Gazzelle - Post Punk Tour

Tre album, un EP e il salto dai club alle grandi venue: questo il percorso del cantautore romano nel corso degli ultimi tre anni, culminati in una serie di sold-out nei palasport più grandi d’Italia.

Gazzelle - Post Punk Tour

di Douglas Cole e Alfio Morelli

Flavio Pardini, cantante e paroliere malinconico che prende il nome d’arte da un modello di scarpa da tennis, è partito come un razzo dalla scena indie con un primo singolo e videoclip del 2016, Quella te; tutto senza ancora rivelare ai nuovi fan il proprio volto fino alla pubblicazione del primo album, Superbattito, l’anno successivo. Gazzelle ha poi fatto seguire a questo primo disco l’EP Plastica, sempre nel 2017, il secondo album, Punk, nel 2018 e il terzo, logicamente Post Punk, nel 2019.

Il suo caratteristico stile – che combina l’elettronica con un cantautorato più convenzionale, e testi che trattano i temi intramontabili dell’angoscia dei giovani adulti in parole attuali – sembra tradursi bene in fascinazione per un pubblico giovane ma non adolescente e, conseguentemente, in numeri importanti in biglietteria. Infatti, a soli cinque mesi dalla fine dalla tournée Punk, che nel 2019 ha toccato club, teatri e venue medie, Gazzelle è ripartito a gennaio con il tour Post Punk, portando a casa quasi sempre sold-out nei palasport più grandi d’Italia. 

I concerti del Post Punk Tour sono prodotti da Vivo Concerti di Clemente Zard, con la produzione realizzata e organizzata da Giorgio Ioan e Lemon&Pepper, portata in tour da Fabio Michelotti. Questa tournée ha fatto sette date – compresa una data bis al Palazzo dello Sport di Roma – portando in giro non solo consolidati professionisti che incontriamo spesso – come Andrea Arlotti al disegno luci, Luca Casadei, Jonathan Bonvini, Simone Cherubini e il resto della squadra di Mister X Service – ma anche qualche faccia nuova che calca per la prima volta i palasport, come Jacopo Dell’Abate in FoH e Massimiliano Botti alla regia monitor.

Noi abbiamo intercettato la tournée in occasione della prima data ufficiale, al Nelson Mandela Forum di Firenze.

 Da sx: Matteo Cariddi, Giorgio Ioan, Fabio Michelotti e Lucia Carraro.


Giorgio Ioan  - Direttore di produzione

“La produzione è di Vivo Concerti – spiega Giorgio – e Lemon&Pepper ne cura la messa in opera. Il team di produzione è composto da Fabio Michelotti, Lucia Carraro e Matteo Cariddi. La produzione gira con sei bilici, e l’allestimento è facilitato da un rolling stage.

“Per quanto riguarda i fornitori, il service audio, luci e video è Mister X, il palco è di Italstage e abbiamo un catering al seguito targato Giromangiando. 

“Il palco è una struttura su due livelli: il livello in basso davanti ha una singola piccola passerella, mentre la band occupa una pedana rialzata su tutta la larghezza del palco. Il fondale comprende quattro sezioni di LEDwall, le due esterne configurate in verticale e quelle interne in orizzontale, integrate da una striscia di LEDwall sull’intera larghezza della pedana della band.

“Una cosa interessante, che arriva grazie al manager dell’artista, Antonio Sarubbi, è la presenza di un disegnatore per tutti i contributi visual. Marco Brancato ha disegnato tutto come un tratto a mano: grafiche, claim, scritte; rispetto alle solite grafiche o contributi girati, questo tratto digitalizzato risulta interessante e veramente artistico.”

“Per quanto riguarda la tournée, per ora abbiamo queste prime sette date, poi i piani non sono ancora definiti. Immagino che si andrà avanti per l’estate. Per ora sta andando molto bene, con questo tour praticamente tutto esaurito e una seconda data a Roma già aggiunta al calendario.”

Le luci


Andrea Arlotti – Lighting designer

“Per questa produzione – spiega Andrea – ho curato il disegno delle americane, il posizionamento e la scelta dei proiettori. Il pedanamento, il palco e il LEDwall sono stati creati da Giorgio e, seguendo quel design, ho inserito i proiettori tra gli schermi e ho aggiunto un tetto adeguato in potenza. 

“Il fondale si basa su schermi intervallati da luci, un po’ un classico backdrop, a cui si aggiungono tre americane a costituire il roof: frontale, mediana e controluce. 

“La caratteristica particolare del visual è la presenza di animazioni stilizzate create da Marco Brancato. Anziché i video reali o le grafiche generate, questo è l’impatto prevalente dello show. 

“Il palco è pensato per dare importanza all’artista – continua Andrea – perché Gazzelle è uno, Flavio. Tutta la parte inferiore del palco con la passerella è a sua disposizione, e vi si può muovere liberamente. Poi c’è la parte superiore del palco, che è una pedana alta un metro e mezzo con tutta la band: chitarra, tastiere, sezione archi al centro, poi batteria e basso. L’unico musicista che si muove è il chitarrista che scende ogni tanto per un assolo. Durante un set acustico, la sezione archi e il pianoforte si spostano momentaneamente nella parte inferiore del palco, ma è l’unico cambio-palco durante lo show. 

“Il parco luci è sospeso su tre americane in alto, più alcuni ladder intervallati con gli schermi; poi c’è un po’ di floor per il controluce dei musicisti. Per quanto riguarda i proiettori, le tipologie sono poche e il design è molto tradizionale: una cinquantina di Claypaky K20, 42 Mythos, 18 Viper, 26 classici blinder ad alogeno, 18 strobo a LED SGM X•5 e dei Martin Mac Aura per i frontali sulla band e sull’artista.

 Il fondale con i quattro schermi Compass8, intervallati dalle ladder con i Mythos, K20, X•5 e blinder.

“Con i Mythos – precisa Andrea – più che altro diamo l’impronta di colore sul palco. I K20 del soffitto fanno prevalentemente il colore, mentre quelli sui ladder – dove lavorano con gli strobo e i Mythos – fanno effettistica, insieme ai Mythos a soffito. I Viper aiutano a intervallare i tappeti tra i K20 e Mythos. A parte in alcune situazioni, questi non stanno lavorando come classici spot.

“Per evidenziare l’artista e aiutare l’aspetto fotografico, ho due seguipersona in FoH che gestisco io tramite intercom. Questi non vengono utilizzati sempre, perché cerchiamo di mantenere l’aspetto teatrale quando l’artista è al centro del palco, illuminandolo solo con i frontali dall’alto.

“Per il controllo sto usando una grandMA3 Light, con una spare. Uso sempre, però, il software grandMA2. Lo show è prevalentemente gestito in timecode, a parte le sezioni acustiche che sono ovviamente più libere. La trasmissione fino al palco è tutta in ArtNet su Cat5. 

“Ho programmato tutto utilizzando Wysiwyg in timecode – aggiunge Andrea – in modo che nelle due notti di allestimento potessi mettere a posto i dettagli. Ho scelto di usare il time-code perché ci sono delle sequenze e dei contributi e anche perché le canzoni in alcuni momenti hanno diversi stacchi particolari. È bello lavorare live, ma il timecode dà garanzia che lo show sia sempre quello, dall’inizio alla fine, e mi permette di seguire meglio la parte dei seguipersona per la videografia live, nel caso rinforzandoli con gli Aura”.

“Tutto il materiale – conclude Andrea – è fornito dal service Mister X, il cui caposquadra in tour è Luca Casadei.”

L’intera squadra Mister X.

Luca Casadei – Responsabile del service

“In questo tour – aggiunge Luca – ho il ruolo di responsabile per Mister X. Per lo show abbiamo fornito l’impianto d&b audiotechnik serie J, con il progetto audio di Simone Cherubini. Le regie audio sono entrambe dotate di ProX Midas.

“Per quanto riguarda il video, lo schermo è sempre fornito da noi, un Compass8 ProLights, più la regia camere per le riprese live, e tutta la parte del media server per la messa in onda dei contributi.

“Oltre ai dettagli sulle luci, già spiegati da Andrea, un punto importante è che abbiamo messo in campo le nuove Litec pre-rig truss Revolution, quindi i fari  viaggiano già montati, un grande vantaggio nell’allestimento.

“Per quanto riguarda il personale – conclude Luca – siamo quattro tecnici nella squadra luci: io, Andrea Palamara, Valerio Venturoli e Giorgio Angeletti. La squadra video è composta da cinque persone: Jonathan Bonvini, Corrado Genovese, Andrea Cavalli, Andrea Russo e Luca Pennisi. Per il reparto audio, Roberto Gilioli è il caposquadra e ci sono due PA Manager – Simone Cherubini e Leonardo Colautti – e due backliner, Filippo Torre e Paola Bertozzi. Infine, Fabio Milleret è head rigger in tour, sempre per conto da Mister X. I due fonici, invece, sono due ragazzi che lavorano con l’artista da tempo. Il personale in tour per Mister X viaggia con due pulmini più una macchina”. 

L’audio

Da sx: Massimiliano Botti, fonico di palco e Jacopo Dell’Abbate, fonico FoH.

Jacopo Dell’Abbate – Fonico FoH

“Lavoro con l’artista da circa due anni – racconta Jacopo – quando sono entrato grazie al management in una tournée estiva già avviata. Sono rimasto a bordo per il tour successivo e adesso eccoci nei palasport. Io lavoro principalmente nel live e, grazie al successo di questo artista, sto facendo le mie prime esperienze in una produzione di queste dimensioni e nei palasport. Devo dire che sto imparando costantemente. 

“Sto mixando con un Midas ProX e dal palco arrivano segnali dai cinque membri della band e dei quattro archi. Abbiamo una batteria acustica più i campioni che arrivano dal Roland SPD, in alcuni casi questi si mescolano al suono analogico, in altri sono usati da soli. Ci sono un basso elettrico e un basso synth, suonati dalla stessa persona. Poi c’è la chitarra e, infine, un parco tastiere con otto segnali. Le voci sono due: quella principale e quella dei cori. A questo si aggiungono i quattro archi e alcune sequenze, con quattro stem principali di ritmica, cori, ecc. 

“Le sequenze partono dal palco – continua Jacopo – e vengono mandate dal batterista con un sistema di due Cymatic e due Radial SW8 per ridondanza. Per questa tournée mi sono occupato personalmente delle sequenze, ma forse la prossima prevederà una persona che si occupi specificamente di quelle, perché la questione è un po’ delicata. I Cymatic mandano anche una traccia SMPTE per agganciare le luci e il video. Alla fine, abbiamo in tutto una cinquantina di canali in ingresso. 

“Per quanto riguarda le sorgenti, è tutto abbastanza standard. Per il microfono di Flavio abbiamo scelto un sE Electronics V7, al posto del precedente Beta58, perché ha una voce abbastanza particolare. Per fortuna ha un’ottima emissione, perciò non abbiamo problemi di guadagno, ma cambia molto tra la parte alta e la parte bassa della voce. Se nelle basse si riempie molto, nella parte alta diventa addirittura un po’ stridente… spinge molto sui 2/3 kHz. Quindi ho un EQ dinamico che mi aiuta molto nel gestire questo aspetto. Siamo soddisfatti di questa capsula… è il compromesso migliore per questo timbro, soprattutto in alto. Gli altri microfoni che abbiamo provato, in teoria più belli, risultavano tutti troppo chiari.

“Per il resto, la catena di Flavio – precisa Jacopo – è la seguente: la capsula V7-MC1 è montata sul trasmettitore palmare Shure UR2, che trasmette al ricevitore UR4D. Dal ricevitore entra nel preamplificatore Midas, di cui Max controlla il guadagno e io ricevo il segnale in gain sharing. Sul canale nella console uso pochissime elaborazioni: di EQ c’è praticamente solo il ritocco sulle frequenze alte di cui parlavo prima, poi c’è una compressione di controllo molto leggera, quindi non creativa. Il canale entra poi nel gruppo della voce in cui applico un’altra piccola compressione per amalgamare e anche per non far lavorare troppo solo uno dei compressori. Uso i compressori interni Midas di cui sono molto soddisfatto. Sul gruppo ci può essere anche qualche ritocco di EQ e una compressione multibanda, sempre per gestire le medio-alte, e un equalizzatore dinamico che aiuta con le basse: c’è uno shelving che lavora nei brani con il registro più basso. Applico, solo quando necessario, un riverbero hall del banco… stasera vedremo se serve o no. 

“La situazione è molto snella, l’unico effetto outboard che utilizzo è il pedalino RE20 Boss Space Echo, per uno slapback delay: il direttore musicale in tournée è anche il produttore artistico dell’ultimo disco, in cui questo effetto è stato molto usato. 

“In termini di mixaggio, ho creato dei sotto-gruppi per allineare tutto in uscita sullo stereo e andare alla matrice. Quest’anno ho cambiato metodo in uscita e ho deciso di mandare fuori i sub separati su un aux, oltre al normale L/R. La musica non è proprio dance, o comunque qualcosa che richieda questa scelta per motivi creativi… invece, nei palazzetti la gestione delle basse richiede molta attenzione e la possibilità di controllarle direttamente dal banco è importante… magari anche solo per il soundcheck, per capire meglio i mix. Mi torna molto comoda la console Midas per la compensazione del delay sui sottogruppi.

“Infine – dice Jacopo – ho il KT DN9650 per il virtual soundcheck e per avere un riferimento, ma le registrazioni non hanno un fine discografico”.

Simone Cherubini – PA 

“Per la tournée – spiega Simone – stiamo usando il d&b audiotechnik J, e i progetti audio per le varie venue sono stati sviluppati in Array Calc, sempre d&b. Qui a Firenze ci sono 16 teste main per lato, tutte J8 con le ultime due in fondo J12. Per i side, qui al Mandela Forum abbiamo una situazione asimmetrica per corrispondere alle tribune asimmetriche della sala: 12 J alla destra del pubblico e quattro a sinistra.

“Per le basse frequenze, abbiamo un sub array misto, formato di J-Sub e J-Infra. Sono 11 stack da due sub ognuno, alternando stack di J-Sub e J-Infra, in modo tale da avere una copertura omogenea sia sulle frequenze basse sia sulle frequenze infra-basse. 

“A completare le casse – continua Simone – per i frontfill abbiamo delle Y10P e Y7P,  tutto amplificato da finali D80.

“Dal banco arrivano un L/R più Sub, sempre su AES/EBU, che poi nella matrice Lake vengono distribuiti come L/R/Sub/FF. Il trasporto tra palco e sala è completamente in AES/EBU, e la gestione dell’impianto viene effettuata usando R1 d&b. Integrati nel rack al FoH ci sono il computer con R1, il software per la gestione del Lake e Smaart per le misure delle sale”. 

Massimiliano Botti – Fonico di palco

“È stata una specifica richiesta dell’artista – spiega Massimiliano – che il palco avesse livelli ridotti, ma per sicurezza ci sono anche dei side. A parte questi, sono tutti quanti in IEM: come vedi, tutto molto tradizionale. 

“Uso il ProX e tutta l’effettistica all’interno della console. Abbiamo valutato se costruire un monitoraggio esclusivamente in analogico per l’artista, così da evitare qualsiasi latenza, ma dopo qualche test abbiamo capito che non sarebbe stato necessario. Abbiamo una trentina di canali in uscita, compresi riverberi, ritorni d’effetto ecc, più i servizi.

“Ci sono alcune caratteristiche di questa console – continua Massimiliano – che trovo insuperabili per il monitoraggio, come la funzione dei gruppi MCA: lavoro quasi esclusivamente con gli MCA, impostazione fantastica che suona ovviamente bene. C’erano anche altre possibilità per questa tournée, ma questa l’avevo usata su quella precedente e avevo tantissime scene già impostate.

“C’è una ProX anche in FoH e utilizziamo lo stagebox Midas in gain sharing. I guadagni li faccio io e Jacopo usa il guadagno compensato per il mix di sala.

“Per quanto riguarda le radiofrequenze, abbiamo otto canali radio per gli IEM, Shure PSM1000, e quattro per i microfoni, Shure UR4D. Oltre a questi ci sono dei radio per le chitarre che vengono gestiti dai backliner. Perciò la situazione radio non è molto complessa. Ho valutato di mettere anche gli archi via radio, perché il movimento per il cambio palco sarebbe stato più facile, ma alla fine non era il caso di aggiungere altre radiofrequenze”. 

Chi gestisce le sequenze?

Le sequenze vengono gestite da due Cymatic direttamente controllati dal batterista, a parte l’intro e un altro brano per i quali li avviamo con un iPad.

Che tipo di ascolto richiede l’artista?

L’artista richiede un mix abbastanza completo e musicale, ovviamente con la voce abbastanza in avanti…  con un po’ di riverbero. Ogni tanto vuole un po’ di click e riferimenti ritmici, oltre ai sostegni per l’intonazione.

Riporti il suono del pubblico nell’IEM?

In realtà no, perché canta quasi sempre con un singolo auricolare inserito. 

Chi sono gli altri della squadra sul palco?

I backliner sono solo due: Paola Bertozzi e Filippo Torre. È tanta roba da gestire, ma sono molto bravi… una bella squadra. 

Il video


Jonathan Bonvini – Regia video

“In questo tour – spiega Jonathan – sono responsabile video per il service e seguo la regia live dello show.

“Stiamo lavorando con due camere presidiate da operatori, più quattro microcam sul palco; tutta la parte live viene inserita all’interno di un progetto video, gestito comunque da noi attraverso il media server Resolume Arena, in cui abbiamo caricato tutti i contributi prodotti da Marco Brancato, che si alternano alle nostre riprese per poi andare sui cinque schermi. Ci sono parti di soli contributi video, altri con il video live; io gestisco tutto dalla regia qui, insieme all’operatore media server, Andrea Russo.

“Da qui controlliamo i diaframmi e i controlli delle microcam senza presidio; io genero un’ausiliaria che entra nel media server e viene rimappata sugli schermi: essendo cinque, separati con dei gap, non c’è una semplice immagine dritta in 16:9; porzioni di video vengono rimandate sugli schermi, con delle mappature studiate in anticipo per sfruttare il disegno del LEDwall.

“Tutto è sincronizzato in time code, generato dal batterista che manda le sequenze. I contributi sono in sync con le basi, poi io mi inserisco con la regia live.”

“La squadra video – aggiunge Jonathan – è composta da cinque persone con ruoli intercambiabili: siamo quattro nel montaggio LEDwall, poi una finisce in camera, una al mediaserver, una alla regia video e una di assistenza”.

Marco Brancato – Contributi grafici

“Io collaboro da diversi anni con l’etichetta Machiste Dischi – spiega Marco –. È la prima volta che faccio i contributi per una produzione del vivo di un artista unico, ed è la prima volta per Gazzelle nello specifico. In precedenza ho creato diverse visual identity per eventi e un gran numero di videoclip musicali.

“Le direttive che sono arrivate sono state diverse. Volevamo tradurre a livello visivo molte emozioni, quelle che esprimono i diversi brani ma con diverse ‘temperature’, diciamo. Ci sono i brani più intimisti, quelli più romantici, quelli più danzerecci… tutti da interpretare diversamente in maniera visiva. Spero di esserci riuscito!

“Il template degli schermi – continua Marco – era già stato deciso dall’artista e dal team di produzione quando io sono stato coinvolto e, di conseguenza, mi sono dovuto muovere secondo quegli spazi. Questo è stato un limite, ma anche uno stimolo… spesso le regole e le costrizioni danno degli spunti in più a livello creativo. A parte le dimensioni e le forme degli schermi, mi hanno dato abbastanza carta bianca su cui procedere, e con questo mi sono divertito parecchio nella creazione. 

“I mood e le emozioni dei contributi sono stati decisi insieme all’artista. Per quanto riguarda la tavolozza dei colori, abbiamo deciso abbastanza presto, seguendo le scelte precedenti del lighting design. Quasi tutto rimane su colori primari – rosso, giallo e blu – più il bianco e nero. Ho giocato molto con i pieni e i vuoti: il vuoto, quando lo spazio è nero nel visual ha una sua valenza. Per esempio, quando ci sono i silenzi e ci sono le pause, lascio spazio all’atmosfera che si va a creare nel brano stesso. 

Quali sono gli strumenti e le tecniche che usi nella creazione dei contributi?

La mia tecnica attuale è prettamente frame-by-frame… c’è qualche commistione con modifiche in digitale attraverso key frame – rotazione e spostamenti diversi – ma la tecnica principale rimane quella di elaborare i disegni frame-by-frame. Vengo dall’insegnamento di Gianluigi Toccafondo e dalla tradizione dell’animazione frame-by-frame. 

Lavoro spesso in digitale, in particolare per i progetti con tempi stretti; uso l’iPad Pro con un’applicazione specifica per l’animazione professionale, Clip Studio Paint, per disegnare e animare. Poi per il montaggio uso Premier Pro

Essendo la prima volta che fai i contributi da sincronizzare con un live, che metodologia hai adottato?

Fare i contributi per una produzione live implica ascoltare i brani migliaia di volte, creando animazioni sincronizzate e che riprendono a tempo anche dei piccoli dettagli nella musica. Io ho iniziato con gli ascolti e, prendendo ispirazioni da ogni brano, ho proseguito con degli schizzi iniziali su carta di quello che mi veniva trasmesso dalla musica. Poi nelle produzioni di concerti i tempi sono stretti e, rispetto ad altri progetti, c’è meno tempo da dedicare alla pura ispirazione prima di passare alla fase produttiva. 

Lo show

Il disegno del palco per questa produzione è una scelta piuttosto standard per un artista che deve rimanere il punto focale dello show: questa architettura si presta molto bene a un cantante solista che tiene sempre alto il livello di energia e sfrutta molto bene lo spazio del palco lasciato a sua disposizione. Invece, Gazzelle basa la sua immagine e il suo rapporto con il pubblico su un personaggio molto introverso, e in definitiva questa configurazione sembra un po’ isolarlo: viene accompagnato solo da luci e video, che lasciano ai musicisti il semplice ruolo di sagome contro lo schermo alle loro spalle. Tuttavia, forse solo noi abbiamo percepito questo aspetto come limitante, dato che il pubblico del concerto è stato tra quelli più coinvolti e incantati che abbiamo visto recentemente per un artista così giovane. 

Per quanto riguarda l’audio, l’unica problematica che sembra aver avuto Dell’Abate a Firenze è stata quella di competere con le migliaia di fans, per la maggior parte femminili, che cantavano ogni parola di ogni canzone a squarciagola, anche durante i brani più quieti. A proposito: abbiamo potuto partecipare solo alla data del Mandela Forum ma, essendo stato questo l’esordio del fonico nei palasport, estendiamo i nostri complimenti per il suono a lui e alla squadra di Mister X. Nonostante l’asimmetria, questa venue comunque beneficia almeno di una correzione acustica studiata – c’è sicuramente molto peggio in giro – e si sentiva comunque molto bene, in termini di copertura e di mix.

Lo show visivo è per lo più dominato dai contributi video e grafici, che vengono spesso combinati o alternati con le riprese live, queste ultime usate in modo intelligente per aumentare la presenza dell’artista nel visual totale. Le luci interagiscono molto bene con gli schermi e, oltre a fornire momenti di grande effetto a mezz’aria di contorno, Arlotti riesce sempre a mantenere un’illuminazione che aiuta a evidenziare il cantante, o con i classici seguipersona oppure in modo più drammatico e teatrale con altri proiettori. Sfrutta bene anche il controluce dal fondale per illuminare e “pompare” il pubblico – che è già predisposto e reattivo per conto suo. Complimenti in particolare per i contributi animati di Brancato, il cui stile è notevolmente diverso da altri contemporanei e aggiunge in molti brani un che di retrò decisamente gustoso.  

Personal Artist

Federico Paniccia

Management

Machiste Dischi


Antonio Sarubbi

Band


Tastiere

Valerio Smordoni

Chitarra

Claudio Bruno

Basso 

Gabriele Roia

Batteria

Claudio Laguardia

Violino

Guendalina Pulcinelli

Violoncello

Elena Bianchetti

Viola

Ambra Michelangeli

Violino

Roberta Ciampa

Dir. Artistico

Fausto Cogliati

Direttore musicale

Federico Nardelli

Drivers

Urbanity srl


Sergio Mocchetti


Alessandro Tamborra


Andrea Montagna

Fonico di sala

Jacopo Ruben Dell’Abate

Fonico di palco

Massimiliano Botti

Lighting designer

Andrea Arlotti

Visuals

Marco Brancato

Prodotto da

Vivo Concerti

Amministratore delegato

Clemente Zard

Direttore generale

Andrea Ritrovato

Produzione

Pippo Lopez


Nadira Lisi


Erika Ripamonti

Tour manager

Lorna Pagano

Produzione

Lemon&Pepper

Direttore di produzione

Giorgio Ioan


Fabio Michelotti

Ass.te produzione 

Lucia Carraro

Coord. Produzione 

Matteo Cariddi

Camerini

Ornyrock

Assistente Camerini

Claudia Campagna

Service audio/luci/video

Mister X

Head Rigger

Tommaso D’avolio

Rigger in Tour

Fabio Milleret

Resp. Audio

Roberto Gilioli

Backliner

Filippo Torre


Paola Bertozzi

Tecnici audio

Simone Cherubini


Leonardo Colautti

Resp. Luci 

Lusa Casadei

Tecnici luci

Giorgio Angeletti


Andrea Palamara


Valerio Venturoli

Resp. Video

Jonathan Bonvini

Tecnici video

Andrea Cavalli


Corrado Genovese


Luca Pennisi


Andrea Russo

Catering

Giromangiando

Caterers

Lorenzo Falasca


Maurizio Gambino

Merchandising

Artist 1st


Andrea Sportelli

Palco e strutture

Italstage

Scaff

Dina Cristian


Baran Ionut



Autisti

Manrico Montanari


Massimo Schiavone


Gerardo Tecce


Antonio Girotto


Francesco Cibin


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