Peter Johansen
Dopo un decennio d’assenza dall’industria dell’illuminazione, uno dei nomi più noti a livello internazionale in questo campo è tornato.
di Alfio Morelli
Dopo un decennio d’assenza dall’industria dell’illuminazione, uno dei nomi più noti a livello internazionale in questo campo è tornato. Alla guida di un’azienda italiana.
All’inizio di quest’anno, l’industria delle luci per lo spettacolo ha visto al centro dell’attenzione un’azienda italiana acquistata solo un paio d’anni prima da un gruppo storicamente del settore “audio”. E quando parecchi probabilmente non avrebbero scommesso su SGM, Arturo Vicari dell’RCF Group ha tirato fuori un asso dalla manica: la nomina di Peter Johansen alla guida del marchio italiano.
Il signor Peter Johansen, come molti sapranno, ha guidato a lungo la danese Martin Professional proprio negli anni in cui quell’azienda è cresciuta fino a diventare il trendsetter del mercato, una persona quindi di sicuro carisma e grandi capacità di management industriale.
Abbiamo avuto l’opportunità di porre alcune domande a Johansen, per conoscere il suo passato recente e capire le motivazioni che lo hanno portato a tornare nel settore dell’illuminotecnica.
Ben tornato Peter! Di cosa si è occupato durante i dieci anni di assenza dal mercato delle luci?
Nel periodo trascorso dalla mia uscita dell’industria del lighting nel 1998, ho lavorato più che altro nelle industrie degli yacht di lusso e delle turbine eoliche.
La mia prima mossa è stata la fondare l’azienda “Nitram Dental” – si può leggere al contrario il nome per capirne l’ispirazione. Mi ero infatti reso conto che si poteva convertire la tecnologia usata nelle macchine del fumo per sviluppare un prodotto che, in un singolo processo, fosse in grado di pulire, sterilizzare e lubrificare gli attrezzi dentistici. E questa azienda è diventata leader mondiale in questo ambito.
In seguito ho fondato la “Royal Denship”, un cantiere costruttore di yacht di lusso, e la “Dencam”, poi diventata la maggior produttrice di fresature, stampi e prototipi a grande scala per l’industria delle turbine eoliche.
Negli anni successivi è arrivata “Lantic Systems”, che forniva sistemi d’intrattenimento per superyacht, e diverse altre aziende come “Camcom” produttrice di stampi ed altri componenti sempre per l’industria delle turbine eoliche.
Infine, qualche anno fa, ho aperto una fabbrica in Tailandia in cui ho spostato la produzione delle pale eoliche, sotto il marchio “Martin Industrial Group”. Questa diventerà una risorsa importante per la produzione SGM del futuro.
Cosa pensa dell’industria delle luci che ha trovato al suo ritorno?
Mi ha stupito quanto poco fosse cambiato, e questo è uno dei motivi per cui sono molto entusiasta di tornare. I nostri ragazzi di ricerca e sviluppo presumevano che l’industria dell’entertainment lighting fosse diventata molto più grande di quanto effettivamente è diventata, e questa constatazione ha entusiasmato anche loro. Stiamo ancora vedendo delle copie di prodotti del 1993-94!
Com’è avvenuto il contatto con il Sig. Vicari?
Quando stava finendo il periodo previsto dalla clausola di non concorrenza stipulata con Martin Professional, sono stato contattato dal direttore commerciale di SGM, Giorgio Radice: avevo lavorato tanti anni con lui e suo padre nel periodo in cui dirigevo Martin Professional, così, per quanto fossi inizialmente riluttante, è riuscito a convincermi ad accettare la proposta di incontrare Arturo Vicari. Mi ha spiegato la sfida ed il nuovo progetto di SGM, che ho trovato molto interessanti. Arturo è molto avvincente ed estremamente diplomatico: mi è stato subito chiaro che si tratta di un grand’uomo. Senza la sua influenza, non avrei mai accettato, invece siamo arrivati ad un accordo sulla fiducia con una stretta di mano.
Com’è diverso lavorare nell’ambiente italiano oggi confronto a quello danese degli anni ’90?
In realtà non posso dire di lavorare nell’ambiente italiano: il settore “ricerca e sviluppo” sarà basato in Danimarca, mentre la produzione si realizzerà in Tailandia, dove abbiamo già una forza lavoro molto leale con un artigianato di eccellente livello e un ottimo controllo di qualità. Questo ci permetterà di produrre prodotti affidabili e di qualità ad un prezzo competitivo, e sono convinto che la nuova SGM abbia le potenzialità per affermarsi fra i migliori marchi al mondo.
Qual è il suo ruolo preciso in questa nuova SGM?
Inizialmente è stato quello di ri-assemblare la mia vecchia squadra di R&D, adesso è quello di gestire l’azienda come direttore generale, lavorando un po’ in Danimarca ed un po’ in Tailandia.
Quali sono le figure chiave del suo nuovo team?
Sono stato molto fortunato nel rimettere insieme la mia squadra di progettazione, a cui si deve molto del successo di Martin Professional ai suoi tempi d’oro. Questa squadra comprende dei progettisti di grande talento ed esperienza come Finn Kallestrup e Christian Krause. Puntando, invece, sulla prossima generazione, ho acquisito anche mio figlio Mikkel, entrato in SGM con uno stage di due mesi ed adesso a capo dello sviluppo del software.
Il suo ritorno coincide con un periodo di movimento nell’industria, la rapida crescita delle sorgenti a LED, quali sviluppi si aspettano?
Noi rivoluzioneremo il mondo dei LED: eliminando lo styling convenzionale (come teste cilindriche), sostituendoli con degli chassis leggeri a basso profilo. Abbiamo già rivoluzionato lo strobo, producendo i primi prodotti con sorgenti a LED, anziché tubi allo xeno; e abbiamo inventato un wash estremamente potente con 1080 LED che non richiede nessuna ottica. Nessuno dei primi sette nuovi prodotti a LED si può considerare un prodotto “anch’io lo faccio”. Sono tutti unici.
Quale sarà la direzione di sviluppo della SGM del futuro?
Il prossimo passo sarà di provare a liberarci completamente da puntini e lenti nei prodotti a LED. Il futuro sarà caratterizzato da un’unità compatta che emette un fascio uniforme con miscelazione di colori direttamente alla sorgente. Un obiettivo importante è iniziare a produrre light engine per LED di elevata potenza ed efficienza. Stiamo imparando molto delle industrie fuori dal settore dell’intrattenimento, soprattutto sull’utilizzo dei LED.
Lei ha ancora qualche sogno nel cassetto?
Beh, chi mi conosce sa quanto sono competitivo e che mi vedo sempre come vincitore. Ma ho avuto anche degli insuccessi, ed uno delle mie ambizioni non raggiunte è di vincere il campionato World Dragon Yacht Racing.
Penso però che la mia ambizione più grande e più realistica sia di ripetere tutti i miei successi nel settore del lighting per la seconda volta – anche per dimostrare che la prima volta non è stato solo un caso fortuito.
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