Nada. È un momento difficile, tesoro – Tour Teatrale
La nuova tournée del 2020 conferma il successo dell’artista toscana, che con l’attività discografica, live, e addirittura letteraria, continua a ricevere gli apprezzamenti di critica e pubblico.
di Alfio Morelli e Giovanni Seltralia
Nada Malanima non si è mai fermata, in tutti gli anni di carriera corsi tra il Sanremo 1969 e l’oggi: nel solo 2019, anno del cinquantenario, la cantautrice ha pubblicato l’album di inediti È un Momento Difficile, Tesoro, la raccolta Materiale Domestico, e l’omonimo libro autobiografico. E ancora, nel 2019 si è impegnata in un lungo tour che ha toccato i club e qualcosa come trentacinque festival estivi.
La nuova tournée del 2020 conferma il successo dell’artista toscana, che con l’attività discografica, live, e addirittura letteraria, continua a ricevere gli apprezzamenti di critica e pubblico. Insomma, non si tratta soltanto di portare in scena Ma che Freddo Fa e Il Cuore è uno Zingaro: Nada è ancora una protagonista della musica italiana grazie alla sua sensibilità artistica e alla voglia di mettersi in gioco.
Non a caso la sua canzone Senza un Perché è stata scelta per la fortunatissima serie The Young Pope di Paolo Sorrentino con Jude Law e Diane Keaton, operazione che ha portato la canzone in alto nelle classifiche italiane e internazionali grazie alla sua intensità e all’inesauribile charme della canzone d’autore italiana.
Lo show ripercorre i grandi successi della carriera di Nada con un’impostazione tutta teatrale e la voglia di lasciare la musica e le sue atmosfere al centro dello show.
Enrico Amendolia - Direttore di produzione
“Io sono uno dei due soci dell’agenzia di booking Locusta – spiega Enrico – e dove il mio socio si occupa del booking, io mi concentro sulla produzione.
“Abbiamo messo insieme questo tour perché da un po’ di tempo Nada aveva il desiderio di fare alcune date nei teatri: da quando è con noi, e parlo di almeno dieci anni, abbiamo sempre fatto i club e i festival in estate. Visto che l’anno scorso abbiamo fatto un tour abbastanza lungo in questi contesti, ci sembrava il momento giusto per provare qualcosa di nuovo.
“Nada ha affrontato vari generi in questi anni – continua Enrico – e ha scritto molta musica, soprattutto insieme a Gerry Manzoli, suo marito, produttore e manager da sempre. Recentemente hanno pubblicato una raccolta di materiale rimasto nel cassetto negli anni, mentre l’ultimo album di inediti lo hanno registrato a Bristol con John Parish, che ha suonato in prima persona quasi tutti gli strumenti, insieme a Gerry. Il loro approccio alla musica ha seguito diverse strade, che spesso si discostano da un metodo da catena di montaggio fin troppo comune: per esempio una volta hanno registrato dei provini a casa loro, poi hanno girato tutto a Enrico Gabrielli; il Maestro ha allora scritto tutte le parti di arrangiamento e ha chiamato una decina di musicisti in studio, provenienti dal rock ma con un’estrazione classica; hanno visto gli arrangiamenti la prima volta in studio, e da lì hanno iniziato a provare.
“Noi come agenzia seguiamo poco la parte discografica, che tuttavia è molto interessante. Partiamo da questi prodotti poi per strutturare il tour.”
Quante date avete in programma?
Abbiamo già fatto due date, una in Sicilia con una formazione ridotta a duo, e una a Bari. Stasera abbiamo Bologna, sabato prossimo Milano, poi Firenze, Roma e forse un’altra data che stiamo chiudendo. Abbiamo intenzione di fare poche date invernali per poi riprendere il giro in estate.
Come siete organizzati con il personale?
Da stasera in poi ci sarà sempre un service al seguito, completo di audio e luci. La crew, compresi i musicisti, è composta da tredici persone: cinque sul palco compresa Nada, poi Gerry, il fonico, il tecnico luci, il tour manager, il merchandise e i tre ragazzi di SPL Service che portano l’impianto. Ci muoviamo con un furgone del service, un pulmino per la crew e i musicisti, e infine Nada e Gerry in macchina.
Quali tipologie di venue toccherete?
I teatri di questo tour arrivano al massimo al migliaio di persone. Questa estate probabilmente riprenderemo poi con i festival. A livello di agenzia cerchiamo sempre nuove strategie: se l’anno scorso abbiamo fatto tutte quelle date, quest’anno probabilmente troveremo una formula nuova, sempre tenendo al centro l’artista e senza diventare troppo invadenti nelle sue volontà.
Che metodo di lavoro seguite, come agenzia?
Noi abbiamo sempre artisti che ci piacciono molto, non è un punto da sottovalutare: la qualità deve esserci sempre. Poi come generi spaziamo molto: andiamo da Nada agli Zen Circus, a Giorgio Canali, fino a Le Capre a Sonagli. Abbiamo artisti che possono piacere a grandi folle di tutte le età, e altri che invece sono volutamente di nicchia. Nada e Zen Circus piacciono molto, per esempio, ai concerti ho visto bambini insieme ai genitori e qualche volta ai nonni.
Noi siamo nati lavorando principalmente con gli stranieri; poi dal 2001 abbiamo iniziato con gli italiani e nel giro di dieci anni i rapporti si sono invertiti. Ora abbiamo tanti italiani e qualche straniero molto interessante, come ad esempio i Godspeed You! Black Emperor, una sorta di orchestra rock con dieci musicisti sul palco.
Che settore di mercato privilegiate?
Soprattutto il mondo dei club; è abbastanza raro per noi venire nei teatri, è successo poche volte in passato, per esempio con i Baustelle o Le Luci della Centrale Elettrica. Perlopiù si va dai piccoli club fino all’Alcatraz o all’Atlantico; calcheremo a breve di nuovo queste venue con La Rappresentante di Lista o i Fast Animals and the Slow Kids.
Vincenzo Provenzano - Fonico FoH
“Per questa tournée di Nada – spiega Vincenzo – abbiamo deciso, con Marco Carponi di SPL Service, di utilizzare questo Yamaha CL5; il mix, pur avendo una channel list non complessa, ha bisogno di alcune accortezze: a me piace la comodità di avere molti fader per lavorare come se fossi in analogico, con pochissime snapshot o memorie. Inoltre non abbiamo avuto tempo di fare l’allestimento, quindi non avrei potuto programmarle in nessun caso! Lavoro con un solo gruppo DCA della batteria, il resto è gestito a mano. I musicisti cambiano molto le loro dinamiche in base alla serata, quindi comunque conviene sempre avere un orecchio attento alle variazioni dinamiche che vengono da loro.
“Lo spettacolo sarà molto intimo. Abbiamo solo una breve sequenza come intro su cui Nada inizia a cantare, poi il resto è tutto suonato dal vivo.”
Usi qualche effetto?
Pochi, in particolare riverberi hall o plate, molto classici. Sono tutti effetti interni della macchina: sfruttiamo il fatto di avere un banco performante dal punto di vista del routing e dell’effettistica, e che suona bene. La channel strip di Nada prevede interventi di eq per gestire la sala, poi un de-esser interno; più interessante la catena con il Premium Rack Yamaha, di cui sfrutto l’eq dinamico, in particolare per controllare i 265 Hz, eliminare un po’ di effetto prossimità e rendere la voce più intellegibile; poi ci sono diversi interventi anche nella zona 4-5 kHz per aiutare il de-esser; infine un paio di delay sempre sulla voce, che uso pochissimo, un riverbero plate, e basta.
Non uso multibanda sul master, uso solo il BussComp 369 che mi aiuta a incollare tutto. Di brano in brano controllo come lavora: devo stare attento, nei brani spinti in cui la batteria pilota il compressore sul master, che la compressione non mi mangi un po’ di voce; allora torna utile quel fader con il DCA della batteria che tiene lo strumento sotto controllo.
Per quanto riguarda il palco?
Il mixer di palco è Allen&Heath, con il quale sono connesso in Dante. Il microfonaggio è molto standard: la batteria è un kit ibrido di Sennheiser e Shure, con Beta 91 e Beta 52 sulla cassa, clip Sennheiser, over head Sennheiser; le voci sono invece microfonate tutte con Shure SM58; la chitarra di Enzo con Sennheiser e 906.
Sei soddisfatto del PA?
Il dB Technologies VIO L208 merita molto. Si difende molto bene in queste situazioni e non ha niente da invidiare ad altri marchi. Anche con il piccolo di casa, siamo arrivati in gradinata senza problemi. I ragazzi di dB si muovono benissimo ormai, con ottimi prodotti.
Giuseppe Tomasi - Operatore luci
“Qui ho il ruolo di operatore luci, dato che non c’è un vero e proprio disegno: è un lavoro di messa in scena secondo canoni standard, senza arrivare a impatti visivi caratterizzanti e rimanendo abbastanza standard nel set-up.
“Le tipologie di venue che calcheremo sono tra loro molto diverse, ed è questo uno dei motivi per cui manca un vero e proprio disegno luci: andiamo da posti di duecento persone senza possibilità di appendimento, a posti da milleduecento persone con più americane su motore. Tendenzialmente abbiamo scelto fari che hanno una buona resa in ogni situazione, sia da terra, sia di taglio, sia dall’alto; in base alla pianta del teatro cerchiamo di adeguare la situazione al meglio possibile. Oggi per esempio non abbiamo possibilità di appendimento, quindi abbiamo messo tutto a terra creando una sorta di semi arena che crei un’atmosfera efficace. Ogni data è un nuovo disegno luci: fra una settimana a Milano i fari saranno tutti appesi e allora studieremo un visual diverso. Ovviamente l’impatto visivo cambia ogni volta.”
Utilizzi anche del materiale sul posto?
Sì, anche se i teatri in genere sono abbastanza nudi: spesso non c’è nemmeno l’americana frontale, solo gli stangoni a destra e sinistra per illuminare delle posizioni frontali. Quindi anche in base a quello cambiamo ogni volta disegno: se troviamo otto spot appesi in più, li sfruttiamo e spostiamo i nostri fari a terra. Tendenzialmente ho lavorato in 3D con Capture per fare un po’ di cue nelle varie canzoni, per stare sereno e avere un’idea di base per ogni pezzo; poi mi diverto con i fari che ho disposizione.
Che materiale ti porti dietro?
Come dicevo ho proiettori sempre performanti: dei Claypaky Sharpy Plus, dei wash ProLights Diamond19, delle mattonelle wash Sagitter che possono essere usate come matrici a 48 canali. Per controllare tutto, in FoH c’è una console ChamSys MQ80 con cui mi trovo molto bene, a cui ho aggiunto una espansione fader wing: non avendo un setup definito, ho bisogno di fader e bottoni per lanciare a mano gli effetti fuori dalle cue.
In quanti siete nella squadra luci?
Siamo in due, anche se Marco, il responsabile del service, spesso ci dà una mano come terzo elemento. Il montaggio è sempre veloce: partiamo sempre dalla prima americana, posizionando fari e impianto audio, e poi si passa all’americana middle e alla back. La squadra è rodata ed è un piacere lavorare tra amici.