#wemakeevents. BAULI IN PIAZZA - Un unico settore, un unico futuro

Un giorno grande come un sipario tagliafuoco che ha chiuso tutti i palcoscenici d’Italia. Un ritorno alle scene ancora complesso e non sostenibile economicamente, secondo i ragazzi di #BauliInPiazza. Tanto che, coordinati con il movimento internazionale #wemakeevents, ci si è ritrovati in 1400 a battere i pugni sui bauli in Piazza del Duomo a Milano il 10 ottobre, per manifestare il disagio di un’industria intera che vale 65 miliardi di Euro e sfama oltre 500 mila famiglie.

di Lorenzo Ortolani


Bauli in Piazza nasce come un movimento orizzontale. Lo è, lo sarà finché resterà attivo. Abbiamo aperto a tutti e tutti hanno risposto nell’interesse della sopravvivenza del nostro settore. 


Un silenzio e un buio rarefatti, stessa sensazione in tutte le venue del mondo, quando i governi hanno deciso di chiudere tutti i luoghi di aggregazione per limitare i contagi del COVID-19. I lavoratori dello spettacolo italiani, fermi in casa, si sono immediatamente mobilitati creando associazioni, gruppi di lavoro, lettere, manifestazioni, hashtag e campagne di comunicazione per tentare di ripartire in sicurezza. Qualcosa si è mosso, ma i risultati non sono stati dei migliori, lo descrive lo stesso manifesto di Bauli In Piazza. “Il DPCM del 7 agosto 2020, che permette la ripartenza di piccoli eventi fino a 1000 persone all’aperto e fino a 200 al chiuso e il rimando normativo alle singole regioni, presenta norme troppo limitanti e difformi territorialmente perché il comparto produttivo dello spettacolo, degli eventi, dell’intrattenimento, dei congressi e delle fiere possa ripartire in modo serio e strutturato, rendendo economicamente sostenibile ogni evento di medie e grandi dimensioni.” 

Lo spettacolo dal vivo è davvero pericoloso con le precauzioni adottate? Il giorno dopo la manifestazione AGIS ha pubblicato un comunicato stampa dove dichiara che su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, da giugno (giorno della riapertura dopo il lockdown) a ottobre, si registra un solo caso di contagio da Covid 19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle ASL territoriali. 

Abbiamo fatto due chiacchiere con le sette persone che più di tutti hanno dedicato il loro tempo, i loro telefoni e le loro capacità organizzative per la causa: Maurizio Cappellini, Paolo Rizzi, Arianna Liuzzi, Samantha Garofalo, Luana Aglieri, Tiziano Rossi e Fabio Pazzini. Riportiamo le risposte con la voce unica di tutti i ragazzi che hanno organizzato, manifestato e appoggiato il movimento.

Come è nato questo movimento?
Ci sono stati dei movimenti internazionali, i più rumorosi partiti negli Stati Uniti, poi dall’Inghilterra e pian piano espansi. Il movimento nasce come #wemakeevents. Per quanto riguarda #bauliinpiazza, tutto nasce da un post sui social-network e una telefonata. Il post di Paolo Rizzi è stato la scintilla, che ci ha messi in moto. Ho sentito Tiziano al telefono, abbiamo detto “proviamoci” e siamo partiti. Fabio Pazzini si è aggregato subito dopo e, in un paio di giorni, ci siamo già trovati a parlare con i ragazzi di #wemakeevents UK. Abbiamo scoperto che le motivazioni sono sovrapponibili con le nostre, pressoché identiche ovunque, dalle Filippine agli Stati Uniti alla Svezia fino in Italia. Ogni paese ha le sue declinazioni, ma le direttive di #wemakeevents sono molto simili. Ci coordiniamo con i ragazzi di tutto il mondo almeno due volte a settimana, per capire come lavorare con le istituzioni, con gli appoggi esteri dandoci consigli a vicenda. Uno dei punti di forza di #wemakeevents è proprio la creazione di un interscambio di informazioni a livello globale, un confronto internazionale. Non si era mai vista una cosa così e solo così si può evolvere. Capire le problematiche e capire le strade da intraprendere per riprendere a lavorare, in tutto il globo. 

Perché Milano?
Perché a Milano ruota gran parte del business dell’entertainment che non è solo musicale ma anche corporate. Visto che gran parte dei service hanno magazzini a Milano, questa città è rappresentata in maniera logisticamente efficace. Potranno esserci altre manifestazioni in altre città. Abbiamo semplicemente preferito questa città per fare una grande manifestazione unitaria con la massima energia possibile. Perché proprio da questa capiremo se ci sarà l’energia per far crescere manifestazioni simili, magari anche a Roma per essere vicini ai palazzi del Governo.

Sono state fatte tante associazioni e gruppi di lavoro nel mondo dello spettacolo, ognuno con richieste differenti. Voi invece parlate di una voce sola. Unica.
Mettere insieme tutte queste persone è stato molto difficile. Convincere tutti, con le tante contraddizioni, bisogni e divergenze interne. Secondo noi però l’unione è molto più importante di tutto il resto. Senza lavoro non ci sono diritti da difendere. Per quei diritti si sono instaurati tanti tavoli di lavoro e questo sarà un bene in futuro, ma saranno efficaci solo quando si ripartirà.

Uno dei problemi di questa pandemia è proprio la divisione dei confini statali, gli eventi e i concerti si sono interrotti anche perché si sono interrotti i movimenti delle persone.
Pensa semplicemente alle inaugurazioni: Giochi Olimpici, la coppa Europea di calcio, Expo, dove noi Italiani siamo da sempre coinvolti in prima persona nell’organizzazione. Tutto il segmento, in tutto il mondo, è fermo. Il 95% delle persone di questo settore è impossibilitato a lavorare da febbraio. In tutto questo tempo in cui abbiamo organizzato Bauli in Piazza abbiamo ascoltato tante persone – dall’imprenditore al facchino del piccolo teatro di paese – una cosa comune a tutti, oltre la sofferenza economica, è una depressione e sconforto diffuso. Questo dramma ha interrotto i rapporti interpersonali, molte persone di questo mondo, che viaggiavano continuamente, si sono ritrovate sole, come senza famiglia. Con Bauli in Piazza vogliamo trovare un po’ di energia, un lumicino, uno spiraglio di luce per le tante maestranze che stanno attraversando un periodo molto buio della loro vita.

Cosa rappresenta il baule, il flight-case?
Il baule è un’icona. Non solo il simbolo del nostro lavoro: ogni evento inizia con i bauli pieni di materiali e finisce con i bauli che tornano nei camion. I bauli rappresentano anche il bagaglio delle nostre conoscenze, della nostra cultura lavorativa, del nostro amore per il nostro lavoro. Ogni maestranza rappresenta il proprio lavoro all’interno in ogni baule, che rumorosamente si è chiuso l’uno dopo l’altro a catena, a simboleggiare l’impatto che questo blocco degli eventi ha avuto sulle nostre vite. Questo è l’unico gesto simbolico, insieme al silenzio totale delle 1400 persone presenti. Non abbiamo voluto parlare, di chiacchiere ce ne sono state troppe, da parte dei nostri governanti ma anche da parte nostra, ma ancora senza una soluzione sostenibile. Abbiamo noi la responsabilità di essere un settore così disgregato. Cerchiamo per una volta di rappresentare tutta la filiera, che è rimasta sola e invisibile, ancora una volta dietro le quinte, senza che il pubblico veda. Bisogna sensibilizzare la società nel comprendere quanto lavoro ci sia nel backstage di ogni evento, quante persone e quante famiglie vivono di questo.

Tra i bauli, in un silenzio che placa il rumore cittadino, c’è anche un Baule Rosso con una rosa bianca.
Quel baule rappresenta chi manca. Dalle morti bianche sul lavoro a chi abbiamo perso.
Quel baule è il baule del cuore.

Come si organizza, logisticamente e praticamente, una manifestazione con tutti gli accorgimenti necessari, oggi?
Non è molto complicato. Da un punto di vista burocratico è davvero molto più semplice che fare un concerto. E fortunatamente, perché manifestare in Italia è un diritto universale e inalienabile. Gli enti comunali sono stati molto collaborativi. Dal punto di vista operativo, facendolo di lavoro, siamo stati facilitati. Avevamo i migliori di questo Paese, avevamo le capacità organizzative per fare tutto, dagli show caller alle musiche dei video, ai videomaker, eccetera. L’abbiamo fatto come sappiamo farlo: trattandolo come un evento. Per quanto riguarda il distanziamento e la sicurezza, c’erano le varie società di sicurezza che se ne sono occupate e i rigger che la mattina sono venuti a fare il markup della piazza definendo tutte le posizioni dei bauli e delle persone. Abbiamo inoltre distribuito migliaia di mascherine nere brandizzate, tutti gli iscritti sono registrati, ci sono colonnine con gel sanificante eccetera. Le classiche misure anti-covid con qualche aggiunta in più. Le stesse misure che abbiamo già usato nei pochissimi lavori fatti finora, facendo attenzione a non creare un precedente per questo tipo di manifestazioni; non vogliamo che lo Stato si aspetti che tutti riescano a fare le cose così.

Questa estate abbiamo visto sforzi enormi di chi ha preso in carico l’onere di provare a fare eventi, con costi altrettanto alti. Come si sostiene questo sforzo? Può aiutare l’IVA sulla cultura al 4% come chiede il Forum Arte e Spettacolo (FAS)?
Sono ottime idee che darebbero un aiuto, senz’altro. Dal punto di vista tecnico il costo per il distanziamento è relativo. Il reale problema è la capienza delle venue con il distanziamento, con i limiti imposti dallo Stato. Basterebbe dare una percentuale di distanziamento in base alle dimensioni della venue, che sia il teatro X o il grande palasport Y. Gli spazi sono enormemente differenti, i metri cubi di ricambio di aria sono molto diversi. La normativa è poco chiara e blocca tutto, c’è inoltre una frammentazione normativa sul territorio troppo elevata. Una produzione qualsiasi non riesce ad adeguarsi a tutte le differenze tra regione e regione. Bisognerebbe semplicemente avere un piano nazionale. 

Potrebbe avere senso usare solo alcune e poche venue ottimizzate e sicure? Dei club giganti che possano assorbire tanti eventi?
Certo. Sarebbe bello avere spazi ben congegnati, anche temporanei, che funzionino come quelli del nord Europa. In ogni caso noi non abbiamo il potere di creare le norme e di dire quanti posti possono essere occupati nei vari teatri o spazi. Noi vogliamo seguire le norme e siamo tutti disponibili a discutere insieme al legislatore per permettere alla filiera di riprendere a lavorare. Quanto fatto finora non è sostenibile economicamente. Vorremmo regole chiare, condivise e uniformi a livello nazionale, in modo da garantire la riapertura delle manifestazioni. Vorremmo numeri utili di pubblico in funzione di una ragionata eventuale rimodulazione delle capienze delle sale e degli spazi deputati agli eventi, mantenendo livelli elevati di sicurezza per i lavoratori e per il pubblico.

Siamo già ad un punto di non ritorno? Quanto si potrà resistere allo stato attuale?
Il 95% dei professionisti è in lockdown dall’8 di marzo. La ripartenza è stata fittizia, solo il 5% di noi ha ripreso a lavorare. Abbiamo appreso con gioia che qualche artista virtuoso ha ripreso e ha dato una mano al settore, con cachet ridotti, ma non è sufficiente. Questa è un’industria, che serve a produrre reddito, il quale garantisce alle tante famiglie di vivere. Ci sono società piccole che riescono a fare qualche lavoretto e riescono a galleggiare. Le società grandi invece, da quel che ci dicono, potrebbero resistere fino alla prossima primavera, non oltre. Una cosa interessante è che le perdite sono identiche per tutte le aziende, tra l’80 e l’85% circa. Il punto di non ritorno è già passato per le maestranze e i professionisti, molti se ne stanno andando e cambiano lavoro. Si tratta di sopravvivere e ricominciare, ripartendo dalle macerie.

Il 30 settembre tante venue e aziende della filiera hanno aderito alla Night in Red su tutta la Penisola, colorandosi di rosso per la causa. Ecco la mappa delle adesioni Night in Red :


Sostengono l'iniziativa:

AMG International Srl

Agorà Srl

Alcatraz

Allestimenti Benfenati S.p.A.

Audiolux Srl

Auditorium Parco Della Musica “Ennio Morricone”

BOTW s.r.l.

Campus Industry Music 

Demodé Club

East End Studios

Estragon Bologna

Event Management Srl

Eventitaliani Srl

Fabrique

For Sound Srl

Gemmiluci s.r.l

Giochi di Luce S.r.l.

GM Music

Gran Teatro Geox

Gran Teatro Morato

IMPUTLEVEL Group

Largo Venue

Laser Entertainment srl

Live Music Club

Magazzini Generali

M.M.Show

Mediolanum Forum

Mister X Service

Modigliani Forum

Mokke’S Backline Rent Srl Milano

Mokke’S Backline Rent Srl Firenze

Mottola Solutions

Music Team Service

New Age Club

New Light

Orion Club

Pala Alpitour

Palazzo dello Sport - Roma

Piano e Forte Srl

Proel

RCF

RISO

Rocca Medievale Di Offagna

Rooster s.r.l.

Sedile Sant’Oronzo a Lecce

Sonique Srl

STS Communication S.R.L.

Teatro Alighieri

Teatro Bibiena

Teatro degli Arcimboldi

Teatro EuropAuditorium

Teatro Nazionale CheBanca!

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