva essere proporzionato alle venue e non troppo difficile da montare e portare in giro. Così la produzione ha due bilici di materiale, luci e scene da una parte e audio dall’altra.

“I teatri in cui andiamo sono tutti quelli più grandi: Torino, Sanremo, Milano, Lugano, Roma, Bologna, Firenze... faremo 12 città e 25 show, per poi chiudere il 14 maggio all’Arena di Verona con una grande orchestra; è poi previsto un calendario estivo in location molto particolari.

“Il service è Agorà – ci dice Giulio – in produzione siamo io e mia moglie, Gioia D’Onofrio, e Angela Galasso per i camerini. I backliner sono Antonello Di Battista e Felice Gosta, mentre i tecnici luce sono Stefano Franchini, Vittorio Graziosi e Francesco Onori.

“Mi piace questo spettacolo – conclude Giulio –: è stato creato uno show molto particolare, che valorizza l’artista e di cui sono molto soddisfatto”.

Jò Campana – Lighting designer

“È il mio primo tour con Gianna Nannini – ci dice Jò – artista che ho sempre stimato molto: andavo a vedere i suoi concerti a 16 anni ed in camera avevo il suo poster. È un piccolo sogno professionale.

“Durante gli incontri preliminari con Gianna, David Zard, Giulio Koelliker e Orazio Caratozzolo – spiega Jò – ho ricevuto l’input di creare un disegno teatrale, che avesse la musica al centro, visto che Gianna è di suo un turbine sul palco. Quindi alle luci non erano chieste cose particolari ed erano esclusi video o proiezioni.

“Il concetto da sviluppare era il mondo dell’oro e della luminosità, così abbiamo inventato questi due pedanamenti per alloggiare i musicisti lasciando molto spazio al centro del palco all’artista, anche se stavolta non entra con la motocicletta.

“Lo show alterna momenti teatrali e più dinamici, si va dal rock aggressivo al piano-voce o alle delicatezze musicali con l’orchestra.

“Abbiamo fondamentalmente un’americana davanti e una dietro, sei piantane con molti tagli, che mi permettono di giocare sulla profondità del palcoscenico e che sono piaciuti anche all’artista: DWE, incandescenze, PAR LED ed altri motorizzati fanno il key-light di taglio, oltre a un po’ di materiale floor. Niente di eccessivo.

“Dietro, abbiamo le ladder – continua Jò – queste scalette fatte di catena d’acciaio che sono una soluzione molto comoda per sospendere i proiettori, visto che si avvolgono su se stesse e quindi si trasportano e si montano in un baleno.

“Il sipario è tutto rigorosamente color oro, e quando si apre svela un tulle che a sua volta svela queste scalette dietro le quali c’è uno starcloth che uso spesso. Insomma abbiamo creato diversi livelli di profondità, per avere dei piccoli special e variare la scena.

“Poi – aggiunge Jò –sta alla sensibilità del lighting designer dosare le varie risorse durante lo show per rendere il concerto sempre il più vario possibile.

“Il service luci è Agorà che ha fornito fra le altre cose dei DTS EVO che uso per la prima volta: sono proiettori equiparabili a quella tipologia ibrida che va in voga adesso, fanno molta luce anche se hanno un piccolo difetto sulla colorimetria, cioè sulla miscelazione dei colori, tanto che è venuto un tecnico DTS per cercare di fare un up-grade e appena sarà logisticamente possibile i proiettori rientreranno in ditta per ritornare corretti; comunque è un proiettore versatile che si utilizza bene. Poi Clay Paky, Martin... tutto materiale noto. La console è una grandMA 1 e sottolineo ‘1’, perché ritengo che, per certe cose, sia un banco ancora migliore della 2, almeno a mio gusto personale.

“Devo dire – dice Jò – che il confrontarmi con un manager di enorme esperienza come Zard è stato per me  molto formativo: magari non facile, ma alla fine siamo riusciti ad arrivare a un risultato apprezzato da entrambi e di questo sono molto contento”.

Marco Dal Lago – Sound engineer

“Conosco bene l’artista per averci lavorato diversi anni fa – dice Marco –. Il set-up è piuttosto rock, un concerto potente e con molta dinamica sin da subito.

“La band è numerosa– spiega Marco – 14 elementi, perché ci sono sei archi, completati da alcuni archi in base. Il direttore musicale è Davide Tagliapietra e tutta la band è composta da musicisti molto giovani che danno una freschezza particolare anche ai pezzi vecchi. Batterista e bassista sono tedeschi, due ottimi musicisti: il bassista è arrivato con un solo basso ma ne ricava un parco suoni incredibile! Al momento c’è un’atmosfera davvero positiva.

“Ci sono molti cori, a volte con cinque voci e questo è un bel supporto per l’arrangiamento; abbiamo lavorato molto durante le prove per equilibrare tutto e stabilire il balance, abbiamo messo in piedi 32 pezzi, un bel lavoro che ci ha permesso di arrivare preparati.

“Ho una SD10 di cui uso, per la batteria, dei plug-in SSL della Waves per dare un suono un po’ più sporco; poi ho due gruppi per la batteria, in uno uso un compressore Kramer, che compatta e amalgama tutto lo strumento, più una piccola compressione parallela per dare un po’ di punta in più a cassa e rullante; sul basso ho un compressore, un EQ SSL e un EQ della Kramer; sulle chitarre ho un EQ più un tape della Kramer che mi dà la simulazione del nastro e che uso sui gruppi delle chitarre elettriche; poi ho un leggero doubler sulle acustiche.

“Uso alcuni SPL sulla batteria – spiega Marco – il mio Cranesong e il compressore multibanda XTA sulla voce, oltre al mio set-up Universal Audio di effetti e riverberi. I program change avvengono via MIDI dalla console grazie ad un programma di Italo Lombardo. La catena della voce prevede il multibanda del banco, il multibanda dell’XTA, per concludere con il Cranesong HEDD192. Quest’ultima è una macchina di mia proprietà che porto sempre in giro, emula una valvola e il compressore a nastro e dà un po’ di armoniche sulle alte, dando precisione sulle parole e portandole avanti.

“Per il virtual sound-check uso il software Tracks della Waves, molto comodo, economico ed affidabile. 

“Ho un MacBookPro che sto davvero spremendo: dentro uso la console dell’Apollo (processore per i plug-in UA – ndr), il MIDI, i due software per il SoundGrid Studio, con l’MGB che è l’interfaccia MADI, e poi TracksLive: faccio play e uso 64 tracce senza problemi.

“Altra cosa interessante – continua Marco – è il fatto che Gianna ha voluto provare dei microfoni nuovi e le è piaciuto molto il DPA d:facto II, di cui ha percepito una maggiore qualità; anche su palchi rumorosi non ha molti problemi, ovviamente se hai una voce, come quella di Gianna, che sa spingere quando serve, tanto che non abbiamo messo nemmeno del plexiglass davanti la batteria.

“Io esco con un semplice LR – conclude Marco – ci pensa poi Nobilini a farsi tutti i suoi gruppi per il PA. Voglio sottolineare che il KARA in teatro è meraviglioso: piccolissimo e facile da posizionare ovunque con un grande risultato. È uno standard da cui è difficile tornare indietro”.

Luca Nobilini – PA Engineer

“Abbiamo, in tutto, 24 Kara – spiega Luca – sei SB28 e quattro 8XT, casse coassiali passive usate come front-fill, tutto pilotato dagli LA8. Il controllo è un Lake con cui faccio le mie matrici partendo dal LR del banco.

“Abbiamo fatto dieci giorni di allestimento, le prime due date zero, ed ho scelto di montare tutto per dare al fonico l’idea di quella che è la configurazione massima con cui il PA diventa molto più morbido. La scaletta ha diversi punti rock, quindi serve comunque una certa pressione, ben gradita dal pubblico. Il set-up si monta abbastanza velocemente, è diviso in bauli da tre e si installa con un paio di ragazzi di supporto.

“Logicamente – continua Luca – nei posti più grandi si chiederà un incremento, come all’Arcimboldi che è alto e difficile, ma nella maggior parte dei teatri italiani questa configurazione basta e avanza; inoltre spesso non si riesce ad appendere mentre KARA è molto adatto anche ad essere appoggiato.

“Per l’analisi uso Smaart 7, ormai uno standard: offre infinite possibilità, si possono fare mille paragoni, fra vari segnali e vari suoni ripresi, basta un computer e si ha un ottimo strumento: costa un po’ ma visto che si usa tutti i giorni è un costo che vale la pena sostenere.

“La competenza informatica – conclude Luca – in questo lavoro è diventata indispensabile. Bisogna saper configurare una rete: indirizzi IP, maschere e sottomaschere... Inoltre è ovviamente fondamentale la collaborazione col fonico di sala con cui deve esserci intesa sul risultato voluto”.

Umberto PolidoriMonitor engineer

“Il banco al palco – spiega Umberto – è sempre un SD10, con trasporto Optocore. Il mio fa da master e quello in sala è in slave. L’unica cassa sul palco è il sub del batterista, per il resto tutto IEM; in radio sono solo i chitarristi, le sequenze e il bassista, gli altri sono a filo. Il batterista ha un mixerino con dei canali stereo separati, io preparo un kit di batteria, un kit di band, e tengo separate le sequenze ritmiche alle quali si appoggia, più click e sub. Per gli archi usiamo un amplificatore per cuffie, mentre per i cori usiamo i PSM400 a cavo.

“Abbiamo 16 canali di radiofrequenza, tutto compreso – dice Umberto – anche in previsione di qualche guest. Per gli ascolti abbiamo i sistemi ew300 G3 Sennheiser, Shure UR4D per le voci e ULXD per le chitarre, sistema digitale che forse scarica un po’ di basse ma che sulle chitarre è utilizzabilissimo.

“Gianna ascolta lo stesso mix che preparo per tutti: faccio infatti un mix unico, lavoro in post su tutti, ma i singoli musicisti sono in pre, in modo che ho sempre sotto controllo il balance di tutti gli strumenti, tranne il singolo strumento che il musicista può chiedermi di variare in livello. Anche Gianna ha un mix post, ma lei non è un’amante dei riverberi, preferisce sentire una voce piuttosto asciutta, cosa un po’ atipica, ma a lei piace così”.

Lo show

Vedere e sentire Gianna Nannini in teatro con dei livelli audio più controllati è ben diverso delle esperienze che abbiamo avuto negli ultimi anni. Anche se l’energia che riesce ad ottenere dal pubblico è limitata dal tipo di venue, lei non si tira indietro per niente... entro i primi cinque brani si era arrampicata già due volte verso i palchetti, riuscendo la seconda volta a buttarsi dentro uno di questi! L’allestimento del set è fatto apposta per lasciare ampio spazio, in mezzo al palco, al suo incontenibile personaggio... ma questa non è novità. Quello che è diverso è la combinazione acustica teatrale, KARA e Dal Lago, che insieme danno l’impressione di ascoltare un bel disco dal vivo da un impianto HiFi in un salotto molto comodo.

Il concerto tocca i vari momenti acustici, piano-voce e pop (ripercorrendo, giustamente, diversi momenti della sua carriera) ma, come sempre, i momenti che colpiscono con questa artista sono quelli più grintosi, e questo concerto ne ha tanti.

Per lo spettacolo visivo, Jò sfrutta moltissimo l’impostazione teatrale, facendo aprire piano piano la scena con fondali a strati, come una cipolla: non che ce ne siano così tanti, ma ognuno viene usato per creare tanti diversi effetti, dal sipario dorato illuminato e riflettente oppure con il texture delle ombre, all’effetto nudo dello Starcloth, al tulle tralucente con macchie di luce pulsanti create con i MAC Aura, fino agli effetti del palco rock con i proiettori a matrice in pieno controluce. Non ci sono delle grandi innovazioni, ma, come sapevamo già, Jò lavora sempre benissimo con la “scatola nera” del teatro. 

 

Gianna Nannini

 

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