Balamondo 2023 – I protagonisti
Il festival di musica romagnola raccontato da Mirko Casadei e Thomas Tassinari.
La Crew del service Croma che ha lavorato all’evento.
La storia del festival Balamondo partì da Riccione, nell’agosto del 1998. Da allora, il Balamondo si è dimostrato davvero un festival internazionale: si ricordano le esibizioni di Gloria Gaynor, Tito Puente, Les Tambours du Bronx, Mau Mau, Ridillo, Pitura Freska, insieme alle migliori orchestre di liscio di quel momento, ovvero quelle di Bergamini, Bagutti, Renzo e Luana, Genio e Pierrots, eccetera. Nel 2003 Raoul si ritirò dalla scena pubblica, e Mirko prese la direzione artistica dell’evento. Abbiamo incrociato l'erede Casadei a Rimini a metà agosto: Mirko ci ha dedicato un po’ di tempo per una chiacchierata all’ombra della motonave BellaRimini, palco della serata sul porto della città.
Mirko Casadei - Direttore artistico
Mirko, raccontaci l’ultima versione del Balamondo.
Immagino che tu conosca molto bene la storia del festival, visto che l’avevi recensito già allora. Dopo dei periodi altalenanti, ho deciso di riprenderlo in mano nel 2018 con un nuovo spirito e in cerca di nuove contaminazioni. “Mondi lontanissimi”, per citare la canzone di Franco Battiato, che si incontrano, intrecciano le proprie radici, parlano il linguaggio delle culture popolari, entrano in relazione con forme di espressione diverse. Se analizziamo il significato di tradizione, si vede che la sua etimologia rimanda al concetto di consegnare e trasmettere alla memoria le usanze, la ritualità di un gruppo. Questa è la mission di Balamondo World Music Festival. Nelle varie edizioni abbiamo avuto l’onore di ospitare tanti artisti di fama internazionale: Marc Ribot, Paolo Fresu, Richard Galliano, Gloria Gaynor, Kid Creole and The Cocunuts, Al di Meola, Eumir Deodato, Franky HI-NRG MC, Eugenio Finardi, Paolo Belli, Modena City Ramblers. Sul palco del Balamondo sono saliti Heart Wind and Fire, Gotan Projet, Les Tambours Du Bronx e tantissimi altri. In questa ultima edizione ci hanno fatto l’onore di salire sul palco con noi: Modena City Ramblers, Ron, Africa Unite, Zibba, Avion Travel, Joe T Vannelli, Ivana Spagna e, nel gran finale a Cervia, Max Gazzè.
Come possiamo catalogare questo spettacolo, come un tour, un festival itinerante, o altro ancora?
È uno spettacolo itinerante da quindici appuntamenti, che proponiamo ai vari comuni. Una formula che è stata accettata e patrocinata dal FUS – Fondo Unico per lo Spettacolo. A ogni show sul palco invitiamo ospiti diversi, dove ognuno propone un concentrato del suo repertorio, per poi condividere con noi una contaminazione dei vari repertori. Per esempio, l’altra sera a Pesaro gli Avion Travel hanno eseguito una versione di “Romagna mia” in napoletano e con delle sfumature jazz, una delizia.
Come si organizzano le date per lo spettacolo?
Per preparare le date c’è un grande lavoro della nostra organizzazione. Devo dire che le agenzie e i vari artisti hanno risposto molto bene, forse per la storia del nome che mi porto dietro, o forse per il genere che da qualche anno viene percepito come radice della cultura romagnola, dopo anni in cui veniva visto come un dio minore. È un po’ come assimilare il tango all’Argentina, il reggae alla Giamaica o il samba al Brasile. Il ballo liscio fa parte della nostra tradizione, e non da ultimo mantiene giovani e favorisce i nuovi amori.
L’Unesco vuole patrocinare il festival?
In realtà no. Fammi spiegare, perché a questa cosa ci tengo tanto: la richiesta è partita dalla regione Emilia-Romagna, grazie al maestro Davide Gabusi, titolare di una grande scuola di ballo a Bologna. Adesso la richiesta dovrà fare tutto il suo iter per essere approvata, e ci vorrà qualche anno. Noi aspettiamo fiduciosi.
Queste date continueranno anche nella stagione invernale?
Dato che è un progetto patrocinato dal FUS, deve avere un inizio e una fine. Nell’arco di sessanta giorni dobbiamo presentare un calendario di quindici date, e così è stato.
Dal punto di vista tecnico, con che tipo di produzione vi muovete?
Nelle serate con l’orchestra Casadei normalmente viaggiamo con la mezza produzione. Per il festival Balamondo viaggiamo con una produzione intera: al comune chiediamo solo lo spazio e gli allacci elettrici, per tutto il resto – permessi, documentazione tecnica e materiale – ci affidiamo a un service e ai nostri ingegneri. Quello della produzione è un ambito dello spettacolo a cui non mi ero mai approcciato, e devo riconoscere che è molto complicato, ma anche molto stimolante per un artista che vuole completarsi professionalmente.
Per concludere: parlando di ballo liscio e di balere, in che momento siamo?
Devo essere sincero: il ballo liscio, inteso come negli anni Settanta, è un po’ in decadenza. Anche gli ambienti dove negli anni ruggenti si ballava il liscio, come le balere, si sono un po’ fermati: è un ambiente che vive di ricordi e che per forza di cose va rivisitato. È quello che vogliamo fare con il progetto Balamondo, con cui stiamo portando il “liscio 2.0”: i tempi sono giusti, qualcosa si sta muovendo, i giornali si stanno interessando, e perfino i giovani ci stanno riscoprendo.
Thomas Tassinari - Titolare del service
Thomas, ti troviamo dietro al mixer come fonico, ma sei anche il titolare del service Croma di Coriano. Ci vuoi presentare la tua azienda?
Siamo un service audio, luci e video, che opera a livello nazionale, principalmente nel settore live, e poi anche negli eventi e nelle convention. È da una ventina d’anni che seguiamo Casadei con i nostri materiali. In questi ultimi due anni però seguiamo solo il tour di Balamondo, fornendo tutto il materiale e l’assistenza audio e luci.
Che tipo di materiale avete scelto?
Siamo un service in buona parte con audio Meyer Sound. A secondo della data montiamo il modello adatto, dato che abbiamo quasi tutto il catalogo. Qui a Rimini, per lo spazio sul porto, abbiamo portato un sistema Mica, composto da quattro satelliti e due sub Meyer 700-HP per parte. In regia gestiamo il tutto con un Midas serie Pro. L’impianto luci invece è formato praticamente tutto con materiale DTS, sia spot che wash. Normalmente la nostra squadra è composta da cinque persone, ma in certe date particolari arriviamo anche a otto.