Fabio “Fabione” Marsili
Nel mondo dello spettacolo c’è una vasta regione chiamata sicurezza, e in questa zona Fabio è più di un’icona.
di Alfio Morelli
Nel mondo dello spettacolo c’è una vasta regione chiamata sicurezza, e in questa zona Fabio è più di un’icona.
Trovarsi davanti ad una persona che per mole e per stazza è il doppio di noi mette sempre un po’ in soggezione; è proprio quello che ci capita con “Fabione” Marsili: basta studiarlo per pochi secondi per capire che la parola “security” gli si addice particolarmente. E pochi secondi sono anche più che sufficienti per riconoscere dai suoi sorrisi spontanei e simpatici che dietro la corazza si nasconde una personalità dolce, gentile e disponibile.
Lo incontriamo a Roma, nel suo ufficio. Ci racconta il suo percorso e le sue lotte per far ottenere un riconoscimento alla professionalità di chi opera in questo ambiente lavorativo.
Come sei entrato nel mondo dello spettacolo?
La mia carriera inizia dal lavoro in un piccolo bar di periferia, dove arrivavo sempre in ritardo. Viaggiavo in tram, ero un ragazzo, e la notte dormivo pochissime ore, quindi il sonno lo recuperavo lungo il tragitto, almeno fino a quando il conducente del mezzo, giunto al capolinea, mi svegliava e mi chiedeva a che fermate dovessi scendere; la mia risposta era sempre “qualche fermata fa”. Successivamente lavorai presso un elettrauto, montando antifurti e impianti stereo nelle auto e dopo qualche anno aprii un’officina per conto mio, un’avventura che non durò a lungo, perché erano gli anni in cui le autovetture venivano vendute con antifurto e autoradio già in dotazione. Mi venne proposto in seguito, grazie alla mia stazza, un impiego presso una ditta che forniva servizi di sicurezza nei locali pubblici e nell’ambiente dello spettacolo. Feci tutta la gavetta del caso, dal parcheggio ai cancelli, sino ad arrivare agli ingressi, dove si seleziona chi entra e chi invece no. Inizialmente questa mansione non mi era molto congeniale, perché in sostanza sono una persona buona e spesso mi trovavo ad avere a che fare con personaggi molto più piccoli di me ma con una spavalderia talmente pronunciata che non era sempre facile gestire la situazione.
Quand’è avvenuta la svolta?
Quando mi proposero di sostituire un mio collega per accompagnare in tour Claudio Baglioni. Era una grande opportunità ed accettai ben volentieri. Inoltre questa occasione mi permise di girare l’Italia, una novità assoluta per me che non ero mai uscito dalla provincia di Roma. Nonostante siano passati quindici anni, ricordo con precisione il primo incarico e tutte le emozioni legate ad esso. Come da accordi raggiunsi Claudio in un hotel di Forlì, ricordo esattamente che dovevo essere lì per le 18:00 ed io arrivai con largo anticipo: a mezzogiorno! Aspettando tutte quelle ore nella hall ebbi modo di incontrare tutti i personaggi dell’entourage, Franco Novaro, Pino Chiodo, Guido Tognetti e così via. Ad ognuno di loro mi presentavo dicendo “Sono Fabio Marsili, incaricato della sicurezza di Claudio Bagl…”, e tutti mi stoppavano con un “aspetta lì che qualcuno ti chiamerà”. Questo sino a quando non arrivò Baglioni in persona, assieme all’amico che dovevo sostituire, il quale mi illustrò la situazione e mi spiegò i vari “stai attento a questo, non fare così, non fare cosà, presta attenzione a…”, insomma mi riempì la testa con tutte quelle cose che non fanno altro che aumentare l’ansia. E, neanche a farlo apposta, proprio durante il concerto di Forlì accadde un piccolo disastro che, seppur non avessi alcuna colpa, mi buttò giù di morale: il palco era al centro della location, quindi a fine show Claudio era costretto a passare in mezzo ad una fetta di pubblico per raggiungere il camerino; nella confusione, un mio collega della sicurezza urtò una donna e la fece cadere a terra; niente di grave per fortuna, una semplice caduta, ma la cosa fece andare su tutte le furie il direttore di produzione che, mentre s’incavolava con i miei colleghi, mi vide passare nei dintorni e decise di sfogare su di me la propria rabbia, con un feroce “inizi proprio male, stai attento!”. Con la sensazione che mi fosse caduto il mondo addosso, mi rinchiusi in un camerino e scoppiai in un pianto infantile.
Quindi non hai iniziato proprio nel migliore dei modi…
Già. Ed ero anche timido. Pensa che nei primi viaggi in macchina, sempre nel tour con Baglioni, gli davo il buongiorno quando saliva, poi scena muta sino all’arrivo. Il primo periodo, soprattutto quello con Claudio, fu davvero pieno di gaff, figuracce e quant’altro. Ero piuttosto impacciato e spesso mi capitava di trovare cambiamenti di programma improvvisi dopo che avevo pianificato nel dettaglio ogni cosa – eh no, nun se fa così, un se po! Potrei scrivere un libro con tutte le faccende che mi sono capitate. In occasione di quel tour ebbi la fortuna di conoscere personaggi molto importanti come Roberto De Luca, Pepi Morgia, Massimo Ferranti e tanti altri ancora. Fu proprio De Luca a propormi, finito il tour con Baglioni, di fare l’avan-tour di Pino Daniele, e anche Claudio mi offrì di entrare a far parte del suo ufficio. Cominciai così a farmi strada in questo mondo, e man mano che il tempo passava aumentavano le richieste e i contatti con altre strutture, Ferranti, Campora, ecc; decisi così di aprire una partita IVA e di riprovare una nuova carriera.
Facendo un bilancio di questi anni, ci sono cose che ti sono riuscite e altre invece no?
Il bilancio è sicuramente positivo. Sono partito da una famiglia come tante, in una situazione qualsiasi, mi sono creato un lavoro da solo, anche se nei primi tempi era molto improvvisato. Lentamente negli anni questo mestiere è stato sempre più riconosciuto, tanto che è nato anche un albo professionale che impone una qualifica per chiunque voglia intraprendere questa professione. Dal canto mio ho sempre cercato di lavorare al meglio delle mie possibilità, usando non solo la mole ma anche il cervello. Oggi ho un vero e proprio ufficio in cui lavorano altre 12 persone, una notevole esperienza ed una certa credibilità nel settore, quindi mi posso ritenere soddisfatto.
Se non avessi fatto questo lavoro, verso quale professione ti saresti spinto?
Il mio sogno è aprire un ristorante e poter essere sempre in contatto con la gente; se ci pensi... quando sei a tavola assieme agli amici, il mondo gira molto meglio.
contatti: Fabio Marsili