Clemente Zard – Vivo Concerti
Le maestranze vanno cautelate dalle stesse agenzie, perché quando torneremo ci saranno indispensabili. Le richieste d’aiuto dei nostri partner storici non restano certamente inascoltate.
Clemente Zard è l’unico professionista alla guida di una grande agenzia italiana ad essere più giovane di chi scrive questo articolo; nonostante la giovane età, gode certamente di grande stima da parte nostra, per ciò ha saputo costruire ma anche per la serietà e la passione, certamente ereditata da cotanto padre, con cui gestisce la sua Vivo Concerti, agenzia cresciuta vertiginosamente negli ultimi anni ed entrata a far parte del colosso Eventim insieme a Friends & Partners, D’Alessandro & Galli e Vertigo.
Lo abbiamo raggiunto in videochiamata, perché, nonostante sia uomo “da dietro le quinte”, è sempre disponibile a confrontarsi con noi per parlare di lavoro. Un’occasione preziosa, quindi, per capire il punto di vista di una delle realtà più importanti del nostro paese in questo momento così delicato per tutti.
Clemente, quando si potrà tornare a fare concerti? Come state riprogrammando i vostri calendari?
Ovviamente non ci sono certezze, ma solo supposizioni. L’unica certezza è che noi facciamo grandissimi assembramenti di persone – basti pensare che Vivo Concerti ha già quasi un milione di biglietti venduti per i tour negli stadi; per tornare alla normalità del vivere i concerti come li ricordiamo, al momento la soluzione è attendere cura o vaccino.
Nel frattempo? Ci sono delle proposte come il drive in o i concerti in streaming… cosa ne pensi?
L’idea del drive-in non è certo percorribile sotto il profilo imprenditoriale, soprattutto in assenza di grandi partner o sponsor, e anche a livello occupazionale non risolverebbe granché: una data in uno stadio impiega, fra personale fisso e a chiamata, almeno duemila operatori, altro che drive in! Ma bisogna guardare in faccia la realtà: noi siamo uno di quei settori, come il cinema o le discoteche, che riprenderanno per ultimi.
Anche il calcio se la passa meglio: con le partite a porte chiuse perderà un 20% di fatturato, ma il grosso dei loro proventi arriva dai diritti televisivi. Io mi auguro che si possa tornare alla normalità con l’anno nuovo, perché pensare di fare un concerto che ha venduto 70 mila biglietti con il 10% delle persone non ha senso, sia come impatto emotivo sia dal punto di vista economico.
Per quanto riguarda i concerti in streaming penso siano solo un palliativo, non potranno mai sostituire un concerto live. Magari quando si tornerà alla normalità potrebbe essere un bonus, un valore aggiunto in più per chi resta a casa. Ma l’emozione che dà un live non può essere ricreata diversamente.
Intuisco comunque che voi, come altre agenzie, non stiate vivendo una crisi di liquidità.
Dipende da come viene gestita un’azienda, io posso parlare per Vivo Concerti. Le uscite economiche sono sicuramente relative a cachet, venue rent, marketing e service; a cascata il resto. In questo momento Vivo Concerti non sta vivendo una crisi di liquidità, ma bisogna tener conto che gli incassi dei biglietti venduti serviranno a realizzare il concerto stesso. È anche vero che alcune aziende, come la mia, hanno le spalle robuste, noi abbiamo una multinazionale alle spalle, però ci sono aziende molto più piccole per le quali il voucher è indispensabile per sopravvivere. Tutte le agenzie basano la propria economia su una circolarità finanziaria, ma le grosse certamente hanno più possibilità di sostenere scossoni micidiali come questo. Se la stessa cosa mi fosse capitata nel 2013 io stesso non avrei retto, perché avevo una realtà più piccola. Certo noi siamo stressati, io sono a casa da due mesi e darei le capocciate al muro, ma ci sono una serie di realtà che forse alla fine di questo periodo non esisteranno più o saranno davvero stremate.
Quando ripartirete bisognerà trovare aziende che collaborino con voi nella fornitura di uomini e mezzi. Non c’è il timore che sarà tutto più difficile da organizzare? Pensi possa essere una buona idea sostenere le aziende che lavorano con voi tramite degli anticipi, una sorta di voucher sui lavori futuri?
Posso tranquillamente affermare che se alcuni nostri fornitori avessero bisogno in questa fase critica potrebbero senza dubbio contare su di noi. Con alcuni lo stiamo già facendo. È un momento complesso e pochi si rendono conto di quanta gente ci sia dietro un concerto, e forse questo è il momento buono per farlo capire a tutti. Noi abbiamo dei rapporti molto forti con le aziende con cui lavoriamo, principalmente con due o tre service, una o due agenzie di facchinaggio e una di sicurezza… e con i nostri partner più stretti ci diamo già una mano a vicenda. Indubbiamente le nostre maestranze vanno cautelate, perché quando torneremo ci saranno indispensabili. Dobbiamo tener tutti quanti duro, perché sono certo che si tornerà più forti di prima, perché la gente avrà ancora più voglia di partecipare.
Come vedi la gestione voucher/biglietti per i prossimi eventi?
Per quanto riguarda Vivo Concerti, il 95% degli show verranno non annullati ma rimandati; ciò significa che non ci sarà nemmeno bisogno del voucher; i pochi eventi annullati saranno probabilmente alcuni con artisti internazionali.
State riprogrammando i tour? Ci sarà una guerra delle venue?
Fra le aziende del settore in questo momento c’è grande collaborazione, certamente dovuta alla situazione, stiamo parlando molto. Devo anche riconoscere che i venue manager italiani ci stanno dando una mano, ci aiutano perché capiscono la situazione e va fatto loro un plauso, come agli addetti ai booking che stanno dimostrando tantissima professionalità. Noi stiamo riprogrammando tutto compatibilmente con le decisioni del Governo: ogni concerto spostato ha già una data di copertura, non ci sono date sospese, perché bisogna lavorare su cose reali, dobbiamo dare certezze, per quanto possibile.
Cosa si potrà imparare da questa situazione?
Tra la tante opportunità di riflessione che questa situazione ha portato, sicuramente possiamo iniziare a rivedere alcune voci di costo delle produzioni, cercando di circoscrivere alcuni budget, rendendoli sicuramente più sostenibili. Questo vale anche per gli artisti internazionali.
A proposito di artisti… come stanno reagendo a questa sospensione forzata?
Sento spesso molti di loro: senza dubbio stanno vivendo il periodo con forte incertezza come tutti noi, ma con una voglia matta di tornare sul palco, perché il live è essenziale per un artista. Questo mi rende ancora più fiducioso nel futuro, perché quando torneremo sarà certamente tutto più bello: anche questo mestiere è un virus, ma un virus buono che non ammazza nessuno. Si tengono ritmi incredibili, raramente si dorme nello stesso letto per due notti di fila, ci vuole una grande passione, quella che io ho avuto da mio padre: oggi devo dire che si sente tantissimo la mancanza di quella scossa, di quell’emozione che arriva fortissima quando si spengono le luci e comincia lo show.