Due chiacchiere con Roberto De Luca
Una lunga intervista con il Presidente di Live Nation Italia per parlare del mondo del live, degli attacchi della stampa, della sua assoluzione, della passione per i nuovi progetti.
di Giancarlo Messina
Per un periodo Roberto De Luca è stato dentro l’occhio del ciclone, attaccato da Le Iene per la vicenda secondary ticketing, sbattuto in prima pagina nei TG nazionali, ricevendo la solidarietà di molti addetti ai lavori ma non certo quella di alcuni suoi colleghi, che anzi, a suo dire, hanno cercato di approfittare del momento delicato per portargli via gli artisti. Un vero cataclisma, tanto che l’evento più importante della storia del rock italiano, da lui organizzato a Modena Park, non citava nemmeno nei credits il nome di Live Nation.
Dopo tanto clamore accusatorio e due anni e mezzo di tribunali è arrivata la sentenza: assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste per Roberto, Antonella Lodi e Corrado Rizzotto (così come per Mimmo D’Alessandro). Una sentenza a cui forse non è stata data dai mass media la stessa enfasi dell’accusa.
Media che, non paghi, sembrano in quest’ultimo periodo aver cambiato bersaglio, puntando su Ferdinando Salzano, fino a lanciare contro di lui anche un’accusa per evasione legata al prezzo troppo basso dei biglietti omaggio.
Insomma fa sempre più notizia far apparire il mondo del backstage e dei concerti come una realtà popolata da criminali, evasori e cattive persone. Ma chi ha da guadagnarci in una situazione del genere? E perché?
Roberto, cosa sta succedendo nel nostro mondo? I nomi di De Luca e Salzano una volta non erano noti al grande pubblico, oggi siete presi di mira. Per quale motivo, chi ne trae vantaggio?
Mah... nell’ambito del secondary ticketing c’è stata senza dubbio una gola profonda che ha aperto la questione dandola in pasto alla televisione. Io sono stata la persona più attaccata, e dopo tutti i passaggi su Le Iene e sui telegiornali nazionali speravo di iniziare a vendere dischi anche io. Nelle vicende di questi giorni che prendono di mira il mio collega forse non c’è una gola profonda, ma sono accuse dalle quali mi sento davvero distante, perché noi, come Live Nation, non abbiamo il supermercato della musica, il nostro lavoro ha un’impostazione molto differente. Noi investiamo su alcuni artisti e nelle loro produzioni, consci che creare grandi show porterà ad un numero superiore di presenze nel tour successivo. Il nostro compito è esaltare lo spettatore e farne tornare di più.
Perché questa attenzione mediatica proprio adesso?
Molti si sono accorti che oggi la musica è un business per tante persone, soprattutto in questo momento in cui il concerto costituisce per l’artista un ricavo maggiore rispetto alla discografia. Forse per questo abbiamo attirato maggiormente l’attenzione di qualcuno.
Eppure, ne abbiamo parlato tante volte insieme, i concerti creano ricchezza, si dovrebbe semmai cercare di favorirli, non di screditarli…
Certo: la musica crea uno straordinario indotto; in un paese che vive una stasi economica, un concerto lascia sul territorio cifre importanti. Il concerto dei Cold Play con 40.000 spettatori ha generato un indotto di 15 milioni di Euro, Firenze Rocks 35 milioni di Euro, numeri elaborati dalle aziende di soggiorno. L’allestimento dei nostri concerti a Lignano ha lasciato sul territorio 52 milioni di Euro, per non parlare di Modena Park, quando anche le brandine in uno scantinato costavano 100 Euro ciascuna! Insomma la musica si è scoperta un vero business, se ne parla di più. Poi non bisogna dimenticare che il nostro nome è legato all’artista e l’artista in TV fa sempre clamore.
Noi che conosciamo i meccanismi del mondo del live non ci meravigliamo certo che si diano degli omaggi per riempire una venue in cui sono rimasti spazi vuoti, è una prassi consueta che credo tutti voi organizzatori usiate…
Certamente lo fanno tutti, ma se si danno degli omaggi si pagano le tasse, come quelle SIAE, in percentuale sul prezzo reale del biglietto; mettere il biglietto omaggio a 50 centesimi a mio parere può configurarsi come un’evasione, anche se non è compito mio stabilirlo.
Dalle tue parole traspare una certa acredine… ma come categoria cosa avete da guadagnare da questi continui discrediti, giustificati o meno?
Beh… vedi… nella mia vicenda – risoltasi con assoluzione piena dopo due anni e mezzo e un fiume di denaro in avvocati – sono io ad aver colto una certa acredine da parte dei colleghi che hanno cercato di carpire qualcosa che non era loro.
È stata una valanga molto grossa, ma come vedi “siamo ancora qua”!
Su questo numero di Sound&Lite parleremo di due tour prodotti da te: Mengoni e Vasco. Cosa puoi dirmi in proposito?
Nel primo caso Marco ha espresso il desiderio di creare un palco che fosse “in costruzione” durante lo spettacolo stesso. Così ci siamo messi a lavorare su un nuovo concept: il palco all’inizio sembra vuoto, ma durante lo show rivela tutto se stesso, i tanti special realizzati, sempre con un sapore da “lavori in corso”. Nella realtà è uno show molto complicato, in cui non abbiamo certo lesinato proprio per i motivi che ti ho spiegato prima. È una struttura innovativa che porta Marco ad un livello ancora più alto.
Di Vasco cosa vuoi che ti dica? Facciamo sei sold-out di fila a San Siro, è un nuovo record. Un concerto straordinario. Ne sono orgoglioso.
Rivelaci qualche trucco del mestiere: qual è il segreto per mantenere un rapporto proficuo e duraturo con un artista?
Beh… – dice sorridendo – a ben pensare è una cosa che non vorrei dirti! È un segreto che tengo per me. Chi vuole imparare è bene che provi sulla propria pelle.